Il weblog di Gokachu


venerdì, febbraio 29, 2008
Un film per aiutare i giovani a credere in se stessi
Meno male che ho una certa età.




mercoledì, febbraio 27, 2008


venerdì, febbraio 22, 2008
Uolterueltroni
Uolterueltroni e' rimasto quell'umile ragazzo di Betlemme.

Uolterueltroni per mettere fine alla diatriba tra Meucci e Bell, ha finalmente ammesso di averlo inventato lui il telefono.

Quando è morto Wojtyla il conclave aveva eletto papa Uolterueltroni; lui per modestia ha rinunciato


Uolterweltroni is on my mind



mercoledì, febbraio 20, 2008
Giove è entrato nel Capricorno
Nonostante mi aspettassi, legittimamente dopo 12 anni che Giove stava da altre parti, fortuna amore e felicità, dall'inizio dell'anno ho distrutto uno scooter, mi han rotto gli occhiali, rilevo che tutte le ragazze che mi potrebbero interessare son fidanzate, mi han rubato due bici e oggi mi è anche morto il PC. Non aspettatevi i frequentissimi aggiornamenti a cui siete usi.



Fai da te: l'opera d'arte
In edicola in questi giorni c'è il primo fascicolo de IL CORPO UMANO. Al costo di un euro vi potete portare a casa un teschio di plastica montabile. Manca della calotta cranica ma tutto il resto c'è.

Andate in edicola. Compratene dieci.

Montate una mensolina di un metro e mezzo circa nel vostro soggiorno.

Prendete il primo teschio, e montatelo lasciando qualche dente mancante. Cospargetelo di colla vinilica. Immergetelo nella limatura di ferro. Scuotete, e poggiate a sinistra sulla mensolina.

Prendete il secondo teschio. Cospargetelo di colla vinilica. Immergetelo in un sacchetto di riso. Scuotete e poggiate accanto all'altro.

Prendete il terzo teschio. Con dei colori a tempera decoratelo come vi pare. Poggiatelo accanto agli altri due.

Prendete il quarto teschio. Coloratelo interamente di rosso. Mettetegli una mascherina da Zorro. Poggiatelo accanto agli altri tre.

Prendete il quinto teschio. Coloratelo interamente di nero. Decoratelo incollandogli dei fagioli secchi lungo le arcate delle orbite.

Per gli altri cinque teschi avete mano libera.

Suggerimento: i teschi sono più realistici se evitate di inserire qualche dente.

Sotto la mensolina attaccate una targhettina bianca con scritto:
"Untitled!" - Roberto di Palma e *vostro nome* 2008 - Teschi di plastica, limatura di ferro, colla vinilica, tempera,stoffa, fagioli, riso, *altri materiali che avete usato*.


Inviatemi a questo punto 50 euro, e vi invio la mia firma da giustapporre alla vostra sull'opera.

















martedì, febbraio 19, 2008
Non sono d'accordo ma m'adeguo
Una classifica che ha al primo posto Ratatouille e ha solo al quarto posto Eastern Promises non solo non ha alcun valore scientifico, ma denuncia il grave degrado in cui la comunità dei cinebloggers versa. Da parte mia posso autoaccusarmi di non aver dato tre e mezzo a Ratatouille e cinque a Eastern Promises. Nessuno è innocente nella classifica annuale della Cinebloggers Connection.




