Il weblog di Gokachu |
venerdì, giugno 16, 2006
Ich bin ein European: L'enfer
La Béart per la seconda volta all'inferno. Nato da un progetto decisamente ambizioso, ovvero rendere pellicola uno dei film della trilogia dantesca di Kieslowski e Piesiewicz, con sceneggiatura dello stesso Piesiewicz e regia di uno dei più promettenti giovani registi della scena europea, quel Danis Tanovic già autore del molto bello No Man's Land, il film era in grande odore di bufala. Alla prova della visione devo dire che il film invece si salva; se le citazioni kieslowskiane sono a tratti imbarazzanti (insetti che lottano per non annegare in bicchieri, vecchine gobbe che spendono gli ultimi anni della loro vita nell'infilare bottiglie in cassonetti differenziati muniti di feritoie troppo alte per loro), se la sceneggiatura stessa mette troppa carne al fuoco e delle quattro storie raccontate riesce a farci partecipare a due a dir tanto, se alcuni dialoghi tradiscono quell'afflato morale che in Kieslowski accettavamo ma che da altri ci fa venire il mal di pancia, se poi il rapporto tra caso e destino non ci pare particolarmente ben approfondito sul piano metafisico, se il film insomma è strapieno di difetti e tutto sommato inutile, tuttavia qualcosa di buono c'è, e lo porta alla sufficienza. In primis gli spettacolari, drammatici, emblematici titoli di testa, che contrariamente alle mie abitudini racconto: un cuculo appena nato si mette a distruggere tutte le uova del nido; l'ultimo uovo gli resiste e il cuculo precipita a terra. Ma uno dei nostri protagonisti passando di lì vede l'orrido pulcino agonizzante, e lo rimette nel nido. Inoltre, di buono: alcune ottime sequenze, alcune interpretazioni ispirate (persino la Béart nonostante si ritrovi dei pneumatici al posto delle labbra e del seno riesce comunque a far trasparire qualcosa al di là dell'orrida maschera che la chirurgia plastica le ha cucito addosso; splendido lo sguardo della Bouquet), alcuni momenti emozionanti e una durata non eccessiva. Non ho avuto il coraggio di portarci nessuno, ma, a posteriori, l'avrei potuto fare senza essere accusato di tortura.
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