Il weblog di Gokachu


venerdì, settembre 30, 2005


giovedì, settembre 29, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Questa settimana è stato più facile. Certo, mi sarebbe piaciuto essere provocatorio e segnalare come film da vedere una commedia romantica: succede di rado. Ve la segnalo comunque; non è Vita da strega ma è L'amore in gioco. Se vi capita. Sì, è dei Flarrelly, ma pare sia davvero una commedia romantica. O almeno così sostengono loro.

Ma sarò più prevedibile.

Il film che pare interessante della settimana è il film di un regista che ormai da più di dieci anni non combina niente di buono, a parte i documentari; un regista che molti ritengono un bluff fatto e finito; un regista che è anche uno straordinario fotografo, e anche un esperto di musica; un regista che ho amato follemente, molti, molti anni fa. Un regista che si chiama Wim Wenders.

Dopo questo sbocco retorico, il titolo: Non bussare alla mia porta. Forse lo avrei segnalato comunque, forse; sta di fatto però che questo nuovo film di Wenders è stato scritto da Sam Shepard, che ne è anche protagonista. E la mente va a un altro film di Wenders sceneggiato da Shepard...




Recensioni svogliate
Negli ultimi giorni ho visto diversi film ma nessuno di essi mi ha fatto venir voglia di scriverne davvero. Qualche giudizio affrettato e approssimativo:

La damigella d'onore è un buon film di Chabrol, ha tutto quello che ci si può aspettare da un film di Chabrol, ma non è uno dei migliori film di Chabrol.

Spongebob - il film è un po' troppo per bambini per piacermi davvero. Gli unici personaggi che m'hanno intrigato sono stati i cattivi, ma purtroppo non mi è mai stato concesso di sperare che vincessero.

La fabbrica di cioccolato è certo il miglior film di Burton da Sleepy Hollow in qua* , ma il regista resta molto fedele al testo (che non ho letto, quindi mi fido di chi lo dice) e costruisce una favola per bambini con qualche crudeltà, come piace ai bambini, in cui tutto però finisce a tarallucci e vino. Con per di più qualche moraletta pedante qui e lì, la famiglia, la gioventù moderna, la missione educatrice, il ruolo dei genitori, blahblahblah. Che palle. Sarà colpa di Dahl, ma che palle.

Dal punto di vista visivo è terribilmente burtoniano, forse troppo, quasi un burtoniano cristallizzato, kitsch; ormai costretto ad esagerare, ad aggiungere cose su cose perché di idee buone davvero ormai ne ha poche*. Comunque dal punto di vista visivo mantengo delle riserve ma non mi stupisco di chi lo giudica splendido; ottimi gli attori, anche se da Depp è legittimo aspettarsi di più.

Ho rivisto L'uomo in più sul grande schermo. Ci guadagna molto, rispetto alla VHS della mia prima visione. Alcuni movimenti di macchina m'hanno commosso, e adoro essere commosso dai movimenti di macchina.

Invece Tokyo Godfathers è meglio visto in casa in versione originale sottotitolata che visto sul grande schermo doppiato. Non so se la colpa sia del doppiaggio o del fatto che il film non regge alla seconda visione, comunque mi sono discretamente annoiato. E' anche vero che accanto a me c'erano una bambina e un adulto che ridevano in modo scriteriato e ai miei orecchi forzato a qualsasi cosa succedesse, per cui magari è colpa loro. Di chi è la colpa non si sa, ma non m'è piaciuto come alla prima visione. Quasi quasi mi vengono dei dubbi (l'ho segnalato in più occasioni, per partigianeria anime forse, come uno dei migliori film dell'annata 2004-2005).

* Lo dice uno che ancora deve vedere La sposa cadavere



Lamentazioni
Un attimo, fatemi capire: esce in Italia un film europeo in computer graphics che descrive la televisione come "micidiale arma di distruzione" e gli adattatori italiani decidono di far doppiare la protagonista a Natalia Estrada? Ma andate a ramengo.