lunedì, febbraio 18, 2008
!!! (chkchkchk)
Dopo l'anteprima mondiale a Los Angeles, dal 29 Febbraio 2008 (data propiziatoria) esce nelle sale italiane “La Rabbia”, l’ultimo atteso film di Louis Nero, distribuito dalla Società L’Altrofilm.
Il tema molto particolare del progetto, che descrive bene la situazione cinematografica anche straniera, è stato la carta vincente che ha permesso il successo del film all’estero e la sua successiva vendita in molti paesi.
Caso straordinario nella storia del cinema indipendente italiano è la partecipazione di un cast eccezionale, tra cui il Premio Oscar Faye Dunaway e il Premio Oscar per le musiche de “Il Postino” Luis Bacalov, il popolare attore Franco Nero ed altre star di caratura internazionale.
Tali adesioni ad un “piccolo” film indipendente manifestano che anche personaggi di alto calibro sentono come loro il malessere verso un sistema cinematografico che schiaccia il cinema come espressione artistica. La Rabbia, infatti, si connota come lavoro di denuncia nei confronti di un cinema che ha tutte le caratteristiche di un'industria, e non ha, spesso, più niente a che fare con la sua missione artistica iniziale, che era quella di muovere e di elevare l'animo umano, come cita uno dei personaggi de La Rabbia: "L'umanità esiste per creare opere d'arte".
Solo la rabbia guida le azioni del protagonista, la rabbia se ben incanalata, come tutti gli autentici sentimenti, diventa una forza, il motore interiore che alimenta la voglia di riscatto, e non permette la resa.
Il film tratta seriamente l'argomento senza per questo escludere l'ironia sull’universo del cinema, e sui suoi personaggi. Vuole essere omaggio alla sua magia, all’illusione che la proiezione crea, ma tuttavia affronta un problema reale, la difficoltà di portare a termine un processo creativo per la mancanza di budget. Esperienza che rispecchia appieno quella del regista Louis Nero senza tuttavia essere un lavoro autobiografico. Il tema de “La Rabbia” nasce quindi da un percorso personale, dal desiderio di comunicare a più pubblico possibile, dalla voglia di raccontare l’ideale estetico, la lotta con i problemi economici, le relazioni personali.
La storia raccontata è quella di un giovane regista che tenta disperatamente di realizzare un film. La visione del mondo da parte del protagonista muta in relazione agli stati di paura e determinazione che si alternano nella realizzazione del suo personalissimo progetto. Assorbito totalmente dal suo sogno, anche quello che appare come l’unico legame sentimentale, il rapporto con la fidanzata convivente, diventa sempre più blando fino a spezzarsi del tutto.
Unico scopo del suo passaggio sulla terra è quello di lasciare un segno tangibile, attraverso la creazione di un racconto per immagini.
Agli incontri del regista con due amici sceneggiatori in un bar fumoso, o con il vecchio mentore sotto il dehor di un locale deserto, fa da sfondo un paesaggio onirico e, a tratti, spettrale che urla tutto il suo materialismo, la città. Si aggiunge la figura mitica del produttore, personaggio centrale per il raggiungimento dello scopo.
Sarà un’azione estrema ­ suggerita da una frase di Bertolt Brecht, ­ ovvero la rapina di una banca per autoprodursi, a dare una chiave universale a tutta la vicenda. Ora bisogna distribuire il film e il distributore non è figura poi dissimile da quella del produttore. Quindi il quesito finale è: conviene combattere per i propri ideali o seguire la lastricata via del denaro facile?
Lui la risposta la conosce.

