Il weblog di Gokachu


mercoledì, dicembre 15, 2010
Diario di un viaggio a Belgrado/Novi Sad/Subotica via status di Facebook
----> Република Србија.

Gli aeroporti sono dei grandi centri commerciali dove approfittando della mancanza di concorrenza i venditori spuntano prezzi assurdi. Per esempio un ristorantino qui a Fiumicino espone una golosa offerta menù del giorno: insalata di mare, orata alla griglia, bicchiere di vino solo trentasette euro.

La legge italiana vieta gli spot wifi senza registrazione. E vabbè. Il patetico tentativo di far pagare la connessione wifi negli aeroporti è comunque degno di scherno.

A Belgrado si sta bene anche a settembre, come di primavera, sì sì proprio così.

Life in Belgrado: Stasera e per altre cinque sere dormiro' nella piu' piccola camera singola che abbia visto in vita mia.

Life in Belgrado: il bus che porta i passeggeri dall'aeroporto a Belgrado attraversa tali sacche di degrado e miseria (bambini che frugano nelle discariche lungo la strada, per esempio; prati spelacchiati; edifici in stato avanzato di rovina) che non ci si stupisce che questo posto piaccia tanto a Marchionne. Serbia is the future of Italy.

Life in Belgrado: non so se ve l'ho già detto l'anno scorso ma i cibi da strada balcanici per me valgono da soli il viaggio.

A Belgrado c'è un commercio di popcorn come non ne ho visto pari in nessun luogo del mondo. Un chiosco ogni cinquanta metri. I venditori abusivi di cibo da strada non si discostano troppo: fanno tutti pannocchie arrosto.

Life in Belgrado: prime notazioni di prezzo. Una birra da mezzo litro comprata in un chiosco, 80 cent. Un mangiarino balcanico da strada, estremamente saziante, 65 cent. Una scheda Vip Mobile, 2 euro. Navigazione internet mobile, troppo cara (5 cent/100 kb).

I libri in Serbia non hanno il prezzo sulla copertina. Questo permette al libraio di essere flessibile rispetto al mercato e all'acquirente. In pratica, se comprate un libro in centro e siete un turista, ha il permesso di fregarvi.

A Belgrado ci sono spot wifi un po' dappertutto, tanto che forse non la prendo una sim telekom serbia. Anche perché col fatto che le vendono dai giornalai e non si trovano negozi avrei difficoltà nell'attivare la promozione.

Suggerimenti per un viaggio in Serbia che posso dare dall'alto di non averli seguiti: in Serbia si sopravvive anche senza conoscere l'alfabeto cirillico, ma ripassarlo un po' prima di partire non è una cattiva idea.

Dal mio punto di vista sicuramente limitato il più grosso problema della Serbia di oggi è l'intonaco che perde i pezzi. Anche a Bucarest ci sono block in pieno centro ma l'intonaco è ok. Propongo di togliere direttamente tutto l'intonaco e di lasciare in vista il cemento e i mattoni. Reintonicatura solo per i palazzi art nouveau.

In Serbia le birre locali non la fanno da padrone, come avviene (giustamente) in Slovenia e in parte in Croazia. Si trovano, ma il mercato è dominato dalle birre ceche e quelle tedesche. Su tutti vince la Amstel, che evito accuratamente perché non abbastanza esotica.

Marchionne un po' lo capisco. È un italiano. Arriva in Serbia e scopre che le ragazze serbe sono molto carine e assai più disponibili delle italiane. Il punto in cui non lo capisco è quando torna in Italia e pretende che le italiane gliela diano facile sennò lui se ne va in Serbia. A Marchiò, ma perché invece non te la vai a prendere nel?

Belgrado è un museo dell'automobile all'aperto. Si trova di tutto, dalla Yugo alla Uno alla Porche. Ma anche in un museo non vi capiterebbe la Land Rover interamente rosa che ho visto ora.

Life in Belgrado: le ragazze di Zemun sono persino più carine di quelle di Belgrado. Per questo quartierino siamo quasi ai livelli di Bratislava.

Per qualche motivo di cui sicuramente saprete tutto grazie a Piero Angela tra le ragazze serbe il problema del sovrappeso semplicemente non esiste.

È inutile, gli slavi in una società capitalista sono destinati a soccombere. Una volta (due per la verità) si dimenticano di farmi pagare; facendo il cambio in euro calcolano 6700/105=57; sommando i prezzi fanno 180+180=260. A uno verrebbe alla fine anche voglia di farglielo notare, ma basta contare fino a dieci e la voglia passa.

L'espressione di un uomo che è stato per dieci minuti netti in un club di Belgrado: OO

Quando si viaggia è estremamente importante portare il giusto paio di scarpe. Stavolta ho decisamente sbagliato.

In giro in bici sull'isola di Ada.

I belgradesi si guardano bene dal bagnarsi nel Danubio, ma per il Sava è tutto un'altro discorso. L'isola di Ada è una lunghissima spiaggia di sassi con numerosi stabilimenti balneari. A vedere la gente spaparanzata al sole un po' di voglia viene.

Sull'isola di Ada c'è una sezione di spiaggia lunga più di un chilometro dedicata ai naturisti o ai nudisti che dir si voglia. Non so come la pensate voi ma secondo me se un uomo non è libero di togliersi i vestiti sotto il sole, non è libero tout court.

L'acqua del Sava è decisamente trasparente. Peccato non aver portato l'asciugamano (del costume si poteva fare a meno).

Ridendo e scherzando scopro che la Sava, fiume di cui non sospettavo l'esistenza prima di venire a Belgrado anche se attraversa Zagabria (non ho memoria di nessun fiume a Zagabria) è parecchio più lungo del Po ma nonostante questo non ci sono formazioni politiche che celebrano riti pagani per propiziarsela.

Allora, birra media alla spina e enorme panino di cevapi su una sdraio sulla spiaggia dell'isola Ada, tre euro in tutto. L'hai capito il Marchionne? Chiamalo dopo Cristo, io lo chiamo italiano all'estero.

Io i tizi che vengono a Belgrado dagli Stati Uniti e poi passano le giornate in ostello a guardare la Tv mica li capisco.

si ripromette di smetterla con la birra e di ricominciare coi superalcolici. Da subito. Purtroppo i negozi locali li forniscono solo in comode bottiglie da un litro.

È strano come la raccomandazione "viaggia, approfittane prima che finisca il petrolio" abbia un effetto più convincente dell'affermazione "viaggia, approfittane prima di diventare infermo/vecchio/morto". La fine del petrolio sembra un evento più imminente o realistico.

Mentre la contigua stazione degli autobus continua a scaricare grandi quantità di belle ragazze provenienti da tutta la provincia per la nightlife belgradese, gli americani se la continuano a spassare in ostello. Quattro mura, free wifi, che vuoi di più?

La mitologica vita notturna di Belgrado parte 1: presente il Pappafico? Uguale ma al cubo.

Passare un'ora e mezza a cercare il museo di arte contemporanea nascosto nelle profondità di un parco e trovarlo chiuso.

scammed in Belgrade.

è solo a metà viaggio ma ha già esaurito le energie.

Il percorso a piedi sotto una pioggerellina insistente dalla stazione di Novi Sad fino al centro attraversa pozzanghere e pantani urbani tali da far credere di essere precipitati in una citta' apocalittica di Bela Tarr. Per fortuna poi l'ostello si rivela essere davvero l'Ultimo Domicilio Accogliente.

L'anno scorso l'inverno mi colse a novembre a Lubiana. Quest'anno mi sorprende più impreparato a settembre a Novi Sad. Spero in una precoce estate indiana già per domani.

Dopo essermi strafatto di carne grigliata alla serba con cinque euro e cinquanta mi chiedo perché mai nessuno provi ad aprire un ristorante balcanico in Italia. Datemi un capitale iniziale e vi solleverò il mondo.

Novi Sad è una città molto più compatta di Belgrado e la leggibilità della vita notturna ne guadagna, tanto che pare esserci più street life qui in una fredda domenica che a Belgrado nel fine settimana. Va però detto che le ragazze, forse per l'influsso etnico ungherese, non sono altrettanto suggestive.

Pare che andare a Fruska Gora sia molto più difficile del previsto. O beh.

È incredibile come cambino rapidamente prospettive e desideri di viaggio a seconda che uno abbia i piedi doloranti oppure no.

La chiesa più importante e centrale di Novi Sad è una chiesa cattolica, affettuosamente chiamata La cattedrale anche se non è sede vescovile. Devo dire che dopo giorni di chiese con iconostasi vedere una chiesa con un altare, pur notevole, non è la stessa cosa. Iconostasi wins.

Delle umane cose: una studentessa del liceo linguistico di Sremski Karlovci era così entusiasta e contenta di aver incontrato un italiano in carne e ossa con cui sperimentare la lingua che quasi non sfruttava l'esperienza per la fretta di andare a raccontarla alle amiche.

Cerca "Bermet wine" su google e saprai cosa bevO.

Nelle città serbe basta allontanarsi di dieci metri dal centro storico per trovarsi in ambienti postapocalittici tipo Tarkovskij o Tarr. Per quelli a cui piace il genere è una ficata.

Mi piange un po' il cuore al pensiero di avere davanti a me solo tre altre cene serbe. Poi penso a voi che non ne avete davanti nessuna e mi rincuoro.

Subotica è la più settentrionale città serba e basta guardare i lineamenti delle ragazze per capire che siamo praticamente in Ungheria. Un chiosco vende addirittura Lagos, parecchio più economici che a Budapest. La spettacolare architettura del centro più che liberty sembra uscita da un sogno modernista di Guadì.

Parole utili da sapere in serbo: birra si dice pivo e fin lì ci si arriva tutti: alla spina si dice toceno ed è bene dirlo perché non solo è più buona ma costa anche meno.

Il saluto più comune tra i giovani serbi è "ciao", pronunciato esattamente come in italiano. Il che mi produce vertigini etimologiche, visto che sono slavi.

è diventato un habitué del ristorante Lipa, praticamente in sola virtù del fatto che ci si mangia bene da soli e che ha il menù in tre lingue. Non che ci capisca niente lo stesso. Il ristoratore quando mi vede nasconde il menu a quattro euro e mi fa ordinare alla carta, e io lo lascio fare.

A Belgrado la gente disdegna le acque del Danubio e si bagna nella Sava. A Novi Sad non si può scegliere, c'è solo il Danubio. Però va detto che il paesaggio è magnifico.

Guidare una Smart a cambio semiautomatico tra un monastero e l'altro di Fruska Gora è una cosa niente male. Specie se a meno di ulteriori scam il noleggio è costato solo dodici euro.

e il lento addio alla Vojvodina e alla Serbia tutta.

È in patria (per ora la patria si chiama Fiumicino).

Ma quanti cazzi di controlli di sicurezza deve fare uno per andare da andare da Belgrado a Pisa? Uno me l'hanno fatto come d'uso alle partenze, poi me ne hanno fatto un'altro sorprendentemente al gate, poi ora un altro ai transiti a Fiumicino. Spero non me me facciano uno pure agli arrivi a Pisa.

Se in questo momento un meteorite colpisse quell'orrido ed enorme formicaio dell'aeroporto di Fiumicino, uccidendo tutti me incluso, non verserei una sola lacrima.

È a Pisa. Stanchissimo. Più che le ore di volo han pesato i quarantacinque minuti di transito a Fiumicino. Ora spera di poter rivedere il suo bagaglio.

Cose che ho imparato in Serbia: la apple non ha presa. Le quarantenni ricche col seno rifatto e le borse costose sfoggiano eleganti Samsung.

Cose che ho imparato in Serbia: se ti capita l'occasione di andare a vedere Machete in 3D in versione originale sottotitolata in serbo, non lasciartela sfuggire come feci io.


La spiaggia dell'isola di Ada, a Belgrado.



mercoledì, agosto 25, 2010
E' morto un artista.
La triste notizia della prematura morte di Satoshi Kon mi convince a riaprire per un commiato il blog. Quando muore un artista che ha già dato tutto quello che doveva dare, lo si accetta. Quando ne muore uno che doveva probabilmente ancora darci le sue cose migliori non resta che scoprire che il mondo è improvvisamente un posto più povero.




mercoledì, dicembre 23, 2009
Best of the decade

Niente classifiche ma un solo film. Siccome tutte le classifiche lo ignorano, indicherò come miglior film degli anni zero questa cosa assolutamente meravigliosa. Spike Lee, Coen, Haneke, Miyazaki, Miike, Pixar, Cronenberg, chivipareetc, stanno dietro. Se state stilando la classifica, non ve lo dimenticate. E' un decennio fecondo, quel che produce anche una sola opera come questa.





venerdì, ottobre 23, 2009
Non comprate le cose dai cinesi!
Più di due anni fa ho comprato un orologio in un negozio cinese, qui a Pisa. L'ho preso perché aveva il cronometro, e al tempo andavo a correre. Era molto semplice, con quadrante digitale, flebile sveglia, data, ora e per l'appunto cronometro con decimi e centesimi di secondo.

