Il weblog di Gokachu


sabato, dicembre 31, 2005
I film migliori del 2005 secondo lo scrivente
L'appuntamento annuale con Babbo Natale e Satana sono la stessa persona quest'anno è saltato, e per poco non saltava pure quello con i film migliori. Son tempi difficili, questo blog sta perdendo la sua vocazione cinematografica, cosa ci aspetta non si sa (una quinquennio senza Berlusconi, sperabilmente). Comunque ce l'abbiamo fatta e via, per quest'anno non ve la siete risparmiata.

Un'altra piccola divagazione: siccome nelle prime tre posizioni ci sono ben due film che ho in realtà visto nel 2004, e che si erano già guadagnati uno spazio nel post dell'anno scorso, mi preme dire che i film più belli che ho visto nel 2005 sono, oltre a Il gusto dell'anguria, The Longest Nite e All The Real Girls (non necessariamente in questo ordine). Così magari chi se li è persi li recupera. E già che ci siete, guardatevi pure The Brown Bunny e Peacock.

Ma bando alle ciance, alle eccezioni e alle segnalazioni particolari e passiamo alle categorie di prammatica.

1) Samaria
2) Il gusto dell'anguria
3) Oldboy

Menzioni d'onore: Kung Fu Hustle (aka Kung Fusion) (versione originale), Tokyo Godfathers, Breaking News, Clean, Sin City, Il castello errante di Howl, Crash, Vai e vivrai, Niente da nascondere, Manderlay, A History Of Violence, Una lunga domenica di passioni

Film che mi hanno deluso: Izo, Vital, Non bussare alla mia porta, L'arco, Steamboy

Film che non mi aspettavo granché e invece no: Saw, Viva Zapatero, Le ricamatrici

Film rari o disponibili solo in home video o inediti in Italia che consiglio spassionatamente (non necessariamente usciti nel 2005 ma visti nel 2005): Last Life in the Universe, The Longest Nite, Asoka, One Nite in Mongkok, Tras el cristal, The Brown Bunny, The Taste Of Tea, Peacock, All The Real Girls


Cosa più brutta vista al cinema quest'anno: Mary

Post di cui mi sono compiaciuto alla rilettura: Nessuno. Mala tempora currunt.

Film che si meritava un post e invece no: L'enfant, Million Dollar Baby, Una lunga domenica di passioni







giovedì, dicembre 29, 2005
Protesta locale ( With direct protest button now!)
Leggiamo sul programma del benemerito Cinema Arsenale e scandalizzati pubblichiamo. Scandalizzati ma non stupiti dall'ennesima rivelazione sulla politica della cultura del consiglio comunale presieduto da un tale di nome Paolo Fontanelli.

Scompare dall’intestazione del nostro programma il Comune di Pisa.

Era presente dal 1986, anno della nostra prima convenzione con la pubblica amministrazione. Nel 2001 la convenzione è scaduta e da allora abbiamo continuato a inserire il Comune di Pisa tra gli enti promotori pensando che il mancato rinnovo fosse un problema legato a difficoltà economiche contingenti.

Oggi che ci siamo resi conto che non si tratta di difficoltà economiche ma di scelte politiche, prendiamo atto che il Comune non è più un nostro sostenitore e togliamo il Comune di Pisa dalla nostra intestazione.


NOSTALGHIA

Una delle ragioni prioritarie della mia adesione (1970) e della mia militanza nel vecchio e “dimenticato” PCI era la sua attenzione e sensibilità ai diversi aspetti della cultura, locale, regionale e nazionale; sensibilità e impegno che ho sempre
riscontrato nella lunga esperienza professionale del mio lavoro come dirigente dell’assessorato alla cultura della regione Emilia-Romagna.

C’era un forte impegno degli amministratori, grandi e piccoli, a fare della cultura uno dei momenti centrali del governo di città, paesi e regioni. Cultura intesa come conservazione, valorizzazione e promozione dei diversi patrimoni culturali esistenti nel territorio di competenza. Le chiamavamo “vocazioni” artistiche e culturali.

Uso i verbi al passato perché questa sensibilità va esaurendosi e spegnendosi salvo qualche rara eccezione. La nuova classe dirigente del PDS, prima, e dei DS, oggi, sembra del tutto estranea a questa tradizione e considera la cultura un fatto marginale. Così accade che alcune esperienze storiche rischiano di scomparire o di vedere fortemente limitato il loro ruolo di istituzioni culturali attivo da molti anni.

Tra queste emerge la situazione di Pisa, città straordinaria per “vocazioni” artistiche e culturali che da alcuni anni vede la sua amministrazione culturale sempre più assente.