Consigli per gli acquisti
E' in edicola con Repubblica XIII di Van Hamme e Vance; chi avesse letto I maestri dell'orzo già conosce lo sceneggiatore. Qualcun altro potrebbe invece conoscere il fortunato videogame che ne è stato tratto. Si tratta di un volumetto di 250 pagine che raccoglie le prime cinque storie della serie (che dura da più di vent'anni ed è arrivata ormai al sedicesimo capitolo). I cinque volumi formano una "saga" completa; il costo dell'acquisto in fumetteria sarebbe di 27.50 euro, quindi il risparmio è evidente. C'è però da dire che il disegno di Vance soffre a essere ridotto in quest'edizione più piccola del formato originale (22x29 contro 18x26, con ampi spazi bianchi sopra e sotto), quindi fate voi.




venerdì, settembre 23, 2005
Il film che pare interessante della settimana
E' una settimana ricca di buoni film, va detto subito. Potevo scegliere facilmente qualcos'altro; le piazze d'onore vanno a La fabbrica di cioccolato (che non ha certo bisogno della mia segnalazione), a Dear Wendy (che m'ha tentato assai essendo del regista di Festen, Thomas Vinterberg, e avendo la sceneggiatura scritta da Lars Von Trier), a La damigella d'onore (ma a segnalare un film di Chabrol sarei sembrato troppo borsetta) e infine a Spongebob - il film (ma a segnalare questo sarei sembrato troppo giovanottistico).

Come vedete a dirigere la mia scelta è stato soprattutto il desiderio di fare bella figura. Sono un vanesio.

Ma veniamo a noi: il film che è riuscito a superare l'agone più difficile che si fosse mai visto, il film che si può fregiare del'ambito titolo di "che pare interessante della settimana" in una settimana in cui andrò al cinema praticamente tutti i giorni è L'inferno di Danis Tanovic. Perché il cinema ex-jugoslavo mi interessa terribilmente e da quando si parla di ex-jugoslavia; perché c'è Emmanuelle Béart che ormai ha delle labbra che son due canotti e che è colpevole di aver fatto vincere la Palma d'Oro a Michael Moore, ma è pur sempre una bella figliuola; perché è sceneggiato da Krzysztof Piesiewicz; perché il precedente di Tanovic, No Man's Land è un film che rimarrà; perché su imdb non prende il voto più alto fra i film che abbiamo detto (il titolo spetta al film di Burton, 7.5 contro il misero 6.4 di questo), ma ha la moda più brillante: il 45% dei votanti gli ha dato 10 (contro il 32% del film di Burton, secondo in questa speciale classifica).

Insomma un film che si ama visceralmente o si odia brutalmente (il 9.7% gli ha dato il voto più basso). Come piace a me.

UPDATE: il film di Tanovic non risulta in uscita in nessuna sala italiana; le mie fonti (che hanno un nome: filmup, mymovies) m'han tradito. Si afferma così, come correttamente suggerito da John Trent nei commenti, Dear Wendy. Che nei dintorni di Pisa non è affatto uscito, quindi toccherà aspettare.





Segnalazioni televisive con largo anticipo
Come già detto finché Bocchi non si rimette a lavorare per FilmTv non sarò preciso sugli orari. Domenica notte su Raiuno andrà in onda Milano Calibro 9; non è una prima visione Tv ma magari qualcuno se l'è perso. Non doveva, è imperdibile.

Ma venerdì notte c'è la vera chicca della settimana, una prima visione televisiva del tutto inedita, che io non ho visto e che credo ben pochi italiani conoscano (per quanto presentata a Venezia nel 1999), recuperata da Ghezzi per FuoriOrario: Barren Illusions di Kiyoshi Kurosawa. Ne parlano tutti male, ma io non mancherò. Ancora grazie, Enrico.


(nota: avrei messo volentieri la locandina di Barren Illusions, ma non l'ho trovata)



Alia: Salvador Allende
Il documentario di Guzam vuole essere più un ricordo emotivo e sentimentale che un'analisi storica, e su questo piano riesce felicemente. Sul piano però di farci comprendere i fatti, il film manca di una parte fondamentale: il commento, l'opinione di chi Allende contrastò, anche con ferocia. Di loro si vedono solo i proclami ma non ci è permesso di conoscerne le ragioni profonde.

Allende fu eletto nel '71 con poco più di un terzo dei voti; le liste che lo sostenevano alle elezioni parlamentari del '73 persero pesantemente, pur non in maniera così catastrofica da far cadere il presidente - ci volevano i due terzi del parlamento. Allende sicuramente aveva un largo seguito, e il film ci mostra teneramente di chi si trattasse e ci fa sentire le loro voci, ma anche delle opposizioni molto forti, anzi, maggioritarie nel paese; sono queste opposizioni a non avere voce, nel documentario.

