Il weblog di Gokachu


venerdì, luglio 30, 2004
Segnalazioni televisive dell'ultimo momento
Stasera su Raitre all'1.20, in cinese mandarino sottotitolato, andrà in onda Unknown pleasures, di Zhang Ke Jia, esemplare di quel giovane cinema della Repubblica Popolare Cinese che è così difficile da vedere. Sembra che ne valga la pena (ma anche no).




giovedì, luglio 29, 2004
Visto oggi: I giardini di Mirò
Nell'ultimo anno ho visto I giardini di Mirò in concerto tre volte, e secondo me il concerto di qualche ora fa alla Fortezza di basso di Firenze è stato il più bello dei tre; loro sono maturati, e nel contempo avevano un supporto luci e audio finalmente all'altezza.
(P.S. Non ho ancora inserito le foto di reportage di cui qui sotto vedete un esempio nel fotoblog; da questo momento in ogni caso ci saranno rallentamenti di aggiornamento generalizzati dovuti alla mia assenza da Pisa)




mercoledì, luglio 28, 2004
Clinton, dì qualcosa di sinistra!
Sarò un vecchio romanticone, ma a me la retorica del discorso di Clinton alla convention democratica è piaciuta molto.
They chose to protect my tax cut, while cutting 140,000 unemployed workers out of their job training programs, 100,000 working families out of their child care assistance, and worst of all, while cutting 300,000 poor children out of their after-school programs when we know it keeps them off the streets, out of trouble, in school, learning, going to college and having a good life.



Registrazione? No grazie
Già c'eravamo abituati ai lussi di mailinator, ma ora con BugMeNot sarà ancora più semplice. Qui un'animazione che spiega come funziona. (ennesimamente via J-walk)





Visto oggi: Goodbye Dragon Inn
Tsai Ming-liang non è mai stato un cineasta del chiacchericcio, per usare l'understatement; i suoi film han sempre vissuto di silenzi più che di parole, e anche filmicamente la quiete delle inquadrature fisse, spesso immobili, si frappone al trambusto delle sequenze dinamiche. Qui però il suo percorso di rarefazione raggiunge un punto più elevato. Innanzitutto il film è privo di una vera e propria storia; una, molto semplice, si potrebbe raccontare in due righe (e non è proprio il caso). Secondariamente, è quasi privo di dialoghi; infine, è anche praticamente privo di personaggi. Certo, varie figure si muovono sullo schermo, alcune forse sono fantasmi, altri sono ombre leggendarie di un tempo che fu; i restanti, sebbene reali, non riescono ad incontrarsi. Ma il protagonista del film non è il solito Lee Kang-sheng, pur presente, né un altro essere umano; è il cinema, inteso sia come edificio che come arte. Un protagonista che agonizza, che ripensa ai tempi della grandezza (rappresentati dal primo lavoro di King Hu, quel Dragon Inn (conosciuto anche come Dragon Gate Inn) da cui proviene il titolo che pervade ogni scena soprattutto attraverso la sua filtrante presenza sonora.
Malinconico ma non privo di un residuo di speranza, rarefatto ma ricco di sentimenti semplici e immediati, freddo nella forma ma caldo nell'emozione, il film richiede nervi saldi, soprattutto all'inizio, anche conoscendo già i ritmi di Tsai. Chi saprà resistere affonderà però in immagini ed atmosfere che difficilmente si sapra scrollare di dosso, anche molto tempo dopo la visione. Un distillato puro di Ming-liang, per palati robusti, che gli estimatori di questo regista non possono perdersi. Qualcuno sa perché non sia ancora uscito nelle sale italiane?




domenica, luglio 25, 2004
Hoegaarden White time
Continua la saga delle birre belghe (su istigazione di Darkripper)




Torna il grande cinema d'azione (pare)
E questa volta viene dalla Thailandia. Ong-Bak, nelle sale italiane dal sei agosto per 01 distribution.



