Il weblog di Gokachu |
lunedì, novembre 03, 2003
Visti negli ultimi giorni
Da dieci giorni a questa parte ho visto tre film da cui mi aspettavo davvero molto. Di "Kill Bill" (che devo ancora rivedere) e "Cantando dietro i paraventi" si è detto qualche post più indietro; ho visto poi "Mystic River" che nonostante il tour de force attoriale e la discreta (nel senso che è raccolta e nascosta) regia di Eastwood non riesce ad essere molto più di un buon lavoro. L'unico a mantenere fino in fondo le aspettative è stato il film che ho visto ieri, Il ritorno, recente vincitore di Venezia e recente bersaglio delle polemiche bellocchiane e italiote che avrebbero voluto "Buongiorno, notte" premiato. Invece ha vinto il film di Andrej Zvjagintsev, e vedendolo si capisce perché. Parte subito volando alto, mettendoci di fronte a immagini e temi di metafisica bellezza, peraltro accompagnandoli con una fotografia magistrale, dai colori lividi, e alle location spettacolari che ci erano rimaste negli occhi da da "Stalker", geografie di declino, di grandezza industriale in sfacelo, di sogno di potenza ormai tramontato. Il soggetto è lineare, terribilmente semplice, raccontato con lentezza e facendo parlare la natura più dei protagonisti; nonostante la semplicità, o a causa di questa, si presta a letture stratificate: road movie, allegoria dello stalinismo, dramma psicoanalitico, racconto sociologico, anabasi e catabasi, bildungsroman, favola amara, e altro ancora. Un film che emoziona con poco, tre attori protagonisti, pochi volti (bellissimo quello della madre), secchi dialoghi, confronti netti e duri tra l'ambigua figura del padre forse amorevole e di certo severa e le due diverse reazioni dei figli, e poche azioni che parlano di vita pratica. Poetico, certo, ma di quella poesia virile che parla di sudore, di vita, di merda, di sangue, di morte, di forza, e non di trepidi palpiti sotterranei. La regia gioca in maniera espressiva sui leggeri fuori fuoco e sulla bassa profondità di campo; è quindi raccomandata la visione in un cinema decente, altrimenti l'effetto si perde nella leggera sfuocatura generale tipica di molte sale. L'audio, per quanto privo di effetti spettacolari, è altrettanto importante perché i suoni naturali, soprattutto la pioggia, hanno ampio risalto nel film, e raccontano quanto i dialoghi. Ho avuto la fortuna di vederlo proiettare in modo eccellente. Se non fosse per il leggero calo di tensione del finale non avrei avuto dubbi a eleggerlo tra i film più belli del 2003 (la palma, dopo ampie riflessioni, spetta fino a questo punto a "La 25a ora" e non credo sarà facile scalzarlo, se non c'è riuscito neanche "Elephant"). Caldamente raccomandato. Qui il trailer.
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