Il weblog di Gokachu


lunedì, gennaio 28, 2008
Ecce Homo*
Oggi ho visto la tavola rotonda sui Cinebloggers che si è tenuta a Bologna il 18 scorso, grazie all'ottimo lavoro di gparker (fra l'altro, lasciatelo dire, il montaggio è davvero buono, complimenti). Durante questa tavola rotonda si è (s)parlato anche di me, dell'autorevolezza, del ruolo del cineblogger. Siccome ho alcune cose da dire al proposito, lo faccio qui, in differita. Alcune delle cose che leggerete vi sembreranno autocelebrative. Non lo sono. Non sono modesto, sono onesto.



Perché sono (stato) così autorevole e istruzioni per l'uso


Durante la tavola è saltato fuori che fino a tre anni fa la mia autorevolezza era tale che nessun cineblogger avrebbe osato darmi contro apertamente. La cosa non è vera, però c'è della verità. Questo blog, e io, siamo stati (all'interno dell'asfittico mondo della cineblogosfera) molto autorevoli. L'autorevolezza si è persa; del resto questo blog è in vita vegetativa da più di un anno; era inevitabile.

Perché ero autorevole? Kekkoz propone un motivo: perché sono stato il primo. E' vero. Io sono stato il primo cineblogger italiano. Ho cominciato nel 2001. Non sono MAI stato il cineblogger più popolare; un paio di mesi dopo di me partì Zittialcinema che per felicità di scrittura di Marquant (fra parentesi Marquant, se ci sei ancora batti un colpo), attenzione al cinema italiano, tendenza alla critica sotto forma di racconto, raggiunse da subito una popolarità molto maggiore della mia. Io personalmente l'ho sempre considerato più un blog "generalista" che un blog di cinema, e sicuramente la cricca di gente a cui si accompagnava Marquant era più del genere blog letterario/giornalistico che quello del blog di cinema. Marquant non è mai stato un vero cineblogger, e bene così, e complimenti così, e Marquant, fatti sentire se ancora mi leggi, mi ripeto.

La mia autorevolezza nacque quando nacquero i primi, veri, altri cinebloggers. Perché? Non perché ero il primo, come dice Kekkoz, ma per tutta una serie di motivi che ora vi esporrò:

1) Sono stato il primo e questo non significa nulla, ma ho fissato uno standard. Io non scrivo particolarmente bene,; mi state leggendo ora e ben lo sapete. Però non scrivo male. Ci sono diversi cinebloggers che scrivono meglio di me, e molti altri che scrivono peggio e moltissimi che scrivono molto peggio. Poi ci sono i cinebloggers che hanno come punto di riferimento lo stile della critica "ufficiale" (e qui intendo le riviste e non i quotidiani) il che per me è malissimo e noiosissimo. Strutturalismo, intellettualismo, tutte cazzate.
Cominciare un nuovo cineblog con uno standard preesistente che consentitemi di definire non troppo basso, metteva i nuovi cinebloggers in soggezione. "Sarò in grado di essere a quel livello?" Sì ragazzi, lo siete stati e mi avete superato di parecchio. Però questo standard di fatto ha tenuto lontani i cinebloggers incapaci di scrittura, e ha messo tutti gli altri sul chi vive.

2) Sono arrogante. Io ho una definizione tutta positiva dell'arroganza. L'arroganza è la consapevolezza di avere del valore. Chiaramente se uno prende un abbaglio e pensa di avere del valore mentre non ne ha è fastidioso, ma diciamo allora che è la consapevolezza non immaginaria di avere del valore. Questo è completamente diverso dalla supponenza. Io non sono supponente. La supponenza la definisco come la consapevolezza del tutto ingiustificata e pregiudiziale di avere più valore del proprio interlocutore.

Il lettore ha bisogno di certezze. Ha bisogno di sapere che chi scrive CREDE in quel che dice. L'arroganza lo aiuta. Se leggete qualche mio post a caso del 2002, del 2003, del 2004, eccetera, la vedrete sprizzare da tutti i pori. Ma anche ora, se scrivo qualcosa, anche solo questo post, la vedrete zampillare a fiotti. Siate arroganti.