Oltre alle ricchezze architettoniche e artistiche Pisa ospita una delle esperienze cinematografiche più significative ed importanti dell’intero paese, il cine studio ARSENALE, luogo di promozione e formazione della cultura cinematografica e audiovisiva, strettamente radicato nella città, e legato al pubblico ed ai molti giovani che studiano nelle sue antiche e prestigiose università.

Dal 2001 questa importante istituzione non riceve un adeguato sostegno per assolvere al proprio compito didattico e informativo. Certamente gli enti locali hanno visto ridurre le proprie risorse, ma questa realtà non giustifica questa scelta che dimostra in modo inequivocabile la scarsa sensibilità dell’attuale amministrazione, più attenta magari a manifestazioni “di massa” forse più elettorali, ma di nessun rilievo culturale.

Dimenticando che il governo di una città ha l’obbligo di costruire e sostenere realtà e servizi permanenti per diffondere conoscenza e partecipazione critica da parte del pubblico.

Non si chiede la “carità”, ma il riconoscimento di un impegno, spesso pieno di sacrifici e rischi, che da quasi trent’anni ha segnato e segna profondamente la storia culturale della città e della sua gente.

Giacomo Martini


Se protestare vi pare di una qualche utilità, cliccate qui.



venerdì, dicembre 23, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Questo post esce in ritardo e in forma affrettata causa eventi natalizi.

Tre i film papabili: Kirikù e gli animali selvaggi, film d'animazione francese che però scartiamo perché le recensioni che girano ci fan temere non sia al livello (molto alto) del precedente Kirikù e la strega Karabà; Le cronache di Narnia: il leone, la strega, l'armadio, che però essendo un blockbuster non ha bisogno di gran pubblicità, e infine Reinas - Il matrimonio che mancava, surreale commedia spagnola sul tema del matrimonio gay. Dato che quest'ultimo pare godere di una pessima distribuzione e di ottime recensioni, lo scegliamo volentieri a mò di incoraggiamento.




mercoledì, dicembre 21, 2005
Odio politico
Interessante l'invito di Pisanu a tutte le forze politiche ad isolare i violenti, dopo l'aggressione a Borghezio. Sono d'accordo. Si può litigare con parole, si può dire qualsiasi stronzata, ma quando si passa ai fatti è grave, molto grave. Non si fa.

Per esempio Borghezio nel '93 è stato multato (750000 lire) per aver picchiato un bambino marocchino.
Poi qualche anno dopo si è infilato in un treno dove con gentilezza ha pregato alcune signore di colore di spostarsi mentre lui disinfettava i sedili e i suoi numerosi amici filmavano.
Nel 2000 infine ha dato fuoco ai pagliericci di alcuni extracomunitari accampati sotto un ponte di Torino alla testa di una folla armata di fiaccole, ed è stato condannato a 3040 euro di multa.

Insomma, che le forze politiche diano retta al saggio consiglio di Pisanu e isolino, finalmente, Borghezio.



Alia: A History Of Violence
Sebbene sia costruito su una sceneggiatura saputa e risaputa - il passato che ritorna, la famiglia felice che viene sconquassata, l'abisso che incombe dietro la facciata pacifica della vita di provincia -, quasi priva di tematiche proprie della sua poetica e per di più pesantemente ridondante in alcuni punti, sebbene sia quasi un film su commissione, quasi un film pronto per essere girato da qualcun'altro, quasi un film che gli è capitato per caso, il nuovo lavoro di Cronenberg non di meno ha sufficienti frecce al suo arco per costruire la nostra felicità: la scansione lenta delle scene, l'accantonamento repentino e imprevedibile di personaggi che si erano conquistati una loro centralità, la progressione inesorabile, il passaggio brusco alla violenza, l'inquietudine metafisica inoculata nello spettatore, il pessimismo integrale, il mesto, silenzioso, straziante finale.

Non è uno dei Cronenberg migliori che ricordiamo, ma dopo una lunga deriva del nostro verso lidi eleganti, sofisticati ed esangui, è un molto gradito ritorno alla visionarietà terrigna che dopo La Mosca avevamo rivisto solo in Crash. Diffidate delle stroncature e visitate fiduciosi.

P.S. Noterella di costume che avrei messo nei commenti che però in questo momento non funzionano: il pubblico è stato molto rispettoso e silenzioso durante la proiezione.

Il che potrebbe far pensare che fosse un buon pubblico.

Invece no: tra il primo e il secondo tempo (che non hanno avuto intervallo in mezzo ma solo il cartello INTERVALLO) l'obbiettivo del proiettore è passato da quello giusto a quello sbagliato. Per un bel po' la proiezione è andata avanti mostrando un'immagine schiacciatissima. Ora, non solo l'unico della sala che ha gridato QUADRO son stato io, ma se non mi fossi alzato e faticosamente non avessi oltrepassato gli altri spettatori seduti nella mia fila per andare ad avvertire il proiezionista, probabilmente il popolo cinematografico avrebbe visto il film orrendamente appiattito fino alla fine, silenziosamente, senza proferire motto.

