Il weblog di Gokachu


lunedì, dicembre 30, 2002

Visto in Tv
Stasera Ghezzi ha avuto contemporanemente l'accortezza felice di trasmettere "Perdizione" ("Karhozat") di Béla Tarr e l'audacia di contrapporlo ad un corto di Ciprì e Maresco (che non sopporto) pieno dello stesso bianco e nero, degli stessi silenzi, e che mi sono allegramente perso.
"Perdizione" se confrontato con l'opera successiva del regista ungherese mi è sembrato più letterario, più fitto di monologhi ben costruiti, meno ricco di movimenti di macchina esaltanti e di epos corale narrativo. In una parola, meno bello. Però era comunque una gran cosa: alcune sequenze rimandavano ad alcuni dei momenti più felici di "Satantango" (il carrello trasversale che scopre un uomo che spia nascosto dietro un angolo, una camera fissa che riprende un disordinato e dionisiaco ballo di gruppo, un muro di persone che stanno immobili guardando verso l'esterno), alcune non rimandavano a niente ma erano memorabili (per esempio la scena d'amore con la macchina che distoglie lo sguardo dagli amanti, si avvita su se stessa, li riscopre in un riflesso e poi si riperde tra il malinconico arredamento della casa), e aveva un finale di un'infelicità devastante.
A vedere questo lavoro che ormai ha 15 anni mi sono venute per la prima volta in mente delle affinità tra Tarr e alcuni film di Aki Kaurismäki : sia nella recitazione pressoché impassibile, keatoniana degli attori, sia nel bianco e nero puntato contro ambienti paesaggisticamente e moralmente squallidi. Che la comune appartenenza al ceppo linguistico ungro-finnico c'entri qualcosa?


Tarr e Kaurismäki