Il weblog di Gokachu


domenica, settembre 13, 2009
Diario di un viaggio alla Biennale di Venezia via status di Facebook
(nota: si, manca il secondo viaggio a Budapest, ma perché essere sempre in ritardo? Rimandiamo quello e andiamo al tempo-quasi-reale con questo)

Viaggiare in treno. Che emozione. Speriamo che non cada.

Delle differenze tra treno e aereo: in treno si può usare il cellulare. Lato positivo: navigo in internet. Lato negativo: sono soggetto allo squillare delle suonerie che gli italiani preferiscono di gran lunga alla vibrazione.

si studia sulla guida rossa del Touring tutte le meraviglie veneziane che non avrà assolutamente tempo di vedere.

odia le guide rosse del Touring. Eccessivamente minuziose, scritte in un linguaggio pomposo, prive di un sistema gerarchico delle cose da vedere, difficilmente trasportabili. Ne ho una quindicina, la maggior parte delle quali intonse. Vendo a dieci euro al volume.

Le mostre di arte contemporanea sono dei luna park per adulti. In fondo non ci cerchiamo altro che la vertiginosa scoperta di uno sguardo radicale sulla realtà. Che è esattamente quello che si prova dirigendosi verso il suolo a trecento all'ora su una montagna russa.

Vedendo Marghera dai finestrini del treno: l'idea di costruire un enorme complesso petrolchimico direttamente sulla laguna di Venezia deve essere venuta a qualcuno che aveva letto molto Marinetti.

In questo preciso istante iniziano le mie settantatre ore veneziane.

si dà al tipico cibo veneziano: onighiri al tonno e spritz.

si perde nelle calli veneziane come da programma per la prima sera. Attualmente è in campo S. Margherita, una piazzetta fatiscente e popolare, sporca direi, ma non per questo non piena di turisti e bancarelle. Dei bambini schiamazzano rincorrendo un pallone, e mi sembra di essere a Porto.

Altra somiglianza con Porto: vecchini come piovesse. Venezia è la Porto dell'Est, ma costa il quadruplo.

Mancavo da Venezia da ventitré anni e devo dire che la laguna è molto meno puzzolente di come me la ricordavo. Ma, si sa, la memoria addolcisce la realtà.

Venezia la vende ai turisti. (F. Guccini)

A Venezia ci sono dei ponti che son stati costruiti con l'unico scopo di permettere l'accesso a un paio di case. Ecco, con tutte le città acquatiche e "Venezie del Nord" che ho visto, credo che nessun'altra presenti questa caratteristica.

è in Piazza San Marco a Venezia. Accidenti. Mi ricordavo che era bella, ma non me la ricordavo così spettacolarmente scenografica. Critica costruttiva: abbattere il campanile e sostituirlo con uno meno marrone e meno tozzo.

Certo che a camminare per Venezia da soli di notte uno si sente un po' Corto Maltese.

Guardandoli da fuori i ristorantini veneziani non hanno i prezzi altissimi che invece caratterizzano i posti letto. I menu turistici viaggiano tra i dieci e i venti euro, e son tipicamente composti da tre portate. Proprio sotto il ponte di Rialto ce la si può cavare con quindici.

Consigli per giovani viaggiatori: ti troverai in un luogo dove le cose da vedere sono così tante che il tempo a tua disposizione non sarà sufficiente neanche per le maggiori. Per evitare di essere distratti da quel che stai guardando dal pensiero di quel che devi ancora vedere, assumi che tornerai con più tempo, che ci sarà un'altra occasione. Altrimenti il desiderio del tutto ti farà perdere il piacere della parte.

Consigli per giovani viaggiatori: non lasciare che lo scopo della tua visita ti sottragga agli incontri casuali con le persone o coi luoghi. Nello stesso tempo non dimenticare che la tua visita ha uno scopo, e perseguilo. Avere una direzione è utile, avere i paraocchi no.

Di Venezia stupisce, per una città così costosa, l'altissima incidenza di piccoli negozi alimentari nel centro storico. Nelle vie centrali della città in cui vivo tutte le piccole botteghe sono state sostituite da gioiellerie e negozi di vestiti, e il modello commerciale è via Montenapoleone. A Venezia gli artigiani non ci sono, ma le botteghe sì, quasi dappertutto.

Se dovete passare qualche giorno a Venezia, rinunciate alla tentazione dei sandali Quechua e affidatevi fiduciosi alle scarpe da trekking urbano Kalenji.

Il bello di visitare Venezia durante la Biennale è che molti eventi collaterali e alcuni padiglioni sono inseriti all'interno di palazzi storici veneziani a cui normalmente non si avrebbe accesso. Dai balconi di alcuni di essi si hanno viste incredibili della città.