Di questo non soffre tanto una impossibile "imparzialità" del lavoro, quanto proprio la nostra comprensione: perché migliaia di camionisti furono pronti a scioperare duramente, per mesi, contro Allende? Intervistarne uno sarebbe stato utile a comprenderlo. Come mai alla caduta di Allende nessuno scese in piazza? Il film si pone la domanda ma non va a cercare la risposta tra coloro che esultarono alla sua caduta. Perché la casa di Allende fu saccheggiata dopo i fatti? Perché tanta gente lo odiava? Per saperlo bisognerebbe averglielo chiesto.

Unica eccezione, unica voce fuori dal coro, è l'ex ambasciatore americano in Cile, il quale ci rivela di avere una visione disincantata dei fatti sia dal lato degli americani (memorabile la descrizione di Nixon che inveisce contro Allende) sia di Allende stesso; una visione non dico obbiettiva e neutrale, ma che ci aiuta a vedere anche un altro lato della faccenda oltre a quello romantico della rivoluzione stroncata sul nascere.

Con tutto ciò, con questo forte limite di non riuscire a spiegare, anzi di non voler davvero spiegare quello che è successo, il documentario è ricco di materiali preziosi , estremamente interessanti, il suo indugiare sulla memoria e sul ricordo è sicuramente emozionante, e merita la visione.




mercoledì, settembre 21, 2005
Repetita iuvant: da oggi in fumetteria



Italians do it better (?): Viva Zapatero!
Se non c'è la libertà di parola, chi dirà che non c'è libertà di parola?

Sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco: quello di Sabina Guzzanti non è un vero e proprio film; a mio modo di vedere neanche un documentario. Passa nei cinema per puro caso, perché lo hanno distribuito; è un oggetto che avrebbe potuto essere trasmesso in TV, oppure passare direttamente al mercato home video, o essere visto in altre forme ancora. Non si tratta, sebbene ne abbia la forma, di un'inchiesta con pretese di imparzialità su un fatto: è una testimonianza, emozionata ed emozionante. Nonostante nel film si dia voce anche ad altre persone, il film racconta, in prima persona, un sopruso; un sopruso fra molti; un sopruso subito dalla Guzzanti, ma anche da noi; un sopruso che abbiamo subito e che sarebbe bene fare in modo di non poter più subire.

I fatti che ci vengono ricordati, che riviviamo nel film, li conosciamo bene; niente di nuovo emerge. Ma è bene, molto bene che vengano ricordati. Il tempo è galantuomo, ma anche infido, e l'indignazione è effimera; durante la proiezione rimonta, viene ravvivata, ci indignamo come allora, ci indigniamo non solo per Riot, ma per il fatto che il sistema delle comunicazioni italiano sia a senso unico, che ci sia un monopolio della televisione privata, che il governo faccia quel che vuole di quella pubblica, che la sinistra al governo non abbia fatto nulla per preservare la libertà di parola quando le era possibile, che la sinistra all'opposizione ben pochi motti spenda su questo punto. Che la sinistra conniva. Che la cosa, tutto sommato, le faccia comodo, in vista di un futuro in cui sarà lei ad avere giornalisti accomodanti.

Diventa così difficile parlare del film in sé, vien più voglia di parlare del problema che il film solleva. Capisco ora il perché di ciò di cui mi lamentavo leggendo recensione e commenti su cinemavvenire: che non si parlava del film, ma di politica. Chi era d'accordo con la Guzzanti, chi no, chi diceva che i difetti della sinistra non venivano messi abbastanza in luce, chi negava. Viene naturale, dopo la visione. E quindi il film è, nel suo genere, riuscitissimo.




lunedì, settembre 19, 2005
America oggi: Good Night, and Good Luck
Post ad alto tasso di impopolarità. Il film di Clooney ha dalla sua una messa in scena sobria e rigorosa, quasi da film anni '50 (gli anni in cui si svolge la vicenda); anche l'iconografia dei personaggi è quella di quei film; la fotografia in bianco e nero è di grande bellezza e la recitazione degli attori davvero notevole.

Però.

Però il film è troppo lucido, troppo "a tesi" per piacermi; per quanto non possa che avversare con tutto me stesso la dottrina McCarthy, da un film mi aspetto qualcosa di diverso che non una schietta rappresentazione dei fatti tendente in modo sospetto all'agiografia. Anche perché nel santificare Murrow in realtà Clooney santifica anche se stesso, che come Murrow ha il coraggio di dire NO, dietro la limpida metafora di questo film, alle limitazioni delle libertà civili che l'amministrazione Bush vorrebbe introdurre.

