Il weblog di Gokachu |
martedì, marzo 29, 2005
Lanciamo l'ennesima crociata
Come si diceva qualche post più sotto, qualcosa di terribile sta per essere commesso su qualcosa di bello: Kung Fu Hustle sta per essere doppiato da una ghenga di pazzi criminali. Fermiamoli: il quartier generale della ribellione è il cine-forum. UPDATE: Vittoria parziale! Sul sito della Sony Pictures è cambiata la voce del doppiaggio di Chow. Che siano bastate quattro mail? lunedì, marzo 28, 2005
24th Annual HK Film Awards
Le festività pasquali mi avevano fatto dimenticare l'evento cinematografico più importante dell'anno o quasi, gli HKFA. Grazie ad Ernesto per aver scosso la mia coscienza intorpidita. I premi in breve (segnalo solo i film, non le persone, tranne che nei premi slegati da film): Miglior film: Kung Fu Hustle Miglior regia: One Nite in Mongkok Miglior attore protagonista: 2046 Migliore attrice prtagonista: 2046 Miglior attore non protagonista: Kung Fu Hustle Miglior attrice non protagonista: Dumpling: Three... extremes Miglior sceneggiatura: One Nite in Mongkok Miglior esordiente: Butterfly Miglior fotografia: 2046 Miglior montaggio: Kung Fu Hustle Miglior scenografia: 2046 Migliori costumi e makeup: 2046 Migliori coreografie d'azione: Kung Fu Hustle Miglior colonna sonora originale: 2046 Miglior canzone originale: McDull, Prince de la Bun Migliori effetti sonori: Kung Fu Hustle Miglior film asiatico non hongkonghese: Oldboy Miglior regia esordiente: Jang Hu Premio alla carriera: Jackie Chan Star del secolo del cinema cinese: Bruce Lee domenica, marzo 27, 2005
The Ring Two come The Grudge?
Sembra proprio che i registi giapponesi in trasferta americana si svendano alla grande: anche in questo caso, trionfo di pubblico e disastro critico. venerdì, marzo 25, 2005
Visto ieri: Robotrix
Dei film che ho visto che hanno il sapore di un anime, questo è senza dubbio il migliore. E' un film cafoncello, ricco di fan service e di violenza estrema e splatter, girato con mezzi miseri e nemmeno giapponese; ma è molto meglio delle elucubrazioni mentali di Avalon, dell'eleganza shojo di Shimotsuma Monogatari e sopratutto delle banalità di Cutie Honey. Incrocio grottesco di elementi presi da Terminator e da Robocop (ma alcuni momenti mi hanno ricordato addirittura Faster Pussycat! Kill! Kill!) costituito prevalentemente da momenti, diciamo così, drammatici, ma anche con spazi comici con tipi a cui esce il sangue dal naso e roba del genere - niente di particolarmente esaltante ma io mi son divertito non poco.
Visto ieri: Lemony Snicket: una serie di sfortunati eventi
A volte la comunità dei cinebloggers si eccita per un nonnulla, sia appoggiata dalla critica (Se mi lasci ti cancello) che contrastata da essa (Alexander). Siamo nel secondo caso; questo Lemony Snicket è un film molto elegante, soprattutto dal punto di vista scenografico ma costumi e regia non son da meno; gli attori non son male (anche se conservo forti riserve su Jim Carrey, a tratti spassoso ma a tratti insopportabile, almeno in versione doppiata, e il giovane Baudelaire, Liam Aiken, che sembra non saper far altro che strizzare un po' gli occhi in quanto miope; inutili come al solito i cameo) e i titoli di coda sono notevoli. E' proprio quest'eleganza formale che trae in inganno, immagino, perché la sceneggiatura, nel suo frammentamento episodico, nel suo persistente riprodursi come galleria di personaggi eccentrici, nella sua monotonia, è adatta al più ad un pubblico di quindicenni, ma meglio ancora di undicenni. Il risultato è un film visivamente sontuoso che non appassiona, non diverte più di tanto e lascia ampio spazio agli sbadigli. Peccato, perché all'inizio per qualche minuto il film regge e promette davvero molto. giovedì, marzo 24, 2005
Quasi quasi me lo compro
Il prossimo spot del Nintendo DS è una fantastica serie di cafonate: tante insieme in così breve tempo non ne vedevo dai tempi di Sex is Zero. (via EmmeBi) mercoledì, marzo 23, 2005
Aurea mediocritas
Su Hostage da che parte stare, da quella di Hellbly o da quella dell'infido Enrico Magrelli? Terza via: un film che si segue con piacere e attenzione, nonostante qualche momento di stanca, che ha il suo lato migliore nell'interpretazione di Bruce Willis e il suo lato peggiore in quella dei fratelli Smith, che presenta una regia scattante, pronta ad avvicinarsi al faccione di Willis e di mostrarcene la vecchiaia, una colonna sonora mai invasiva, dei bei titoli di testa e il tentativo riuscito di introdurre il Willis dolente dei film di Shyamalan in un contesto quasi da Die Hard. Nulla per cui gridare al miracolo, ma buon intrattenimento, che sazia e lascia soddisfatti. martedì, marzo 22, 2005
Tonight on TV
Vivamente consigliato. Se avete una decina di minuti, prima di vedere il film può essere utile dare una scorsa alle regole principali del gioco del cricket, ricordo che per me lo fu.
