Il weblog di Gokachu |
mercoledì, novembre 16, 2005
America Oggi: Crash
E' davvero spudorato il quasi esordio alla regia dello sceneggiatore Paul Haggis. In primo luogo spudorato nel suo rifarsi in modo terribilmente esplicito ad un modello altissimo, il Magnolia di Paul Thomas Anderson, che a sua volta era debitore di un altro grandissimo film, America Oggi di Robert Altman. Il debito non riguarda solo la struttura corale e fratta, unita solo dal disastro e dall'emergenza, il che sarebbe davvero irrilevante (come lo è per Magnolia nei confronti di America Oggi); il modello è visibile nello stile, a volte in modo addirittura imbarazzante, come quando i vari personaggi vengono inquadrati con lenti carrelli laterali mentre si ascolta una canzone, esattamente come accadeva in un momento memorabile di Magnolia. Purtroppo Haggis non ha la tecnica sopraffina o il gusto compositivo di Anderson e da questo punto di vista cade molto, molto al di qua del modello. Secondo difetto capitale del film è quello di lasciar entrare nella sala l'odore della cucina, della produzione del lavoro; chi si indigna per le manipolazioni emotive di Von Trier qui avrà molto di più per cui lamentarsi. Il roller coaster spirituale dello spettatore è guidatissimo e regolamentatissimo, e fin qui tutto bene, almeno per non ritiene la manipolazione essere reato; solo che il regolamento e la guida sono evidenti, sono scritti dappertutto, il percorso emotivo che seguiamo è così artefatto da quasi non farci cadere nel trabocchetto, tanto è segnalato. Il gioco ad incastri è troppo preciso, troppo matematico, macchinoso; lo sviluppo drammaturgico è troppo pulito, cechoviano nel suo non mettere in scena nulla che non sia funzionale alla storia; il percorso dei personaggi è troppo pensato e programmatico. La sceneggiatura, che certo è bella e racconta delle cose importanti sull'America ma anche sull'Europa di oggi, ha il sopravvento sul film e quasi lo soffoca. Dopo questo lungo severo preambolo arriviamo a dire che, malgrado i grandi difetti, il film ci è piaciuto molto. La sua totale mancanza di pudore e la sua pretenziosa volontà di colpire alto gli permettono di raggiungere un calor bianco emotivo davvero notevole, stordente, fortissimo; purché ci si lasci andare "nonostante tutto", nonostante la malcelata volontà dell'autore di raggiungere proprio quell'effetto. Commozione, lacrime, dolore, sangue; ironia, sconfitta, morte, umiliazione; speranza, vergogna, dignità, riscatto. In abbondanza, senza risparmio, senza ritegno. Così lancinanti e ben supportati dagli attori da diventare la nostra sconfitta, la nostra umiliazione, il nostro riscatto. Non è poco, di questi tempi. Da non perdere, non per tutti.
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