Gli unici due personaggi che avrebbero qualcosa da dire di vivo, di umano, al di là dello schema didascalico-divulgativo del film e dei suoi titaneggianti protagonisti, Patricia Clarkson e Robert Downey Jr., rimangono sullo sfondo senza quasi alcuna interazione con la vicenda principale e agiscono una piccola avventura davvero un po' insipida.

Insomma, non metto in dubbio la bellezza formale del lavoro, ne apprezzo anche la concisione, ritengo che possa avere anche un'utilità politica, forse (mi chiedo se il pubblico di questo film possa essere lo stesso che è a favore delle riforme di Bush), ma qui mi fermo. In particolare il premio per la sceneggiatura dato a Venezia mi pare già un po' troppo.

Ad alto rischio sopravvalutazione.




venerdì, settembre 16, 2005
Consigli per gli acquisti
Il 1988 fu un anno da brividi per chi seguiva la produzione cinematografica giapponese. Tetsuo ci aveva già convinti che si poteva superare Cronenberg in estremismo, e fu a suo modo una visione indimenticabile e un punto di non ritorno per i nostri occhi; ma il colpo che subì il cinema d'animazione con Akira non è mai più stato ripetuto.
Va detto che all'epoca della produzione giapponese arrivavano principalmente serie televisive; nessuno di noi (o almeno non io) aveva ancora visto Nausicaa o Laputa: Akira arrivo come una pallottola di diamante in piena fronte. Intanto la cura maniacale dell'animazione, quasi "sprecata": lunghi passaggi in cui i personaggi non fanno altro che parlare sono animati nei minimi dettagli, in piccoli movimenti delle dita, in piccoli movimenti sullo sfondo. Un'animazione "totale", dispendiosa e nemmeno troppo spettacolare che per noi era totalmente nuova. E poi il tema, apocalittico e catastrofista come mai un film d'animazione ci aveva fatto vedere; pessimista, adulto, tragico (nel senso della tragedia greca), una parabola dell'uomo di fronte al Potere che lo innalza e lo divora. E infine il tratto, pulito nelle linee principali ma sporcato nei dettagli, vicino a certo fumetto francese di cui ci appassionavamo.

Insomma rimanemmo folgorati. Non so se chi lo ha visto da poco, o chi lo deve ancora vedere, avrebbe la stessa impressione; temo di no, forse anche Akira è stato superato. Forse.

Questo lungo preambolo serve per presentare la lungamente attesa uscita nella collana di Repubblica del volume dedicato a Katsuhiro Otomo, che di Akira è per l'appunto l'autore; non potendo pubblicare il manga omonimo, troppo vasto (consta di quasi 2000 pagine), la scelta è andata su Domu - Giochi di bambini, opera precedente a quella. Non l'ho ancora letto. Il tratto però è molto bello, ligne claire come ci si aspetta. Ve lo consiglio a scatola semichiusa.

Per chi intendesse approfondire, ricordo che per Panini a partire dal 22 settembre andrà in edicola Akira Collection, in sei grossi volumi da otto euro l'uno identici all'edizione giapponese. Beh, io prenderò pure quelli, anche se ancora ho l'amaro in bocca per la serie colorata magnificamente che avevo cominciato ad acquistare anni fa e che non fu completata, credo causa fallimento della casa editrice. Mi "accontenterò" (i puristi manga non apprezzeranno) del bianco e nero.




Segnalazioni televisive con largo anticipo

Raitre, venerdì 23 settembre ore 2.55



Il film che pare interessante della settimana
Grande bagarre questa settimana, a causa di Good Night, and Good Luck che molte fonti davano in uscita per oggi ma che alla fine credo proprio esca il 23; dopo il forfeit del favorito, I fantastici quattro e Viva Zapatero se la sono giocata alla grande (anche perché esce un solo altro film, quello di Faenza, e via, mica potevo designare quello) con finale vittoria del secondo. Questo perché sebbene io non l'abbia visto I fantastici quattro è stato dato in anteprima in lungo e in largo, e quindi è una prima visione un po' muffita. Della Guzzanti al cinema in realtà mi fido poco dopo avero visto qualche sua schifezza tipo Troppo sole, ma le voglio dar fiducia; dopotutto è un documentario o qualcosa del genere. E a Venezia ha riscosso 613 minuti di applausi. E poi Viva Zapatero lo grido volentieri. Viva Zapatero!