Visto ieri: Tokyo Raiders
Davvero poca cosa. Scene d'azione pessime (son piaciute un po' a tutti ma il perché mi sfugge), continuamente frammentate da uno spezzatissimo montaggio, effetto Charlie Angels (in peggio), colonna sonora cafona, regia pseudo-cool (i fratelli Pang abitano da un'altra parte, per non parlare di altri), Tony Leung troppo marpione, Ekin Chang (esiste e ciò è male). Non malaccio i giapponesi, specie i cattivi; ma le consolazioni del film sono la protagonista Kelly Chen e soprattutto la presenza, defilata, di una Cecilia Cheung che mi sembra sempre più bella (ma è parente? Un po' assomiglia). In vendita nei supermercati - altrimenti qui
Il tigrotto e il draghetto
Speriamo bene. (notizia trovata sul benemerito hkcm, link recuperato a mano) lunedì, marzo 21, 2005
sabato, marzo 19, 2005
Girellando al supermercato (!)
Tra un hard disk esterno, un pacco di pasta e una cyclette si trovano cose che manco sapevo fossero uscite in Italia. Buona l'occasione, 6 euro e 90. Se ne riparla a breve. venerdì, marzo 18, 2005
Watchmen NOW
Siccome non tutti sono fortunati come me e possiedono i dodici albetti originali americani comprati all'epoca (ma come me la tiro?) e siccome nella versione di Repubblica non ci sono le copertine originali, che sono idealmente la prima vignetta di ogni episodio, abbiamo rimediato coi potenti mezzi di Internet (per ingrandire clicca sul link).
Fusse che fusse la vorta bbona
Sabato: Milano Calibro 9. Domenica: La mala ordina. Di Leo in prima visione TV a Fuoriorario, che sempre sia lodato. giovedì, marzo 17, 2005
Visto un po' di tempo fa: The Missing Gun
Questo film è uscito più di un anno fa nelle sale italiane in un trittico con So Close e Double Vision; se quei due film tra loro c'entravano poco, questo c'entra ancora meno. Perché abbia tardato tanto a recuperarlo non so dire, ma con l'invenzione del DVD si è sempre in tempo. Nel frattempo il regista ha già diretto un altro film, insomma, questo è un post di retroguardia. Un poliziotto perde la sua pistola e passa il film a cercarla: PTU? La pistola è scomparsa, ha tre colpi in canna, chi l'vrà presa? Non ci troveremo di fronte alle allucinate scene action del film di Johnny To bensì ad un processo molto più riflessivo e quasi da giallo, con i colpi che vengono sparati e non sempre senza danni. Nella Cina popolare una pistola è una bestia rara, non si può sperare di vederne insieme due nella stessa stanza, e i poliziotti son brava gente, mica la fetida feccia corrotta che si vede ad Hong Kong. Ma avremo la possibilità di vedere in scena per quasi tutto il film la splendida faccia da cinema di Jiang Wen, che qualcuno ricorderà in Keep Cool, a chiedere chi lo ha riaccompagnato a casa il giorno prima, ché lui non si ricorda nulla. Tutto piuttosto comune ma girato in modo interessante, (quasi) sempre sotto le righe ma elegantemente; un ritmo compassato ma capace di tener desta l'attenzione, e un finale quasi alla Sabu. Un giretto secondo me lo vale. Disponibile a noleggio
I trucchi del lupo di mare dei feed
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Le avventure indiane di Giuseppe Gokachu: Monsoon Wedding
Per lungo tempo ho snobbato questo film a causa della sua vittoria a Venezia. Vittoria figlia della fallimentare direzione di Moretti, che incapace di abbandonare il suo amato Il voto è segreto per far vincere il meritevolissimo Canicola, si ridusse ad un Leone d'Oro di compromesso, per l'appunto questo. Sicuro che il mio pregiudizio sarebbe stato sconfessato, mi son posto alla visione. Ebbene, la prima metà è piuttosto deludente, con una vicenda corale raccontata secondo stilemi che starebbero meglio in mano a Von Trier che a una regista indiana. Troppo europea, troppo colta, mi dico, e trovarsi con la macchina a mano e gli stacchi sincopati in mezzo ad una marea di indiani intenti a preparare una festa di matrimonio non è un esperienza del tutto piacevole. Nella seconda ora però, in parte per merito della regista che placa un po' lo stile (oppure sono io che mi ci sono abituato), in parte per la trama che giunge al calor bianco, in parte per l'interpretazione di eccellenza di alcuni attori, in particolare questo grandissimo uomo, in grado di emozionarmi con un'alzata di sopracciglio, in parte per il ritorno a temi e forme più "indiane" (risoluzione molto bella la danza finale), devo dire che tutto sommato non è malaccio. Il Leone d'Oro resta, beninteso, un po' esagerato. mercoledì, marzo 16, 2005