Nota di costume: il palazzo ducale è parzialmente in corso di restauro. All'interno di questi lavori il celeberrimo ponte dei sospiri è stato inserito in un'enorme e bruttissima installazione pubblicitaria di Chopard, dal titolo IL CIELO DEI SOSPIRI. Seguirà documentazione fotografica.

Finalmente dopo essermi perso e ritrovato e dopo vari padiglioni esterni entro nei Giardini della Biennale. Nota economica: con la tessera ISIC l'ingresso cumulativo alle due sedi espositive costa OTTO euro.

Prime recensioni: il padiglione russo è fichissimo e divertentissimo. Il padiglione svizzero è così minimalista da non esistere. Il padiglione belga è noioso. Il padiglione di singapore ha un'ottima idea ma la realizzazione mi delude. Il padiglione spagnolo è tutto dedicato a Barcelò, chi lo ama lo segua.

Il padiglione dei paesi nordici è molto divertente ed abitabile. Farebbe la felicità di un giovane architetto. Nel padiglione USA è vietato scattar foto ma ho infranto il regolamento. Il padiglione israeliano è trascurabile.

Troppe cose da vedere per avere il tempo di segnalarle. Un nome però lo vorrei dire forte: Nathalie Djurberg. Son quasi tentato di ricomprare il biglietto per i Giardini per vedermi per intero il suo lavoro.

La dimensione totalmente irreale di Venezia ha una causa principale: il trionfo della Barriera Architettonica. Immagino che la città risultasse già assai singolare al visitatore del Cinquecento, ma per un contemporaneo l'assenza non solo dei mezzi a motore ma perfino delle biciclette ha un effetto molto straniante. Il concetto della Barriera Architettonica è così pervasivo che anche il nuovissimo ponte di Calatrava ha le sue brave scale ed è sprovvisto di rampe.

l trionfo della Barriera Architettonica produce effetti che contribuiscono a rendere Venezia irreale: l'assenza di macchine produce il fenomeno del Bambino Selvaggio, che scorrazza libero per le calli urlando, ché tanto la mamma non teme finisca sotto una macchina, e il fenomeno del Panno Steso, anch'esso impossibile dove il panno si incontra con lo scarico delle auto.

Venezia che muore. (F. Guccini)

A Venezia quasi tutti i camerieri e i banconisti sono stranieri. A Venezia quasi tutti i clienti sono stranieri. Quindi abbiamo un magico sistema in cui sfruttiamo stranieri per sfruttare stranieri. I soldi poi vanno a qualche italiano che vive a Milano e li spende a puttane. Probabilmente straniere.

Seconda sera in Piazza S Marco, seconda proposta urbanistica: abbattere il campanile, che non c'entra niente con la piazza ed è evidentemente posticcio, e sostituirlo con una replica della Torre della Televisione di Berlino. Però blu scura e con tre palle invece che una. Non c'entrerebbe comunque niente, ma a me piacerebbe di più.

Sarà anche romantico perdersi tra le calli veneziane, sarà anche il modo migliore per scoprire il cuore nascosto della città, ma il mio consiglio è: se non volete trovarvi alle due di notte di fronte all'ennesimo vicolo cieco non accontentatevi della piccola mappa gratuita che vi daranno all'ostello o all'albergo e investite cinque euro in una mappa fatta come cazzo si deve.

Sentito dire in lingua spagnola di fronte alla Pala d'Oro della Chiesa di San Marco: quando viene qui Berlusconi la tirano fuori e la portano in processione per la città.

Consigli per giovani viaggiatori: nella basilica di San Marco sarai tentato di vedere la Pala d'Oro, a causa del suo basso prezzo. Fallo, ne vale la pena. Ma se il tuo budget è ridotto e devi per forza scegliere, scegli il Museo e la Loggia dei Cavalli: son quel tipo di vista che ti ricorderai per tutta la vita, e quei quattro euro li avresti sicuramente spesi peggio.

La sala dei banchetti della basilica di San Marco è affrescata da un allievo del Tiepolo. Ecco, nel confronto diretto tra la splendida e simbolica arte medievale di cui San Marco è ricca e l'ottusa ricerca del realismo e del bello che caratterizza Rinascimento e postRinascimento si trova il motivo per cui il campanile di San Marco va abbattuto.

La diffusione delle telecamere ad alta definizione ha un effetto pernicioso sull'arte contemporanea: già da tempo le mostre erano infestate da videoarte, ma era facile evitarla. Ora che le immagini sono belle è molto più difficile, e mi ritrovo a guardare per cinque minuti una tizia che tempera una matita prima di addivenire alla conclusione che è una vaccata.