Il cast de La Rabbia:
Regia: Louis Nero (All’attivo tre film: “Golem”, “Pianosequenza”, “Hans”)
Canzone Originale: Luis Bacalov (Vincitore di un premio Oscar per “Il Postino” di Michael Radford e candidato 2 volte)
Musiche: Teho Teardo (“Denti” di G.Salvatores, “L’Amico di famiglia” di P.Sorrentino, “La ragazza del Lago” di A.Molaioli)
Madre: Faye Dunaway (Vincitrice di un premio Oscar e candidata 3 volte)
Mentore: Franco Nero (“Querelle de Brest” di R.W. Fassbinder, “Tristana” di L. Bunuel, “La Bibbia” di J. Huston)
Personaggio Regista: Nico Rogner (Attore teatrale Franco-Tedesco)
Produttore Intellettuale: Corin Redgrave (“The Deadly Affair” di S.Lumet ,“Un uomo per tutte le stagioni” di Fred Zinnermann, “Il Barone Rosso” di Roger Corman, “Excalibur” di John Boorman, “Nel Nome del Padre” di Jim Sheridan) Produttore Commerciale: Giorgio Albertazzi ("L’Année dernière à Marienbad" di A. Resnais, "Le notti bianche" di L. Visconti, "La nottata" di T. Cervi, "Le Petit monde de Don Camillo" di J. Duvivier )
Nonno: Philippe Leroy (“La ville est tranquille” di R.Guedignan, “Nikita” di L.Besson, “Un Uomo e una donna” di C.Lelouch, “Un femme mariée” di J.L. Godard, “55 Days at Peking USA” di N.Ray)
Spazzino: Lou Castel (“I pugni in tasca” di M.Bellocchio, “Irma Vep” di O.Assayas, “L’Amico americano” di W.Wenders, “Nada” di C. Chabrol)
Attore: Arnoldo Foà (“Il Processo” di Orson Welles)
Produttore Erotico: Tinto Brass (Come regista :“Dropout”, “Il Disco volante”, “La vacanza”, “Io,Caligola”, “Paprika”)
1° Sceneggiatore: Corso Salani (“Il muro di gomma” e “Nel Continente Nero” di M.Risi, “La fine è nota” di C.Comencini)
2° Sceneggiatore: Giampiero Lisarelli (“Il Branco” Marco Risi, “L’Odore della notte” di C.Caligari)
Donna Cics: Jun IchiKawa (“Cantando dietro i paraventi” di E. Olmi, “Volevo solo dormirle addosso” di E.Cappuccio) S
egretaria Distributore: Barbara Enrichi (“Il ciclone”, “Fuochi d’artificio” di L. Pieraccioni, “Albergo Roma” di U.Chiti, “Il Cielo cade” F.lli Frazzi)
Personaggio Orientale: Hal Yamanouchi (Lavora nei film di G. Salvatores, Sergio Citti, Adriano Celentano)
Distributore: Gregorio Napoli (Critico Cinematografico – come attore “Il ritorno di Cagliostro” di Cipri e Maresco)
Lucilla: Selene ed Asia Cibelli (“Commedia Sexy” di A. D’Alatri con Paolo Bonolis)
La Segretaria: Antonella Salvucci (“Go,Go Tales” di Abel Ferrara)





martedì, febbraio 12, 2008
Viva il teatro, dove tutto è finto e niente è falso: Aspects of Alice
Sono meravigliosi tempi lontani quelli in cui andavamo bambini a vedere un prestigiatore, e rimanevamo a bocca aperta per tutto lo spettacolo, pieni di meraviglia. Credevamo in quello che vedevamo, con gli occhi sbarrati; forse sapevamo che era tutto finto, ma eravamo in grado di lasciarci andare all’immaginazione ed era bellissimo. Questi sentimenti di ingenua meraviglia non sono più accessibili allo spettatore adulto, che li può al massimo rivivere sul viso dei bambini. A meno che non si trovi di fronte ad un spettacolo per adulti bambini, o per bambini adulti, come questo.
Vagamente ispirato alla storia di Alice, nel senso che si propone di esserne in qualche modo un seguito, Aspects of Alice racconta il passaggio della protagonista da bambina a donna. Alice incontra diversi personaggi sul suo cammino: alcuni divertenti, alcuni spaventosi, alcuni teneri; prova sentimenti di gioia, di paura, di dolore. Cresce.