martedì, marzo 15, 2005
Sotto un unico cielo
Guarda caso la moraletta del mediocre Hero coincide esattamente con l'azione del poteri della repubblica popolare cinese. Così, per chi avesse apprezzato il film e avesse ancora dei dubbi sul suo chiaro, fascisteggiante significato polico.
Visto oggi: The Tesseract
Oxide Pang affronta da solo, senza il fratello Danny, la sfida di questo film: trasformare in celluloide il romanzo omonimo del rinomato scrittore inglese Alex Garland (The Beach, 28 Days Later, Black Dog). Sfida vinta/sfida persa? Boh, il libro non l'ho letto, anche se il film me ne ha fatto venire una discreta voglia. Diciamo che il progetto è ambizioso: una storia noir messa in scena con un processo continuo di flashback e flashforward, di eventi che si svolgono parallelamente e convergono. La cosa non è nuova, è già vista, ma mentre altrove (chessò, Satantago, Elephant) i punti focali non sono molti, qui il processo è continuo; i personaggi vengono messi in scena in questo modo in continuazione, i punti di incontro delle vicende parallele sono molti, e ripetutamente siamo di fronte a sequenze che si chiudono in una scena "già vista". Nonostante la struttura narrativa bizzarra, che immagino derivi direttamente dal libro ("tesseract" è per l'appunto la rappresentazione tridimensionale di un cubo quadridimensionale, e il riferimento non è alle vicende narrate ma alla struttura narrativa) il film non è affatto difficle da seguire, anzi è forse un po' troppo facile. Lo spaesamento che in condizioni simili coglie lo spettatore, per esempio in 21 grammi, qui è assente. La facilità di lettura forse indebolisce il film, che però ha molte buone frecce al suo arco. Innanzitutto c'è lo "stile Pang", che a me piace molto ma che, vi avverto, ha i suoi detrattori. In questo film, forse per l'assenza di Danny, è particolarmente esasperato. Angoli di ripresa estrosi, filtri, ralenti, bullet time, CGI usata con generosità; chi ha apprezzato visivamente gli altri film può farsi un giretto in questo con assoluta fiducia. Poi c'è il lavoro degli attori. Il film è congegnato per essere venduto sul mercato occidentale; quindi è parlato quasi totalmente in inglese e ha due protagonisti inglesi. Sembrerebbe un difetto e invece no: Jonathan Rhys-Meyers mi è piaciuto ben più che in, per esempio, Sognando Beckham, e Saskia Reeves, che non conocevo, è una piacevole scoperta. Discretamente insopportabile invece il ragazzino, Alexander Rendel, che purtroppo ha il ruolo più importante. Film buono quindi? Be', si e no. Alcune cose funzionano molto bene, alcune sequenze sono davvero una festa per gli occhi, il tema del lavoro (il caso, il destino) è interessante e svolto con impegno; il film vale una visita. Però il regista tiene troppo a farci capire cosa succede, forse preoccupato dalla struttura non lineare del racconto, e così la pellicola a volte si annebbia in passaggi sgraziati ed esplicativi. In ogni caso, se Bangkok Dangerous resta un'altra cosa, non mi pento affatto di averlo visto. Disponibile a noleggio - trailer lunedì, marzo 14, 2005
Visto negli ultimi giorni: Running on karma