3) Sono (stato) inaccessibile. Non solo nessuno dei cinebloggers mi ha mai visto dal vivo, almeno presentandosi, ma non sono stato disponibile ad interazioni al di fuori dei commenti (del mio e altrui) blog per ANNI. Da quando sono disponibile in chat (circa 2005), sono molto meno autorevole. In chat sono completamente diverso da come scrivo sul blog: sono cazzone, sono autoironico, sono stupido, faccio errori di battitura, sono umile, tutte cose che pregiudicano l'autorevolezza. Sono me stesso persona e non me stesso cineblogger. Se volete essere autorevoli, rendetevi irreperibili. Non rispondete alle mail. Ai commenti SI, alle mail no. Specie di gente che vi vuole incontrare dal vivo. A meno che non abbiate un personaggio da recitare.

4) Avevo una missione. Ho aperto nell'aprile 2003 e poi chiuso nell'ottobre 2004 un blog non particolamrente notevole, che a rileggere un po' mi vergogno, che si chiamava Cinemainvisibile. Mi rendevo conto, all'epoca, che c'era una mole enorme di cinema di sopraffina qualità (e si parla di certo cinema giapponese e del cinema coreano) che in Italia non aveva distribuzione, che nessuno conosceva, e che era bellissimo (esempio del 2002 / mia recensione su Cinemavvenire del 2003). Parlarne era necessario. Grazie a quel (brutto) blog sono diventato collaboratore di Cinemavvenire, che ha una sezione apposita (Città invisibili) e che aveva cominciato questo lavoro prima di me. Ma non è un blog, è una webzine. Ammirevole. Leggetelo. Ma è una webzine. Registrata regolarmente al tribunale come rivista, quindi questo fa di me forse un "professionista". Vi invito a leggerla e a seguirla anche se ci scrivo molto poco perché comporta uno stile "professionale" che per me (che sono di formazione scientifica, rivelazione, rivelaziò) è faticoso seguire. Le intenzioni di quel blog sono poi confluite in questo.

5) Il mio atteggiamento è puramente etico. Recuperando parte di una discussione che si è sviluppata sul blog di Ohdaesu (che uno dei blogger che leggo con più piacere, che scrive MOLTO meglio di me, e che non è autorevole per due semplici motivi: a) a parte per Lynch di cinema non capisce niente, e b) è supponente, non arrogante) e che mi dispiace lasciare lì al 46esimo commento di un post inutile di un blog poco autorevole:

"Per citare le SACROSANTE parole di uno dei film più sopravvalutati dell'anno, che secondo me valgono come regola etica per critici, cineblogger e giurie di festival:


In many ways, the work of a critic is easy. We risk very little, yet enjoy a position over those ho offer up their work and their selves to our judgment. We thrive on negative criticism, which is fun to write and to read. But the bitter truth we critics must face is that in the grand scheme of things, the average piece of junk is probably more meaningful than our criticism designating it so. But there are times when a critic truly risks something and that is in the discovery and defense of the new. The world is often unkind to new talent, new creations. The new needs friends. Last night, I experienced something new, an extraordinary meal from a singularly unexpected source. To say that both the meal and its maker have challenged my preconceptions about fine cooking is a gross understatement.
They have rocked me to my core."

6) L'assiduità.
Il fatto di avere uno o più post al giorno, purché accompagnati da un minimo di sapienza, rende autorevoli. Io non sono più autorevole (per niente) da quando questo blog è, anche se non non ufficialmente, morto. Kekkoz secondo me è al momento il blogger più autorevole di tutta la blogosfera. A cosa deve questa autorevolezza? All'assiduità come prima cosa, alla ottima scrittura come seconda cosa, al fine etico di trovare il "nuovo bello", a costo di cercarlo in Norvegia, come terza cosa. Ma non è arrogante, è umile. Questo lo rende autorevole ma non troppo. Arrogati il diritto di pensare che ciò che dici è giusto, e forse diverrai VERAMENTE autorevole. E secondariamente non sei abbastanza autorevole perché sei troppo analitico e poco sintetico. Spara il giudizio senza ragionarci sopra troppo. A noi quello interessa: il giudizio, non le tue argomentazioni.

E con questo ho finito. Grazie a chi mi ha seguito.




* Per gli illetterati che si trovano qui per puro caso, il riferimento non è ai Sacri Vangeli ma a un libello di Friedrich Nietzsche i cui capitoli si chiamano: perché sono così saggio; perché sono così accorto; perché scrivo libri così buoni.