Il weblog di Gokachu


lunedì, febbraio 27, 2006
Concerti che vi siete persi


Violetta Beauregarde all'ex-Enel occupato
Link utili: asphalto, sito ufficiale, recensione, Aiki, blog



[THE GAME - 1:1] Il Cinema Sporco: Rubber's Lover
Il cinema di Tsukamoto è un cinema estremo, stilizzato, che ha colpito l'immaginario internazionale come poche produzioni precedenti o successive. E' naturale che ci siano degli epigoni. Rubber's Lover è un esempio di cinema della "scuola di Tsukamoto"; in bianco e nero, con inquadrature molto angolate, contrasti vividissimi, personaggi che urlano, siringhe-trivelle, scene di sesso malato, uomini muscolosi, personaggi che urlano, enormi disumane macchine, maschere metalliche, personaggi che urlano, personaggi che urlano. Non si può negare che Shozin Fukui abbia un certo talento visivo, e che alcune sue invenzioni siano davvero notevoli (come i monitor che visualizzano i bulbi oculari dell’uomo sotto la maschera); tuttavia non riesce ad andare sotto la superficie del cinema di Tsukamoto e a raccontare la lacerazione – vera là, posticcia qui – che giustifica il suo cinema urlato.

Cinema estremo senza causa e senza ragione; se volete provare il brivido caldo di assaporare cosa sente vostro nonno di fronte a certo cinema che amate, vedendo questo avrete le stesse emozioni che ha lui guardando Tetsuo.
(ne hanno parlato anche lui, lui, lui, lui e lui)




sabato, febbraio 25, 2006
America oggi: Hostel
Decisamente deludente rispetto alle premesse il nuovo film di Roth, ma comunque non del tutto disprezzabile. Il problema del film è che si prende troppo sul serio, e rinuncia in tutta la seconda parte a pigiare sul pedale del bizzarro, che pure è ben presente in controluce e qui e lì emerge (specie nella scena della fuga), e che è il punto di forza del cinema di Roth. Purtroppo sotto le aspettative le scene di tortura, che non riescono né a fare male né a fare altro, rivelandosi una inoffensiva copia di un Guinea Pig qualunque (e che non provano nemmeno ad avvicinarsi a cose come Audition, nonostante il cameo di Miike). Il finale "vendicativo" rimanda a Park o a Kim, ma davvero senza alcuna profondità.

La prima parte invece è praticamente perfetta nel suo mimetismo (e nella sua implicita condanna) del film sporcaccione americano, come pure è divertente la messa in scena di alcune immagini tipiche del cinema orientale. Ma notevole è soprattutto l'idea, purtroppo non completamente portata a termine, di situare una nuova transilvania nell'Est europeo decomunistizzato, con le architetture postindustriali in luogo di quelle gotiche e i capitalisti in luogo dei vampiri. E' sicuramente uno spunto su cui in molti lavoreranno ancora.




venerdì, febbraio 24, 2006
Montiamo un po' di hype
Se la fonte di ispirazione per Cabin Fever sono stati i classici americani dell’orrore degli anni ’70, Hostel si deve piuttosto all’influenza dei registi horror asiatici e sud-coreani. Roth, in realtà, non conosceva molto i giovani maestri asiatici come Hideo Nakata, Park Chan-Wook e Takashi Miike fino a quando non ha iniziato a frequentare i festival cinematografici per la promozione di Cabin Fever. “Potevo vedere tutto un mondo nuovo del cinema asiatico che non sapevo esistesse. Ero sbalordito”, dice il regista. “Questi film dell’orrore sono molto più creativi, inquietanti e reali di qualsiasi cosa abbia visto provenire dall’America. Ho iniziato a guardare tutti i film asiatici e sud-coreani su cui riuscivo a mettere le mani”.

Roth cita film come Audition di Miike, Simpathy for Mr. Vengeance di Park, film più vecchi come ‘The Vanishing – La scomparsa’ (The Vanishing) di Sluizer e The Wicker Man di Hardy quali punti di riferimento importanti nello sviluppo di Hostel. Particolarmente appassionato di Miike, Roth ha scritto persino una parte per il regista culto giapponese ed è rimasto molto onorato quando Miike è volato dal Giappone a Praga per interpretare il ruolo.
(da film.cosenascoste.com)



mercoledì, febbraio 22, 2006
Inediti cinefili: Benny's video
Preambolo: da oggi nasce una nuova rubrica dedicata al cinema "raro". Nonostante il titolo non si occuperà solo di inediti ma anche di film che hanno avuto una distribuzione sghemba, che sono passati solo a Fuoriorario o solo sul satellite, che sono usciti al cinema ma in poche sale, insomma di film che per causa di forza maggiore vi/ci siamo persi.
Il mercoledì pomeriggio, tra una partita di Champions e l'altra, voglia e impegni permettendo.