Costava solo cinque euro, quindi l'ho trattato malissimo. Ci ho fatto il bagno in mare. Ci facevo tutti i giorni la doccia senza toglierlo. Tanto, mi dicevo, al massimo ne compro uno uguale.

Aveva dei piccoli difetti. Per esempio, andava avanti. In più di due anni ha accumulato un anticipo di circa tre minuti. Non ho mai avuto voglia di risincronizzarlo.

Oggi mi ha abbandonato. Il cinturino di plastica si è alla fine spezzato. L'orologio, lui, dopo più di due anni, senza cambi di batteria, funziona ancora benissimo.



giovedì, ottobre 22, 2009
Diario di un viaggio a Trieste/Lubiana/Zagabria e poi all'indietro via status di Facebook
Vedendo che in Transilvania la minima è -7 mi congratulo con me stesso per aver scelto la ex-Jugoslavia, e mi preparo a partire.

Visto che il volo è vuoto mi sa che la chiusura del Pisa Trieste sarà definitiva.

Vedo l'Adriatico, ed è a ovest. Dalla parte giusta per permettere di vederci tramontare il sole.

Consigli per giovani viaggiatori: quando prendete dall'aeroporto di Trieste il bus per arrivare in città, abbiate l'accortezza di sedervi contro il finestrino nel lato destro del bus. Il percorso costeggia lungamente il mare e ne vale decisamente la pena.

Sul lungomare di Trieste, in prossimità del tramonto, rimpiango di aver lasciato la macchina fotografica nella valigia che ora è nel deposito bagagli dell'autostazione. Cielo luminoso ma grigio di nubi, orizzonte giallo e azzurro. Molto bello e molto malinconico.

Prime impressioni di Trieste: non sarà Bratislava ma mi sembra che la qualità media della bellezza femminile sia molto alta. Medito su di ciò bevendo la mia prima Union (birra slovena) comprata alla Despar della stazione per 65 centesimi.

Entro in un bar e ordino uno spritz per vedere se davvero a Trieste si usa senza Aperol né Campari. Risultato: è vero.

Trieste è molto molto bella, anche se i viali e le piazze sono un po' troppo ariosi per i miei gusti. Noto che il pieno centro storico, tra cifre ortodosse e splendidi palazzi asburgici, troneggiano alcune orrende architetture funzionaliste che fan rimpiangere persino i blok di Bucarest.

Dopo il tipico drink triestino passa al tipico piatto triestino: kebap. Per la cronaca a Trieste fa un freddo cane. A Lubiana sarà peggio.

L'autobus per Lubiana è in ritardo, una ragazza slovena comincia a preoccuparsi molto quando tolgono il bus dal tabellone. Ci sono solo due bus al giorno e siamo solo in dieci ad aspettare questo. Non pare che ci sia molto scambio tra le due città.

L'operazione di imbarco sul bus per Lubiana è la cosa più complicata che abbia mai visto. Controlli di passaporto, ritiro dei documenti, autista e forse doganiere che parlano solo un'oscura lingua slava. Partiamo.

Prime impressioni di Lubiana: deludenti. L'illuminazione notturna è fioca, complice il freddo non c'è molta gente in giro, il centro storico è pieno di cantieri tipo Berlino o Budapest, e soprattutto il prezzo corrente di una birra in un bar è di due euro. Troppo troppissimo. L'esplorazione continua.

Secondo l'Indicatore Economico del Costo del Kebap, Lubiana non è una città a buon mercato: tre euro e cinquanta. Quello che ho mangiato a Trieste costava uguale.

Dopo averla visitata in un freddissimo giovedì sera di ottobre, Lubiana mi sembra più una cittadina di provincia un po' disperata che una vibrante città universitaria capitale di un piccolo stato. Vedremo alla luce del giorno. Buonanotte.

In un ostello il lusso dei lussi è avere una cassettiera grande il triplo del tuo bagaglio e uno pseudocomodino tra te e il muro con una presa elettrica personale con cui ricaricare il cellulare. E qui c'è tutto.

Cose positive: l'ostello. Leggermente fuori centro ha stanze enormi con letti a castello altissimi (tra quello sotto e quello sopra ci sara' almeno un metro e mezzo), colazione abbondante anche se elementare, bagni molto puliti, cassettiere gigantesche e comodini personali con tanto di presa elettrica.

Mi passa di fronte un autobus e su di esso vedo una anziana con una fantastica faccia ma soprattutto una fantastica capigliatura da socialismo reale. Son cose che valgono il viaggio. La storia sopravvive nelle acconciature femminili.

Entro per caso nella decentrata chiesa serbo ortodossa dei santi Cirillo e Metodio e una vista straordinaria mi si para davanti. Completamente affrescata di affreschi bellissimi, con un enorme altare di legno lavorato e icone, un gigantesco lampadario ligneo anch'esso ricco di immagini sacre. Molto ma molto più bella delle celebrate chiese serbo ortodosse nei pressi di Budapest.

Sfoggiando un improbabile berretta comprata ad Edimburgo sorseggio una Lasko seduto al sole in mezzo al mercato di Lubiana. Di giorno questo posto non è affatto male, per la topografia della nightlife mi sono attrezzato.

Al mercato di Lubiana si vendono: vestiti, oggetti di vimini, candele, frutta,verdura e fiori. Fiori. Fiori. Molti più fiori di quelli che normalmente si vendono al mercato. Osservando gli acquirenti mi pare che il fatto non sia dovuto a un anomalo numero di persone innamorate ma che si tratti di un'abitudine di arredo domestico. Ho visto più fiori solo al mercato dei fiori di Amsterdam.

Ansimo mentre sdegnoso della funicolare scalo la collina che domina Lubiana e mi dirigo al Castello.

Sono indeciso tra una visita al Museo Nazionale di Lubiana o una passeggiata nell'arcifamoso Parco Tivoli.

Valutazioni sulla bellezza muliebre a Lubiana: niente di che. Pisa è molto meglio, e Trieste la sopravanza tantissimo. Poi stasera giro i club e vi faccio saper meglio.

A Lubiana la birra locale, presa al supermercato, viene settantatre centesimi a lattina. Insomma a Trieste vendono la birra slovena a prezzi più bassi di quelli sloveni. Son basito.

e i colori dell'autunno al Parco Tivoli di Lubiana. Per la verità credo che gli alberi sian stati presi di sorpresa dall'inverno come tutti, visto che il colore dominante è ancora e di gran lunga il verde.

Il sole indora Lubiana, e tra poco la temperatura già bassa scenderà ancora. Urge del pivo.

Esco per cenare. Burek sarà l'alimento.

È incredibile come possa sembrare diverso il volto di una città, sempre la stessa, sempre con lo stesso freddo, se si è avuto modo di conoscerla di giorno e quindi di riconoscere nei palazzi male illuminati sagome familiari.

Nella stazione ferroviara di Lubiana c'è un distributore automatico di mele. È un distributore come tutti i distributori, ma negli scomparti girevoli, mele. Trenta centesimi, una mela. Di primo acchito m'è parsa una cazzata ma dopo tre secondi m'è sembrata una gran cosa. Ora vado e ne compro una.

Sono nel centro sociale più grande di Lubiana. È un centro sociale gigantesco, prende un isolato con vari edifici all'interno. Uno di questi edifici è stato adibito ad ostello: Hostel Celica. La prossima volta magari vengo qui. Ah, la birra. Nel centro sociale i prezzi sono popolari, ma un mezzo litro di Union ancora va a uno e settanta. Niente da fare, Lubiana è cara.

Lamentele: nei centri sociali fa sempre freddo. Nei centri sociali ci son sempre ubriachi molesti. Nei centri sociali c'è sempre il reggae. Va bene il freddo, van bene gli ubriachi (anche perché la metà son donne) ma il reggae NON VA BENE PER UN CAZZO. Bevo la mia birra e me ne vado in un club di fighetti, per esigenze acustiche.

Si dirige verso un club NON alternativo pernoigiovanimoglobal, che si sta puzzando di freddo. Chi frequenta i centri sociali con certi climi secondo me porta la maglia di lana e le mutande di superpippo. Resta da spiegare come non abbiano freddo alla faccia. Merda, ho i naso gombledamende ghiuso.

Lubiana è una di quelle città che se ci vai in giro di giovedì sera sono un deserto disperato, mentre se ci vai in giro di venerdì sera straboccano di vita. Può essere una buona definizione per PROVINCIA.

Siccome fuori fa un freddo cane e mi son stancato esplorare entro nel celebrato club BACHUS. Siccome è a pagamento non ne uscirò, siccome è sotterraneo non avrò campo. Addio.

Nota di colore: a Lubiana i bagni pubblici di solito sono gratuiti. Oggi me ne è capitato uno a pagamento, costava DICIASSETTE centesimi. Miracoli del recente passaggio all'euro.

A Lubiana lo spritz si usa con l'aperol. No, non ho ordinato uno spritz a quest'ora del mattino come un alcolizzato; l'ho solo visto nel menu del bar dove ho ordinato mezzo litro di Union.

La pinacoteca nazionale di Lubiana strabocca di impressionisti noiosi. Una volta tanto invece mi colpiscono dei pittori ottocenteschi pre impressionisti. Segnatevi i nomi: Matevz Langus, che in alcuni quadri mi ricorda addirittura Maruo, e Jozef Tomic.

Nella pinacoteca di Lubiana la parte dedicata all'arte medievale è piccola ma molto interessante. Molte bellissime statue lignee dipinte, sormontate da uno straziatissimo crocefisso in legno nudo, molto emozionante.

Spero di riuscire a trovarlo su internet; lo spettrale ritratto di nobildonna attribuito a Almanach che mi sta di fronte sembra uscito da un film di Tim Burton. È del settecento, e i dipinti dello stesso artista che posso vedere qui attorno non hanno niente a che fare con questo. Magari si trattava semplicemente di un soggetto eccezionale. Comunque, straordinario.

Medita se si possa sostituire l'alcolismo, il tabagismo, la bulimia con il più socialmente tollerato disordine dell'igenismo. Probabilmente sì, la mente ha semplicemente bisogno di un'ossessione che la tenga impegnata e non sia troppo difficile da soddisfare. Al mio ritorno ci dò una provata.

Che poi è inutile lamentarsi tanto di Berlusconi se poi quando la scarsa organizzazione degli ostelli slavi fa si che si dimentichino di farvi pagare voi ve ne andate facendo finta di niente. C'è un italiano miserabile nascosto nel cuore di ognuno di noi, e la morte del caro leader non lo estirperà.

Dopo aver provato le tre principali qualità di Burek che si mangiano a Lubiana, vi consiglio il Mesli Burek, se ne potete assaggiare solo uno.

Mentre aspetto il treno per Zagabria parliamo di cinema. Recensioni in tre battute: Up è un film molto divertente. Nelle sue parti peggiori. Nelle sue parti migliori è molto di più.

Sto viaggiando verso un paese fuori dalla UE e fuori da Schengen. Non mi capitava da decenni.

Il treno da Lubiana a Zagabria attraversa diversi spettacolari paesaggi montani, e a un certo punto si infila per lungo tempo in una stretta gola costeggiando un fiume. Per evitare il torcicollo che mi sta venendo sedetevi sul lato destro del treno, dal sinistro non si vede niente.

e l'emozione demodè del treno fermo alla stazione mentre le guardie doganali controllano documenti e timbrano passaporti. La guardia ha osservato la parte grigia che vedete in fondo alla quarta di copertina della carta d'identità con uno speciale lettore ottico. Chissà che c'è scritto.

La monumentale, enorme piazza di Zagabria che accoglie il viaggiatore appena sceso dal treno mette bene il chiaro una cosa: qui non siamo né a Lubiana né a Bratislava, qui siamo in una città.

Costo della vita a Zagabria. Il kebap resta fermo a tre euro e cinquanta circa. La birra nei locali si trova a un euro ottanta, lieve miglioramento. In compenso è pieno di piccoli negozietti che han l'aria di stare aperti fino a tardi dove si trova a uno e venti, e che a Lubiana non c'erano. Ostello: molto centrale, molto economico, un po' sgarruppato. Si sono ricordati di farmi pagare.

Sono di fronte all'imponente facciata gotica della cattedrale di Zagabria. Ci sono 6 gradi. Le campane ricordano alla città che sono le otto.

l cibo da strada che va a Zagabria son pizza e kebap. Gran delusione. A Lubiana, col burek, han più carattere. Non che un burek valga il viaggio. Però a Pisa non lo trovo, e questo lo rende "esotico". Pizza e kebap invece...

Se si dovesse stabilire a quale caratteristica bestiale possa assomigliare il carattere nazionale dei croati, sarebbe il sibilo incazzato di un serpente. Così, di primo acchito.

Diffamiamo ulteriormente la Croazia. Bellezza muliebre: niente di particolare. Si vede però in giro, raramente, non come in Slovacchia, qualche donna molto bella. Peccato che abbia sempre lo sguardo carnivoro del puttanone.

Di fronte alla statua di Tesla mi rendo conto che non si può generalizzare, che i croati non possono essere tutti stronzi. O forse sì? Chissà com'era Tesla a conoscerlo di persona.

