Il weblog di Gokachu


lunedì, marzo 14, 2005
Le lacrime di un vecchio spettatore
Ieri ho visto per la prima volta La tigre e il dragone nella versione in mandarino e mi sono commosso come alla prima visione. Che bello che bello che bello: attori in stato di grazia (indimenticabile il Li Mu-bai di Chow Yun-fat, forse la sua più bella interpretazione in assoluto), giovani rivelazioni (chi non sbalordì di fronte alla diciannovenne Zhang Ziyi?), vecchie glorie in grandissimo spolvero (Cheng Pei-pei riesce a rendere umano e comprensibile un personaggio cattivo che più cattivo non si può), mirabile fusione tra immagini e musiche, mille temi intrecciati, personaggi secondari che hanno sempre qualcosa da dire, che per quanto poco in scena sono sempre a tutto tondo (il poliziotto Tsai), occidentalizzazione che migliora il prodotto invece di impoverirlo, una bellissima storia d'amore (quella tra Li Mu-bai e Yu Shu-lien), un finale magnifico, suggestioni che da King Hu arrivano fino a Lo chiamavano Trinità, scene d'azione che raccontano sempre qualcosa, splendore estetico pieno di anima, innovazione nella tradizione, ristoro degli affanni, riscoperta del senso. Muovo giusto qualche appunto alla parte ambientata nel Gobi, paesaggisticamente spettacolare ma un po' risaputa. Il cinema è bello anche perché capita, ogni tanto, di vedere film di questa pienezza.