Il weblog di Gokachu |
mercoledì, novembre 09, 2005
Alia: Vai e vivrai
Mette tanta carne al fuoco, Mihaileanu in questo film: l'idea è quella di raccontare la storia di un giovane in tempi convulsi e storicamente determinati, quasi come ne La certosa di Parma. La complessità della vicenda storica in cui la storia si muove è notevole: attraverso il giovane etiope falsamente ebreo Schlomo si vuole raccontare l'epopea tragica dei Falasha, gli ebrei etiopi immigrati in Israele e ancora non del tutto accettati all'interno della società israeliana; il dramma della guerra in Israele; il lacerante scontro tra l'amore per i figli e l'amore per il proprio paese; il razzismo; una storia d'amore coniugale; una storia d'amore filiale; una storia di innamoramento e amore. Non ci riesce, Mihaileanu in questo film, a cuocere tutta la carne che mette al fuoco; nonostante la lunga durata molti aspetti risultano appena toccati, ci appaiono di sfuggita nella loro problematicità; alcuni momenti narrativi risultano affrettati e poco convincenti (il periodo parigino, per esempio). Stilisticamente poi in alcuni punti l'emozione viene decisamente forzata, per esempio con l'utilizzo di ralenti, o con controcampi su chi guarda la scena che noi guardiamo e si commuove (come noi ci commuoviamo). Ma non si può non perdonarlo. Perché al di là del dramma storico alcuni momenti di Vai e vivrai sono davvero toccanti, perché al didascalismo che in alcuni punti prende il predominio (all'inizio, per esempio), contrappone lo straordinario candore del racconto di un giovane a cui è davvero difficile non partecipare; perché i suoi personaggi, anche se rappresentano emblematicamente una posizione nel dramma degli Falasha, risultano vivi e pulsanti. Perché nonostante qualche colpo basso prevalgono il pudore e la compostezza narrativa, pudore e compostezza che rendono più duri i colpi bassi. Il merito è soprattutto degli attori, tutti stupendi; a noi è piaciuta soprattutto la madre adottiva, Yaël Abecassis. Da vedere, ottimo.
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