UPDATE: Da tutta Italia giungono segnalazioni riguardo Good Night, and Good Luck, che è uscito dappertutto (anche a Pisa ehm). Il film apparentemente più interessante diventa quindi senza dubbio quello, che ha mancato il Leone d'Oro per un soffio. Certo, le giurie coi film anti-Bush perdono la testa, ma si può sempre ben sperare. Abbasso Zapatero!




Made in Japan: Il castello errante di Howl
Non starò a dilungarmi sulla faccenda visto che non ho niente da dire che non abbiano già detto altri: il nuovo film di Miyazaki è visivamente splendido - anche se nella Città incantata c'era più fantasmagorica inventiva - ma soffre dal punto di vista della sceneggiatura. Molti passaggi rimangono inesplicati (o, se preferite, io non ho capito bene cosa succede), alcune soluzioni sono un po' affrettate (il finale su tutte), altre un po' fruste, già viste, non solo nel suo cinema ma anche in generale nell'animazione giapponese (per esempio il bishonen*, che salva la fanciulla e si lancia poi nel vuoto sorridendo a braccia aperte) e insomma, ci si aspettava di più. Questo non significa che ve lo dobbiate perdere; andateci, andateci andateci. Un film minore di Miyazaki, un altro capolavoro di Miyazaki.

*Uomo bellissimo, longilineo, supercool e vagamente effeminato tipico degli shojo manga, ovvero i fumetti per fanciulle.




mercoledì, settembre 14, 2005


martedì, settembre 13, 2005
Il ponderato approfondimento politico
Non fosse che è chiaramente un trucchetto per cercare di non perdere le elezioni, non fosse che non m'è molto chiaro cosa significa "su base circoscrizionale con il riparto proporzionale dei seggi", non fosse che vorrei sapere quant'è il "premio di maggioranza", a me la legge elettorale presentata dal centrodestra non starebbe neppure male: proporzionale con sbarramento al 4%. Sono stufo di turarmi il naso e votare il cattolico di centrosinistra (o di non turarmelo e ritrovarmi il cattolico di centrodestra o peggio al governo).



lunedì, settembre 12, 2005
Che tocca fa' per blogga'
Ormai mi vedo ridotto a propagare i festivalini di zona. A Lucca da mercoledì parte il Lucca Film Festival; niente per cui strapparsi i capelli ma nel programma qualcosina di interessante si trova. Proiezioni rigorosamente in lingua originale sottotitolata, ingresso gratuito.



domenica, settembre 11, 2005
Cinescienza
Visto che all'evento ha dedicato un enorme paginone a pagamento anche il Corriere, decido di deporre per un attimo la puzza sotto il naso e dire ai locali (Pisa e dintorni) che l'Enel presenta in questi giorni un faraonico festival cinematografico dedicato alla scienza, più notevole purtroppo per la presenza di ospiti illustri che per la scelta dei film. Qui il programma; io penso di andare a vedere i corti del martedì (che non si bene sa quali siano, ma meglio morire di morte oscura che di morte certa; pare comunque che ci sia una cosa di Rybczynski - probabilmene il solito Steps visto e rivisto, ma non si sa mai). Se ci venite mi riconoscerete dal viso ingrugnito, l'aria altera, i baffi da sparviero, il bastone da passeggio, la magnolia nell'occhiello.



Tonight on TV
Io probabilmente mi estenuerò guardando (o registrando) i film di Garrel, ma a voi consiglio ben altro, nel caso vi manchi.



venerdì, settembre 09, 2005


Brevi appunti per la sceneggiatura di un film
Il finale:
Il protagonista arriva in una spiaggia non molto affollata, e si siede a guardare il mare.

La mdp lo perde di vista, vaga un po' sulla spiaggia, e poi si sofferma su un bambino che gioca sul bagnasciuga. Il bambino è biondissimo, e indossa una maglietta rossa e bianca. Sotto la cintola è completamente nudo.

