Il weblog di Gokachu


martedì, settembre 15, 2009
Diario di un viaggio a Budapest/Bratislava via status di Facebook
(nota: questo è il viaggio di agosto, non quello di maggio, che trovate più sotto)

Consigli per giovani viaggiatori: "Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso." Le scarpe sono importantissime. Io uso scarpe da camminata urbana tipo queste: http://www.decathlon.it/IT/mucia-29424677/#

Consigli per giovani viaggiatori: entrando in aereo sentirete spesso gli assistenti di volo chiedervi di sedervi oltre la fila quattro. Chiedete miti: sono chiuse anche le file uno e due? Non lo saranno, e in fila uno godrete di spazio illimitato per le gambe.

iL temuto clima continentale augustano per ora non mostra i denti: a Bratislava ci sono 27 gradi e si regge bene. Le ragazze slovacche, bellissime già a maggio, sfoderano col caldo un'arma sessuale fine di mondo: dei sederi incredibili. Lo diceva già Cèline, ma son cose che è bello scoprire di persona.

Sono giovane e ingenuo, ma ogni volta in cui mi trovo in un paese dove bere una birra alla spina negli eleganti viali centrali del centro cittadino della capitale costa un euro e trenta, rimango sempre assai stupito.

Merda, il mio ostello è pieno di italiani maschi in calore che fan casino per farsi notare dalle ospiti straniere. Con buon successo, pare, però CHE PALLE.

"è cotta la pasta?" "l'assaggiamo". L'italiano all'estero mostra il suo vero colore: è identico allo stereotipo.

si beve una palinka sul tetto terrazzato di un edificio in Blaha Lujza Ter mentre al piano di sotto impazza il breakbeat e, con tutto il bene che vuole a Berlino, pensa che tra le due città, dal punto di vista di un visitatore, non ci sia confronto.

Sia in slovacchia che in ungheria si beve birra a un euro e rotti a boccale, ma i bagni pubblici costano l'impressionante (per lo standard locale) cifra di quaranta centesimi. Il desiderio di bere birra si può trattenere, quello di espellerla no.

Consigli per giovani viaggiatori: Budapest è una città molto economica, ma l'efficentissimo sistema di trasporti cittadino è molto costoso. Un euro e dieci a tratta, il giornaliero poi costa sei euro. Se avete la (s)fortuna di essere studenti mostrate la vostra tessera ISIC e prendete il mensile studenti: costa circa quattordici euro e dura un mese. Val la pena anche se restate per pochi giorni.

La linea uno della metropolitana di Budapest è stata costruita nel 1896 ed è la seconda più antica d'Europa. A differenza di quella di Londra le stazioni son state preservate nella loro forma originaria, sono molto belle e sono patrimonio UNESCO.

si dirige con la ferrovia urbana verso Szentendre, città di etnia serba a 20 km da Budapest, e centro di produzione artistica di livello internazionale.

è a Szentendre. Finalmente, dopo anni di desiderio, mette piede in suolo (linguisticamente) serbo.

Szentendre è una piccola cittadina estremamente turistica, piena di negozietti di souvenir. Tipo Erice, per capirsi. Secondo me non vale in modo particolare i 45 minuti di treno da Budapest, se non per la visita (a pagamento, una circa un euro e dieci, l'altra due euro e venti) delle chiese serbo ortodosse.

comincia a subire il clima continentale. Ma da domani i pomeriggi saranno dedicati alle terme budapestine. Per oggi mi accontento dell'apertura notturna delle terme Palatinus, nel mezzo della MargitSziget. Se passate da Budapest, mi trovate lì dalle 22 alle 3.

vi insegna un artista che non conoscevate: Kovacs Margit.

La piccola cittadina di Szentendre si visita in due ore ma contiene una ventina di musei di artisti che ci abitano o ci hanno abitato. Io ne ho visto uno; a voi vedere gli altri.

Guarda la vetrina di un'agenzia immobiliare e scopre che qui attorno con una spesa di 30 milioni di fiorini si compra casa. Non un appartamento: una casa, l'intero edificio.

Magic moments: scendo dal treno ad Obuda, una delle tre città (e la più antica) che costituiscono Budapest e un BIPLANO ARANCIONE mi sorvola a bassa quota.