Padiglione hongkonghese: il tipico artista nerd che mi fa sorridere pensieroso. Esempio: senza un appuntamento l'artista ha scelto un posto dove aspettare un amico. Dopo tre ore è apparso Jackie, che non aveva visto da due anni. Gli ha chiesto: come sapevi che sarei stato qui? Gli ha risposto: non lo sapevo davvero... ma ti ho aspettato per un sacco di tempo!

a videoarte è una violenza per chi intende l'arte come lo sviluppo di una forma nello spazio, non nel tempo. Ma non la si può rifiutare, visto che grandissimi artisti si esprimono attraverso questa forma (uno per tutti, Bill Viola). Concedete a ogni lavoro di videoarte trenta secondi. Se non trovate motivo di continuare la visione, abbandonate. I grandi artisti in trenta secondi vi hanno acchiappati tre volte.

Se pianificate una visita alla Biennale, tenete presente che i due spazi espositivi non sono simmetrici. L'Arsenale è uno spazio che ragionevolmente potete affrontare nel giro di tre-quattro ore, i Giardini invece richiederanno tutte le otto ore di apertura se non una seconda visita.

Folgoranti i giochi di specchi del padiglione cileno.

Nonostante l'irreversibile disprezzo identitario, bisogna dire che il padiglione italiano è davvero bello.

Come in tutti i luna park, anche alle mostre d'arte, quando si arriva all'orario di chiusura, si sente il cuore frignare: "ancora! ancora!"

Le chiese veneziane non sono, salvo rare notevolissime eccezioni, all'altezza dell'arredo urbano.

Don't react, re-act (lo so, è molto bella ed è molto saggia, ma nonostante le apparenze l'ho inventata io lo stesso).

Delle differenze tra treno e aereo: col treno la preoccupazione di far stare tutto in valigia è molto più blanda: al limite basta aggiungere un'altra valigia.

Certo che svegliarsi la mattina, stropicciarsi gli occhi, uscire dalla porta e BAM ritrovarsi sul Canal Grande di Venezia non è qualcosa a cui ci si abitua in fretta.

Che Venezia esista e sia visitabile è assurdo. Vivrebbe molto meglio nei racconti e nelle leggende. Come il colosso di Rodi, i giardini pensili di Babilonia, la Biblioteca di Alessandria. È troppo irreale per esserci. Nel cuore del nordestproduttivo, oltretutto.

A pensarci, l'idea che non ci sia nessuno che abbia memoria di aver conosciuto qualcuno che avesse memoria di quando le gondole non erano una giostra per turisti ma un mezzo di locomozione, dà le vertigini. Oggetto turistico da quando uomo ricordi che uomo ricordi.

si concede il lusso esagerato di comprare di nuovo li biglietto e di andare alla Biennale per il terzo giorno di fila.

Quante cose facciamo al solo scopo di scattare una fotografia che poi non guarderemo?

Sconfitto dall'eccessiva dispersione dei pur notevoli padiglioni esterni ed eventi collaterali, rientro comunque vittorioso ai Giardini. Chi entra ai Giardini della Biennale ha vinto a prescindere.

Dopo aver visto il suo lavoro per intero incorono Nathalie Djurberg regina della Biennale 2009. Spero abbia vinto anche qualche premio ufficiale, ché con la mia stima non si campa.

CITY SPOT I Find a spot in the city that is comfortable for you. Keep the spot clean. Think about the spot when you are away. (Yoko Ono)

Tornando nel padiglione russo vi posso dire, a ragion veduta, che è una ficata pazzesca. Stupisce che nell'anacronistico ambito di padiglioni NAZIONALI ci sia una nazione che nella pluralità nostra effettivamente un carattere comune. Bravi tutti.

Posso giurare di avere appena visto Julianne Moore di fronte al padiglione giapponese. Un po' di mondanità anche ai giardini.

corre all'Arsenale tentando l'assalto a Jan Fabre ma gli sa che è troppo tardi.

La guida della Biennale: un tipo che riduce il mistero al noto, il presente alla storia, il gesto al linguaggio - e lo pagano per farlo.

è riuscito a prendere l'ultima corsa per Jan Fabre.

padiglioni di Jan Fabre: titanici, spettacolari, imperdibili, incredibili. Lo dico principalmente a vantaggio di chi se li è persi. Ora vediamo però se riesco a non perdere l'ultimo treno utile.

Son salito sul treno due secondi prima che partisse. Vita vissuta. L'obliterazione m'è venuta parabolica. Il controllore è stato clemente.

È vero che la Freccia Rossa è un treno che vi costringe ad un'eccessiva vicinanza con gli altri passeggeri e ha un supplemento di otto euro per chilometro percorso, però guardiamo il lato positivo: ha delle prese di corrente e ci sto ricaricando il telefono. Con i soli soldi del supplemento da qui a Firenze mi compravo una batteria di riserva, ma pensiamo positivo.

Ahhhh, una tastiera.

va a dormire nel suo letto, e domattina fuori dalla porta di casa non ci sarà più il Canal Grande. Toto, I've a feeling we're in Kansas once again.