In realtà trovarne o seguirne la fabula è impresa non facile e decisamente non necessaria, in quanto lo spettacolo si risolve in una successione di trucchi "magici" e di effetti di grande poesia, per la maggior parte realizzati attraverso la tecnica del nero su nero, ovvero facendo muovere in scena, su sfondo nero, dei macchinisti e delle macchine completamente ricoperti di nero, con il risultato di avere oggetti che fluttuano, apparentemente, nel vuoto, che appaiono improvvisamente e improvvisamente scompaiono, che si muovono o cadono più lentamente del prevedibile, che si allungano e si accorciano; e intanto la protagonista miracolosamente e chagallianamente vola in scena e bellissimi giochi di specchi e coreografie di fiamme danzanti ci incantano.
Il tutto nell’atmosfera di una Praga sognata e sognante, rappresentata con i suoi tipici palazzi e con le sue tradizioni culturali ebraico-cristiane, senza una sola parola proferita, ma con una bellissima colonna sonora composta in parte da un autore contemporaneo in parte da classici cechi come Smetana e Dvořák.
Molto più vicino al circo che al teatro, come una lunga pantomima di clown lunari in un mondo fatato, Aspects of Alice sarebbe quasi uno spettacolo per bambini se non fosse che il passaggio all’età adulta di Alice non può prescindere dalla scoperta del sesso, e che la – bellissima – attrice che la interpreta si trovi seminuda in scena per quasi tutto il secondo atto (sì, questo lo dovevo dire perché aumenta la curiosità dello spettatore maschio e la sua volontà di vedere lo spettacolo. Ogni mezzo è buono per propagare il bello. Io ero in prima fila, invidiatemi).

Lo spettacolo è tutt’altro che una novità; anzi è un vero e proprio classico del teatro ceco visto che conta un numero impressionante di messe in scena al Divadlo Ta Fantastika di Praga, nonché numerose turnée in tutto il mondo: circa trenta paesi negli ultimi quindici anni, per un totale di quasi quattromila repliche. Tutti i trucchi che fanno parte del lavoro sono muniti di brevetto e protetti gelosamente dalla compagnia. Il fatto che sia in realtà uno spettacolo multimediale e complesso, con attori, pupazzi, proiezioni video, effetti di luce, macchine sceniche, non intacca la semplicità essenziale della messa in scena, che nonostante tutto appare lineare e pulita, priva di barocchismi e tutt’altro che "tecnologica".
Al momento lo spettacolo è di scena a Praga, al Divadlo Ta Fantastica (un delizioso palazzo nella città vecchia, in via Karlova 8), con due repliche al giorno: alle 19 e alle 21.30. Ma nel suo percorso pluridecennale è probabile che prima o poi passi anche dalle vostre parti. Non lasciatevelo sfuggire.


(Articolo pubblicato su Cinemavvenire)



lunedì, febbraio 11, 2008
Through Mirrors
Secondo me a pensare che Leonardo abbia "nascosto" queste immagini nei suoi quadri bisogna essere pazzi furiosi, però i risultati non mi dispiacciono.




sabato, febbraio 09, 2008
Viva il teatro, dove tutto è finto e niente è falso: HIM. If the Wizard Is a Wizard You Will See...
Alcuni preamboli. Il lettore medio, o lo spettatore medio di teatro medio, non è tenuto a sapere chi sia Maurizio Cattelan. Maurizio Cattelan è il più grande, famoso, controverso artista italiano di arte contemporanea. È quello che ha fatto un’opera che rappresentava il Papa colpito da un meteorite. È quello che ha installato delle sculture, prontamente rimosse, con dei bambini impiccati nella ex-civilissima capitale morale italiana Milano. È l’autore di HIM.

Secondo preambolo. HIM è una scultura di Maurizio Cattelan che rappresenta Hitler. In scala leggermente ridotta rispetto a quella naturale, presenta il dittatore nazista in ginocchio, nell’atto di pregare, in cera, capelli umani, giacca, resina e poliestere per le dimensioni di 101x41x53 cm. È un’opera di Cattelan, quindi è un’opera controversa, e non abbiamo certo qui alcuna intenzione di parlare di questo.