Il bambino sta lavorando alacremente per costruire un buco. Scava, e con la sabbia estratta compatta un muraglione di difesa contro le onde del mare. Le onde lo lambiscono ammorbidendo il muro, e ogni tanto un'onda più lunga delle altre spiana il muro e riempie il buco. Il bambino non demorde e continua impeterrito il suo lavoro. Tutto ciò dura abbastanza a lungo.

All'ennesima onda lunga che distrugge il suo lavoro, il bambino viene colto da una crisi d'ira furibonda: comincia a dare dei pestoni alle onde, fa la faccia feroce, tira dei pugni sulla spiaggia, ammonisce con dei gesti alle onde di stare lontano dal suo buco.

Poi si rimette al lavoro; le onde non sembrano essere granché intimorite.



giovedì, settembre 08, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Il compito questa settimana è facilissimo: un film su cui sarei disposto a mettere la mano sul fuoco è Il castello errante di Howl. Qui non c'è bisogno di linkare recensioni, di riportare le parole di chi l'ha visto, di esprimere speranze: l'opera di Miyazaki parla da sé, il "Dio degli anime" non ha bisogno di fiducia: non ha mai sbagliato un colpo. Certo, ci sono film che ci sono piaciuti di più e film che ci sono piaciuti di meno, ma nessuno è andato mai sotto la soglia dell'eccellenza.
Sicuramente bello, presumibilmente imperdibile.




Sindrome cinese: Seven Swords
Avevo scritto un lungo post al riguardo di questo film, ma a causa di un crash è andato perduto. Siccome non ho tutto il tempo del mondo, dovrete accontentarvi di un riassunto non argomentato. Esso era diviso in diverse parti.

Nella prima si lamentava come forse non si possa giudicare un film dopo avero visto in un catino di imbecilli.

Nella seconda si esaminava l'aspetto filmico del lavoro, e se ne metteva in risalto l'ecclettismo e la varianza degli stili, nessuno peraltro particolarmente originale. Si faceva qualche esempio di fonti (una per tutte: Ashes of Time); si giudicava comunque il lavoro altamente spettacolare.

Nella terza ci si concentrava sull'azione, lamentando le inquadrature ravvicinate e il montaggio concitato e paragonandola a quella di alcuni film coreani "di cappa e spada" recenti, ricordando nostalgicamente i tempi di Once upon a Time in China, rimpiangendo che le possibilità "giapponesi" di un personaggio come Koala siano state poco usate e infine dando un ottimo voto solo alla finale sequenza di combattimento fra le pareti. La si giudicava, in ogni caso, nel complesso più che sufficiente.

Nella quarta si analizzava la struttura narrativa, giudicandola confusa, troppo ricca, dispersiva come quella di The Legend of Zu e piena di episodi eliminabili o poco sviluppati. Si citava il caso del cavallo Fucile come emblematico.

Nella quinta si facevano delle considerazioni finali e si chiudeva con un "si può vedere".

Siccome la recensione ve la siete persa e vi dovete accontentare del riassunto, come regalo compensatore vi segnalo la recensione di Rondi, che vi invito a dileggiare insieme a me. Per esempio:

molti suoi film li ha realizzati negli Stati Uniti
Due su trentotto.

Tsui Hark torna a quelle arti marziali che tanto successo gli avevano ottenuto, quasi ai suoi esordi con «The Blade»
The Blade è un film del '95; Tsui faceva cinema dal '79. E' il suo trentunesimo lavoro come regista e il suo ventunesimo come sceneggiatore. 16 anni di esordi?

Insomma, sollazzatevi.




Perché non possiamo non dirci Pastafariani
Qui io ed ora annuncio a tutti la mia adesione acritica ai principi del pastafarianesimo, qualsiasi essi siano. Per maggiori informazioni: la pagina della wikipedia e il sito ufficiale. Convertitevi e protestate con me affinché un'immagine del Sacro Flying Spaghetti Monster venga affissa ai muri di ogni scuola o ufficio pubblico italiano.




Prime impressioni di Seven Swords
Ne riparliamo magari domani, ma una cosa la volevo dire subito: PUBBLICO DI MERDA!




Ruzzini
Tutta la campagna a favore della donazione dei fondi della wikipedia ha attirato il mio interesse verso questa ottima enciclopedia gratuita (già che ci siete, donate donate donate). Non che prima non la conoscessi eh.

Però ho scoperto che le sue pagine sono ottimamente leggibili da un browser wap*.
Così, quando sono in una delle lunghe attese a cui costringono noi vegliardi nei gerontocomi, posso spippolare col cellulare e, chessò, istruirmi sul gianismo, o su scientology, o su quel che mi pare in quel momento. Un bel ruzzino.