Dopo una lunga immersione nella grande piscina di acqua a 38 gradi delle terme Palatinus, sono troppo rilassato per prendere parte alle danze alla gremitissima Silent Disco, sempre sulla MargitSziget, e mi limito a guardare. Tanta bella gente e tanta brutta musica.

è di fronte all'impressionante Velo di Veronica di Oskar Kokoschka.

Il museo di belle arti di Budapest sorprende non solo per le opere ma soprattutto per la bellezza dell'edificio e l'assoluta eleganza dell'allestimento. Un museo per Dei. Infatti costa uno sproposito per gli standard locali: 5 euro per la permanente, 10 per vedere anche una delle due temporanee, 13 per tutto.

In una sezione di arte italiana di altissimo livello (tra gli altri ci sono lavori di Raffaello e Leonardo), comincio a provare i primi sintomi di sindrome di Stendhal di fronte a una straordinaria madonna del Crivelli. Le cose peggiorano quando mi capita davanti agli occhi un ritratto del Bronzino.

In questa stanza ci sono più quadri di El Greco di quanti ne abbia visti in vita mia. Il mistero del perché un autore del cinquecento ci risulti così perfettamente contemporaneo è secondo me di facile soluzione: storicamente ha prevalso il caravaggismo e la leggerezza e l'astrazione di El Greco ha dovuto attendere molti secoli per diventare pop.

Cosa fate voi quando vi trovate in un museo così ricco da essere semplicemente troppo per le vostre forze? Io mi ricordo la mia finitezza e la piango.

Uno dei soggetti prediletti della pittura olandese è stata la rappresentazione di un bue sventrato, lasciato a sgocciolar sangue in una bottega da macellaio. È un soggetto di estrema potenza. Un bue smembrato può essere interrogato mille volte, e ha sempre una risposta da darci. Un bue sventrato non ha bisogno di una cultura per essere compreso. Dio non è rappresentabile con precisione, un bue sventrato sì.

ha commesso la leggerezza di prendere un biglietto per l'opera per la stessa giornata in cui c'è il giorno zero dello sziget. Sei euro buttati via (ma c'erano anche biglietti da tre euro).

A Budapest c'è sempre troppo da fare e troppo poco tempo.

programma di cenare in un ristorante persiano e poi di andare nottetempo in un bagno termale turco. A Budapest, naturalmente.

is eating persian food. (Iranian sounds SO politically correct/incorrect/engaged).

Alla faccia del clima continentale la sera a Budapest fa un bel freschetto che a Pisa ce lo si sogna (sudati).

Se passate da Budapest, non potete perdervi le aperture notturne delle terme Rudas. Se ne esce alle quattro del mattino, purificati, rigenerati, rinati. Se son tornato a Budapest dopo meno di due mesi è fondamentalmente per questo.

Il programma del giorno: breve visita al secessionista museo di Arti Applicate e poi altre terme turche, le Kiraly, che provo per la prima volta. Pranzo al sacco, serata libera.

Il Museo di Arti Applicate di Budapest è uno di quei posti in cui uno paga volentieri il prezzo del biglietto anche solo per vedere il palazzo dall'interno.

È impressionante vedere coi propri occhi quanto fosse elegante e raffinato l'universo borghese solo pochi istanti prima dell'apocalittica devastazione della prima guerra mondiale. Ma chi glielo ha fatto fare?

Gli italiani in vacanza a Budapest fanno tutti mostra di fortissime cadenze regionali, molto più di quanto si percepisca in Italia. I casi sono due: o è tutto un grande complotto per far credere agli ungheresi che coincidiamo col nostro stereotipo, o i Tour Operator considerano Budapest una meta adatta solo all'Italia profonda e mandano gli altri a New York.

Se mi chiedessero di elencare le cose per cui vale la pena di vivere non includerei il quarto movimento della Jupiter di Mozart ma includerei le terme budapestine. Con la loro insospettabile nemesi: i chiassosissimi turisti francesi.

si è sbufalato un abbondante menu in Raday Ut, si è bevuto una birra da mezzo litro e ha lasciato una generosa mancia del 15%. Costo totale sette euro e quaranta.

Alla ricerca disperata di una qualche vita notturna domenicale sull'ultimo tram.

