Il weblog di Gokachu


venerdì, marzo 11, 2005
Cinema invisibile americano: The Brown Bunny
Il film di Vincent Gallo che tanto scandalo generò a Cannes 2003 è un road movie in cui non accade quasi nulla, con Gallo che attraversa gli Stati Uniti avvicinandosi e subito allontanandosi da alcune donne, senza che si sappia il perché. Sorprendentemente la parte per cui il film è celebre - ovvero la finale scena d'amore - è il punto più debole del lavoro, risollevato però da un conclusivo colpo di reni che ci ributta nel vuoto. La parte migliore è questo suo lungo iniziale vagare, questi paesaggi visti dal parabrezza, queste curve prese nel buio alla luce dei fari, queste praterie sterminate, quest'america di spazi infiniti, vista con occhi che direi europei; e la sua testa sempre tagliata dall'inquadratura, o incastrata nel quadro a coprire il soggetto; e i dialoghi semplici, brevi, irrisolti; e il volto nudo e crudo di un uomo, disegnato da un Gallo esposto, vulnerabile, indifeso, che si immola davanti allo spettatore, che brucia davvero, artaudianamente, davanti ai nostri occhi, in un ritratto di infinita e romantica disperazione. Gallo è accusato di narcisismo (qui dirige, fotografa, recita, monta, è produttore, scenografo, make up artist), di mancanza di umiltà, per questo suo continuo spudorato esporsi; io mi sento solo di ringraziarlo.
(trailer - sito - intervista al regista - nota: la versione da me recensita NON è quella mostrata a Cannes ma quella definitiva, rieditata dal regista, che dura pare una mezz'ora di meno)