Il weblog di Gokachu |
sabato, marzo 11, 2006
Ich bin ein European: Arrivederci Amore, Ciao
Come forse saprete, ho trovato eccessivo e persino fastidioso il clamore e l'interesse attorno all'ultimo film di Placido, Romanzo Criminale, pretestuosi i riferimenti a Di Leo e al cinema di genere italiano, e ho bollato l'intera operazione come ottima fiction televisiva. Il che è un po' un insulto. Ma se il successo di quel film porta a una vera riapertura del genere "nero" italiano, allora ritratto. Arrivederci Amore, Ciao non è un film impeccabile, anzi. Sprattutto è la regia ad essere spesso deficitaria, sospesa in bilico tra uno stile elegante e raffinato e uno stile greve e diretto; spesso peraltro ricerca soluzioni eleganti quando bisognerebbe essere diretti e viceversa. Non che sia del tutto condannabile; in alcuni momenti è ottima. Tuttavia è perfettibile. Però il film mi è piaciuto molto, per diversi motivi. Tornando alla regia, con tutti i suoi difetti, si mantiene ben più cinematografica di quella di Placido; non posso accusare il film di essere fiction televisiva. E questo è un bene. Il punto di forza è però la sceneggiatura: il protagonista è un personaggio negativo, molto negativo, terribilmente negativo. Non credo di ricordare nel cinema italiano degli ultimi venti anni un protagonista così, privo di scusanti e redenzioni, o anche di tentazioni di umanità. Ha delle origini, ha delle lacrime da coccodrillo, prova anche delle simpatie, ma è un vero bastardo. Se pensate anche voi che sia un cinico sentimentale, i sentimentali siete voi (e il film gioca molto bene sulle nostre proiezioni "umane" su di lui). Qui sì, qui davvero, si respira l'odore di Di Leo. Poliziotti corrotti marci - non se ne vedevano da un po' -, malavita senza epos, violenza secca e spesso disturbante, persino un certo impegno politico che affiora qui e lì, anche al di fuori della metafora, con discrezione ma ben presente. La vicenda è molto varia, e molto divertente. Inizia con un botto e si conclude con un gemito. Si rimane con gli occhi incollati allo schermo dall'inizio alla fine. Questa storia ci interessa. Ma oltre alla sceneggiatura c'è di più. La recitazione è avvincente, con le sue inflessioni dialettali non abusate dal mezzo (per intenderci, qui non se ne può più di film in cui gli attori hanno l'accento romanesco, ma ci piacciono gli accenti pugliesi, o del nord-est). Con i suoi caratteristi che con due battute funzionano (il killer spagnolo, i due ustascia - Cecchi chiaramente è Cecchi, inutile parlarne bene). Bravi gli attori, tutti quanti, Placido incluso. Anzi, viva Placido, ancora, di più. Ma ottima soprattutto è la direzione di questi attori. Non poco, per un film italiano; mi son venute addirittura delle speranze per il futuro del nostro cinema. E scusate se vi aspettavate di più.
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