Domani inizia il festival del cinema di Zagabria. Pensate che ci sono venuto apposta. Er, pensate che non ne sapevo niente. Ho un'ampia documentazione, tutta esclusivamente in croato, a testimoniare delle ambizioni internazionali del festival. Però domani danno l'ultimo film di Amenabar. Da orecchiante dello spagnolo ci potrei pure andare.

Passo la serata tra un club e l'altro e ovunque mi sento dileggiato dagli uomini (per la mia decrepitezza) e desiderato dalle donne (per la mia innata figaggine). Paranoia o realtà? L'effetto complessivo, comunque, non è piacevole.

Dormire nell'ostello più economico della città è che vi può capitare di dormire con un senzatetto dagli occhi spiritati che passa le sere a ruttare in cucina e russa fortissimamente tutta la notte. Molto pittoresco.

I musei croati son quasi tutti chiusi il lunedì, e il sabato e la domenica praticano un comodo dieci tredici. Eccomi allora a correre cercando di vedere il museo nazionale croato di arte naif prima che chiuda.

Nel caso passiate per Zagabria non vi potete proprio perdere il piccolo Museo Croato dell'Arte Naif, pieno di opere spettacolari. Qualche nome da googlare: Ivan Lackovic Croata, Ivan Vecenaj, Ivan Generalic, Ivan Rabuzin.

Son molto riluttante nel lasciare il Museo Croato dell'Arte Naif, pur avendolo girato tre volte.

Zagabria è una città ricca di interessanti musei. Se vi interessano, evitate di arrivare di sabato sera come ho fatto io: la domenica chiudono tutti alle tredici e il lunedì son tutti chiusi.

Approfittando del fatto che l'atelier di Mestrovic chiudeva alle due invece che all'una, ho scoperto questo grande scultore secessionista, che tinge di cupezza le altrove leggere forme liberty. Vi consiglio di dare per esempio un'occhiata alle sue madonne con bambino, con il volto allungato, quasi alla modigliani, della madre e il cranio idrocefalo dell'infante.

Una cosa fastidiosa il un paese seriamente cattolico, come la Croazia, non come l'Italia, è che di domenica non lavora nessuno. Lavori sei giorni alla settimana e la domenica vuoi andare alla pinacoteca nazionale? È chiusa. Andrebbe anche bene, per un turista, se i musei non osservassero religiosamente anche l'usuale chiusura totale del lunedì.

A Zagabria le edicole pullulano di fumetti di Tex, Zagor e Alan Ford. Mio Dio, Alan Ford. A Lubiana non ci ho fatto caso ma dubito che fosse come qui

Il cibo di strada di Zagabria si mangia seduti ad un tavolo, quindi manca del suo elemento fondamentale. Però lo servono in due minuti, non costa un cazzo ed è molto più buono del burek. Si chiama CEVAPI (con un accento acuto sulla c) e d'ora in poi mi nutrirò solo di quello. O quasi.

Per ora i vantaggi principali di avere uno zoom 12x (o per i puristi uno zoom 36mm 432mm) mi paiono la possibilità di scattare dettagli sui piani alti dei palazzi, la comodità di non doversi necessariamente spostare per scattare una foto, e la possibilità di fare dei ritratti stando abbastanza lontano da far sì che il soggetto non se ne accorga. È tutto?

Sarà il freddo allucinante, ma raramente nelle mie peregrinazioni ho avuto la chiara comprensione che vivere dove abito io è molto meglio che vivere qui.

Zagabria non è avara di eventi culturali. A parte il festival del cinema, che parte oggi, stasera potrei scegliere tra cinque diversi spettacoli teatrali. Perché è domenica. Ieri avrei potuto scegliere tra venti.

Pivo pivo pivo! Il nome della marca locale è Ozujsko. Non è assolutamente al livello della birra slovena. Non a caso questa non c'era a Lubiana, mentre qui potete comprare tranquillamente una Lasko. E costa uguale. Perché insistere con la Ozujsko allora? Diamine, per l'esperienza culturale!

Se la prima notte passare la notte con un barbuto Raskolnikov che passa le sere a gorgogliare in cucina con la testa sul tavolo e una bottiglia di birra in mano e passa la notte a russare come un treno può sembrare pittoresco, la seconda no. E ahimè temo ce ne sarà una terza.

Se a Zagabria chiedete un white coffee vi portano quello che definirei un cappuccino. Quello che sto bevendo ora è in quantità sufficiente a riempire un bicchiere da 0.3 ed è munito di pratica cannuccia, subito eliminata ma non prima di averla provata. Alla fine non è affatto male, ed è tanto. Quel che ci vuole per questo luminoso mattino di pieno inverno.

Ieri sono andato all'inaugurazione dello Zagabria Film Festival, che come tutti sanno è il motivo principale del mio viaggio. È stato proiettato un improbabile film coprodotto da Italia e Sri Lanka, diretto da un regista dall'improbabile nome di Uberto Pasolini (senza la m), che pare sia stato un grandissimo successo in Sri Lanka. Racconta la storia felice di un'immigrazione illegale in Germania. Non felice perché alla fine va tutto a posto e ognuno ritrova la felicità nel paese d'origine, ma felice perché la fanno franca. Improbabile. Così improbabile che è una storia vera, ventitrè cingalesi sono riusciti ad entrare in Europa mettendo su una squadra di pallamano e presentandosi come la nazionale cingalese. Hanno anche giocato qualche partita perdendo tipo settantatre a zero. Correva l'anno 2004.

Agnizioni: il Rasputin barbuto che allieta le mie notti russando come una cava di marmo non proviene dalle profondità di Santa Madre Russia come sospettavo, ma è americano di New Orleans.

Una città piena di piccioni non può essere piena di affamati. (Toberro Mapaldi)

Il cimitero Mirogoj è notevole in due aspetti. Primo, è l'unico cimitero in cui io abbia visto tombe cristiane e tombe ebraiche l'una accanto all'altra. Secondo, è enorme ma manca del tutto di panchine. O famoso architetto Hermann Bolle che hai progettato tutto questo: dove ti aspetti ch'io mi sieda reclinando il capo a meditare sull'impermanenza delle cose? Sulla tomba di tuo nonno?

Nella stazione di Zagabria non c'è un distributore di mele. In compenso c'è sul primo binario una comoda cappella con una statua rappresentante una madonna con bambino presso la quale, se vi scappa di pregare, potete fare le vostre cose in libertà.

In Tkalciceva utica, a Zagabria, i locali son sempre tutti pieni. Vedere che l'unico che è perennemente deserto è un posto che si chiama "Mangiare ...pizza" (puntini e spazi messi così nell'originale) mi riempie di gioia maligna.

E dopo aver visto al Zagabria Film Festival Julia e Julie interrotto pochi minuti prima della fine da un problema tecnico insormontabile, trascorro l'ultima sera zagabrina sorseggiando una birra e guardando la gente passare. All'ostello mi attende un motore diesel da trattore di New Orleans che mi allieterà tutta la notte con i suoi suoni sublimi.

Il problema stasera non è tanto il trattore statunitense quanto il fatto che l'inquilino russo vuole la finestra aperta perché l'americano secondo lui puzza come la merda. E fuori fa assai freddo, e son vicino alla finestra. Uff.

Avvertenze: sono sopravvissuto alla notte ma avendo esaurito il traffico wap e dovendo contare solo sui punti wifi questi aggiornamenti diventeranno molto più sporadici.

Tutte le città che si rispettino hanno almeno un museo monstre, gigantesco, che inghiotte il visitatore senza lasciargli speranze di esaurimento. Quello di Zagabria si chiama Mimara, sto per esserne inghiottito.

Bosch, Raffaello, Duccio, Canaletto: e se non ti emozioni, di che emozionarti suoli?

All'uscita dallo spettacolare Muzeji Mimara vi regalo il nome di un artista che credo potrete googlare con profitto: Vojo Stanić. Sospeso tra Dalì, Bosch, De Chirico e un'ottimista risata sul mondo.

Se passate dalla Croazia ricordatevi che la Ozujsko è molto più buona in bottiglia che in lattina.

Me ne rendo conto in ritardo, ma l'uso dei mezzi pubblici per un raggio di più di un chilometro dalla piazza centrale di Zagabria è gratuito. Ebbravi.

Altra scoperta troppo tardiva: in questo covo di serpi sibilanti sono tutti molto vulnerabili alla gentilezza, inusuale e inusitata. Se ai sibili ripondete con sereni sorrisi, dopo qualche minuto i croati si sciolgono. O meglio, le croate.

Pare che il parco cittadino più grande del sudest europeo si trovi a Zagabria e si chiami Maksimir. Esploro.

Seduto sotto il Gazebo del Maksimir, con una Ožujsko sul tavolo e il sole che scende illuminando il parco ai miei piedi (il Gazebo è su un piccolo colle), penso che tutto sommato a Zagabria si potrebbe anche vivere.

Assioma del viaggiatore: una citta con X milioni di abitanti ha attrazioni e attivita tali da intrattenere il visitatore per almeno X settimane.

A Zagabria si usa andare in giro con un lettore mp3 ed enormi cuffie che occludono completamente l'orecchio. Ho visto fare lo stesso solo a Londra. Non so se anche le cause sono le stesse.

Mi doveva anche capitare di bere una bevanda composta per il 50% di birra e per il 50% di limonata. Non e' uno spiritoso long drink, la vendono gia' imbottigliata cosi'. Si chiama Radler. La producono a Lubiana, dove son tornato. Attenzione.

Maldiretto dall'impiegata dei trasporti entro nel cimitero di Žale dal di dietro. Lo sviluppo architettonico pensato per essere una sorta d'ingresso a regno dei morti diventa così una sorta di ingresso al regno dei vivi. Da notare: all'ingresso del regno dei morti siamo accolti da Cristo, quando ne usciamo per tornare ai nostri piccoli affari transitori ci accoglie Maria.

Il cimitero di Žale e' il sogno architettonico di un genio, Piečnik, responsabile anche dell'assetto urbano della citta'. Purtroppo le varie sue cappelle sono accessibili solo se si commemora un morto all'interno, e ci vuole un bel pelo sullo stomaco per mescolarsi ai parenti del defunto con intenti esclusivamente turistici.

La Biennale di Arti Grafiche di Lubiana e' molto piccola. Essendo un giovane studente l'ho vista con 3 euro, ma se ne avessi spesi 6 come previsto non ne sarei felice. Qualche pezzo interessante; in particolare un video che riprende persone che si guadagnano la vita ripetendo sempre la stessa frase, come "Il giornale della sera!" o "Benvenuti!" o "Pechino" o "Grazie", o "Circolare, circolare!".

Vado verso la stazione per tornare in Italia. Trieste. Prima pero' mi mangio qualche cibo balcanico.

Sono ancora in Slovenia ma mi riesco ad agganciare alla rete italiana. Suggerimento: la via più flessibile da Lubiana a Trieste è il treno fino a Sezana, e da qui bus fino a Trieste. Ci si mette il doppio ma non si parte alle sei del mattino.

Sezana, lungi dall'essere una fiammeggiante città di confine ricca di tentazioni come mi immagino sia Nova Gorica, è un tristissimo desolatissimo luogo popolato solo da vecchi. Capita. A me importa poco, tra mezz'ora me ne vado. Stupisce però che abbia una stazione, e nemmeno di poco conto, collegata con Lubiana con più di dieci treni al giorno.

Mi mangio una Pleskaricka. E mi chiede: ma un posticino di mangiari da strada balcanici non avrebbe successo in Italia? Siamo sicuri? Di per certo non ho visto nessuno provarci.

Ho imparato molte cose in Slovenia ma te ne lascio in eredità una sola. La birra Laško è più buona della Union. Non solo questo è vero, ma molti sloveni terranno a metterti al corrente della cosa sussurrandola come se fosse un segreto carbonaro: "Laško is better than Union" e "Laško is first class", ti riveleranno.

Sono ancora in viaggio fino a domani ma da un paio di minuti sono tornato sotto il tacchetto d'acciaio del pappone re, in Italia.

Sono in una città che non conosco, molto più grande di Lubiana, ma l'emozione del viaggio non è la stessa. La vita è più vita fuori dal confine.

Se nessuno fa lo stronzo presentandosi alla reception dell'ostello prima che chiuda, ovvero fra poco, stasera dormo da solo in una stanza enorme con comodini lampade cassettiere e controcazzi, spendendo ventun euro. Questo si chiama viaggiare come un bastardo normale.

I triestini non pensano di vivere in una città d'arte. Lo deduco astutamente dal fatto che nelle librerie cittadine ci sono tantissimi materiali su ogni anfratto dell'isola d'Elba ma su Trieste non si trova quasi nulla. Inoltre non vedo punti d'informazione turistica.

Trieste è nei Balcani. Basta guardare una cartina per capire che non è nella penisola italiana. Trieste però è una città totalmente italiana. Lo si vede subito, da come funziona il traffico, dalla gente per le strade, dall'atmosfera. Sono in Italia, non c'è dubbio. Ahimé.

Avevo una città bella tra i monti rocciosi e il mare luminoso (Umberto Saba, iscrizione sulla sua statua di camminatore posta nel mezzo di via Alighieri. A Trieste).

