Il weblog di Gokachu


giovedì, aprile 27, 2006
Prendiamo posizione
I fatti di Milano conducono a due tipi di posizioni dominanti:

1) La sinistra è antisemita

2) 30 imbecilli non possono rovinare una manifestazione pacifica a cui hanno partecipato 150000 persone

La mia posizione è questa: 30 imbecilli sono pochi tra 150000 persone; effettivamente è grave che nessuno degli altri 149970 abbia fermato i 30, ma può capitare; e fin qui sembro essere d'accordo con la posizione "di sinistra". Però ritengo che questa posizione non abbia detto con forza sufficiente una cosa molto importante: LA BRIGATA EBRAICA NON SI TOCCA.

La bandiera di Israele bruciata in piazza è anche la bandiera sotto la quale la Brigata ha contribuito alla Resistenza.

Nell’inverno del 1944, il governo inglese, dopo moltissime esitazioni, autorizzava la formazione di una brigata di 5000 ebrei volontari da inviare in Europa per combattere contro i nazi-fascisti. La brigata combatté con coraggio sotto la propria bandiera (bianca ed azzurra con la stella di David azzurra al centro); quella stessa bandiera che, il 14 maggio 1948, diventerà la bandiera dello Stato di Israele. La “Brigata Ebraica” era composta di soli volontari: circa il 20% provenienti dalla Palestina, il rimanente dal resto del mondo (soprattutto dalle grandi comunità ebraiche polacche e russe).

La “Brigata Ebraica” contribuì a liberare gran parte dell’Emilia Romagna dai nazi-fascisti; in modo particolare fu impegnata in furiosi e sanguinosi combattimenti in terra di Romagna, lungo la zona d’operazione corrispondente allo sfondamento della “Linea Gotica” nella valle del Senio, nei pressi di Imola. In quella battaglia, la “Brigata Ebraica” portò a termine uno dei pochi assalti frontali, a baionetta sguainata, di tutto il fronte italiano. Molti storici sostengono che quella battaglia fu la più sanguinosa di tutta la campagna d’Italia; la “Brigata Ebraica”, composta da soli volontari, con formazione prevalentemente non militare, registrò numerose perdite.

La “Brigata Ebraica” partecipò alla liberazione delle principali città romagnole: Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola, Alfonsine ed Imola.

E a chi dice che una bandiera è solo un cencio disegnato, e che non val la pena di scandalizzarsi tanto per uno straccio bruciato, rispondo: non tutto si riconduce alla sua materialità, e i simboli hanno un loro peso, che è anche il peso della memoria. Chi celebra il 25 aprile ben lo dovrebbe sapere.


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