Il weblog di Gokachu


mercoledì, luglio 28, 2004
Visto oggi: Goodbye Dragon Inn
Tsai Ming-liang non è mai stato un cineasta del chiacchericcio, per usare l'understatement; i suoi film han sempre vissuto di silenzi più che di parole, e anche filmicamente la quiete delle inquadrature fisse, spesso immobili, si frappone al trambusto delle sequenze dinamiche. Qui però il suo percorso di rarefazione raggiunge un punto più elevato. Innanzitutto il film è privo di una vera e propria storia; una, molto semplice, si potrebbe raccontare in due righe (e non è proprio il caso). Secondariamente, è quasi privo di dialoghi; infine, è anche praticamente privo di personaggi. Certo, varie figure si muovono sullo schermo, alcune forse sono fantasmi, altri sono ombre leggendarie di un tempo che fu; i restanti, sebbene reali, non riescono ad incontrarsi. Ma il protagonista del film non è il solito Lee Kang-sheng, pur presente, né un altro essere umano; è il cinema, inteso sia come edificio che come arte. Un protagonista che agonizza, che ripensa ai tempi della grandezza (rappresentati dal primo lavoro di King Hu, quel Dragon Inn (conosciuto anche come Dragon Gate Inn) da cui proviene il titolo che pervade ogni scena soprattutto attraverso la sua filtrante presenza sonora.
Malinconico ma non privo di un residuo di speranza, rarefatto ma ricco di sentimenti semplici e immediati, freddo nella forma ma caldo nell'emozione, il film richiede nervi saldi, soprattutto all'inizio, anche conoscendo già i ritmi di Tsai. Chi saprà resistere affonderà però in immagini ed atmosfere che difficilmente si sapra scrollare di dosso, anche molto tempo dopo la visione. Un distillato puro di Ming-liang, per palati robusti, che gli estimatori di questo regista non possono perdersi. Qualcuno sa perché non sia ancora uscito nelle sale italiane?