Vitaa mortea e miracoliaaa di Pierò Pelù
La biografia di Pierò Pelù in tre parti commentata da Adayinthelife (via sestaserasonoqui)



sabato, luglio 24, 2004
Visto oggi: The eye 2
Era inevitabile che i fratelli Pang dirigessero un secondo The eye, dopo il successo planetario del primo, anche se più che di un vero seguito si tratta di un film ambientato nello stesso modo fantastico, soggetto alla stessa mitologia. Il lavoro è sicuramente inferiore al precedente, e, cosa grave per un horror, fa ben poca paura; ha tuttavia i suoi motivi di interesse che giustificano la visione. Prima di tutto la protagonista è Shu Qi, sulla cui sovrannaturale bellezza non intendo spendere molte parole; se avete visto Millennium mambo sapete di che parlo. Peccato che non ci sia nessuna concessione al fan service, nemmeno dove sarebbe giustificato dalla trama. In secondo luogo i fratelli sino-tailandesi con la macchina da presa ci sanno fare magistralmente, e confezionano anche qui alcune sequenze davvero belle sul piano visivo (su tutte, come nel primo film, quella dell'ascensore). Infine le aggiunte che vengono fatte in questa pellicola alla mitologia esposta nel primo sono suggestive; dove là si veniva a sapere qualcosa del mistero della morte, qui si scopre qualcos'altro sul mistero della nascita. Un film dimenticabile ma tutto sommato molto piacevole.




It's porno time!
Dopo la struggente lettera di Menarini a Siffredi, Luca Sofri Giacomo Papi ricorda Moana Pozzi in un pezzo scritto benissimo e quasi interamente condivisibile. Unico appunto: i film di Moana erano inguardabili anche all'epoca.



giovedì, luglio 22, 2004
Visto ieri: Save the green planet!
Se si dovesse dire in un unica parola che cosa contraddistingue la cinematografia coreana dalle altre, direi il mescolamento. Non c'è commedia coreana che non abbia un elemento tragico, non c'è film drammatico in cui non si rida, i generi vengono miscelati senza pudore e con risultati inaspettati. Questa caratteristica, pur essendo quasi sempre presente, compare ovviamente in modo più o meno evidente a seconda del film. Ecco, se dovessi indicare in quale film c'è il mescolamento più sorprendente, citerei questo Save the green planet!, dove commedia demenziale, horror, thriller, melodramma, fantascienza di serie b, freak burtoniani e felliniani, sadismo e soprattutto tragedia si fondono in una sceneggiatura estremamente complessa, piena di riferimenti cinefili, girata magistralmente e recitata splendidamente. Un film che lascia a bocca aperta fino all'ultima inquadratura e che sorprende anche per il coraggio del produttore che di fronte a questo materiale incandescente e ad alto rischio commerciale (il film poi non è andato particolarmente bene al botteghino) non si è tirato indietro. Non sarà il miglior film coreano degli ultimi anni, ma se volete spiegare a qualcuno in cosa consiste questo giovane cinema, mostrategli questo.





Cinema coreano spotting
Domani esce in Italia La moglie dell'avvocato di Im Sang-soo. Non l'ho ancora visto, ma pare sia un gran film. (via cinemacoreano.it)






mercoledì, luglio 21, 2004
Continuiamo così...
Sul numero di FilmTv appena uscito in edicola si scopre che Mauro Gervasini non ha molto apprezzato gli altri film di Miike (gli è giusto piacicchiato Audition), ma è pronto a cadere in sollucchero per il mediocre The call.



Girellando in videoteca
E' uscito in DVD Le regole dell'attrazione di Roger Avery. La domanda è d'obbligo: è la versione maciullata che è girata nelle sale e che mi sono rifiutato di vedere o è stata ripristinata quella originale? Risposta da conoscere prima di procedere al noleggio.



Visto oggi: Oro rosso
Il mio animo snob rifugge dal cinema iraniano, da tempo rifugio di attempati baluba cinecolti, ma non lo sdegno abbastanza da non vederlo, visto che al di là del cinema d'autore prefabbricato ci sono anche film davvero notevoli. Da questo Talaye sorkh, visto il trailer, non mi aspettavo granché; invece si tratta di un film interessante anche se imperfetto. Al di là del solito folcolore neorealista che ci si aspetta da un film iraniano, si percepisce un racconto più universale; tra le notazioni critiche sulla società contemporanea traspare un malessere non contingente; in qualche modo, fattele debite distinzioni, mi ha dato l'impressione quasi di un film di Antonioni, con i suoi siparietti, le sue sequenze apparentemente insensate, i suoi dialoghi a volte insignificanti. Ecco, era quasi come se nel mondo neorealistico iraniano, così simile al cinema italiano degli anni '40 e '50, si fosse finalmente arrivati al 1957 e a il Grido. Quasi però; ed è questo quasi che mi fa pensare all'ennesima occasione mancata che mi capita di vedere in questo periodo, ma anche sperare in ulteriori evoluzioni in quel di Persia.




martedì, luglio 20, 2004
Caro Rocco ti scrivo
Struggente lettera a Rocco Siffredi da parte di Roy Menarini.



