Il weblog di Gokachu


giovedì, febbraio 19, 2004
Visto oggi
Gerry, di Gus Van Sant. Cosa dovrebbe fare un regista talentuoso e intelligente come Gus Van Sant se venisse a contatto con un maestro assoluto come Béla Tarr? Diventare suo allievo. In Gerry compie il primo passo del suo noviziato che poi sboccerà pienamente in Elephant; ma se qui rimane al di qua del maestro, perseguendone le tematiche cosmico-metafisiche, le narrazioni ellittiche e ambigue, la ricerca di una qualità ipnotica della visione, là invece se ne distanzia creando qualcosa di differente, qualcosa che esula dalle corde del regista ungherese, insomma qualcosa di più originale.
Gerry è comunque un film notevole, che mostra il coraggio sfrontato di Van Sant. Siccome il film è poco sorprendentemente inedito in Italia eccone il soggetto: due uomini si perdono nella wilderness americana e vagano per giorni senza acqua né cibo fino allo stremo o quasi. Dialoghi ridotti all'osso e comunque vagamente misteriosi; lunghe sequenze in cui si vedono solo loro che camminano; paesaggi e musica usati in funzione narrativa; piani sequenza a camera fissa; carrelli che parlano più degli attori. Appetitoso, vero?