Nonostante i tre premi vinti (tra cui miglior film e miglior attore) e le undici nomination agli HKFA dell'anno scorso, non si può certo dire che questo sia uno dei migliori film di To. Certo, ha delle buone cose, come il poter vedere in azione un ipermuscolato e molto (in)verosimile Andy Lau; tuttavia è incerto rispetto al registro da tenere e scivola dalla commedia alla tragedia con affanno, un po' come il New Police Story di quest'anno. Il tutto perde molto del proprio interesse quando il primo "caso" viene chiuso e il criminale consegnato alla giustizia; non siamo ancora a metà film. Sparito l'afflato del mistery tale, siamo messi a confronto con dei personaggi disegnati in modo troppo rozzo per rendere il film veramente coinvolgente, e nel contempo troppo seri per renderlo spassionatamente divertente. Solo per fan duri e puri di Johnny To o di Andy Lau. Per procurarselo
Le lacrime di un vecchio spettatore
Ieri ho visto per la prima volta La tigre e il dragone nella versione in mandarino e mi sono commosso come alla prima visione. Che bello che bello che bello: attori in stato di grazia (indimenticabile il Li Mu-bai di Chow Yun-fat, forse la sua più bella interpretazione in assoluto), giovani rivelazioni (chi non sbalordì di fronte alla diciannovenne Zhang Ziyi?), vecchie glorie in grandissimo spolvero (Cheng Pei-pei riesce a rendere umano e comprensibile un personaggio cattivo che più cattivo non si può), mirabile fusione tra immagini e musiche, mille temi intrecciati, personaggi secondari che hanno sempre qualcosa da dire, che per quanto poco in scena sono sempre a tutto tondo (il poliziotto Tsai), occidentalizzazione che migliora il prodotto invece di impoverirlo, una bellissima storia d'amore (quella tra Li Mu-bai e Yu Shu-lien), un finale magnifico, suggestioni che da King Hu arrivano fino a Lo chiamavano Trinità, scene d'azione che raccontano sempre qualcosa, splendore estetico pieno di anima, innovazione nella tradizione, ristoro degli affanni, riscoperta del senso. Muovo giusto qualche appunto alla parte ambientata nel Gobi, paesaggisticamente spettacolare ma un po' risaputa. Il cinema è bello anche perché capita, ogni tanto, di vedere film di questa pienezza. venerdì, marzo 11, 2005
"Va bene"
Se il papa parla in TV pretendo che Fuoriorario torni in onda. Per ora siamo confortati da televideo.
Cinema invisibile americano: The Brown Bunny
Il film di Vincent Gallo che tanto scandalo generò a Cannes 2003 è un road movie in cui non accade quasi nulla, con Gallo che attraversa gli Stati Uniti avvicinandosi e subito allontanandosi da alcune donne, senza che si sappia il perché. Sorprendentemente la parte per cui il film è celebre - ovvero la finale scena d'amore - è il punto più debole del lavoro, risollevato però da un conclusivo colpo di reni che ci ributta nel vuoto. La parte migliore è questo suo lungo iniziale vagare, questi paesaggi visti dal parabrezza, queste curve prese nel buio alla luce dei fari, queste praterie sterminate, quest'america di spazi infiniti, vista con occhi che direi europei; e la sua testa sempre tagliata dall'inquadratura, o incastrata nel quadro a coprire il soggetto; e i dialoghi semplici, brevi, irrisolti; e il volto nudo e crudo di un uomo, disegnato da un Gallo esposto, vulnerabile, indifeso, che si immola davanti allo spettatore, che brucia davvero, artaudianamente, davanti ai nostri occhi, in un ritratto di infinita e romantica disperazione. Gallo è accusato di narcisismo (qui dirige, fotografa, recita, monta, è produttore, scenografo, make up artist), di mancanza di umiltà, per questo suo continuo spudorato esporsi; io mi sento solo di ringraziarlo. (trailer - sito - intervista al regista - nota: la versione da me recensita NON è quella mostrata a Cannes ma quella definitiva, rieditata dal regista, che dura pare una mezz'ora di meno) giovedì, marzo 10, 2005
Girellando in edicola
La bella stagione si appropinqua, almeno qui sulla costa tirrenica, e quindi si girella assai. Scopro una rivista di nascita recente, Japan Digital, che nel numero in edicola allega a soli 9.90 euro (prezzo in fumetteria 29.90) il film tratto dalla bella serie (tagliuzzata e mandata in onda a metà da Raidue) You're under arrest, che se ben mi ricordo si distacca dalla leggerezza delle puntate televisive per abbracciare un registro più serio, quasi alla Patlabor.
