Il weblog di Gokachu


giovedì, febbraio 19, 2004
Visto oggi
Primo amore, di Matteo Garrone, è una favola cupa, una storia d'amore anzi di potere, il racconto di un peccato di hybris, un apologo sull'ossessione per la bellezza, la disanima di una malattia mentale, un'indagine sociologica sul nord-est italiano. Rispetto alle mie aspettative, derivanti ovviamente dal precedente L'imbalsamatore, il film è un po' deludente. Rimangono le qualità pittoriche della cinematografia di Garrone, con alcune immagini molto belle, specie quella iniziale su cui passano i titoli di testa; la scrittura è senz'altro di ottimo livello; dal punto di vista tecnico siamo sopra l'ineccepibile; gli attori sono convincenti e molto bravi; il mondo dei "mestieri" (in questo caso l'oreficeria) diventa ancora una volta lo scrigno stregato da cui escono mostri. Però a mio avviso il film rimane troppo indietro rispetto al baratro su cui si affaccia; la storia si conclude troppo presto e troppo repentinamente, impedendoci di cogliere fino in fondo il viaggio all'inferno che avevamo iniziato, come se in Salò di Pasolini ci si fermasse dopo il primo girone. Non a caso la storia vera da cui il film è tratto finisce in modo ben diverso. Ciò detto, che il cinema italiano sia (ancora? di nuovo?) in grado di produrre lavori come questi è senza dubbio consolante.