Per quanto sia bello mitizzare i paesi che si visitano, posso testimoniare che in Ungheria si tira di coca come in una qualsiasi Villa Certosa del terzo mondo.

I segni della crisi in Ungheria, a parte il fatto che il fiorino non vale nulla e chi arriva da zona euro spadroneggia a suo piacimento: a mezzanotte l'illuminazione sui vari monumenti che rende spettacolare una passeggiata sul Danubio viene spenta.

Le previsioni danno pioggia sul giorno zero dello Sziget Festival. Fuck No!

fa colazione com un Fokhagymàs Langos al Mercato Coperto di Budapest. L'alito ringrazia.

La differenza tra turista e viaggiatore non esiste. Esiste solo il turista isolato in un ambiente massivamente composto di locali e il turista attorniato da folle di altri turisti. Quindi non è la disposizione d'animo che è diversa, ma son soprattutto le condizioni al contorno. Sfido chiunque ad essere "viaggiatore" a Firenze ad agosto. O "turista" in un desolato villaggio della pianura pannonica.

Una giornata non è mai abbastanza lunga per un corpo immerso in acqua termale a 36 gradi.

EGO SUM VIA VERITAS ET VITA. Ma non ve lo faccio pesare.

La vita notturna budapestina ha un Caronte buono, il bus 906 che ti riporta a casa quando la situazione pare disperata. Si potrebbe scrivere un romanzo sul bus 906. Probabilmente l`han gia` fatto, quindi tanto vale andare a letto.

L'attenzione al cliente è un'arte pressoché sconosciuta a Budapest. Il saluto di benvenuto e il saluto di addio, nei posti più autentici e indaffarati, è un commovente "PROXIM!", detto a voce piuttosto alta. Insomma più o meno come nei bar di Torino.

Un soggiorno all'estero non è mai completo senza una visita al locale Museo dell'Olocausto. Quello di Budapest è stato costruito da famosi architetti, si compone principalmente di fotografie e testi in un ambiente freddo e geometrico, costellato di linee di luce e con suoni pulsanti a costruire ulteriori architetture sonore. L'effetto è davvero molto forte.

"Tutto ciò che è qui accaduto è uno scandalo per il fatto che è potuto accadere, e senza eccezioni sacro per il fatto che è accaduto." - Janos Pilinszky

Sfida le avverse condizioni metereologiche e si dirige impavido verso lo Sziget festival.

Consigli per giovani viaggiatori: a Budapest si ottengono migliori condizioni di cambio agli sportelli di cambio che non prelevando da Atm. Le migliori condizioni possibili le potete trovare agli uffici della Western Union in Blaha Lujza Ter: comprano un euro per 269 fiorini e lo vendono per 275. Come facciano a pagarci l'addetto è un mistero. La banca accanto pratica 264/281.

è moralmente uscito da Budapest e ora si trova in un treno HEV pieno di sciamannati post hippie di origine transnazionale tipici dei Festival Musicali Internazionali col Campeggio. Meno male che il Primavera il campeggio non ce l'ha.

E il mito romantico che dice: "ok lo sziget è caro, ok il programma di sette giorni non vale quello di uno solo di altri festival, ok tutto; ma ho la controobiezione fine di mondo: la birra costa un euro" si infrange contro la dura realtà: prezzo calmierato a 450 fiorini.

Quello che invece fa veramente impressione è l'enorme area dedicata agli stand, dove si trova di tutto, dalla maschera antigas alla bandiera della giamaica al tizio che ti fa il piercing al piatto tipico. Un'enorme mercato delle pulci/fricchettonico/interculturale. Sono letteralmente centinaia, se non un migliaio, di stand. Prendi Arezzo (non ItaliaWave) , moltiplicalo per trenta, ancora non ci siamo.