Lo spritz bianco è il modo più cool, più minimal, più elegante, più nihonjin di dire NO alla vita. Dì NO alla vita, dì SÌ allo spritz bianco!

Sembra impossibile che a soli cinque chilometri dal confine sloveno mi sia del tutto impossibile mangiare un burek o un ćevapčići, mentre se invece voglio mangiare un panino tipico di Istanbul ho la possibilità di scegliere tra decine di locali che me lo fanno. E anche bene.

L'unica cosa slovena che si trova a Trieste con gran facilità è la birra Union. Ve l'ho già detto che la Laško è più buona? Non fate girare troppo la voce.

Insomma in un viaggio come questo (Lubiana Zagabria Trieste) Trieste è deludente perché è italiana. Io sono deludente perché sono italiano. Tu sei deludente perché sei italiano. Però a Trieste c'è il lungomare. Il mare è bello in generale. Il lungomare di Trieste è bello in particolare. Io sono sul lungomare di Trieste.

Il sapiente lavoro fatto sull'illuminazione notturna di Piazza dell'Unità d'Italia a Trieste produce risultati straordinari. La piazza, già meravigliosamente scenografica di giorno, risulta di bellezza moltiplicata se vista di notte. Ve ne darei documentazione fotografica se non fosse che la nuova macchina si beve le batterie come se fossero Schweppes, e non m'avesse lasciato a piedi da stamattina.

A Trieste non so per quale accidente della storia è rimasto perfettamente integro al centro di una piazza un monumento di Massimiliano d'Asburgo imperatore del Messico.

La vita non è né bella né brutta, ma è originale! (Italo Svevo, iscrizione sulla sua statua di camminatore in Piazza Attilio Hortis, a Trieste. Sarò incontentabile ma da La coscienza di Zeno si poteva estrarre di meglio).

Augurio a un giovane in partenza, sentito in una via di Trieste: "Goditi i giorni!"

Alcuni angoli di Trieste, invece di saper di Vienna, sembrano vagamente Spagna. Piazza Cavane, per esempio.

La vita notturna triestina in un tiepido mercoledì di ottobre non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella pisana. Ma per niente proprio. Però non è male, c'è parecchia gente in giro e una buona percentuale è ubriaca.

La mia anima è a Trieste (iscrizione sulla statua di camminatore di James Joyce sul ponte che attraversa il Canal Grande di Trieste).

Felicità è dormire da soli in una stanza silenziosa, grande e pulita dopo sei giorni di stanze condivise, non sempre felicemente. Buonanotte.

"Riposa. Un seme in movimento non germoglia mai". (Letto ieri su una qualche opera alla Biennale di Arti Visive di Lubiana).

Non sapevo che a Trieste ci fosse una sinagoga ENORME. È forse la seconda più grande che abbia mai visto. L'interno poi è spettacolarmente suggestivo, con una struttura verticale sulla quale troneggiano le Tavole della Legge. Il rosone che ne illumina l'interno avrà un raggio di almeno due metri, se non tre.

Da una piccola mostra fotografica posta dentro la sinagoga di Trieste scopro che i palazzi "brutti" nel centro storico della città non sono dovuti ad un'affrettata ricostruzione avvenuta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, come presumevo, ma a un preciso piano di distruzione sistematica del ghetto ebraico all'indomani dell'emissione delle leggi razziali. Chi si dice fascista accetta anche quest'eredità.

e la grande chiesa serbo-ortodossa di Trieste. Grande chiesa grande delusione, a dir la verità.

Ho relegato la visita alla cattedrale e al castello di San Giusto all'ultimo posto perché sono arroccati sul monte che domina Trieste e che è molto ripido. Come risultato mi ritrovo con la cattedrale chiusa per pausa pranzo. Ma allora i soldi dell'otto per mille dove diamine vanno?

Sono all'autostazione di Trieste ad aspettare il bus per l'aeroporto. Avventura finita.

Riassunto spese. Trasporti: volo a/r Pisa-Trieste 2 cent, bus aeroporto di Trieste-Trieste 3.25 euro a tratta, autobus Trieste-Lubiana 7 euro, treno a/r Lubiana-Zagabria 19.4 euro, treno Lubiana-Sežana 6.54 euro, autobus Sežana-Trieste 1 euro. Ostelli: 17 a notte a Lubiana, 12 a notte a Zagabria, 21 a notte a Trieste. Altre spese: giornaliero mezzi Zagabria 3.5 euro, bus per andare al cimitero di Žale 1 euro.

Visto che anche il Trieste Pisa è praticamente deserto (ci saranno cinquanta passeggeri) possiamo dire con buone probabilità di azzeccarci che la tratta partita in gran fanfara il primo ottobre e sospesa a partire dal quattro novembre non verrà mai più ripristinata. Peccato.














(l'immagine è provvisoria, verrà cambiata quando avrò scaricato le foto dalla macchina fotografica. Intanto godetevela)



giovedì, ottobre 15, 2009
Discorsi incompiuti sul cinema tridimensionale
Ieri ho visto Up in 3D. E' solo la seconda volta che vedo un film con la nuova tecnologia tridimensionale. Vorrei fare un discorso linguistico, ma non ne ho il tempo per svilupparlo né per scriverne un'analisi decente. Vi lascio lo spunto:

in un film tridimensionale, è lecito al regista decidere cosa è a fuoco e cosa no, o è necessario che lasci profondità di campo, permettendo allo spettatore la libertà di mettere a fuoco gli oggetti che preferisce, come normalmente avviene quando si guarda uno spazio tridimensionale?

Lo scrivo perché in Up si sceglie la prima via, e ho trovato l'esperienza (questa, non quella del bellissimo film) sgradevole. Una violenza, un esproprio della mia libertà.

E' chiaro che anche il cinema 2D mi espropria, però essendo un linguaggio codificato non vivo questo esproprio come violenza ma come grammatica. Il cinema 3D non è ancora codificato; nei codici di linguaggio da definire il fuoco (che è un retaggio 2D) dovrà avere spazio?




venerdì, ottobre 02, 2009
Diario di un viaggio a Praga/Bratislava/Vienna via status di Facebook
(nota: son tornato ieri, per cui siamo al tempo reale. nota: il viaggio non è stato del tutto solitario, per cui alcuni giorni non hanno generato quasi status. nota: invece di leggermi qui, potete aggiungermi su facebook. Questo è solo un copia incolla. Cercatemi con l'indirizzo email gokachu@tiscali.it e scrivete come messaggio di presentazione "gokachu").

Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio. ("Aforismi di Zürau" - Franz Kafka)

se ne va in Boemia.

A Bratislava sembra primavera.

nel paradiso della birra ad alta fermentazione.

Sorseggiando una Corgon da 0.5 sul terrazzo della stazione (costo un euro), vi informo che viaggio in treno da Bratislava a Praga e ritorno costa 33 euro. Essendo quasi cinquecento chilometri ci si può stare, via, non facciamo i tirchi.

Per non essere delusi dalla cortesia dei banconisti slovacchi conviene immaginarsi che "PROSIM" si traduca: "Buongiorno, cosa desidera?"

è molto soddisfatto dall'utilizzo del suo nuovo trolley zaino da trentacinque litri Geonaute che entra nella gabbietta Ryanair ed è molto più capiente del suo vecchio trolley. (status sponsorizzato decathlon)

Da analisi approfondite risulta che effettivamente PROSIM significa "prego", quindi la traduzione maccheronica era fallace e quella immaginaria corretta. Una birra per favore = Pivo, prosim.

In Slovacchia è primavera ma in Boemia il cielo è grigio. Ecco cosa succede a rimanere fuori dall'ombrello protettivo di Eurolandia.

Una ragazza ti ha chiesto: che cos'è poesia? / Volevi dirle: già il fatto che esisti, ah sì, che tu esisti, / e che nel tremore e stupore, / che sono testimonianza del miracolo, / soffrendo mi ingelosisco della tua piena bellezza, / e che non posso baciarti e con te non mi posso giacere, / e che non ho nulla, e colui che è sprovvisto di doni è costretto a cantare... (Vladimir Holan, poeta boemo)

scopre di aver lasciato a casa il pigiama e si dispera. Cos'è un uomo senza un pigiama? Nient'altro che lo spazio bianco tra le parole "ho freddo".

è in contatto visivo col castello medievale più grande d'Europa.

è in contatto visivo con KARLOVY LAZNE THE BIGGEST MUSIC CLUB IN CENTRAL EUROPE (ma almeno per stasera non ci va).

sapessi com'è strano / mangiare un calzone agli spinaci / a Malastranaaaa

Praga non lascia liberi. Questa mammina ha gli artigli. Il corso della vita non mi ha afferrato, perché non sono mai riuscito a staccarmi da Praga (Franz Kafka)

Kafka è morto nel '24, a quarantun anni. Non ha potuto neanche vedere i primi accenni di nazismo. Ciò nonostante ho sempre trovato insopportabile e scandaloso che tutte e tre le sorelle di Kafka siano state uccise in campo di concentramento. È come se il nazismo avesse fatto del male ai parenti più stretti di qualcuno che conosco e a cui voglio bene. È assurdo ma mi sento ferito personalmente, mi sento anch'io vittima.

Le cornacchie affermano che una sola cornacchia potrebbe distruggere il cielo. Questo è indubbio, ma non prova nulla contro il cielo, poiché i cieli significano appunto: impossibilità di cornacchie. ("Aforismi di Zürau" - Franz Kafka)

Mi sveglio, mi guardo intorno e mi chiedo: ma io, a Praga, che cazzo ci faccio?

Consigli per giovani viaggiatori: se la città che visitate li offre, fate uno dei Free Tour locali. A parte il fatto che sono un'ottima introduzione alla città, sono anche molto divertenti. E alla fine vi concedono il sottile piacere di pagare quanto pensiate il tour sia valso, anche niente.

Consigli per giovani architetti: il cubismo ha avuto un grande sviluppo in tutte le forme in tutto il mondo, ma solo a Praga ha dato vita ad un architettura. Architettura cubista praghese, 1911-1914.

Dopo esser stato rapinato diverse volte dagli uffici di cambio prendo la decisione di utilizzare d'ora in poi solo gli atm. Non tanto perché convenga (spesso non è vero), quanto per evitare la fastidiosa sensazione di essere stato buggerato.

Piazza Venceslao è così perfetta per essere una lunga vetrina dei vari simboli del capitalismo (casinò, McDonald, H&M, locali a luci rosse) che è davvero difficile immaginare come fosse quando Jan Palach ci si diede fuoco, poco più di quarant'anni fa'

Di solito l'architettura contemporanea funziona in città del tutto nuove, o rase al suolo da una guerra devastante. Altrimenti per amalgamarsi con lo spirito cittadino ha bisogno di una massa critica, di una certa quantità di palazzi che si sorreggono l'un l'altro. La Dancing House di Praga è un'eccezione: nonostante sia l'unico palazzo contemporaneo in una città totalmente integra, funziona benissimo.

Felicità è avere un bruttissimo pigiama pagato 139 corone mentre il giorno prima si è dormito senza.

Oversleeping in Boemia.

è caduto in coma alcolico durante la rappresentazione praghese di DRACULA - IL MUSICAL. Egli probabilmente non è un buon partito per la vostra figlia prediletta. Presentategli la figlia negletta.

si convince e vi convince che la sonnolenza che sperimenta ultimamente non e' dovuta AFFATTO alla maggior quantita' di alcol ingerito, ma esclusivamente alla minor quantita' di caffeina. Indi per cui si compra del Nescafe' e comincia a darci dentro. Potete rispolverare la figlia prediletta.

is in the largest music club in central europe (or so they say).

Bohéme in Bohemia / Bohemian hangover.

e la Vergine di Klimt alla Galleria Nazionale di Praga.

Andando in Praga 7, a nord del centro, dove si trova la Galleria Nazionale, si notano alcune cose. 1) le cose costano la metà 2) non c'è l'ombra di un turista 3) i palazzi sono, anche qui, bellissimi.

Nell'ambiente totalmente ceco e depurato dai turisti di Praga 7 vien da dire che ogni paragone tra le bellezze muliebri di Praga e quelle di Bratislava è ridicolo. Bratislava vince sei zero sei zero.

e il malinconico luna park di Praga, aspettando lo spettacolo della Fontana di Krizik.

La Fontana Luminosa di Praga si mangia quella di Barcellona a colazione, però è a pagamento e non costa poco.

è di fronte alla casa di Faust.

Praga è la città con la maggiore metratura quadra di edifici bellissimi e stilisticamente compatti che conosca. Ieri ero a tre chilometri a nord del centro, ora tre chilometri a sud, ma niente. Lo stile occasionalmente si incrina ma tiene duro, durissimo. Mi chiedo con che occhi un praghese possa guardare il resto del mondo.

A Praga all'ingresso della metropolitana non ci sono tornelli. Rispetto a Berlino e sopratutto Budapest i controlli mi sembrano praticamente inesistenti. Però 24 ore di percorrenza su tutti i mezzi costano 4 euro, e se siete studenti il mensile costa poco più di dieci. Forse è meglio non rischiare.

