Il weblog di Gokachu


mercoledì, ottobre 13, 2004
(ri)Visto oggi: Hero
La visione in sala, a lungo sospirata, non cambia la mia opinione precedente su questo film. Non l'ho mai espressa compiutamente qui, quindi mi perdonerete per il seguente ridondante, frankeisteineggiante collage di varie dichiarazioni.

Calligrafia e arte della spada si somigliano.
Nascono dall'armonia tra la forza del polso e il sentimento del cuore


Quando ho saputo del fatto che questo film era in produzione quasi non ci credevo. Grandi star a tutto spiano per un wu-xia pian diretto da Zhang Yimou e fotografato da Cristopher Doyle; non poteva che venire fuori un capolavoro, no?
No.
Certo, le scene d'azione, per quanto statiche, sono belle; la fotografia con i suoi colori cangianti è affascinante; le star ci sono e Maggie Cheung è più bella che mai. Ma anche a prescindere dalle considerazioni sulla morale politica dell'opera (diamo più potere a chi ce l'ha e staremo tutti meglio), il film è lento, didascalico, a tratti addirittura calligrafico, senza vero pathos. Turbinii di spade e capelli mossi dal vento possono interessare per una mezz'oretta, ma alla lunga stancano. I personaggi non acquistano mai vera vita, non ci emozioniamo quando muoiono, non li seguiamo sul profilo emotivo.

Zhang, per usare le sue stesse parole, mostra grande forza del polso ma scarso sentimento del cuore, perdendo l'occasione di dirigere la coppia Tony Leung e Maggie Cheung e di dirigere Jet Li anche solo al 50% dalle loro possibilità.
Tormentosa e alienante la colonna sonora, che martella fino allo sfinimento una nenia a base di archi evidentemente "ispirata" alla colonna sonora de La tigre e il dragone; sfolgorante la fotografia (Doyle non tradisce) anche se le immagini sono tanto curate da rasentare, specie nelle parti più costruite, la caduta nel kitsch.

Un bell'esercizio, che visto a pezzi può lasciare stupefatti (facilmente se ne può estrarre un trailer molto bello) ma che nell'insieme fa un po' addormentare e a parte le belle immagini e qualche bella sequenza non lascia traccia; vuoto, triste, sterile. Un gran spreco. Giustamente sconfitto da Infernal Affairs agli HKFA (i premi tecnici era difficile negarglieli, ma di quelli "artistici" non ne ha preso uno) nonostante sia il film di lingua cinese con il più grosso budget di sempre.
In sala una capatina si può fare comunque, anche solo per vedere Maggie Cheung recitare roteando il bulbo oculare o Doyle lavorare ai limiti delle sue capacità.