Non so voi, ma io a vedere centinaia di persone da tutta europa sinceramente e ingenuamente continue che "Peace and Love" sia uno slogan attuale, praticabile e credibile, un po' mi intenerisco. Certo più di quando vedo centinaia di persone col culto del Duce. E poi qui, ora, c'è un palco che farà jazz coi controcazzi fino a notte fonda, quindi la felicità è un dovere.

con l´uno-due della struggente visita al Museo dell´Olocausto e con il BELLISSIMO STUPENDO MERAVIGLIOSO concerto tributo a Miles Davis allo Sziget Festival, si rende conto di aver vissuto una delle giornate emotivamente piu´ intense di tutta la sua vita. DI TUTTA LA SUA VITA. Una sicuramente tra le prime cinque. Adesso sara´ emozionalmente KO per almeno una settinama.

o Sziget festival presenta un programma non troppo entusiasmante, costa troppo e diluisce il tutto in troppi giorni. Questo pensavo fino a ieri. Ma visto dal vivo si scopre la attrattiva principale: il gigantesco rave con decine di punti musica e un rifornimento inesauribile di cibo e birra, che va avanti tutta la notte. Per sette notti. L'anno prossimo ci potrei far anche un pensierino.

ha attraversato gli appennini e le alpi per venire la Ludwig Museum di Budapest e potervi segnalare un eccezionale body artist ungherese, morto trent'anni fa a 34 anni: Hajas Tibor. Chi può googlare googli!

e la grande mostra di Robert Capa al Ludwig Museum di Budapest. Cose che non sapeva: Robert Capa è uno pseudonimo, ed era ungherese, di Budapest. Nelle foto di Capa i volti dei soldati tedeschi presi prigionieri durante la seconda guerra mondiale sono bellissimi.

doveva partire alle tre e mezza per Bratislava ma com'è come non è alla fine ha preferito rincanebre la partenza. Bratislava può aspettare. E così adesso è di fronte all'Albero della Vita di Imre Varga, sul retro della sinagoga più grande d'Europa (e la seconda più grande del mondo).

si beve una Zlaty su una terrazza della Margitsziget, centellinandosi le ultime ore budapestine.

ringrazia i turisti francesi, popolazione quasi maggioritaria in Budapest nel mese di agosto, per avergli dato modo di esercitare la più difficile delle virtù: la pazienza.

opo lunghe meditazioni è addivenuto alla conclusione che, anche al netto dei costi del cambio, Bratislava è una città per almeno il 30% più economica di Budapest.

... e alla fine come le star ci si ritrova sempre a Bratislava con un po' di magone ad attendere l'aereo che ci riporterà nel luogo dove il popolo è sovrano e cazzone nello stesso tempo. Ci si consola guardando le strafiche che qui son roba comune come in marzo le piogge.

Ultimi pallidi momenti di vita oltrecortina, col dubbio: si riuscirà a far passare la valigia nei gabbiotti ryanair?

La valigia entra nel gabbiotto. Torno nel Paese del cielo, del sole, del mare. Un Paese magico, capace di conquistare il cuore non solo di chi ci vive, ma anche di chi lo visita eccetera eccetera.




domenica, settembre 13, 2009
Diario di un viaggio alla Biennale di Venezia via status di Facebook
(nota: si, manca il secondo viaggio a Budapest, ma perché essere sempre in ritardo? Rimandiamo quello e andiamo al tempo-quasi-reale con questo)

Viaggiare in treno. Che emozione. Speriamo che non cada.

Delle differenze tra treno e aereo: in treno si può usare il cellulare. Lato positivo: navigo in internet. Lato negativo: sono soggetto allo squillare delle suonerie che gli italiani preferiscono di gran lunga alla vibrazione.

si studia sulla guida rossa del Touring tutte le meraviglie veneziane che non avrà assolutamente tempo di vedere.

odia le guide rosse del Touring. Eccessivamente minuziose, scritte in un linguaggio pomposo, prive di un sistema gerarchico delle cose da vedere, difficilmente trasportabili. Ne ho una quindicina, la maggior parte delle quali intonse. Vendo a dieci euro al volume.

Le mostre di arte contemporanea sono dei luna park per adulti. In fondo non ci cerchiamo altro che la vertiginosa scoperta di uno sguardo radicale sulla realtà. Che è esattamente quello che si prova dirigendosi verso il suolo a trecento all'ora su una montagna russa.

Vedendo Marghera dai finestrini del treno: l'idea di costruire un enorme complesso petrolchimico direttamente sulla laguna di Venezia deve essere venuta a qualcuno che aveva letto molto Marinetti.