Qual è il miglior film horror di tutti i tempi: risultati
Nonostante la ribellione dei lettori, che hanno votato molti film non presenti nella lista dei nove che il sondaggio mi lasciava inserire (ne ho votato uno anch'io; peraltro nessuno dei film indicati come Altro ha ottenuto più di un voto), il sondaggio ha un esito chiaro e incontrovertibile: vince Shining di Stanley Kubrick, che con il 42% delle preferenze doppia e tripla il risultato del secondo classificato, Nosferatu di F. W. Murnau, il quale a sua volta ottiene il doppio delle preferenze dei terzi, Dracula di Bram Stoker di F. F. Coppola e La maschera del demonio di Mario Bava.




Visto ieri: Non aprite quella porta (remake)
Il remake ufficiale del film di Hooper non è così terribile come me l'aspettavo. All'inizio la tensione viene costruita con un certo mestiere, i personaggi secondari cattivi funzionano molto bene, il gore e le efferratezze si sprecano; il film viene trattenuto dal diventare qualcosa di buono solo da Leatherface, che non è davvero al livello dell'originale. L'utilizzo della bellona Jessica Biel, le cui grazie vengono accarezzate dalla macchina quasi in stile baywatch, avrebbe avuto un suo senso cabinfeveresco se si fosse pigiato di più sul pedale del sesso, cosa che purtroppo non avviene. Il finale allo stesso modo resta piuttosto ambiguo; la trasormazione della protagonista in un mostro al medesimo livello etico dei suoi antagonisti poteva essere marcata in modo più chiaro; così com'è resta ambiguo e insoddisfacente. Comunque ottimo montaggio, fotografia spenta e dilavata molto efficace, e, soprattutto all'inizio, buon mestiere ritmico. Alcune sequenze sono di buon livello; altre mi hanno quasi costretto a distogliere lo sguardo, e non è poco.




Il pensiero del giorno
Il Belgio è la patria delle migliori birre del mondo. Senza di loro staremmo ancora a bere Heineken, Ceres o Becks, come gli uomini primitivi.




venerdì, luglio 16, 2004
Qual è il miglior film horror di tutti i tempi?
E' estate avanzata e la voglia di scrivere o di leggere un blog scema un po'. Trastulliamoci con un passatempo balneare: dopotutto è tempo di horror. Qual è il migliore che sia mai stato fatto? Ve ne presento nove scelti da me, secondo il mio estro personale e momentaneo. Ci sono esclusi con undici decimi di nobiltà; ricordate che potete votare Altro a patto di specificare nei commenti il film a cui va il vostro voto.


Current Results

Free Web Polls




giovedì, luglio 15, 2004
Consigli per le serate estive
Di Mercantia, il festival del teatro di strada che si tiene a Certaldo fino a domenica prossima, ho già parlato l'anno scorso. Quest'anno ne approfitto per aggiornare il fotoblog.




martedì, luglio 13, 2004
Segnalazioni televisive
La settimana televisiva è ricca di film da vedere, ma mi concentro su tre prime visioni: mercoledì 14 alle 23.30 su Canale 5 andrà in onda Respiro, dimostrazione tangibile che il cinema italiano vive (anche se poi manda come candidato all'Oscar Pinocchio e non questo film o L'imbalsamatore); giovedì 15 alle 21.05 un ottimo film di serie B dei giorni nostri, Pitch Black, con un Vin Diesel al suo meglio; ma soprattutto sabato 17 alle 1.45 su La7 verrà trasmesso Storia di fantasmi cinesi II, seconda parte di una trilogia-capolavoro che ha fatto la storia del cinema hongkonghese e della sua fortuna in occidente. La trilogia è disponibile in videoteca in comodi DVD, ma se volete un assaggio prima di affrontare il noleggio questa è l'occasione per voi.