Come tutti sanno, Praga fu colonizzata da due diverse tribù slave, i cechi a ovest della Moldava e gli zliciani a est. Ne consegue che la città ha due castelli, il famoso Hrad sulla sponda sinistra e il meno noto Vysehrad sulla sponda destra. Eccomici.

La mescolanza di gotico, neogotico e secessione all'interno della basilica di San Pietro e Paolo nel Vysehrad è sufficiente a farmi avere un attacco di sindrome di Stendhal.

desso però Kulìk stava per trasferirsi. Dove? Via da Praga. Non importava dove. Via da Praga significava né più né meno: fuori dal mondo (Johannes Urzidil)

in pellegrinaggio davanti alle tombe di Dvorak e Smetana nel cimitero di Slavìn.
Sulla tomba di Smetana - un semplice, piccolo obelisco - qualcuno ha disegnato un crocefisso con dei sassolini e l'ha posto su un terreno disegnato con cinque castagne.

ra non è più indeciso se passare domani a Praga o a Brno ma se andare mercoledì a Vienna come previsto e già pagato o indulgere nel soggiorno praghese. Come cambiano le idee dopo un giretto al Vysehrad.

al Mucha Museum di Praga.

e la cattedrale di San Vito, al tramonto.

Una mattina, destandosi da sogni inquieti, Gregor Samsa si ritrovò trasformato in un mostruoso italiano.

La metropolitana di Praga è letteralmente tappezzata con le pubblicità de LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK di Harumi Murakami - il che mi fa pensare che le traduzioni dal giapponese al ceco non procedano proprio in tempo reale.

Anche a Praga, come a Budapest e Bratislava, è comune usanza far pagare il bagno. Si noti la mitezza del costo (20 cent contro i 40) delle altre due città. In questo momento mi sento di poter dire di aver speso venti centesimi nel modo migliore di sempre.

Se capitate a Praga un lunedi' sera, vi consiglio una girata al "Roxy", in via Dlouha 33. Differentemente dal resto della settimana, quando costa 150 corone, e' gratis; la musica e' piu' bella di quanto lo sia il sabato, e avrete modo di notare che i rituali di accoppiamento dei cechi assomigliano piu' a quelli italiani che a quelli tedeschi. Purtroppo il rituale tedesco non s'e' diffuso fuori di Germania.

e una mattina passata a rincorrere tutte le cose che volevo fare e non ho ancora fatto, prima di lasciare la Boemia.

prende il tram 22 diretto alla cattedrale di S Vito, che non ricorda di aver visitato e che quindi probabilmente non ha visitato. Si chiede come possa essere successo, l'anno scorso, di non visitarla.

appartiene a quella schiatta di esseri umani che può vivere per cinquant'anni in un posto senza vedere TUTTO di quel posto ma che quando viaggia è colto da urgenze di completismo. Come se volesse mettere una croce sulla carta geografica e poter dire: bè questa l'ho FATTA. Tutta intera. Non ho più un motivo al mondo per tornarci. Con alcune città funziona, con altre il fallimento è garantito.

scopre dopo una corsa forsennata in stazione che le ferrovie germanocecoslovaccoungheresi gli regalano trentacinque minuti di ritardo e il tempo per un paio di "pivo".

La stazione di Praha Holesovice è la stazione sfigata della città. Ciò nonostante serve tutti i treni della tratta amburgo berlino praga vienna bratislava budapest. Cosa resti all'altra non so bene: Parigi?

Quando si viaggia in compagnia partire da una città non è faticoso: ci si porta dietro le persone con cui si è viaggiato, veri souvenir viventi. Quando si parte soli, se si è amata la città, è sempre un piccolo strazio.

Fermo restando che preferisco viaggiare in treno quattro ore da Praga a Bratislava che non da Pisa a Orio al Serio, il treno è una grandissima, terribile, mostruosa rottura di coglioni. È incredibile pensare che ai tempi gloriosi dell'Interrail fosse il mezzo di trasporto preferito dai giovani europei che si aprivano al mondo.

Note pratiche: il biglietto a/r Bratislava Vienna non costa sette euro come pensavo ma ben undici. Se pensiamo che andare e tornare da Budapest costa solo sedici...

1) Il castello di Bratislava è uscito dall'occlusivo restauro e adesso bello candido vestito di nuovo domina la città. Non male. 2) Domani a Bratislava comincia il festival slovacco del cinema gay e lesbico e si chiude la Biennale internazionale dell'Illustrazione. Spiacente, sarò a Vienna.

si era dimenticato la terza caratteristica delle ragazze di Bratislava dopo il Viso Angelico e il Sedere Pazzesco: il pericolosissimo Sguardo Assassino.

A Vienna! A Vienna!

Ormai sono più familiare con la piccola stazione di Bratislava, coi suoi banchetti dei cibo a poco prezzo, con i suoi dipendenti scelti tra i pochi cittadini incapaci di parlare l'inglese, col suo bar con terrazza panoramica, di quanto lo sia con quella di Pisa.

C'è stato un tempo lontano, quando la cortina di ferro ancora divideva l'europa, in cui Vienna era in assoluto la meta preferita delle classi di liceo in gita, sopravvanzando anche Parigi. Da allora l'appeal turistico della città si è appannato tantissimo. Colpa forse dei miserevoli risultati di Rapid e Austria Vienna? Ricordo ancora quando erano ritenute squadre temibili.

Vienna è più seria e grave, meno leggera di Budapest e Praga, e questo la rende meno bella ai miei occhi. Però che sterminata distesa di eleganza, che meraviglia pervadeva il mondo prima della prima guerra mondiale, di Hitler, di Berlusconi, insomma dei tre grandi flagell del Novecento.

entra in un museo leggendario: il Leopold Museum di Vienna.

La visione dal vivo del "Nudo maschile seduto (autoritratto)" di Egon Schile varrebbe da sola il viaggio a Vienna. L'artista la dipinse a vent'anni, nel 1910.

Vienna, pur essendo più sonnacchiosa di Praga e soprattutto di Budapest, è meno architettonicamente adagiata sul sogno di un favoloso ed irripetibile passato. Nel bene e nel male: belle strutture di vetro e acciaio che si proiettano fin nelle profondità di Piazza Santo Stefano, e tantissimi bellissimi palazzi deturpati da enormi insegne luminose.

e il Fregio di Beethoven di Klimt nella Casa della Secessione.

Cose fatte: Leopold Museum, qualche architettura di Otto Wagner, la Casa della Secessione, il duomo di Santo Stefano, la Huntereccetera Hause (con troppa poca luce, maledizione). Cose fattibili: il giro del Ring in tram con varie soste. Cose che non riuscirò a vedere: Vienna.

Se ho capito qualcosa di cosa sia l'architettura cubista, direi che l'Hilton di Vienna ne sia un preclaro esponente. Siccome non si danno esempi di architettura cubista fuori da Praga, mi sa che non ho capito nulla di cosa sia l'architettura cubista.

Il Ring di Vienna non dà molte soddisfazioni di notte, a causa del raro illuminamento dei palazzi. Invece la Chiesa di San Felice è illuminata benissimo e farebbe un figurone, non fosse che la facciata è deturpata da un manifesto di cento metri quadri che pubblicizza la Kia. Pare la possiate avere con 15500 euro dotata di garanzia per SETTE anni. Evviva.

Ritratto quanto detto sul percorrimento notturno del Ring. Alcuni palazzi sono superbamente illuminati, come il Parlamento, dallo spettacolare disegno neoclassico, ma soprattutto il Municipio, che visto illuminato di notte farà impallidire d'invidia qualunque parlamentare austriaco. Neogotico batte Neoclassico tutte le ore del giorno.

Vienna non è PER NIENTE una città economica. Neppure per la birra. Tornando a Bratislava c'è il sollievo di potersi mangiare un panino pagando tipo settanta centesimi e bersi una birra a tipo un euro. Ma domani torno in Italia. Berlusconi ha un anno in più, noi abbiamo un anno in meno.

Berlusconi: auguri in ritardo. Zero di questi giorni.

La malinconia di ritrovarsi all'aeroporto di Bratislava con una giornata bellissima fuori dalle finestre della sala partenze.

si chiede come reagirà la stampa estera al fatto che quando morirà Berlusconi ci saranno i caroselli per le strade. Oh, io i caroselli li farò manco fosse Espana '82.

Status sponsorizzato Decathlon: oggi ho riempito zeppo il mio Geonaute 35L E POI ci ho infilato a forza l'inutile giubbino autunnale che mi ero portato dietro in caso di freddo. Ero un po' rassegnato a doverlo indossare per passare i controlli, e invece, miracolo, entra nel gabbiotto Ryanair anche così. (oh, voi della Decathlon, potreste anche pagarmi però!)

In coda al gate origlio degli italiani che si lamentano che gli slovacchi non parlano l'inglese e che i controlli all'aeroporto non sono abbastanza stretti. Che palle. Presto sarò in un paese pieno di gente così.

è curioso di sapere di quanti chili è ingrassato in sei giorni di birra e cibo a basso prezzo.




Quest'opera di Günter Brus è esposta al Leopold Museum di Vienna



martedì, settembre 15, 2009
Diario di un viaggio a Budapest/Bratislava via status di Facebook
(nota: questo è il viaggio di agosto, non quello di maggio, che trovate più sotto)

Consigli per giovani viaggiatori: "Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso." Le scarpe sono importantissime. Io uso scarpe da camminata urbana tipo queste: http://www.decathlon.it/IT/mucia-29424677/#

Consigli per giovani viaggiatori: entrando in aereo sentirete spesso gli assistenti di volo chiedervi di sedervi oltre la fila quattro. Chiedete miti: sono chiuse anche le file uno e due? Non lo saranno, e in fila uno godrete di spazio illimitato per le gambe.

iL temuto clima continentale augustano per ora non mostra i denti: a Bratislava ci sono 27 gradi e si regge bene. Le ragazze slovacche, bellissime già a maggio, sfoderano col caldo un'arma sessuale fine di mondo: dei sederi incredibili. Lo diceva già Cèline, ma son cose che è bello scoprire di persona.

Sono giovane e ingenuo, ma ogni volta in cui mi trovo in un paese dove bere una birra alla spina negli eleganti viali centrali del centro cittadino della capitale costa un euro e trenta, rimango sempre assai stupito.

Merda, il mio ostello è pieno di italiani maschi in calore che fan casino per farsi notare dalle ospiti straniere. Con buon successo, pare, però CHE PALLE.

"è cotta la pasta?" "l'assaggiamo". L'italiano all'estero mostra il suo vero colore: è identico allo stereotipo.

si beve una palinka sul tetto terrazzato di un edificio in Blaha Lujza Ter mentre al piano di sotto impazza il breakbeat e, con tutto il bene che vuole a Berlino, pensa che tra le due città, dal punto di vista di un visitatore, non ci sia confronto.

Sia in slovacchia che in ungheria si beve birra a un euro e rotti a boccale, ma i bagni pubblici costano l'impressionante (per lo standard locale) cifra di quaranta centesimi. Il desiderio di bere birra si può trattenere, quello di espellerla no.

Consigli per giovani viaggiatori: Budapest è una città molto economica, ma l'efficentissimo sistema di trasporti cittadino è molto costoso. Un euro e dieci a tratta, il giornaliero poi costa sei euro. Se avete la (s)fortuna di essere studenti mostrate la vostra tessera ISIC e prendete il mensile studenti: costa circa quattordici euro e dura un mese. Val la pena anche se restate per pochi giorni.

La linea uno della metropolitana di Budapest è stata costruita nel 1896 ed è la seconda più antica d'Europa. A differenza di quella di Londra le stazioni son state preservate nella loro forma originaria, sono molto belle e sono patrimonio UNESCO.

si dirige con la ferrovia urbana verso Szentendre, città di etnia serba a 20 km da Budapest, e centro di produzione artistica di livello internazionale.

è a Szentendre. Finalmente, dopo anni di desiderio, mette piede in suolo (linguisticamente) serbo.

Szentendre è una piccola cittadina estremamente turistica, piena di negozietti di souvenir. Tipo Erice, per capirsi. Secondo me non vale in modo particolare i 45 minuti di treno da Budapest, se non per la visita (a pagamento, una circa un euro e dieci, l'altra due euro e venti) delle chiese serbo ortodosse.

comincia a subire il clima continentale. Ma da domani i pomeriggi saranno dedicati alle terme budapestine. Per oggi mi accontento dell'apertura notturna delle terme Palatinus, nel mezzo della MargitSziget. Se passate da Budapest, mi trovate lì dalle 22 alle 3.

vi insegna un artista che non conoscevate: Kovacs Margit.

La piccola cittadina di Szentendre si visita in due ore ma contiene una ventina di musei di artisti che ci abitano o ci hanno abitato. Io ne ho visto uno; a voi vedere gli altri.

Guarda la vetrina di un'agenzia immobiliare e scopre che qui attorno con una spesa di 30 milioni di fiorini si compra casa. Non un appartamento: una casa, l'intero edificio.

Magic moments: scendo dal treno ad Obuda, una delle tre città (e la più antica) che costituiscono Budapest e un BIPLANO ARANCIONE mi sorvola a bassa quota.