Il pubblico silenzioso non è pubblico buono: l'unico pubblico buono è il pubblico morto.





America Oggi: Broken Flowers
L'ultimo film di jim Jarmusch è in realtà l'ultimo film di Bill Murray. Ciò troverà entusiasti i fan dell'attore, che non sono pochi; meno entusiasti i fan del regista, tra i quali mi annovero e che sono molti di meno.

La verve gigionesca e trattenutissima delle ultime prove attoriali di Murray viene appena compressa da Jarmusch: non strabocca come in Lost in Translation o in Acquatici lunatici. Tuttavia non si riesce ad evitare una qualche successione di "gag" così costruite: Murray sta guardando assente nel vuoto-succede qualcosa-Murray si volta e guarda sconsolato la sorgente del rumore. Queste gag ci hanno stufato; va segnalato però che in questo film perlomeno non solleva il sopracciglio. Se lo dovessimo giudicare come un film di Murray, è il migliore degli ultimi tempi, quello in cui la sua nuova maschera viene utilizzata meglio.

Ma come film di Jarmusch, siamo di fronte ad un film ampiamente deludente. Solo in alcuni momenti la vena poetica del regista emerge; alla meglio dobbiamo accontentarci della preziosità del soggetto e di qualche lampo di sceneggiatura, come il finale tronco, sospeso, bello. Ma potrebbe essere quasi il film di qualcun'altro, e ciò ci dispiace.






Palcoscenico: Giovanna d'Arco
Non si può negare che Monica Guerritore sia un'attrice dotata di grande talento, di forte presenza scenica, e che creda fortemente in quello che fa, mettendoci tutta se stessa. Tutto ciò emerge splendidamente dal suo monologo.

Non si può però evitare di dire che la sua scelta di regia di infiorettare lo spettacolo con una scelta di musiche piuttosto pomposa e cafona (Show Must Go On, Carmina Burana et al) e con immagini proiettate che più pleonastiche non si potrebbe immaginare (il film di Dryer, Falcone e Borsellino, Martin Luther King, cieli stellati et similia) rende inevitabile la discesa nel trash.

Sarà per la prossima, Monica. Ti si segue con simpatia.




martedì, dicembre 20, 2005
L'heavy rotation mi sta dando alla testa

Not nit not
Nit no not
Nit nit folly bololey
Alife my larder
Alife my larder

I can't forsake you
Or forsqueak you
Alife my larder
Alife my larder



domenica, dicembre 18, 2005
Ascolti in casa Gokachu
E con questo spero che ogni dubbio sull'inattualità della rubrica si dissipi definitivamente.



venerdì, dicembre 16, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Questa volta la scelta è facilissima. Tralasciando i blockbuster natalizi, sia quelli "buoni" che quelli "cattivi" (=italiani), che certo non hanno bisogno della mia segnalazione e lasciando perdere anche un film che credo sia bruttino per quanto zeppo zeppo di magnifiche star cinesi (che interpretano, ovviamente, dei personaggi giapponesi), ne resta uno solo: A History Of Violence.

Su di esso giocano due punti a favore, oltre a quello di essere l'unico papabile: sebbene non abbia stravisto né per eXistenZ né per (scandalo!) Spider pongo Cronenberg tra i numi tutelari del cinema, e le notizie che parlano a proposito di questo film di ritorno del nostro al cinema di genere non possono che farmi piacere; secondariamente le recensioni, sia della critica che del pubblico, si potrebbero tranquillamente definire entusiaste. Missione compiuta, poltrona prenotata.





giovedì, dicembre 15, 2005
Invito a teatro (per fiorentini e dintorni)
Enormi conigli in platea. Una donna partorisce, nuda, una bambola. Sangue. Spari di fucile sul palcoscenico. Un corvo dondola una fetta di emmenthal. Un viso femminile schiacciato contro una parete trasparente. Cinque esseri bianchi, enormi e pelosi avanzano a fatica tra la neve. Un bambino risorge dalla tomba - ma è solo un attimo.



E' difficile raccontare uno spettacolo della Raffaello Sanzio Socìetas - specie se lo si è solo intravisto. E' qualcosa di osceno. E' qualcosa di sacro. E' qualcosa di magico. E' qualcosa di terribile. E' l'inizio di Persona, o il finale di 2001. E' qualcosa che va visto coi propri occhi, e non con quelli di un altro. E' quello che il teatro dovrebbe sempre essere.
E' il mito che si fa carne, sanguinando.



