Il weblog di Gokachu |
mercoledì, marzo 05, 2008
Viva il teatro, dove tutto è finto e niente è falso: Ballo eccezionale degli incontri e delle esclusioni
In principio era Quad, di Samuel Beckett. Quattro figure incappucciate in diversi colori si muovevano su un quadrato disegnato sul palcoscenico secondo delle regole chiare ma imperscrutabili, in circuiti ripetitivi e inesorabili. Ballo eccezionale degli incontri e delle esclusioni della Stoa ripercorre questo schema, lo comprende, lo supera. Il "ballo" non è una danza, gli attori non sono danzatori, le coreografie non sono fisse ma dinamicamente generate secondo un insieme di regole a noi non note ma geometriche. Ripercorrendo forse la Storia dell’Uomo, o la storia di un uomo, il ballo inizia con la sorpresa di esserci, con lo stupore della presenza degli altri. A questo segue il costruirsi primigenio di una comunità confusa e magmatica, da cui si parte per un’evoluzione geometrica, razionale, ma nello stesso tempo libera e casuale di diagonali e cerchi che si chiudono, di fiori che sbocciano, di incontri e separazioni. A questa fase, che per l’appunto ricorda Beckett, seguono strutture marziali, a passo pesante, geometrie fisse e dure, contrapposizioni e fronti, che terminano quando metà dei presenti delega a un’altra metà il compito di muoversi, e osserva da un lato la costruzione di movimenti di danza quasi classici. Da qui si riparte a ritmo marziale, per ritrovarsi poi tutti in cerchio a compiere tribalmente gesti ordinati in quanto comuni, ma dionisiaci e vorticosi. Un lavoro come questo, che è una creazione collettiva che ogni sera si rinnova immagino in forme non eguali, non è univocamente interpretabile, neanche da chi a questa creazione partecipa. Per lo scrivente l’interpretazione più affine alla sua sensibilità è quella di un ballo cosmogonico, che descrive la nascita, l’evoluzione e l’approdo di una comunità. La comunità parte dall’indistinto e un po’ spaventato caos iniziale per approdare alle forme libere di composizione e di relazione; per evolvere poi verso forme rigide che però mantengono sempre una certa indeterminazione e libertà di innovazione; per dividersi quindi in danzanti e osservanti, in attivi e passivi, a seguire schemi molto precisi; e per terminare in un gioioso ritrovamento neotribale dell’insieme. Questa probabilmente non sarà l’interpretazione che darete voi allo spettacolo, se di spettacolo si può parlare, quando lo vedrete. Non si tratta di un vero e proprio spettacolo perché, sia programmaticamente sia nella realtà dei fatti, questo è un ballo e non una danza, e non è fatto per essere visto ma per essere praticato. Il gruppo di attori/danzatori non ha come referente il pubblico ma il gruppo stesso, e non c’è espressione ma piuttosto comunicazione interna. Certo dal di fuori si può apprezzare la bellezza evocativa di alcune figure ed esserne coinvolti, ma non è questo il proposito del lavoro, e si vede. Non si raggiunge il livello di esclusione del pubblico che altre forme di teatro hanno prodotto (penso soprattutto all’Action del Workcenter di Jerzy Grotowski eThomas Richards, in cui il pubblico è semplicemente non previsto, escluso fin dall’inizio, testimone alieno di un evento inafferrabile), ma comunque in sala appare inevitabile pensare che sarebbe molto più divertente, illuminante e creativo partecipare al lavoro che non assistervi. Anche perché, essendo un ballo, non prevede particolare bravura da parte dei danzatori, e sebbene sia richiesta disciplina e precisione non sarebbe inaccessibile a chiunque volesse. Si esce quindi dal teatro più con un rimpianto per non essersi iscritti alla Stoa (una costola della Societas Raffaello Sanzio) o ripromettendosi di farlo che con un vero piacere per quel che si è visto. Ma poiché qui ci si rivolge agli aspiranti spettatori e non agli aspiranti attori, si può dire che è un lavoro interessante, piacevole, veloce, con musiche (o meglio suoni) molto intriganti, come da tradizione della Societas, e contemporaneamente che non è spettacolare, che non è "bello", che non vi entusiasmerà per virtuosismo (cosa che a me personalmente interessa poco) né vi commuoverà o vi emozionerà in modo particolare per forza espressiva (cosa che a me personalmente interessa molto). Per completisti affezionati del gruppo cesenate più che per spettatori casuali. Ballo eccezionale degli incontri e delle esclusioni Con Sara Angelini, Nicole Arbelli, Stefano Bartolini, Demetrio Castellucci (che ha anche creato e curato il tessuto musicale), Teodora Castellucci, Giulia Merendi, Ignazio Palazzi, Paride Piccinini, Vincenzo Reale, Eugenio Resta, Giovanni Scardamaglia, Elena Turci, Marco Villari, Moreno Callegari (cura delle riprese), Claudia Castellucci (insegnante) Una produzione della Socìetas Raffaello Sanzio (pubblicato su Cinemavvenire) Etichette: ballo eccezionale, danza, raffaello sanzio, stoa, teatro
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