Ci sembra di seguire qualcosa che succede ora ma improvvisamente un rewind ci fa capire che quel che vediamo è una videocassetta. La narrazione è contrappuntata da immagini televisive che parlano di una guerra lontana e di responsabilità ineluttabili. Un padre non capisce cosa sta succedendo, e cerca di proteggere il figlio. La vita di una famiglia borghese - metaforicamente di tutta la borghesia - viene distrutta da un video.

Sembra di star parlando dell'ultimo film di Michael Haneke, ma invece stiamo parlando del secondo, di quasi quindici anni fa. Sono impressionanti le somiglianze tra i due film, tanto che viene i dubbio che Caché non sia che la versione francese di questo; il finale di Caché assume nuove, inquietanti prospettive se pensiamo che forse Benny e Pierrot sono la stessa persona. Anzi, più ci penso più ne sono certo: Benny e Pierrot sono la stessa persona. I film differiscono nel fatto che mentre il primo segue lo sguardo del figlio, il secondo segue lo sguardo del padre.

Fatto il dovuto parallelismo, non esito a dichiarare che preferisco il film più vecchio. Pur essendo tutto sommato un lavoro ancora imperfetto, lo stile del giovane cinquantenne Haneke è già al suo meglio. In primis gli attori austriaci sono molto più adatti alla sua poetica dei più espressivi e mediterranei attori francesi; lo sguardo candido di Arno Frisch - che abita gli incubi di molti dopo la visione di Funny Games - e la flemma dei genitori - che al massimo esplode in un singulto trattenuto e non certo in grida o strepiti - sono decisamente più adatti al raggelante intento che il regista si propone sullo spettatore. In secundis lo sviluppo "teorico" è presente, ma non viene mai portato in primo piano, lasciato sullo sfondo per chi ha voglia di andarlo a cercare. Infine il film francese ci propone una certo scomoda ma comunque possibile identificazione nel protagonista; il film austriaco è molto più straniante, ci mette con le spalle al muro. Guardiamo nell'abisso, noi, da soli, senza la compagnia di nessuno.

Qui siamo di fronte ad un'esperienza cinematografica davvero indimenticabile. All'inizio si può anche guardare con una certa leggerezza, ma dopo la scena "madre" (dove già la tecnica di Haneke di far accadere ciò che è osceno appena fuori dal campo visivo ottiene uno dei suoi risultati più alti) lo spettatore rimane inchiodato fino alla fine davanti allo schermo come una farfalla infilzata da uno spillo, incapace di distogliere lo sguardo di fronte a qualcosa di veramente orribile, di incomprensibile, ma di misterioso e di vero. Sospeso per più di un'ora tra un battito di cuore e l'altro, incapace di pensare, capace solo di assistere, impotente e fragile. Haneke fa violenza su di noi, forse più di quanta ne faccia sui suoi personaggi, come pochi sanno fare in tutto il panorama mondiale, e con una forza che lui stesso raramente ha usato altrove. Senza sconti, senza vie di fuga.

Cinema duro e tremendo, a cui non si può sopravvivere. Atrocemente necessario.


Per procurarselo



lunedì, febbraio 20, 2006
Traurig mit Gokachu
Pandora è una stazione radio customizzabile; indicando le vostre preferenze e le vostre idiosincrasie organizza un palinsesto che più o meno troverete di vostro gusto. Potete creare il vostro; io intanto ho creato il mio, che diventa la radio ufficiale di questo blog. Per rispetto del pubblico non si tratta di una radio prog anni '70 (quella me la sono creata ma la ascolto da solo nella mia cameretta). Il palinsesto è soggetto a variazioni a seconda del mio umore e delle condizioni metereologiche - sono comunque fattori strettamente correlati. Traurig mit Gokachu.



domenica, febbraio 19, 2006
Difficile fidarsi ancora dopo U-Carmen
Un film bosniaco vince l'Orso d'Oro. A noi la cultura ex-jugoslava sta molto simpatica, speriamo bene.

