Il weblog di Gokachu |
venerdì, maggio 20, 2005
Visto oggi: Last Days
E' un film che divinde, questo. Ai redattori di cinemavvenire è piaciuto molto, come potete vedere da recensione e commenti del link su in alto; ai cinebloggers decisamente meno. Alla mia visione trovo, inseriti in un contesto di grande bellezza visiva e di forte espressività del sonoro, i seguenti difetti: - Errata identificazione del protagonista con Kurt Cobain. Il film è liberamente ispirato alla sua figura, come dicono i titoli di coda; il personaggio del film ha un nome diverso né è possibile riconoscere le persone che frequenta. Fin qui tutto bene. Ma perché scegliere di abbigliare, far muovere e pettinare il nostro protagonista come il cantante dei Nirvana? Il film avrebbe tratto forza e universalità da un protagonista altro. E la sala si sarebbe svuotata di persone capitate lì a vedere il film sbagliato. Voi direte: ma che bello, magari tra queste c'è qualcuno che non conosceva questo modo di fare cinema e l'ha scoperto. Io dirò: per uno che scopre ce ne sono almeno dieci che rompono le tasche perché si annoiano e parlottano tra di loro nelle sequenze in cui "non succede nulla". - Eccessivo didascalismo. Il protagonista borbotta continuamente fra sé e sé mezze parole che testimoniano il suo malessere. Erano necessarie? Se fosse stato silenzioso si sarebbe capito tutto lo stesso. Oppure no, ma vedendo il finale lo si sarebbe capito a posteriori. E non è l'unico punto in cui Van Sant spiega troppo. - Stile compiaciuto. Come non mi era successo né con Elephant né con Gerry ho l'impressione che alcune sospensioni della narrazione, e alcune sue iterazioni, siano senz'anima, giustapposte senza vero sentire. Che alcuni silenzi, alcuni vuoti di scena siano inseriti nei posti sbagliati. Poi si è tanto parlato della cafonaggine della scena in cui lo spirito lascia il corpo. A me come soluzione non è dispiaciuta, anzi, io ci avrei pestato su un po' di più, sarei stato meno discreto, avrei veramente spinto fino al limite. Avrei fatto arrabbiare di più chi già si è arrabbiato. Ma forse non si sarebbero arrabbiati, va a sapere. Perplesso mi ha lasciato piuttosto il citazionismo: se fa piacere sentir risuonare Gerry e Elephant, meno piacere fa la citazione non troppo aperta ma immotivata de L'avventura (o me la sono sognata?). E poi, quando accarezza il gattino, è possibile (per i pochi che l'han visto) non ripensare al gatto e al suicidio di Satantango? E lasciatemelo dire, era ben altro gatto e ben altro suicidio. Un film che alla sua apertura faceva davvero ben sperare ma che alla fine lascia soddisfatti solo a metà. Nonostante questo, restiamo dalla parte di Van Sant e gli diamo una sufficienza piena.
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