Il weblog di Gokachu


domenica, gennaio 21, 2007
Interlocuzione

Preambolo

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Avrei tante cose da dire ma non ho nessuna voglia di scriverle. Per esempio ho visto questa mostra qui e vi dico: vale il viaggio. Partite e godetene tutti. Chissà, magari poi ne parlo, magari. Forse. Chissà. A dio piacendo.

Ma siccome riparto e per un'altra settimana non ci saranno probabilmente novità qui, e siccome lo spazio commenti del post qui sotto sta diventando l'equivalente blogosferico delle scritte nei cessi delle stazioni, per non lasciarvi in balia di voi stessi ricorro all'autocannibalismo. Del resto se Rossini lo praticava, chi sono io per sdegnarlo? Per non parlare di Mozart. Insomma, Atalante mi ha riportato alla memoria un breve racconto da me scritto almeno 15 anni fa, e già pubblicato su questo blog più di tre anni fa. Ma il pubblico cambia, anche perché l'uomo è mortale e prolifico, e probabilmente pochi di voi l'han letto, e quelli che già l'han fatto son lettori di lungo corso e non si offenderanno. E quindi lo ripropongo, sia perché è poco costoso in termini di tempo e di estro, sia perché rileggendolo ho scoperto un me stesso passato di cui quasi non resta traccia nel me stesso odierno, sia perché vorrei disilludere quelli che mi leggono pensando di avere a che fare con una persona dall'immaginazione non malata. E guarda un po', tra una stronzata e l'altra probabilmente questo preambolo è già uno dei post più lunghi che abbia scritto negli ultimi due anni.

Focolare domestico




Procurarsi una pistola non fu difficile.
Elisa si bucava da più di un anno e ormai conosceva persone di tutti i tipi, anche gente disposta a vendere armi ad una ragazzina pur di farsi. Ebbe qualche problema per il silenziatore.
- Un COSA? - era trasalito Giovanni - Cosa diavolo vuoi farci con questa? Un silenziatore! Pensavo ti servisse per proteggerti, Cristo!-
Elisa gli aveva mostrato un rotolo di banconote da centomila, e Giovanni si era subito calmato. Per trovare i soldi le era occorso più di un mese di furti, piccole rapine e soprattutto di prostituzione.
Non erano in molti a essere disposti a pagare per una ragazza così magra e con quello sguardo lontano e spento, ma era tanto giovane che qualche cliente lo rimediava sempre. Certo, doveva darsi da fare a cercarli, magari nei cinema porno, dove nella sala buia gli uomini non potevano vederla bene. Cercava di non farsi portare nei bagni e di avere solo rapporti orali. Il sesso, quello vero, un altro corpo dentro il suo, le faceva schifo. Spesso, dopo, doveva vomitare. Ma fece anche questo per i soldi.
Adesso la pistola era sua, e aveva la tasca piena di cartucce. Per la prima volta da molto tempo si sentì felice. La strinse contro di sé sotto il cappotto, gelosamente, come se fosse una vecchia bambola.
Erano passate otto ore dall'ultima pera.

...continua...