Dopo una lunga immersione nella grande piscina di acqua a 38 gradi delle terme Palatinus, sono troppo rilassato per prendere parte alle danze alla gremitissima Silent Disco, sempre sulla MargitSziget, e mi limito a guardare. Tanta bella gente e tanta brutta musica.

è di fronte all'impressionante Velo di Veronica di Oskar Kokoschka.

Il museo di belle arti di Budapest sorprende non solo per le opere ma soprattutto per la bellezza dell'edificio e l'assoluta eleganza dell'allestimento. Un museo per Dei. Infatti costa uno sproposito per gli standard locali: 5 euro per la permanente, 10 per vedere anche una delle due temporanee, 13 per tutto.

In una sezione di arte italiana di altissimo livello (tra gli altri ci sono lavori di Raffaello e Leonardo), comincio a provare i primi sintomi di sindrome di Stendhal di fronte a una straordinaria madonna del Crivelli. Le cose peggiorano quando mi capita davanti agli occhi un ritratto del Bronzino.

In questa stanza ci sono più quadri di El Greco di quanti ne abbia visti in vita mia. Il mistero del perché un autore del cinquecento ci risulti così perfettamente contemporaneo è secondo me di facile soluzione: storicamente ha prevalso il caravaggismo e la leggerezza e l'astrazione di El Greco ha dovuto attendere molti secoli per diventare pop.

Cosa fate voi quando vi trovate in un museo così ricco da essere semplicemente troppo per le vostre forze? Io mi ricordo la mia finitezza e la piango.

Uno dei soggetti prediletti della pittura olandese è stata la rappresentazione di un bue sventrato, lasciato a sgocciolar sangue in una bottega da macellaio. È un soggetto di estrema potenza. Un bue smembrato può essere interrogato mille volte, e ha sempre una risposta da darci. Un bue sventrato non ha bisogno di una cultura per essere compreso. Dio non è rappresentabile con precisione, un bue sventrato sì.

ha commesso la leggerezza di prendere un biglietto per l'opera per la stessa giornata in cui c'è il giorno zero dello sziget. Sei euro buttati via (ma c'erano anche biglietti da tre euro).

A Budapest c'è sempre troppo da fare e troppo poco tempo.

programma di cenare in un ristorante persiano e poi di andare nottetempo in un bagno termale turco. A Budapest, naturalmente.

is eating persian food. (Iranian sounds SO politically correct/incorrect/engaged).

Alla faccia del clima continentale la sera a Budapest fa un bel freschetto che a Pisa ce lo si sogna (sudati).

Se passate da Budapest, non potete perdervi le aperture notturne delle terme Rudas. Se ne esce alle quattro del mattino, purificati, rigenerati, rinati. Se son tornato a Budapest dopo meno di due mesi è fondamentalmente per questo.

Il programma del giorno: breve visita al secessionista museo di Arti Applicate e poi altre terme turche, le Kiraly, che provo per la prima volta. Pranzo al sacco, serata libera.

Il Museo di Arti Applicate di Budapest è uno di quei posti in cui uno paga volentieri il prezzo del biglietto anche solo per vedere il palazzo dall'interno.

È impressionante vedere coi propri occhi quanto fosse elegante e raffinato l'universo borghese solo pochi istanti prima dell'apocalittica devastazione della prima guerra mondiale. Ma chi glielo ha fatto fare?

Gli italiani in vacanza a Budapest fanno tutti mostra di fortissime cadenze regionali, molto più di quanto si percepisca in Italia. I casi sono due: o è tutto un grande complotto per far credere agli ungheresi che coincidiamo col nostro stereotipo, o i Tour Operator considerano Budapest una meta adatta solo all'Italia profonda e mandano gli altri a New York.

Se mi chiedessero di elencare le cose per cui vale la pena di vivere non includerei il quarto movimento della Jupiter di Mozart ma includerei le terme budapestine. Con la loro insospettabile nemesi: i chiassosissimi turisti francesi.

si è sbufalato un abbondante menu in Raday Ut, si è bevuto una birra da mezzo litro e ha lasciato una generosa mancia del 15%. Costo totale sette euro e quaranta.

Alla ricerca disperata di una qualche vita notturna domenicale sull'ultimo tram.

Per quanto sia bello mitizzare i paesi che si visitano, posso testimoniare che in Ungheria si tira di coca come in una qualsiasi Villa Certosa del terzo mondo.

I segni della crisi in Ungheria, a parte il fatto che il fiorino non vale nulla e chi arriva da zona euro spadroneggia a suo piacimento: a mezzanotte l'illuminazione sui vari monumenti che rende spettacolare una passeggiata sul Danubio viene spenta.

Le previsioni danno pioggia sul giorno zero dello Sziget Festival. Fuck No!

fa colazione com un Fokhagymàs Langos al Mercato Coperto di Budapest. L'alito ringrazia.

La differenza tra turista e viaggiatore non esiste. Esiste solo il turista isolato in un ambiente massivamente composto di locali e il turista attorniato da folle di altri turisti. Quindi non è la disposizione d'animo che è diversa, ma son soprattutto le condizioni al contorno. Sfido chiunque ad essere "viaggiatore" a Firenze ad agosto. O "turista" in un desolato villaggio della pianura pannonica.

Una giornata non è mai abbastanza lunga per un corpo immerso in acqua termale a 36 gradi.

EGO SUM VIA VERITAS ET VITA. Ma non ve lo faccio pesare.

La vita notturna budapestina ha un Caronte buono, il bus 906 che ti riporta a casa quando la situazione pare disperata. Si potrebbe scrivere un romanzo sul bus 906. Probabilmente l`han gia` fatto, quindi tanto vale andare a letto.

L'attenzione al cliente è un'arte pressoché sconosciuta a Budapest. Il saluto di benvenuto e il saluto di addio, nei posti più autentici e indaffarati, è un commovente "PROXIM!", detto a voce piuttosto alta. Insomma più o meno come nei bar di Torino.

Un soggiorno all'estero non è mai completo senza una visita al locale Museo dell'Olocausto. Quello di Budapest è stato costruito da famosi architetti, si compone principalmente di fotografie e testi in un ambiente freddo e geometrico, costellato di linee di luce e con suoni pulsanti a costruire ulteriori architetture sonore. L'effetto è davvero molto forte.

"Tutto ciò che è qui accaduto è uno scandalo per il fatto che è potuto accadere, e senza eccezioni sacro per il fatto che è accaduto." - Janos Pilinszky

Sfida le avverse condizioni metereologiche e si dirige impavido verso lo Sziget festival.

Consigli per giovani viaggiatori: a Budapest si ottengono migliori condizioni di cambio agli sportelli di cambio che non prelevando da Atm. Le migliori condizioni possibili le potete trovare agli uffici della Western Union in Blaha Lujza Ter: comprano un euro per 269 fiorini e lo vendono per 275. Come facciano a pagarci l'addetto è un mistero. La banca accanto pratica 264/281.

è moralmente uscito da Budapest e ora si trova in un treno HEV pieno di sciamannati post hippie di origine transnazionale tipici dei Festival Musicali Internazionali col Campeggio. Meno male che il Primavera il campeggio non ce l'ha.

E il mito romantico che dice: "ok lo sziget è caro, ok il programma di sette giorni non vale quello di uno solo di altri festival, ok tutto; ma ho la controobiezione fine di mondo: la birra costa un euro" si infrange contro la dura realtà: prezzo calmierato a 450 fiorini.

Quello che invece fa veramente impressione è l'enorme area dedicata agli stand, dove si trova di tutto, dalla maschera antigas alla bandiera della giamaica al tizio che ti fa il piercing al piatto tipico. Un'enorme mercato delle pulci/fricchettonico/interculturale. Sono letteralmente centinaia, se non un migliaio, di stand. Prendi Arezzo (non ItaliaWave) , moltiplicalo per trenta, ancora non ci siamo.

Non so voi, ma io a vedere centinaia di persone da tutta europa sinceramente e ingenuamente continue che "Peace and Love" sia uno slogan attuale, praticabile e credibile, un po' mi intenerisco. Certo più di quando vedo centinaia di persone col culto del Duce. E poi qui, ora, c'è un palco che farà jazz coi controcazzi fino a notte fonda, quindi la felicità è un dovere.

con l´uno-due della struggente visita al Museo dell´Olocausto e con il BELLISSIMO STUPENDO MERAVIGLIOSO concerto tributo a Miles Davis allo Sziget Festival, si rende conto di aver vissuto una delle giornate emotivamente piu´ intense di tutta la sua vita. DI TUTTA LA SUA VITA. Una sicuramente tra le prime cinque. Adesso sara´ emozionalmente KO per almeno una settinama.

o Sziget festival presenta un programma non troppo entusiasmante, costa troppo e diluisce il tutto in troppi giorni. Questo pensavo fino a ieri. Ma visto dal vivo si scopre la attrattiva principale: il gigantesco rave con decine di punti musica e un rifornimento inesauribile di cibo e birra, che va avanti tutta la notte. Per sette notti. L'anno prossimo ci potrei far anche un pensierino.

ha attraversato gli appennini e le alpi per venire la Ludwig Museum di Budapest e potervi segnalare un eccezionale body artist ungherese, morto trent'anni fa a 34 anni: Hajas Tibor. Chi può googlare googli!

e la grande mostra di Robert Capa al Ludwig Museum di Budapest. Cose che non sapeva: Robert Capa è uno pseudonimo, ed era ungherese, di Budapest. Nelle foto di Capa i volti dei soldati tedeschi presi prigionieri durante la seconda guerra mondiale sono bellissimi.

doveva partire alle tre e mezza per Bratislava ma com'è come non è alla fine ha preferito rincanebre la partenza. Bratislava può aspettare. E così adesso è di fronte all'Albero della Vita di Imre Varga, sul retro della sinagoga più grande d'Europa (e la seconda più grande del mondo).

si beve una Zlaty su una terrazza della Margitsziget, centellinandosi le ultime ore budapestine.

ringrazia i turisti francesi, popolazione quasi maggioritaria in Budapest nel mese di agosto, per avergli dato modo di esercitare la più difficile delle virtù: la pazienza.

opo lunghe meditazioni è addivenuto alla conclusione che, anche al netto dei costi del cambio, Bratislava è una città per almeno il 30% più economica di Budapest.

... e alla fine come le star ci si ritrova sempre a Bratislava con un po' di magone ad attendere l'aereo che ci riporterà nel luogo dove il popolo è sovrano e cazzone nello stesso tempo. Ci si consola guardando le strafiche che qui son roba comune come in marzo le piogge.

Ultimi pallidi momenti di vita oltrecortina, col dubbio: si riuscirà a far passare la valigia nei gabbiotti ryanair?

La valigia entra nel gabbiotto. Torno nel Paese del cielo, del sole, del mare. Un Paese magico, capace di conquistare il cuore non solo di chi ci vive, ma anche di chi lo visita eccetera eccetera.




domenica, settembre 13, 2009
Diario di un viaggio alla Biennale di Venezia via status di Facebook
(nota: si, manca il secondo viaggio a Budapest, ma perché essere sempre in ritardo? Rimandiamo quello e andiamo al tempo-quasi-reale con questo)

Viaggiare in treno. Che emozione. Speriamo che non cada.

Delle differenze tra treno e aereo: in treno si può usare il cellulare. Lato positivo: navigo in internet. Lato negativo: sono soggetto allo squillare delle suonerie che gli italiani preferiscono di gran lunga alla vibrazione.

si studia sulla guida rossa del Touring tutte le meraviglie veneziane che non avrà assolutamente tempo di vedere.

odia le guide rosse del Touring. Eccessivamente minuziose, scritte in un linguaggio pomposo, prive di un sistema gerarchico delle cose da vedere, difficilmente trasportabili. Ne ho una quindicina, la maggior parte delle quali intonse. Vendo a dieci euro al volume.

Le mostre di arte contemporanea sono dei luna park per adulti. In fondo non ci cerchiamo altro che la vertiginosa scoperta di uno sguardo radicale sulla realtà. Che è esattamente quello che si prova dirigendosi verso il suolo a trecento all'ora su una montagna russa.

Vedendo Marghera dai finestrini del treno: l'idea di costruire un enorme complesso petrolchimico direttamente sulla laguna di Venezia deve essere venuta a qualcuno che aveva letto molto Marinetti.

In questo preciso istante iniziano le mie settantatre ore veneziane.

si dà al tipico cibo veneziano: onighiri al tonno e spritz.

si perde nelle calli veneziane come da programma per la prima sera. Attualmente è in campo S. Margherita, una piazzetta fatiscente e popolare, sporca direi, ma non per questo non piena di turisti e bancarelle. Dei bambini schiamazzano rincorrendo un pallone, e mi sembra di essere a Porto.

Altra somiglianza con Porto: vecchini come piovesse. Venezia è la Porto dell'Est, ma costa il quadruplo.

Mancavo da Venezia da ventitré anni e devo dire che la laguna è molto meno puzzolente di come me la ricordavo. Ma, si sa, la memoria addolcisce la realtà.