Visto oggi: Adaptation - Il ladro di orchidee
Un sontuoso fallimento che sembra costruito apposta a questo scopo, un narcisistico metaracconto che è saggio di sceneggiatura in fieri, una dimostrazione di presunzione e di coraggio, un intelligente labirinto in cui non si può non soffocare insieme al film stesso. Tutto sommato un puro esercizio di stile, con poca anima, troppo cerebrale per i miei gusti, sterile, che però mi ha divertito molto tanto è oltraggioso, architettonicamente ben strutturato e completamente folle. Da vedere (per credere).




domenica, luglio 11, 2004
E improvvisamente, Nakata
Probabilmente la cosa non vi è nuova ma io lo scopro adesso: a dirigere il seguito del remake americano di Ring è lo stesso Hideo Nakata.






sabato, luglio 10, 2004
Girellando in videoteca
E' disponibile a noleggio I figli della pioggia, film d'animazione francese apparso fugacemente nelle nostre sale, troppo fugacemente per i miei riflessi. Vedrò e dirò.





Visto oggi: The call
Come sa chi mi segue da un po' di tempo, Takashi Miike è un regista che amo molto, e sono stato contentissimo di sapere che un suo film venisse finalmente distribuito in Italia, anche se all'interno di quella moda lanciata da The Eye che sta imperversando (con mio piacere) nelle nostre sale. Mi aspettavo molto da questa pellicola, e soprattutto mi aspettavo che la distribuzione si fosse ingannata, che dietro l'apparenza di horror orientale tipico stesse una realtà diversa, che fosse per l'horror "à la Ring" quello che Dead or alive è stato per lo yakuza eiga: la sua estremizzazione esplosiva. Non è così. Il film è comunque apprezzabile, e se non fosse di Miike ne sarei forse a tessere le lodi; la prima parte, in cui viene esposto il tema, è ampiamente debitrice di Ring, come si poteva immaginare; in questa parte c'è almeno un'ottima sequenza, quella del set televisivo. Meno immaginabile era una seconda parte pesantemente influenzata da Dark Water ma soprattutto da Ju-on, che certo sembrerà meno vista di quanto è parso a me a chi questi film non li conosce; più chiari a tutti saranno invece i riferimenti all'horror italiano, che, ricordiamolo, in Giappone è oggetto di culto. Dal mio punto di vista ne segnalo la buona realizzazione, condita con alcuni brevi sprazzi di regia violenta, ma le preferisco gli originali se non addirittura il tanto vituperato Phone. Dove finalmente lo stile autonomo di Miike compare, anche se non pienamente dispiegato, è nel vorticoso finale, che ci permette di non rimpiangere affatto i soldi del biglietto. Non ci manda però lo stesso a casa felici e contenti, perché si rimane, comunque, fortemente al di sotto delle aspettative. Dal pubblico italiano mi aspetto due reazioni: da una parte chi ignora il regista troverà un horror ben piantato su solide basi, con forse un finale un po' troppo enigmatico per i suoi gusti; chi invece non ha mai visto niente di lui ma ne ha sentito strombazzare le lodi su queste e altre pagine potrebbe pensare perplesso: ma è tutto qui il genio giapponese che tanti ammirano? Terrei semplicemente a mettere in chiaro che non è tutto qui.




giovedì, luglio 08, 2004


Remember when you were young
chico: Tua moglie mi ha lasciato!
paco: Cosa stai cercando di dirmi?
chico: Ti ricordi di Belindo?
paco: Sì!
chico: E' l' amante di Wollash!
paco: Wollash? Il sosia di mia figlia!
chico: Tu non hai una figlia!
paco: Ecco perché non mi ha mai voluto bene!

