Il weblog di Gokachu |
mercoledì, dicembre 15, 2004
Visto ieri: Ferro 3 - La casa vuota - Binjip
Versione per i non iniziati (per chi cioè non è particolarmente familiare con i lavori di Kim Ki-duk ed è dubbioso se vedere questo): Ferro 3 è il film di Natale. Se vedete solo un film all'anno, che sia questo. Non lasciatevi sfuggire la possibilità di vedere al lavoro uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo in un film tenero e violento come è suo solito, di soppraffina rarefazione, sui cui non vien voglia di spendere molte parole perché è un film fatto di silenzi, di silenzi che parlano. Versione per gli iniziati: All'interno dell'opera di kim Ki-duk ho sempre rilevato un aspetto di imperfezione, un qualcosa che non gira, in quasi ogni suo film. Ecco, Ferro 3 non è imperfetto, tutto gira a meraviglia, non ha questo "difetto". Però ogni cosa ha un prezzo, e quello qui pagato è alto: lo sbilanciamento del conflitto astrazione-concretezza che ha sempre contraddistinto il suo cinema (con esiti anche convulsi, specie in Coast Guard). Ben lungi dal segnare zero sulla bilancia, come nella bellissima immagine finale del film, l'astrazione qui vince alla grande; per quanto non manchi di immagini di cruda durezza, queste non bastano a riequilibrarlo. L'esito è un film aggraziato, pulito, poetico, ma meno intenso del suo standard; lasciando perdere ogni confronto su questo piano con Samaria, basti dire che ho trovato molto più emotivamente forte il nitido, soft, accusato addirittura di occidentalizzazione, di cartolinismo altro film uscito in Italia, lo splendido e imperfetto Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera. Ho versato più lacrime per la morte di un pesciolino là che per il ferimento di una ragazza qua. Intendiamoci, è un film molto bello, con numerose sequenze memorabili (la ragazza che s'assopisce da sola sul divano, il bacio finale, i titoli di testa, eccetera) e che meritava di vincere tutto il possibile a Venezia; sento però e patisco l'impallidirsi dell'elemento di concretezza bruta che si trova con tanta più forza in tutte le sue altre opere. Insomma, un'opera minore, piccola, nella carriera del maestro, un ottimo film che non arriva però ad eguagliare i suoi migliori, quasi uno scherzo, un gioco leggero, in attesa di lavori più impegnativi.
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