Venezia la vende ai turisti. (F. Guccini)

A Venezia ci sono dei ponti che son stati costruiti con l'unico scopo di permettere l'accesso a un paio di case. Ecco, con tutte le città acquatiche e "Venezie del Nord" che ho visto, credo che nessun'altra presenti questa caratteristica.

è in Piazza San Marco a Venezia. Accidenti. Mi ricordavo che era bella, ma non me la ricordavo così spettacolarmente scenografica. Critica costruttiva: abbattere il campanile e sostituirlo con uno meno marrone e meno tozzo.

Certo che a camminare per Venezia da soli di notte uno si sente un po' Corto Maltese.

Guardandoli da fuori i ristorantini veneziani non hanno i prezzi altissimi che invece caratterizzano i posti letto. I menu turistici viaggiano tra i dieci e i venti euro, e son tipicamente composti da tre portate. Proprio sotto il ponte di Rialto ce la si può cavare con quindici.

Consigli per giovani viaggiatori: ti troverai in un luogo dove le cose da vedere sono così tante che il tempo a tua disposizione non sarà sufficiente neanche per le maggiori. Per evitare di essere distratti da quel che stai guardando dal pensiero di quel che devi ancora vedere, assumi che tornerai con più tempo, che ci sarà un'altra occasione. Altrimenti il desiderio del tutto ti farà perdere il piacere della parte.

Consigli per giovani viaggiatori: non lasciare che lo scopo della tua visita ti sottragga agli incontri casuali con le persone o coi luoghi. Nello stesso tempo non dimenticare che la tua visita ha uno scopo, e perseguilo. Avere una direzione è utile, avere i paraocchi no.

Di Venezia stupisce, per una città così costosa, l'altissima incidenza di piccoli negozi alimentari nel centro storico. Nelle vie centrali della città in cui vivo tutte le piccole botteghe sono state sostituite da gioiellerie e negozi di vestiti, e il modello commerciale è via Montenapoleone. A Venezia gli artigiani non ci sono, ma le botteghe sì, quasi dappertutto.

Se dovete passare qualche giorno a Venezia, rinunciate alla tentazione dei sandali Quechua e affidatevi fiduciosi alle scarpe da trekking urbano Kalenji.

Il bello di visitare Venezia durante la Biennale è che molti eventi collaterali e alcuni padiglioni sono inseriti all'interno di palazzi storici veneziani a cui normalmente non si avrebbe accesso. Dai balconi di alcuni di essi si hanno viste incredibili della città.

Nota di costume: il palazzo ducale è parzialmente in corso di restauro. All'interno di questi lavori il celeberrimo ponte dei sospiri è stato inserito in un'enorme e bruttissima installazione pubblicitaria di Chopard, dal titolo IL CIELO DEI SOSPIRI. Seguirà documentazione fotografica.

Finalmente dopo essermi perso e ritrovato e dopo vari padiglioni esterni entro nei Giardini della Biennale. Nota economica: con la tessera ISIC l'ingresso cumulativo alle due sedi espositive costa OTTO euro.

Prime recensioni: il padiglione russo è fichissimo e divertentissimo. Il padiglione svizzero è così minimalista da non esistere. Il padiglione belga è noioso. Il padiglione di singapore ha un'ottima idea ma la realizzazione mi delude. Il padiglione spagnolo è tutto dedicato a Barcelò, chi lo ama lo segua.

Il padiglione dei paesi nordici è molto divertente ed abitabile. Farebbe la felicità di un giovane architetto. Nel padiglione USA è vietato scattar foto ma ho infranto il regolamento. Il padiglione israeliano è trascurabile.

Troppe cose da vedere per avere il tempo di segnalarle. Un nome però lo vorrei dire forte: Nathalie Djurberg. Son quasi tentato di ricomprare il biglietto per i Giardini per vedermi per intero il suo lavoro.

La dimensione totalmente irreale di Venezia ha una causa principale: il trionfo della Barriera Architettonica. Immagino che la città risultasse già assai singolare al visitatore del Cinquecento, ma per un contemporaneo l'assenza non solo dei mezzi a motore ma perfino delle biciclette ha un effetto molto straniante. Il concetto della Barriera Architettonica è così pervasivo che anche il nuovissimo ponte di Calatrava ha le sue brave scale ed è sprovvisto di rampe.

l trionfo della Barriera Architettonica produce effetti che contribuiscono a rendere Venezia irreale: l'assenza di macchine produce il fenomeno del Bambino Selvaggio, che scorrazza libero per le calli urlando, ché tanto la mamma non teme finisca sotto una macchina, e il fenomeno del Panno Steso, anch'esso impossibile dove il panno si incontra con lo scarico delle auto.

Venezia che muore. (F. Guccini)

A Venezia quasi tutti i camerieri e i banconisti sono stranieri. A Venezia quasi tutti i clienti sono stranieri. Quindi abbiamo un magico sistema in cui sfruttiamo stranieri per sfruttare stranieri. I soldi poi vanno a qualche italiano che vive a Milano e li spende a puttane. Probabilmente straniere.

Seconda sera in Piazza S Marco, seconda proposta urbanistica: abbattere il campanile, che non c'entra niente con la piazza ed è evidentemente posticcio, e sostituirlo con una replica della Torre della Televisione di Berlino. Però blu scura e con tre palle invece che una. Non c'entrerebbe comunque niente, ma a me piacerebbe di più.

Sarà anche romantico perdersi tra le calli veneziane, sarà anche il modo migliore per scoprire il cuore nascosto della città, ma il mio consiglio è: se non volete trovarvi alle due di notte di fronte all'ennesimo vicolo cieco non accontentatevi della piccola mappa gratuita che vi daranno all'ostello o all'albergo e investite cinque euro in una mappa fatta come cazzo si deve.

Sentito dire in lingua spagnola di fronte alla Pala d'Oro della Chiesa di San Marco: quando viene qui Berlusconi la tirano fuori e la portano in processione per la città.

Consigli per giovani viaggiatori: nella basilica di San Marco sarai tentato di vedere la Pala d'Oro, a causa del suo basso prezzo. Fallo, ne vale la pena. Ma se il tuo budget è ridotto e devi per forza scegliere, scegli il Museo e la Loggia dei Cavalli: son quel tipo di vista che ti ricorderai per tutta la vita, e quei quattro euro li avresti sicuramente spesi peggio.

La sala dei banchetti della basilica di San Marco è affrescata da un allievo del Tiepolo. Ecco, nel confronto diretto tra la splendida e simbolica arte medievale di cui San Marco è ricca e l'ottusa ricerca del realismo e del bello che caratterizza Rinascimento e postRinascimento si trova il motivo per cui il campanile di San Marco va abbattuto.

La diffusione delle telecamere ad alta definizione ha un effetto pernicioso sull'arte contemporanea: già da tempo le mostre erano infestate da videoarte, ma era facile evitarla. Ora che le immagini sono belle è molto più difficile, e mi ritrovo a guardare per cinque minuti una tizia che tempera una matita prima di addivenire alla conclusione che è una vaccata.

Padiglione hongkonghese: il tipico artista nerd che mi fa sorridere pensieroso. Esempio: senza un appuntamento l'artista ha scelto un posto dove aspettare un amico. Dopo tre ore è apparso Jackie, che non aveva visto da due anni. Gli ha chiesto: come sapevi che sarei stato qui? Gli ha risposto: non lo sapevo davvero... ma ti ho aspettato per un sacco di tempo!

a videoarte è una violenza per chi intende l'arte come lo sviluppo di una forma nello spazio, non nel tempo. Ma non la si può rifiutare, visto che grandissimi artisti si esprimono attraverso questa forma (uno per tutti, Bill Viola). Concedete a ogni lavoro di videoarte trenta secondi. Se non trovate motivo di continuare la visione, abbandonate. I grandi artisti in trenta secondi vi hanno acchiappati tre volte.

Se pianificate una visita alla Biennale, tenete presente che i due spazi espositivi non sono simmetrici. L'Arsenale è uno spazio che ragionevolmente potete affrontare nel giro di tre-quattro ore, i Giardini invece richiederanno tutte le otto ore di apertura se non una seconda visita.

Folgoranti i giochi di specchi del padiglione cileno.

Nonostante l'irreversibile disprezzo identitario, bisogna dire che il padiglione italiano è davvero bello.

Come in tutti i luna park, anche alle mostre d'arte, quando si arriva all'orario di chiusura, si sente il cuore frignare: "ancora! ancora!"

Le chiese veneziane non sono, salvo rare notevolissime eccezioni, all'altezza dell'arredo urbano.

Don't react, re-act (lo so, è molto bella ed è molto saggia, ma nonostante le apparenze l'ho inventata io lo stesso).

Delle differenze tra treno e aereo: col treno la preoccupazione di far stare tutto in valigia è molto più blanda: al limite basta aggiungere un'altra valigia.

Certo che svegliarsi la mattina, stropicciarsi gli occhi, uscire dalla porta e BAM ritrovarsi sul Canal Grande di Venezia non è qualcosa a cui ci si abitua in fretta.

Che Venezia esista e sia visitabile è assurdo. Vivrebbe molto meglio nei racconti e nelle leggende. Come il colosso di Rodi, i giardini pensili di Babilonia, la Biblioteca di Alessandria. È troppo irreale per esserci. Nel cuore del nordestproduttivo, oltretutto.

A pensarci, l'idea che non ci sia nessuno che abbia memoria di aver conosciuto qualcuno che avesse memoria di quando le gondole non erano una giostra per turisti ma un mezzo di locomozione, dà le vertigini. Oggetto turistico da quando uomo ricordi che uomo ricordi.

si concede il lusso esagerato di comprare di nuovo li biglietto e di andare alla Biennale per il terzo giorno di fila.

Quante cose facciamo al solo scopo di scattare una fotografia che poi non guarderemo?

Sconfitto dall'eccessiva dispersione dei pur notevoli padiglioni esterni ed eventi collaterali, rientro comunque vittorioso ai Giardini. Chi entra ai Giardini della Biennale ha vinto a prescindere.

Dopo aver visto il suo lavoro per intero incorono Nathalie Djurberg regina della Biennale 2009. Spero abbia vinto anche qualche premio ufficiale, ché con la mia stima non si campa.

CITY SPOT I Find a spot in the city that is comfortable for you. Keep the spot clean. Think about the spot when you are away. (Yoko Ono)

Tornando nel padiglione russo vi posso dire, a ragion veduta, che è una ficata pazzesca. Stupisce che nell'anacronistico ambito di padiglioni NAZIONALI ci sia una nazione che nella pluralità nostra effettivamente un carattere comune. Bravi tutti.

Posso giurare di avere appena visto Julianne Moore di fronte al padiglione giapponese. Un po' di mondanità anche ai giardini.

corre all'Arsenale tentando l'assalto a Jan Fabre ma gli sa che è troppo tardi.

La guida della Biennale: un tipo che riduce il mistero al noto, il presente alla storia, il gesto al linguaggio - e lo pagano per farlo.

è riuscito a prendere l'ultima corsa per Jan Fabre.

padiglioni di Jan Fabre: titanici, spettacolari, imperdibili, incredibili. Lo dico principalmente a vantaggio di chi se li è persi. Ora vediamo però se riesco a non perdere l'ultimo treno utile.

Son salito sul treno due secondi prima che partisse. Vita vissuta. L'obliterazione m'è venuta parabolica. Il controllore è stato clemente.

È vero che la Freccia Rossa è un treno che vi costringe ad un'eccessiva vicinanza con gli altri passeggeri e ha un supplemento di otto euro per chilometro percorso, però guardiamo il lato positivo: ha delle prese di corrente e ci sto ricaricando il telefono. Con i soli soldi del supplemento da qui a Firenze mi compravo una batteria di riserva, ma pensiamo positivo.

Ahhhh, una tastiera.

va a dormire nel suo letto, e domattina fuori dalla porta di casa non ci sarà più il Canal Grande. Toto, I've a feeling we're in Kansas once again.




sabato, agosto 15, 2009
Diario di un viaggio a Budapest/Bratislava via status di Facebook
(nota: questo è il viaggio di maggio, non quello di agosto, che seguirà)

---> (Budapest, Magyarország) and (Bratislava, Slovensko)

è l'uomo con la moneta forte al mercato coperto di Budapest.

si beve una pinta di birra ceca in un pub molto cool sul lato Pest del Danubio. E spende un euro e quaranta.

scopre per la prima volta in vita sua un bidet fuori dall'italia. Un bidet in un ostello. Un bidet in un ostello, all'estero. Ci tolgono anche le ultime cose di cui potevamo andare fieri senza se e senza ma.

perde il respiro nella sala degli altari tardogotici della Galleria Nazionale Ungherese.

da oggi ama alla follia un artista che ieri manco conosceva: Vaszary Janos.

nota che nella Galleria Nazionale Ungherese han deciso correttamente di dare poco spazio allo stile pittorico dominato dalla prospettiva, e saltano dal 400 direttamente al 900 (seppur con una parentesi barocca trascurabile, piena di ritratti di gente con la parrucca). Bravi.