Cinema invisibile tailandese: Shutter
Vi ricorderete che qualche tempo fa si parlava di un misterioso film thai che stava sbancando il botteghino hongkonghese, Shutter per l'appunto. Si tratta di un film horror di ordinaria amministrazione, che deve molto a The Eye e, sul finale, a Ju-on; davvero niente di originale, affidato per di più molto spesso a rozzi spaventi basati su colpi improvvisi della colonna sonora abbinati a brusche apparizioni fantasmatiche. Tuttavia la regia e la fotografia son molto curate, il fantasma nelle sue fulminee comparse fa parecchia paura, un po' meccanica ma paura è, e c'è un protagonista che è un vigliacco figlio di puttana, assolutamente poco amabile, sin dalle prime sequenze. Tutto sommato ci ho passato una bella ora e mezza, con buoni rischi d'infarto nei momenti giusti e ristorato da un finale assai poco conciliante. Per procurarselo
Per chi abita a Firenze e dintorni
Il Korea Film Fest prevede una retrospettiva dei film di Kim Ki-duk, da Crocodile in poi, e altre mirabilia. Prima di saltellare di contentezza, sarà bene assicurarsi che le copie siano in pellicola, visto che il Cinema Arsenale di Pisa organizza qualcosa di simile e quasi tutto è su DVD proiettato sul grande schermo (il che non è bello, vi assicuro). mercoledì, marzo 09, 2005
Girellando in videoteca
Gli estimatori dei fratelli Pang non possono non avere un sussulto di gioia vedendo a disposizione il pur non benissimo recensito The Tesseract.
Girellando in edicola
Noto che con Hot Dog esce il ben poco invisibile ma molto meritevole Ju-on, a 9 euro e 90. Non chiedetemi però se sia la fantastica edizione che come extra i due film televisivi; francamente ne dubito.
Cinema invisibile europeo: Tras el cristal
Augustin Villaronga è un regista spagnolo che fa cinema da più di quindici anni, e che io scopro solo ora. Tras el cristal è la sua opera prima, ed è la prima che capiti sotto i miei occhi; un dramma da camera quasi-horror di pedofilia, morte, devastazione, un apologo im/morale sull'orrore che riproduce infallibilmente se stesso, disegnato attraverso una regia elegante che ci tenta e ci costringe a guardare ciò che davvero non si può guardare, ad essere complici delle depravazioni dei protagonisti, a sondare l'abisso dentro di noi. Una specie di anello di congiunzione tra il Pasolini di Salò e l'Haneke di Funny Games. E' chiaramente cinema di non facile accesso, e non stupisce che non sia stato distribuito dalle nostre parti, dove il pubblico è inevitabilmente reputato minorenne. Se fosse un lavoro uscito oggi, direi che è l'opera di un promettente regista che ci regala squarci di grande cinema (lo sconvolgente inizio, la realizzazione del finale, il combattimento con Marisa Paredes, la trasformazione della casa) e uno sviluppo narrativo ottimamente costruito, anche se a tratti un po' prevedibile, un regista che mostra ancora alcuni margini di miglioramento, soprattutto in fase di sceneggiatura, e che sono ansioso di vedere cosa farà in seguito. Essendo un film di diciassette anni fa, non mi resta che coprirmi il capo di cenere e gettarmi sulle tracce dei lavori successivi. Per procurarselo
Eye candy
Non sono ancora pronto a scommettere sul risultato finale, ma ogni volta che qualche nuova immagine di Sin City viene resa pubblica le mie reazioni possono essere felicemente riassunte con la faccina "°°". Ecco il nuovo trailer (via Angel Rei via forum di Mangaitalia) martedì, marzo 08, 2005
Fuori Orario: la clonazione