* Attenzione, la connessione wap non è gratuita



mercoledì, settembre 07, 2005
Segnalazioni televisive molto imprecise
Siccome non comprerò FilmTv finché non riprenderà la rubrica DVD Import di Bocchi, sarò molto confuso. la settimana prossima sono in programma un Glauber Rocha e il film in concorso quest'anno a Venezia di Garrel. Ovviamente a Fuoriorario, non chiedetemi quando.



lunedì, settembre 05, 2005
Consigli per gli acquisti in cinque secondi
In edicola con Repubblica ai soliti 6 euro e 90 c'è una raccolta delle storie ad acquarello di Ken Parker.

Io non l'ho preso perché
1) le ho già tutte
2) l'edizione non mi sembra che renda i colori in modo efficace.

Val la pena però di ricordare che Ken Parker è uno dei fumetti italiani più belli di sempre e che le storie brevi raccolte in questo volume sono incantevoli. Se volete essere introdotti, è un'ottima occasione.



What goes up must come down
Chi nello squallido panorama musicale degli anni '80 si è ritrovato ad amare il lavoro di Franco Battiato un po' soffre a vederlo nei panni consunti del regista italiano che alla mostra di Venezia si lamenta dell'accoglienza della critica ed è pronto a gridare "fascisti!".



sabato, settembre 03, 2005
Cosa ne dedurreste voi? (2)
Dovete sapere che ho inviato il post precedente anche alla redazione de Il Tirreno, sotto forma di lettera. Aprendo il giornale di oggi, scopro che invece di essere pubblicato nella rubrica della posta è diventato la fonte principale dell'articolo di prima pagina della redazione pisana, una testimonianza di un lettore "fra lo spaventato e l'indignato" raccolta dai prodi giornalisti, e che le mie dichiarazioni sono state del tutto epurate dai riferimenti al mancato intervento delle forze dell'ordine, le quali (secondo la cronaca riportata dal giornale) sono giunte praticamente subito dopo l'intervento dell'ambulanza.
Cosa ne dedurreste voi?



venerdì, settembre 02, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Poteva succedere ed è successo: la settimana scorsa la rubrica è saltata, non tanto perché avevo altro da fare (cosa verissima) ma perché me ne sono dimenticato. Vabbe'.

Questa settimana il compito è facilissimo: il film che pare interessante della settimana è senza dubbio alcuno Seven Swords di Tsui Hark. Sì, un moto verso Nove vite da donna, fresco vincitore del Pard d'Oro a Locarno, l'ho avuto, ma nonostante negli ultimi anni abbia dato tanti dolori e una sola soddisfazione (Time and Tide), qui a Tsui si vuole un gran bene. Per chi non lo conoscesse, che dire, è il papà dell'action hongkonghese, ha prodotto i film che han fatto conoscere Hong Kong al mondo (per citarne qualcuno: Storia di fantasmi cinesi, A Better Tomorrow, The Killer) e ne ha girati di molto notevoli suoi (sempre per citarne solo alcuni, Peking Opera Blues, Once Upon a Time in China, The Blade). Poi è emigrato negli USA e ha fatto un paio di porcherie in coppia con Van Damme, che avrete visto girare su Italia 1. Fortunatamente tornato in Oriente, finora (tranne il film già citato) ha prodotto solo delusioni.

Il rischio bufala è grosso, sapendo che questo film è stato fatto per evidenti motivi alimentari sulla scia dei wuxia di Zhang, ma quel che si sente dire da Venezia è confortante, e le (ciniche) interviste a Tsui fanno ben sperare sulla lucidità dell'uomo. E poi Kezich l'ha stroncato di brutto sul Corriere, motivando, cito a memoria, "sti cinesi han tutti le facce uguali, 'un c'ho capito nulla"; un altro buon motivo per vederlo.




Cosa ne dedurreste voi?
Sotto la finestra di casa mia, che si trova in pieno centro a Pisa, oltre ad una miriadi di sacchi dell'immondizia sparsi per le strade nottetempo si vede anche d'altro. Stasera ho sentito un grido lamentoso, mi sono affacciato e ho visto un uomo aggredito da altre due persone. L'uomo gridava "Aiuto! Aiuto! Chiamate la polizia!". Cosa che ho fatto. Poiché la caserma dei carabinieri si trova a circa duecento metri di distanza, ho fatto il 112. Il carabiniere mi ha ascoltato mentre gli descrivevo la scena che si svolgeva sotto i miei occhi; ha insistito per avere il mio nome cognome e numero di telefono mentre io protestavo che si trattava di affare urgente e poi ha dichiarato "mando subito una pattuglia".

