Il weblog di Gokachu |
giovedì, aprile 20, 2006
[THE GAME - 1:3] Il Cinema Sporco: Zero Woman: Red Handcuffs
Quanto sono brutte le recensioni che parlano di un film orientale paragonandolo ad un genere occidentale con la formula genere in salsa nazionalità. Per intenderci, "western in salsa cinese", "poliziesco in salsa coreana", "esistenzialismo in salsa taiwanese". Purtuttavia in questo caso non posso non utilizzare l'odiato termine e dire che si tratta in un exploitation* in salsa giapponese. Questo perché più che una rielaborazione del genere si tratta di una pedissequa riproposizione, con la semplice accentuazione delle caratteristiche piu' "giapponesi", ovvero la violenza e l'erotismo "pink". Un'altra definizione aborrita e' quella che dice "questo film è una delle fonti di Kill Bill"; anche questa è difficile da evitare in un caso come questo, con una donna killer non molto propensa ai compromessi in scena praticamente sempre (per quanto fisicamente meno prestante della Sposa). Fatti i dovuti verbosi preamboli, omessa come al solito la descrizione della trama, arriviamo al giudizio di valore. Nonostante si possa essere eccitati e speranzosi di fronte all'opportunità di vedere un film giapponese pieno di sangue, di stupri, di omicidi e di crudeltà varie, e nonostante questi elementi ci siano e siano abbondantissimi, ZEROKA NO ONNA: AKAI WAPPA (La donna della sezione zero: manette rosse) tutto sommato cade molto al di sotto delle premesse. Colpa di una sceneggiatura confusa, appiattita sul modello americano e senza particolari originalità, e di personaggi piatti e senza respiro, oppure sottoutilizzati. Peccato. Non dubito però che tra i numerosi seguiti qualcosa di interessante ci possa essere. * "Un «film di exploitation» si può definire in modo sommario come una pellicola in cui la materia essenziale del soggetto, o il tema, ne permette un facile sfruttamento. Ciò implica la necessità di ricorrere a ingredienti estremamente semplici e di sicura presa sul pubblico: mostri, nudità, violenza e via di questo passo. La prevalenza di questo intento fa sì che per tutti i film di exploitation la pubblicità sia sempre molto colorita, superando in importanza il contenuto effettivo delle pellicole (...) Il cinema di exploitation, infine, può vantare anche parecchi registi unici e realmente strani, che hanno scelto di esprimere le loro visioni personali nei bassifondi del mondo del cinema" John Landis Qui le recensioni degli altri giocatori: Andrea, Infamous, Kekkoz, Ohdaesu, Private_I. Qui [The Game - 1:2]: Tras el cristal Qui [The Game - 1:1]: Rubber's lover.
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