Repubblica si è accorta che Fuori Orario non va in onda e oggi ha dedicato alla cosa un breve articolo. Cooper riporta i passi salienti, ma sono meno ottimista di lui (qui sotto la mia versione dei grassetti): dall'articolo si evince che Raitre appoggia Fuori Orario, ma che la Rai no; la sospensione non è stata decisa da Raitre ma direttamente dai vertici Rai. Insomma siamo appesi al battito di cuore e alla posizione di Paolo Ruffini. Che i Numi lo conservino in salute. "[...] Intanto i 'magnifici dieci' della sua redazione continuano a lavorare, in attesa del via libera. Paolo Ruffini [direttore di RaiTre, ndCoop], risponde a quanti (per e-mail, fax e telefono) chiedono: quando tornerà la notte di Fuori Orario? 'Al più presto. RaiTre non intende rinunciare al programma, unico nel suo genere. La ragione per cui la Rai, non RaiTre, ha deciso eccezionalmente di sospenderla in questi ultimi week-end ha a che fare con l'emergenza italiana e internazionale. Spero la questione si risolva quanto prima'. Vuol dire che la 'cancellazione' era legata al ricovero del Papa e al rapimento di Giuliana Sgrena? 'Evidentemente sì. Ma la Sgrena è stata liberata, e il Papa sta migliorando. Il mio auspicio è che Fuori Orario torni al più presto. Perché è un'offerta alla quale RaiTre non può rinunciare. La trasmissione di Ghezzi è unica nel suo genere. È il più grosso cineclub italiano: chiude all'alba, e a quell'ora di notte ha avuto picchi d'ascolto del 20 per cento di share, fino settecentomila spettatori'." lunedì, marzo 07, 2005
Visto negli ultimi giorni: Koma
I fan più accaniti di Angelica Lee non mancheranno di essere deliziati a vederla trascinare una pesante ascia con gli occhi pieni di odio, gli altri possono pure astenersi. Effettivamente inquietante la presenza di Lam Kar-yan. domenica, marzo 06, 2005
Quando ero giovine in TV c'era un programma che si chiamava FuoriOrario...
...poi è sparito nel silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse. Un blog non è il luogo più adatto per discutere cosa fare per protestare per la sospensione di FuoriOrario. Vi invito ad andare sul cine-forum, ne discutiamo là.
Visto oggi: Izo
Izo è un delirio pasticciato, in cui Miike purtroppo decide di esplicitare la sua poetica. Da una parte si alternano sequenze di uccisioni, uccisioni a catena, uccisioni una dopo l'altra, uccisioni senza guardare in faccia a nessuno; Izo diventa una figura troppo scopertamente allegorica con gli inserti che ci tengono a farci capire che sì, Izo è la Storia, o qualcosa del genere, il Caos, la Morte, la Rivoluzione, ma comunque qualcosa con l'iniziale maiuscola. Dall'altra i suoi "nemici", anche loro allegoricamente compromessi, passano il tempo infiorettando tra di loro o con Izo banalità filosofiche, frasi da Baci Perugina riferite (invece che all'amore) alla guerra, o all'odio, o alla vita o vattelapesca. Triste specialmente la presenza di Kitano nel insignificante ruolo di dispensatore di sciocchezzuole dette con aria grave. Insomma, la posizione di Miike, che in altre occasioni si manifestava attraverso il film - l'anarchismo diventava pellicola senza dirsi - qui si esplicita a parole o a montaggio analogico, ripetuti infinite volte così anche le teste più dure lo possano capire. Vuole darci un ammaestramento morale, ci vuole insegnare qualcosa (il che per me è già un problema), e non lo fa con leggerezza, lasciandolo trasudare dalla vicenda o dalla regia o comunque dal cinema nel suo farsi, ma lo fa con grevità, con sgradevole pesantezza. Poi certo, ci sono molti momenti filmicamente interessanti, quelli visti nel trailer e altri ancora; Miike è Miike è Miike. Ma non è abbastanza. venerdì, marzo 04, 2005
Giù le mani da Fuori Orario
Per la seconda settimana di fila la trasmissione di Ghezzi pare che salti. A parte il fatto che era una settimana ricca di film di Di Leo, la cosa è preoccupante. La carta stampata tace. Chi sa parli. Noi intanto, nel dubbio, si comincia ad organizzare la rivoluzione. (Altre persone preoccupate: Cooper) giovedì, marzo 03, 2005
Moods
Ascolto Moonchild dei King Crimson e non posso non pensare a una Christina Ricci bionda che balla un goffo tip tap.