In questo preciso istante iniziano le mie settantatre ore veneziane.

si dà al tipico cibo veneziano: onighiri al tonno e spritz.

si perde nelle calli veneziane come da programma per la prima sera. Attualmente è in campo S. Margherita, una piazzetta fatiscente e popolare, sporca direi, ma non per questo non piena di turisti e bancarelle. Dei bambini schiamazzano rincorrendo un pallone, e mi sembra di essere a Porto.

Altra somiglianza con Porto: vecchini come piovesse. Venezia è la Porto dell'Est, ma costa il quadruplo.

Mancavo da Venezia da ventitré anni e devo dire che la laguna è molto meno puzzolente di come me la ricordavo. Ma, si sa, la memoria addolcisce la realtà.

Venezia la vende ai turisti. (F. Guccini)

A Venezia ci sono dei ponti che son stati costruiti con l'unico scopo di permettere l'accesso a un paio di case. Ecco, con tutte le città acquatiche e "Venezie del Nord" che ho visto, credo che nessun'altra presenti questa caratteristica.

è in Piazza San Marco a Venezia. Accidenti. Mi ricordavo che era bella, ma non me la ricordavo così spettacolarmente scenografica. Critica costruttiva: abbattere il campanile e sostituirlo con uno meno marrone e meno tozzo.

Certo che a camminare per Venezia da soli di notte uno si sente un po' Corto Maltese.

Guardandoli da fuori i ristorantini veneziani non hanno i prezzi altissimi che invece caratterizzano i posti letto. I menu turistici viaggiano tra i dieci e i venti euro, e son tipicamente composti da tre portate. Proprio sotto il ponte di Rialto ce la si può cavare con quindici.

Consigli per giovani viaggiatori: ti troverai in un luogo dove le cose da vedere sono così tante che il tempo a tua disposizione non sarà sufficiente neanche per le maggiori. Per evitare di essere distratti da quel che stai guardando dal pensiero di quel che devi ancora vedere, assumi che tornerai con più tempo, che ci sarà un'altra occasione. Altrimenti il desiderio del tutto ti farà perdere il piacere della parte.

Consigli per giovani viaggiatori: non lasciare che lo scopo della tua visita ti sottragga agli incontri casuali con le persone o coi luoghi. Nello stesso tempo non dimenticare che la tua visita ha uno scopo, e perseguilo. Avere una direzione è utile, avere i paraocchi no.

Di Venezia stupisce, per una città così costosa, l'altissima incidenza di piccoli negozi alimentari nel centro storico. Nelle vie centrali della città in cui vivo tutte le piccole botteghe sono state sostituite da gioiellerie e negozi di vestiti, e il modello commerciale è via Montenapoleone. A Venezia gli artigiani non ci sono, ma le botteghe sì, quasi dappertutto.

Se dovete passare qualche giorno a Venezia, rinunciate alla tentazione dei sandali Quechua e affidatevi fiduciosi alle scarpe da trekking urbano Kalenji.

Il bello di visitare Venezia durante la Biennale è che molti eventi collaterali e alcuni padiglioni sono inseriti all'interno di palazzi storici veneziani a cui normalmente non si avrebbe accesso. Dai balconi di alcuni di essi si hanno viste incredibili della città.

Nota di costume: il palazzo ducale è parzialmente in corso di restauro. All'interno di questi lavori il celeberrimo ponte dei sospiri è stato inserito in un'enorme e bruttissima installazione pubblicitaria di Chopard, dal titolo IL CIELO DEI SOSPIRI. Seguirà documentazione fotografica.

Finalmente dopo essermi perso e ritrovato e dopo vari padiglioni esterni entro nei Giardini della Biennale. Nota economica: con la tessera ISIC l'ingresso cumulativo alle due sedi espositive costa OTTO euro.

Prime recensioni: il padiglione russo è fichissimo e divertentissimo. Il padiglione svizzero è così minimalista da non esistere. Il padiglione belga è noioso. Il padiglione di singapore ha un'ottima idea ma la realizzazione mi delude. Il padiglione spagnolo è tutto dedicato a Barcelò, chi lo ama lo segua.

Il padiglione dei paesi nordici è molto divertente ed abitabile. Farebbe la felicità di un giovane architetto. Nel padiglione USA è vietato scattar foto ma ho infranto il regolamento. Il padiglione israeliano è trascurabile.