Nella mia vita ho visto non pochi spettacoli teatrali; se dovessi citare i cinque di cui porto addosso le cicatrici più evidenti, almeno un paio sarebbero loro. Almeno.



Non sono un tipo che si sposta facilmente, ma ho affrontato viaggi piuttosto lunghi al solo scopo di vederli. Non me ne sono pentito. Il 22 e il 23 sono alla Pergola di Firenze con il terzo episodio della Tragedia Endogonidia.
Un consiglio spassionato. Un consiglio appassionato. Smuovete le chiappe e andateci.



Per qualche squarcio, qui. Per informazioni, Cango.




lunedì, dicembre 12, 2005


domenica, dicembre 11, 2005
Ascolti in casa Gokachu
Meno trascinante di Melody Of Certain Damaged Lemons, però...



venerdì, dicembre 09, 2005


Il film che pare interessante della settimana
Facciamola breve perché di film questo venerdì ne escono solo quattro (e meno male, che sono indietro). Ciò nonostante ben tre su quattro sarebbero stati degni di vincere. Due si beccano la segnalazione nuda.

Il primo è Shanghai Dreams di Wang Xiao-Shuai, che andrò a vedere sicuramente perché il regista è autore del terzo film migliore dell'anno 2002 secondo lo scrivente, Le biciclette di Pechino, e quindi va seguito con attenzione. Sperando che esca da qualche parte (sennò c'è mamma cineclub che recupera tutto, alla distanza).

Il secondo è un titolo blasonatissimo e benissimo recensito, opera prima di una video e performace artist molto conosciuta come July Miranda che rischia di risultare, a posteriori, il film più bello della settimana: Me and You and Everyone We Know. Non non me lo perderò sicuramente (anche qui sarà da verificare la distribuzione; in America ha incassato meno di 4 milioni di dollari).

Ma il film che vince in modo scontato il titolo di "che pare interessante" e l'onor della locandina è invece lo sperabilmente meglio distribuito L'enfant di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Le recensioni sono abbondanti e ottime, come pure i premi (ha vinto la Palma d'Oro a Cannes 2005, per chi lo avesse scordato). Ma in realtà per la quarta settimana di seguito prevale il pregiudizio: i fratelli belgi son gli autori di La promessa, Il figlio ma soprattutto di Rosetta e son gente che sa dare sani pugni nello stomaco al pubblico e che fa cinema morale ma non moralistico né didascalico (e nemmeno sociale alla Loach). Gli voglio bene, vogliategliene anche voi.




giovedì, dicembre 08, 2005
Un Sagem My X5-2 al concerto dei Baustelle

The Cage, concerto dei Baustelle, 7/12/05
Other takes: 1, 2, 3, 4



lunedì, dicembre 05, 2005


Giovane (?) artista (?) Gokachu

The Cage, concerto dei Supersystem, 3/12/05
Other takes: 1, 2



venerdì, dicembre 02, 2005
Il film che pare interessante della settimana
Per la terza settimana consecutiva (e per la prossima temo che sarà uguale) non c'è uno straccio di ricerca, di analisi delle testimonianze, di lettura delle recensioni dietro la mia scelta. Si va di puro pregiudizio, perché entra in campo un altro dei miei eroi senza macchia e senza paura, e speriamo che vada meglio che con Ferrara. Si tratta di Jim Jarmusch, che il vostro fedele scribacchino segue e apprezza dai tempi di Stranger Than Paradise, cioè da un bel po'. Nel frattempo ci sono stati molti alti (molto alti) e ben pochi bassi (non poi così bassi), per cui vado di conserva. Lui si chiama Jim Jarmusch, il film si chiama Broken Flowers; ci recita Bill Murray, che ormai da Lost in Translation non sopporto più amenochenonlodirigaJarmusch. Che è il nostro caso, quindi non dispero.

Dopo l'atto di fede, cerchiamo di convincere anche i non credenti: il film ha vinto il Gran Premio della Giuria all'ultimo festival di Cannes, si becca un 7.5. su imdb, un 87% su rottentomatoes, il New York Times lo definisce uno "sly, touching film", secondo Liberation è uno "film doux-amer, bijou désenchanté et minimaliste", El Pais definisce Jarmusch "un director exquisito que no rueda jamás un solo metro de película de más", e il Frankfurter Allgemeine ci rassicura sulla prestazione dell'interprete dicendo che "mit seinem makellosen Timing eine Figur formt, die komisch ist und auch ein wenig tragisch, der eine Vergangenheit zuwächst, aus der sich für die Gegenwart nichts ergeben hat". E altre lingue non ne so.




giovedì, dicembre 01, 2005
Segnalazioni televisive con un certo anticipo

Domenica notte, Raitre