Visto oggi: Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
A me Asia Argento sta assai simpatica. E' bello vedere che ci sia una regista italiana che ha voglia di buttare il cuore oltre l'ostacolo, senza tema del ridicolo, che pensa di aver delle cose da dire e che ha l'urgenza di dirle. Che si dirige senza paura di apparir brutta, se serve. Che è interessata al cinema, sul serio, e prende i suoi rischi, non si protegge. Qui la vediamo cimentarsi nell'impresa impossibile di mettere in scena il libro di Leroy; impresa impossibile perchè l'interesse del libro è principalmente quello di mostrarci un mondo sfatto e distrutto attraverso lo sguardo candido di un bambino. Il che è filmicamente quasi impossibile: vedendo le cose con i nostri occhi perdiamo la mediazione e quindi giudichiamo. Tuttavia la Argento, fallendo inevitabilmente, riesce a portare a casa molto di più di quanto ci si potrebbe aspettare, sopratutto grazie all'inserto di animazioni, sfuocature, sogni non presenti nel libro. Per esempio è mirabile per reticenza (in contrasto al libro) ed efficacia la scena dello stupro, tutta resa con metafore visive molto espressive. Insomma, una nuova prova "sbagliata" della nostra regista coraggiosa, che mostra palle, carattere e stoffa, e che prima o poi farà qualcosa di molto buono. mercoledì, marzo 02, 2005
Visto ieri: One Nite in Mongkok
Un turbine vorticoso, di cose facce oggetti, così vorticoso da, all'inizio, infastidire, implorare quiete, far disperare della possibilità di capirci qualcosa. Il film dopo un po' si stabilizza, il suo tema narrativo diviene chiaro, ma fino alla fine non si perde la sensazione del turbine, dovuta in parte alla camera-stylo di Derek Yee Tung-Sing e in parte alla coralità completa, anche quando ci si concentra sui due personaggi principali, della narrazione. One Nite in Mongkok è un grande affresco del quartiere con la più alta concentrazione di popolazione del mondo, e quest'affresco rappresenta l'inferno. Un inferno in cui si viene da lontano per morire o per soffrire, in cui i destini si incrociano irrimediabilmente, maleodorante ("perché questo posto si chiama Hong Kong (porto profumato)?"), in cui l'amore è impossibile, in cui bene e male finiscono inevitabilmente per assomigliarsi e che illude perché sembra tanto, a chi viene dalla povertà, nonostante l'aria fetida, il paradiso. Un inferno in cui è impossibile non perdersi. (Candidato a 11 premi HKFA; trailer) Per procurarselo martedì, marzo 01, 2005
Bollettino di guerra n.2
Alcune cose tutte insieme come di solito non uso mettere, ma son di fretta e vabbe'. La prima è che se FuoriOrario ancora esiste, sabato 12 marzo andrà in onda Bande à part, e se non l'avete visto guardatelo, sopportando magari una certa farraginosità della prima metà. Alla conclusione converrete che ne valeva la pena. La seconda è che oggi ho visto Million Dollar Baby, che l'ho visto in ritardo e han già detto tutto gli altri, e che mi è piaciuto. Magari ecco, io che predico quasi sempre le forbici, avrei sviluppato un po' di più quel che succede dopo il match per il titolo mondiale. Amo la sobrietà, e quindi amo Eastwood; qui però io avrei sviluppato, senza sentimentalismi s'intende. La terza è che prima del film è passato il trailer del nuovo film di De Sica e mio Dio signori, non ci si può credere, davvero fuori dal tempo. Sincronizzati, amico, sincronizzati!
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