Troppe cose da vedere per avere il tempo di segnalarle. Un nome però lo vorrei dire forte: Nathalie Djurberg. Son quasi tentato di ricomprare il biglietto per i Giardini per vedermi per intero il suo lavoro.

La dimensione totalmente irreale di Venezia ha una causa principale: il trionfo della Barriera Architettonica. Immagino che la città risultasse già assai singolare al visitatore del Cinquecento, ma per un contemporaneo l'assenza non solo dei mezzi a motore ma perfino delle biciclette ha un effetto molto straniante. Il concetto della Barriera Architettonica è così pervasivo che anche il nuovissimo ponte di Calatrava ha le sue brave scale ed è sprovvisto di rampe.

l trionfo della Barriera Architettonica produce effetti che contribuiscono a rendere Venezia irreale: l'assenza di macchine produce il fenomeno del Bambino Selvaggio, che scorrazza libero per le calli urlando, ché tanto la mamma non teme finisca sotto una macchina, e il fenomeno del Panno Steso, anch'esso impossibile dove il panno si incontra con lo scarico delle auto.

Venezia che muore. (F. Guccini)

A Venezia quasi tutti i camerieri e i banconisti sono stranieri. A Venezia quasi tutti i clienti sono stranieri. Quindi abbiamo un magico sistema in cui sfruttiamo stranieri per sfruttare stranieri. I soldi poi vanno a qualche italiano che vive a Milano e li spende a puttane. Probabilmente straniere.

Seconda sera in Piazza S Marco, seconda proposta urbanistica: abbattere il campanile, che non c'entra niente con la piazza ed è evidentemente posticcio, e sostituirlo con una replica della Torre della Televisione di Berlino. Però blu scura e con tre palle invece che una. Non c'entrerebbe comunque niente, ma a me piacerebbe di più.

Sarà anche romantico perdersi tra le calli veneziane, sarà anche il modo migliore per scoprire il cuore nascosto della città, ma il mio consiglio è: se non volete trovarvi alle due di notte di fronte all'ennesimo vicolo cieco non accontentatevi della piccola mappa gratuita che vi daranno all'ostello o all'albergo e investite cinque euro in una mappa fatta come cazzo si deve.

Sentito dire in lingua spagnola di fronte alla Pala d'Oro della Chiesa di San Marco: quando viene qui Berlusconi la tirano fuori e la portano in processione per la città.

Consigli per giovani viaggiatori: nella basilica di San Marco sarai tentato di vedere la Pala d'Oro, a causa del suo basso prezzo. Fallo, ne vale la pena. Ma se il tuo budget è ridotto e devi per forza scegliere, scegli il Museo e la Loggia dei Cavalli: son quel tipo di vista che ti ricorderai per tutta la vita, e quei quattro euro li avresti sicuramente spesi peggio.

La sala dei banchetti della basilica di San Marco è affrescata da un allievo del Tiepolo. Ecco, nel confronto diretto tra la splendida e simbolica arte medievale di cui San Marco è ricca e l'ottusa ricerca del realismo e del bello che caratterizza Rinascimento e postRinascimento si trova il motivo per cui il campanile di San Marco va abbattuto.

La diffusione delle telecamere ad alta definizione ha un effetto pernicioso sull'arte contemporanea: già da tempo le mostre erano infestate da videoarte, ma era facile evitarla. Ora che le immagini sono belle è molto più difficile, e mi ritrovo a guardare per cinque minuti una tizia che tempera una matita prima di addivenire alla conclusione che è una vaccata.

Padiglione hongkonghese: il tipico artista nerd che mi fa sorridere pensieroso. Esempio: senza un appuntamento l'artista ha scelto un posto dove aspettare un amico. Dopo tre ore è apparso Jackie, che non aveva visto da due anni. Gli ha chiesto: come sapevi che sarei stato qui? Gli ha risposto: non lo sapevo davvero... ma ti ho aspettato per un sacco di tempo!

a videoarte è una violenza per chi intende l'arte come lo sviluppo di una forma nello spazio, non nel tempo. Ma non la si può rifiutare, visto che grandissimi artisti si esprimono attraverso questa forma (uno per tutti, Bill Viola). Concedete a ogni lavoro di videoarte trenta secondi. Se non trovate motivo di continuare la visione, abbandonate. I grandi artisti in trenta secondi vi hanno acchiappati tre volte.