Le avventure di Chiquito e Paquito funzionano benissimo anche per iscritto.



mercoledì, luglio 07, 2004
Repetita
Ve l'ho mai detto che guardare la prima pagina di Libero dopo colazione mette di buon umore tutta la giornata? (da un idea di Mp. Il link alla pagina del giorno è qui)



Visto oggi: Samaria
Chi dopo Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera aveva temuto che Kim Ki-duk si vendesse al mercato occidentale, snaturando la propria arte e addomesticando il suo cinema, si tranquillizzi: l'ultimo film del regista coreano, recente Orso d'Argento alla Berlinale, è una pellicola che probabilmente non verrà mai distribuita nelle nostre sale. Le tematiche di partenza infatti farebbero rizzare i capelli in testa a varie organizzazioni benpensanti: nelle prime sequenze viene mostrata una vicenda di prostituzione minorile in cui non c'è sfruttamento e in cui al contrario la baby-prostituta sembra assai contenta di quel che fa. Non che la cosa si risolva in un quadretto idilliaco, anzi, essendo un film di Kim ci sarà da soffrire e tanto; tuttavia questo sguardo non omologato sulla pedofilia e la prostituzione sicuramente non piacerà ai censori. Si tratta di un ennesimo viaggio nella perdizione e nella redenzione; le due cose non sono necessariamente distinte nel tempo, come in Peai... eap, però mi sembra che sia in corso un mutamento di tiro, un cambio di indirizzo nella poetica del nostro, un passaggio dall'analisi anche politica di un paese dilaniato a quella dei singoli animi, studiati più con interesse direi spirituale e religioso che sociologico. Dopo Coast Guard, estremo punto di denuncia della follia della dimezzata società coreana, il tema torna meno geograficamente delimitato (non che lavori come Address Unknown non siano comunque, nel loro essere fortemente localizzati, universali). Il film è sottilmente insoddisfacente, come trovo quasi tutti i lavori del nostro; in particolare a un inizio "catastrofico" davvero notevole e un finale metaforico di grande bellezza si contrappone una parte centrale di cui per qualche motivo non sono del tutto contento, che probabilmente avrebbe tratto vantaggio da una maggiore brevità o da un'esposizione più varia. Ma per quanto imperfetto (l'unico suo che mi abbia dato l'impressione di una rotonda perfezione è il solito Bad Guy) è un film prezioso, profondo, commovente, con alcune sequenze che sembrano davvero toccare l'anima e farla dolere. Questo è il cinema che amiamo. Da non perdere.




martedì, luglio 06, 2004


lunedì, luglio 05, 2004
E a rifuffa
Nelle lunghe serate estive, di fronte ad un bar per cui abbiamo una consumazione pagata, ci siamo chiesti tante volte quale sia il cocktail più alcoolico in assoluto. Credo di averlo trovato: il Satan's piss, di gradazione alcolica stimata 71%. Unico dubbio: i bar saranno ben forniti di rum a 75 gradi, come dovrebbero?



Pallade Atena 1 - Madonna di Fatima 0 - Gokachu 40



domenica, luglio 04, 2004
Urbani proteggi la mia opera dell'ingegno
Il gioco di parole era così ovvio che ne approfitta anche Libero.



sabato, luglio 03, 2004


venerdì, luglio 02, 2004




giovedì, luglio 01, 2004
Visto ieri: La casa dei 1000 corpi
Prima che tutti i cineblogger comincino ad entusiasmarsi per questo "vero remake di Non aprite quella porta" sull'onda di Bocchi e di altri guru della critica vorrei mettere le mani avanti e dimostrare quanto poco io sia trendy. Il film non è male, ma non mi sembra il caso di gridare alla resurrezione del cinema di genere e nemmeno di accostarlo a piccole chicche come Cabin Fever. Bei costumi, belle scenografie, alcune situazioni davvero disturbanti, diversi personaggi ben costruiti, non sono sufficienti a giustificare tanto entusiasmo. Intanto il film soffre di alcuni deficit recitativi (in particolare Sheri Moon ha la faccia e il sorriso perfetti per il ruolo, ma incappa alcuni scivoloni abbastanza gravi. Il marito avrebbe dovuto chiederle qualche ciak in più, sempre che non sia il doppiaggio a dare un'impressione errata) ma soprattutto da un inizio ben congegnato passa ad una riedizione de la Famiglia Addams molto meno convincente, per poi crollare in un finale sovrannaturale che fa perdere credibilità all'intero impianto narrativo. Detto questo, il regista si farà; alcune sequenze funzionano a meraviglia, gli inserti sgranati che punteggiano l'azione ricordano tanto Assassini nati e questo non li rende originali, ma a me piacciono lo stesso, e Captain Spaulding è davvero una maschera memorabile. Potabile.