In Ungheria non ci sono i tornelli nella metro. In compenso ci sono dei controllori cattivissimi, spavaldi e arroganti. Che girano in gruppi di dodici. Una soluzione al problema della disoccupazione, immagino. Mi e' finalmente venuta voglia di guardare KONTROLL.

va a passare la serata in mezzo a centinaia di pericolosi giovani esteuropei.

leecha reti wifi in Ràday ùtci. I soliti italiani che rubano (banda), stuprano uccidono e non han voglia di lavorare. Che se ne tornino a casa loro dico io!

L'Italia è l'unico paese al mondo in cui si sia instaurato un regime tecnicamente postcomunista senza aver assaggiato neanche quindici minuti di comunismo.

Appunti per un giovane viaggiatore: nel giorno in cui sarai in Ungheria non ti servirà l'inglese.

Appunti per un giovane viaggiatore: se parti per Budapest non ti scordare il costume da bagno.

ha comprato un biglietto per lo spettacolo di domani alle undici al teatro nazionale dell'Opera per un euro e sei centesimi. Non lo dice per fare lo sborone. Assolutamente no.

ha un mezzo mancamento di fronte ad alcune litografie di Alphonse Mucha che aveva già visto a Barcellona al Caixaforum ma che nel contesto di un palazzo liberty/art deco/secessionista che dir si voglia decuplicano di potenza. Consiglio per giovani viaggiatori: sempre cercare di imbucarsi agli eventi notturni dei musei, a volte si passa. Contesto: museo delle belle arti di Budapest. Controindicazioni: dopo un po' mi han beccato e mi han cacciato. Ma molto cortesemente. Asburgici.


Consigli per giovani viaggiatori: 1) un telefono col wifi è molto più comodo di un qualsiasi netbook, costa meno e fa tutto quel che vi serve. 2) a Budapest tutti i McDonald's sono spot wifi gratuiti. Non dovete neanche entrarci, basta sedercisi davanti.

voleva andare al mercato di Bolhpiac, vicino al castello di Vajahunyad, ma ha trovato il sito occupato da una fiera di cosplay Oo In compenso gli sto fregando la wlan.

Budapest vista in un giorno di sole fa pensare che se ci fosse un culmine dell'umana specie ci si e' andati vicini all'inizio del secolo scorso. Tutto il resto, dopo il disastro, e' pervicace protervia; bisognava smetterla li'.

Dopo due giorni passati nelle terme budapestine dichiaro: l'essere umano è fatto per essere immerso in una vasca d'acqua di temperatura variabile tra i trentatre e i quarantadue gradi. Il resto è vanità e alito di vento.

Ora sono nel club più fico e centrale di Budapest e qui la birra costa due euro. Troppo! La gente attraversa la strada, va al Match aperto 24/7 qui di fronte e la compra a ottanta centesimi, per poi berla nel parco qui fuori e rientrare. Un altro mondo, decisamente.
Anch'io faccio cosi', intendiamoci. Due euro una birra, ma che son scemo? ^^

Viaggiare per rassicurarsi - Frase colta al volo al secondo piano del Marcato Coperto di Budapest, dove per inciso ci si puo' strafogare di ottimi piatti ungheresi spendendo in tutto circa tre euro birra inclusa: "Certo pero' che come la nostra cucina non ce ne e' altre eh!" (in italiano nel testo)

Consigli per govani viaggiatori: riassumendo, a Budapest ci arrivi con due lire, ci dormi per due lire, ci mangi con due lire, ci vai a teatro con due lire, entri nelle terme piu' belle del mondo per quattro lire (eh si, proprio gratis non sono, 10 euro per tutto il giorno e' il prezzo corrente), ti ubriachi con due lire, entri nei posti dove si balla aggratis, mi spieghi perche' stai risparmiando per andare a NY?

Consigli per giovani viaggiatori. Ok, siete a Budapest, e' lunedi' e avete cincischiato fino a tardissimo nella vostra terma preferita a farvi bagni termali e/o saune e/o bagno turchi, e poi avete perso tempo a chiacchierare con un raro/una rara ungherese edotto/a*di lingue indoeuropee e s'e fatto tardi. E ora dove mangiare? Non passate inutilmente il tempo a cercare un posto con una cucina aperta, come han fatto altri prima di voi; dirigetevi direttamente in Kazincy Ut 14, da SIMPLA KERMOTZI, nei presi della sinagoga. E' una specie di centro sociale, capace ci trovate pure un concerto; tiene aperto fin alle 4, la birra costa due euro (molto per gli standard di qui) ma mangiare costa due euro pure. Ed e' buono, e pure parecchio. Buon appetito.
*(scegliere a seconda dell'orientamento sessuale)

Consigli per giovani viaggiatori: costo indicativo spese vive a Budapest: volo Pisa-Bratislava 4 euro a/r, treno Bratislava-Budapest 16 euro a/r, biglietto valido un mese per tutti i mezzi pubblici 11 euro, musei a costo variabile tra 1.5 e 5 euro, teatro da 1 a 7 euro, terme sui 10 euro al giorno, birra nei pub da uno a due euro, un piatto di gylash 2.5 euro, un caffe' dai 30 ai 50 cent, dormire 9 euro a notte.

onsigli per giovani viaggiatori: Bratislava è una città pulita e borghese, elegante e leggera, tutt'un'altra cosa rispetto al tumulto metropolitano di Budapest. Prezzi leggermente più alti. Piacevole per un giorno o due, con una nota: le bellezze femminili locali superano di gran lunga quelle budapestine. E qui l'inglese a qualcosa serve.

Consigli per un giovane viaggiatore: a Bratislava saprai come sa di sale la vita in un paese dove i McDonald's non hanno deciso di diventare spot wifi gratuiti. Una dritta: nella piazza principale, proprio accanto al ristorante giapponese, c9;è uno spot wifi potentissimo. Questo status lo sta utilizzando.

è al Nu Spirit Club dove ha fatto colpo sulla locale comunità gay. Ora si beve dei drink offerti come fosse una ragazza.

La ragazza che fa lo night shift nell'ostello dove pernotto è molto carina e ha dei gusti musicali a me molto congeniali. (ok ok ammetto, è tutto vero ma questo status è stato scritto con l'unico scopo di farvi rosicare).

Note per italiani all'estero: mentre a Budapest fanno un caffè davvero niente male, a Bratislava lo fanno alla tedesca.

A futura memoria: il punto in cui il Danubio e il Morava confluiscono è uno dei punti paesaggisticamente più belli del mondo.

Lo dico sottovoce perché la mia esperienza non è quantitativamente significativa, ma tra la cucina ungherese e quella slovacca la prima vince a man bassa.

E la sera le panchine di Primaciàlne Nàmestie si riempivano di portatori di notebook, netbook, cellulari wifi, tutti a fregare wlan ad ignoti.

è da Channels a Bratislava. Rapporto uomini donne 1:2. Ogni due donne una è molto bella. Quindi c'è una donna molto bella per ogni uomo. E magari qualche uomo è gay. Meglio che me ne vado che domani ho la sveglia alle 830 ^^

è oltre la cortina di ferro ancora per poco. Lacrimuccia di prammatica.

torna nel paese più mediocre, più ignorante, più razzista d'Europa.




Il soffitto della hall delle terme Széchenyi



mercoledì, giugno 10, 2009
Diario di un viaggio a Matera via status di Facebook
Consigli per giovani viaggiatori: se ci tenete a scegliere il posto sui 737 di Ryanair, acquistate la priorità di imbarco. In caso non vi interessi, evitate di mettervi in coda davanti al gate un'ora prima della partenza: sull'aereo c'è posto a sedere anche per chi sale per ultimo. State seduti risparmiando le forze che vi serviranno in viaggio, e osservate le smorfie impazienti di chi aspetta come voi ma in piedi.

Consigli per giovani viaggiatori: se nonostante abbiate valicato il gate per ultimi possiate scegliere il posto, per esempio perché c'era da prendere un bus, i posti migliori sono nell'ordine: quelli vicini alle uscite di sicurezza (file 16 e 17), la fila 1, la fila 2 lato destro. In particolare i posti vicino alle uscite di sicurezza hanno una quantità di spazio per le gambe degna di una classe businnes.

Consigli per giovani viaggiatori: dall'aeroporto di Bari potete arrivare a Bari tramite gli autoservizi Tempesta (4 euro) o tramite il bus di linea numero 16 (80 centesimi). Inutile dire quale preferire. A bordo non vendono i biglietti, però si trovano all'edicola al secondo piano dell'aeroporto.

Consigli per giovani viaggiatori: dopo una cinquantina di minuti di bus 16 sarete alla stazione di Bari. Il treno che vi porterà a Matera non è delle ffss ma delle ferrovie apulo lucane. La loro stazione è, guardando Bari Centrale, alla vostra destra. I biglietti hanno validità limitata, quindi se volete far tappa ad Altamura, come me, ve ne servono tre.

Consigli per giovani viaggiatori: se avete un po' di tempo di interscambio non perdetelo in vane occupazioni, bensì lanciatevi verso la città vecchia e comprate della focaccia tipica di Bari al panificio Fiore, in via Palazzo di Città. Poi mangiatela perdendovi tra i vicoli medievali o passeggiando sul lungomare. Infine bullatevene su Facebook.

Il trenino delle ferrovie apulo lucane è molto meno gremito del temuto. Però è partito con quindici minuti di ritardo. Comincio a temere per la coincidenza treno bus aereo prevista al ritorno (mezz'ora di interscambio a Bari)

Consigli per giovani viaggiatori: durante il viaggio per Matera val la pena di far tappa ad Altamura, ma fate attenzione a non sottovalutare la distanza tra la stazione e la città, altrimenti vi ritroverete a benedire il ritardo del treno successivo dopo aver maledetto quello del treno precedente.

Il ritardo di un treno in una piccola stazione è sempre una buona occasione per scambiare due chiacchere coi locali e maledire i numi, il governo e le ferrovie apulo lucane

attraversa pian piano le Murge su un trenino in ritardo di mezz'ora.

Il panorama giallo ocra fino all'orizzonte e i muri tirati su a secco parlano di ancestrali siccità.

Matera è una città come tante altre. O almeno questa è l'impressione che ne avrete uscendo dalla stazione e arrivando a Piazza Vittorio Veneto. Poi vedrete due archetti, vi ci inoltretere, e i Sassi vi appariranno all'improvviso, in mezzo alla normalità, al di là dello specchio. A strapiombo. E' questa vertigine impossibile che cercherete di ricondurre alla realtà per il resto della visita.

Ci sono città che sono più un ambiente che una collezione di cose da vedere. Ci si aggira per un'ora, per un giorno, per un mese, respirandolo.

Consigli per giovani viaggiatori: visitare Matera è, dal punto di vista fisico, equivalente a una sessione di trekking di difficoltà medio-bassa. Se non siete poi così giovani e non siete allenati potreste avere delle difficoltà. Quindi o ringiovanite (o vi allenate), prima di partire, o ci state sei giorni e camminate solo un'ora al giorno.
Portate scarpe comode. Anche se è estate rinunciate agli infradito e alle espadrillas. Se siete donne vezzose, per una volta niente tacchi.

I Sassi sono ancora più irreali perché sono quartieri fantasma. In pochi ci abitano; vedrete per le strade principalmente turisti e guide turistiche che vi si proporanno in modo anche aggressivo. I negozi sono principalmente ristoranti, banchetti con ricordini di tufo, bancarelle di fischietti ad acqua.
E muratori, tantissimi muratori; anche nella città nuova Matera è la città con la massima concentrazione di muratori e di betoniere che abbia mai visto. I numerosi cantieri espongono cartelli con scritto PERSONALE AL COMPLETO per allontanare gli speranzosi aspiranti. Evidentemente è una delle principali attività economiche della zona.

"Il clamore del libro di Carlo Levi spinse numerosi uomini di cultura e politici a visitare i Sassi. Palmiro Togliatti nel '48 e poi Alcide De Gasperi nel '52 visitarono la città e lo stesso De Gasperi nel 1954 firmò la prima Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi. In soli quindici anni oltre 15/18.000 persone, a cominciare da quelli che vivevano nelle peggiori condizioni, furono trasferite nei nuovi quartieri ed i Sassi vennero completamente abbandonati: in pratica fu dichiarato illegale abitarci."

I Sassi sono due quartieri, divisi da una collina su cui si erge il Duomo. Pur essendo architettonicamente simili, danno un'impressione molto diversa. Il primo, il Sasso Barisano, è a imbuto, chiuso su se stesso; dal fondo si è nel centro del ciclone, i Sassi sono a trecentosessanta gradi. Il secondo, il Sasso Caveoso, vive invece della contrapposizione con la scabra parete scavata dal torrente Gravina sul lato opposto e con l'orrido in cui sembra possa franare da un momento all'altro. Da un lato aspra natura, dall'altro aspra costruzione umana, in mezzo l'abisso.

La stazione di Matera è sotterranea, come fosse una metropolitana. Consigli per giovani viaggiatori: di tre treni che ho preso ieri, tutti e tre erano in ritardo, uno di quindici minuti e due di mezz'ora, che per un percorso di 73 km non è male. Programmate larghi tempi di interscambio.