Se pianificate una visita alla Biennale, tenete presente che i due spazi espositivi non sono simmetrici. L'Arsenale è uno spazio che ragionevolmente potete affrontare nel giro di tre-quattro ore, i Giardini invece richiederanno tutte le otto ore di apertura se non una seconda visita.

Folgoranti i giochi di specchi del padiglione cileno.

Nonostante l'irreversibile disprezzo identitario, bisogna dire che il padiglione italiano è davvero bello.

Come in tutti i luna park, anche alle mostre d'arte, quando si arriva all'orario di chiusura, si sente il cuore frignare: "ancora! ancora!"

Le chiese veneziane non sono, salvo rare notevolissime eccezioni, all'altezza dell'arredo urbano.

Don't react, re-act (lo so, è molto bella ed è molto saggia, ma nonostante le apparenze l'ho inventata io lo stesso).

Delle differenze tra treno e aereo: col treno la preoccupazione di far stare tutto in valigia è molto più blanda: al limite basta aggiungere un'altra valigia.

Certo che svegliarsi la mattina, stropicciarsi gli occhi, uscire dalla porta e BAM ritrovarsi sul Canal Grande di Venezia non è qualcosa a cui ci si abitua in fretta.

Che Venezia esista e sia visitabile è assurdo. Vivrebbe molto meglio nei racconti e nelle leggende. Come il colosso di Rodi, i giardini pensili di Babilonia, la Biblioteca di Alessandria. È troppo irreale per esserci. Nel cuore del nordestproduttivo, oltretutto.

A pensarci, l'idea che non ci sia nessuno che abbia memoria di aver conosciuto qualcuno che avesse memoria di quando le gondole non erano una giostra per turisti ma un mezzo di locomozione, dà le vertigini. Oggetto turistico da quando uomo ricordi che uomo ricordi.

si concede il lusso esagerato di comprare di nuovo li biglietto e di andare alla Biennale per il terzo giorno di fila.

Quante cose facciamo al solo scopo di scattare una fotografia che poi non guarderemo?

Sconfitto dall'eccessiva dispersione dei pur notevoli padiglioni esterni ed eventi collaterali, rientro comunque vittorioso ai Giardini. Chi entra ai Giardini della Biennale ha vinto a prescindere.

Dopo aver visto il suo lavoro per intero incorono Nathalie Djurberg regina della Biennale 2009. Spero abbia vinto anche qualche premio ufficiale, ché con la mia stima non si campa.

CITY SPOT I Find a spot in the city that is comfortable for you. Keep the spot clean. Think about the spot when you are away. (Yoko Ono)

Tornando nel padiglione russo vi posso dire, a ragion veduta, che è una ficata pazzesca. Stupisce che nell'anacronistico ambito di padiglioni NAZIONALI ci sia una nazione che nella pluralità nostra effettivamente un carattere comune. Bravi tutti.

Posso giurare di avere appena visto Julianne Moore di fronte al padiglione giapponese. Un po' di mondanità anche ai giardini.

corre all'Arsenale tentando l'assalto a Jan Fabre ma gli sa che è troppo tardi.

La guida della Biennale: un tipo che riduce il mistero al noto, il presente alla storia, il gesto al linguaggio - e lo pagano per farlo.

è riuscito a prendere l'ultima corsa per Jan Fabre.

padiglioni di Jan Fabre: titanici, spettacolari, imperdibili, incredibili. Lo dico principalmente a vantaggio di chi se li è persi. Ora vediamo però se riesco a non perdere l'ultimo treno utile.

Son salito sul treno due secondi prima che partisse. Vita vissuta. L'obliterazione m'è venuta parabolica. Il controllore è stato clemente.

È vero che la Freccia Rossa è un treno che vi costringe ad un'eccessiva vicinanza con gli altri passeggeri e ha un supplemento di otto euro per chilometro percorso, però guardiamo il lato positivo: ha delle prese di corrente e ci sto ricaricando il telefono. Con i soli soldi del supplemento da qui a Firenze mi compravo una batteria di riserva, ma pensiamo positivo.

Ahhhh, una tastiera.

va a dormire nel suo letto, e domattina fuori dalla porta di casa non ci sarà più il Canal Grande. Toto, I've a feeling we're in Kansas once again.