Nel frattempo i due aggressori erano diventati tre, e a un certo punto uno di essi in uno scatto d'ira ha cominciato a prendere il malcapitato a calci nella testa. Uno degli altri due lo ha allontanato, e quindi si sono allontanati tutti, mentre il tipo continuava a lamentarsi e a chiamare aiuto, sdraiato sull'asfalto. I minuti passavano; un ragazzo in bicicletta ignaro di tutto gli si è avvicinato, l'ha visto e ha chiamato il 118. Mentre stava aspettando l'ambulanza uno dei tipi di prima si è avvicinato facendo finta di nulla e ha rifilato al ferito un altro paio di calci in testa.

Il ragazzo in bicicletta è rimasto basito; visto che mentre l'aggressore si allontanava la vittima gli gridava qualcosa in arabo e quello rispondeva, ha capito di essere forse di troppo e ha detto "sta arrivando l'ambulanza, se vuoi, stai qui che arriva"; poi se ne è andato. Dopo poco l'ambulanza è effettivamente arrivata, ha raccattato il poveretto e si è allontanata. Sono rimasto ancora diversi minuti alla finestra, ma dei carabinieri nessuna traccia. Cosa ne dedurreste voi?



giovedì, settembre 01, 2005
America oggi: Mysterious Skin
Alcune parole poco interessanti per i non pisani (che invito a saltare direttamente all'asterisco *) per dire che il recupero di questo film alla mia visione è stato consentito dal glorioso cinema all'aperto Giardino Scotto.

Situato nel cuore della suggestiva Fortezza di Pisa, ha rappresentato per anni una buona occasione per recuperare i film perduti durante l'anno, in un angolo fresco della bollente città, con un'ottima messa a fuoco e un audio decente.

E' l'ultimo anno d'esistenza di questo cinema, perché il sindaco di Pisa, tal Paolo Fontanelli - che evidentemente odia la cultura non avendo organizzato mai niente di veramente culturale e avendo a lungo lavorato per smantellare ciò che di buono gli preesisteva (per esempio la rassegna estiva Strada Facendo, o l'attività del bastione San Gallo), ma che ama la pulizia visto che grazie al suo mirabile piano di raccolta differenziata nella strada dove abito, in pieno centro, ci sono decine di sacchi d'immondizia sparsi dalle otto di sera alle sei del mattino - il sindaco Paolo Fontanelli, dicevo, ha deciso che dall'anno prossimo lo spazio smetterà di essere un covo di arte degenerata e diventerà un lindo ristorante per turisti. Che gli vada di traverso a tutti.




* Ma veniamo al film. Le attese che avevo, essendo un film raro e ben recensito, erano alte. Duole dire che pur tra mille cose buone il film delude. Delude su più piani: la stereotipata messa in scena delle famiglie americane; il tema "bruciante" e "difficile" raccontato con "garbo" e "insolita partecipazione" che alla fine scivola nel moralismo da quattro soldi (ben altra cosa era Happiness, per restar sul tema); la regia fin troppo pulita e curata; il modulo narrativo troppo studiato.

Il difetto principale è quest'ultimo: Araki ci ha pensato troppo, ha voluto costruire un film troppo rotondo, dove tutto torna, ha scelto il montaggio incrociato, ha meditato e ponzato e ha lasciato poco spazio alle viscere. Insomma un ennesimo film da primo della classe, che una volta tanto si cimenta coraggiosamente su un tema controverso, ma che lo fa con studiato slancio.

Detto questo e stroncato apparentemente del tutto il film, restano qui e lì alcune belle sequenze, quasi tutte coinvolgenti Neil da bambino. Perché Brian, Wendy, Eric e tutto sommato anche il giovane Neil sono personaggi con davvero poco da dire e da dare, al di là della bravura degli interpreti; Neil da bambino è un personaggio fresco, originale, sorprendente nella propria innocente depravazione, inaudito, frutto di vera temerarietà creativa. E grazie a questo il film merita la visione.