(Per completezza ecco l'elenco completo dei premi della giuria internazionale)




sabato, febbraio 18, 2006
Una serata sbagliata
Cose imparate a caro prezzo che vi elargisco gratis:

1) Il cinema africano a sud del Cairo non esiste. Se un film africano vince un premio importante, fate pure conto che il premio non sia stato assegnato.

2) Andare a ballare a Livorno è come andare a fumare in ospedale o a bestemmiare in chiesa. Il livornese non balla a Livorno; si vergogna. Se balla balla contratto. Per converso, il livornese fuori Livorno si riconosce facilmente perché balla in modo fin troppo esuberante. Comunque fate come lui, andate a ballare da un altra parte.

3) Gli Eclat fanno un DJ set minimale e monotono, leggerissimo, che con alchemia miracolosa riesce ad essere contemporaneamente paranoico in modo orrendo. Evitate.




domenica, febbraio 12, 2006
Mi sun piemontèis
L'orgoglio patriottardo tipico del paese delle cento città mi impone di linkare questo lungo e bel post su Torino, i torinesi e le Olimpiadi. Pur non essendo del capoluogo, leggendolo mi ci ritrovo tantissimo.
(via EmmeBi).



sabato, febbraio 11, 2006
Il 38° parallelo: Oseam
La questione del cinema d'animazione coreano è annosa. In Corea vivono moltissimi animatori professionisti, che prestano la loro opera a produzioni straniere, specie giapponesi; in Corea vivono alcuni tra gli sceneggiatori cinematografici migliori del mondo. Nonostante la coincidenza di questi due fatti, la Corea non ha ancora prodotto un film d'animazione degno veramente di nota. Finora.

Oseam è sicuramente il miglior film d'animazione coreano che mi sia capitato di vedere. Pur non presentandosi come un prodotto originale e fortemente "nazionale", è un ottimo film. Graficamente è un'elegante ibrido tra il bel tratto visto in My beautiful girl Mari e la più consueta tradizione giapponese; dal punto di vista della sceneggiatura invece i richiami al mondo giapponese sono forti, ma a un Giappone certamente non mainstream e davvero peculiare come quello di Isao Takahata, da sempre un caso pressoché unico nel panorama epico degli anime per la forte componente psicologica dei suoi lavori.

Il risultato è un film commovente, forse un po' forzato nel finale, con dei bellissimi personaggi, che fa piangere ma senza premere troppo sul pedale del melodramma, oer mezzo di piccole cose e piccoli eventi. L'animazione è eccellente e la colonna sonora accompagna con levità ed efficacia la storia. Da non perdere.


Per procurarselo



venerdì, febbraio 10, 2006
Improve your english for free
Esco dalla paralisi causata principalmente dall'installazione di un nuovo sistema operativo sul mio PC, con tutte le piacevoli incombenze che questo comporta, per darvi una dritta.

Su Librivox.org è in corso un progetto di audiobook gratuiti. Potete scaricarvi libri non più coperti da copyright letti da volontari. Io sto ascoltando il mio testo biblico preferito, il Qohelet - che è abbastanza in linea con i Pholas Dactylus, anche se non come l'Apocalisse.

Better is a handful, with quietness, than two handfuls with labor and striving after wind.


P.S. Una piccola selezione di audiobook gratuiti anche su Project Gutemberg.



domenica, febbraio 05, 2006
Quiz soluzione (NEW! Con clip audio!)
Mi considero ufficialmente diffidato dal proporre nuovi quiz musicali; chi si fosse interrogato sulla soluzione non dovrebbe ora avere difficoltà a capire di che si trattasse.



mercoledì, febbraio 01, 2006
Concerti che vi siete persi



Il Tagomago è un locale che mica si capisce bene se è a Massa o a Marina di Massa
è piccolo e intimo e i compagni all'ingresso non badano molto alla consumazione obbligatoria.
Tanto che entrato d'impeto devo tornare indietro, per pagarla.

Ci tengo.


Gli Offlaga Disco Pax dal vivo non possono offrire molto a chi già conosce il disco
non è l'aspetto musicale il loro forte, decisamente
tranne il corpo del poeta/autore/cantante che declama dal vivo le sue composizioni
e crocefisso alle sue storie si commuove, o fa finta, ma comunque funziona.

La sala è piena, il concerto procede con tutti i pezzi conosciuti
e come bis regala due inediti
il primo stupendo, crudo, straziante,
(il cantante quasi non trattiene le lacrime, o fa finta, chissà)
il secondo dimenticabile, anzi già dimenticato.

Tornando a casa guido un po' sbronzo e penso:
valeva la pena.