Terzo preambolo. Fanny e Alexander sono una delle realtà più entusiasmanti del nuovo teatro di ricerca italiano. Gruppo teatrale di Ravenna, ha al suo attivo una decina di spettacoli molti dei quali improntati su un non troppo conosciuto romanzo di Nabokov, Ada o ardore. Durante le loro messe in scena usano dei mezzi di comunicazione diciamo eterodossi, sperimentano nuove modalità di relazione con il pubblico, nuove modalità di messa in scena, nuove modalità di spazio teatrale.

Fine dei preamboli. HIM. If the Wizard Is a Wizard You Will See... è il nuovo lavoro di Fanny e Alexander. È un lavoro puramente concettuale, pur prevedendo un grandissimo virtuosismo attoriale. Io adesso ve lo racconto, e dopo avermi letto è come se lo aveste visto. Andandolo a vedere non avrete molto di più al di là del concetto, dell’idea, se non appunto il godere del virtuosismo attoriale dello straordinario Marco Cavalcali.
Il sipario si apre e ci compare davanti Hitler, in ginocchio, nell’atto di pregare. Dietro di lui, su uno schermo, viene proiettato, dall’inizio alla fine, Il mago di Oz, film di Victor Fleming del 1939 considerato da David Lynch come il film più bello della Storia del Cinema, e che, spero di poter dire, tutti conosciamo.
Hitler estrae una matita e comincia a muovere le mani come un direttore d’orchestra. Comincia a cantare la canzone iniziale. E partito il film, privo di sonoro, lo scopriremo in grado di fare tutte le voci, tutte le musiche, tutti i rumori di Il mago di Oz. Praticamente abbiamo un unico doppiatore che dal vivo interpreta tutti i personaggi, compreso Toto, che fa la colonna sonora con la voce, che fa, da solo, l’audio di tutto il film. In inglese, e in perfetto sincrono labiale. Il che è difficilissimo e deve costare al bravissimo Cavalcoli una fatica infinita a ogni replica.
Che cosa significa questo spettacolo? Ci si potrebbe riflettere sopra. È una riflessione sul totalitarismo che pretende di sostituire la coralità democratica con un’unica voce? È una riflessione sul pensiero unico contemporaneo, che prevede un’unica verità, che non prevede più la molteplicità ma un punto di vista preciso e condiviso da tutti? È una riflessione sul fatto che il potere, come il mago di Oz, è sempre illusione, per quanto ingegnosamente messa in piedi?
Forse.

Di fatto ci troviamo di fronte a qualcosa che assomiglia più all’arte contemporanea che non al teatro, che è terribilmente statico, che si esaurisce (al di là della fatica e bravura attoriale) in un puro concetto, che è derivativo (HIM di Cattelan è molto più emozionante di HIM di Fanny e Alexander, ci interroga di più, è più misterioso; e in parte ciò è dovuto alle dimensioni leggermente ridotte, che un attore ovviamente non può avere).
Andare a teatro è un atto politico. Andate a vedere HIM perché Fanny e Alexander vanno, assolutamente, sostenuti. Vogliamo vedere altri loro lavori. Ci piacciono moltissimo.
D’altra parte se potete vedere qualcos’altro, di Fanny e Alexander, preferiteglielo. Vedere dal vivo HIM non vi darà più emozione di quanta ne avrete potuta avere leggendone il resoconto, ovvero poca. Vi vedrete, in pratica, Il mago di Oz, il che non è male. Il fatto che sia un'unica voce a fare tutto dopo un po’ passa in secondo piano di fronte alla capacità affabulatoria del film. Avrete la soddisfazione di applaudire una straordinaria prova d’attore. Per me non è abbastanza, da Fanny e Alexander mi aspetto (e presto) altro.

HIM. If the wizard is a wizard you will see…
Di Fanny e Alexander
Con Marco Cavalcali
Drammaturgia di Chiara Lagani
Regia di Luigi de Angelis
Dal 15 gennaio al 10 febbraio 2008 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma
14 febbraio 2008 alla Fabrica#Famae – Circolo Arci Spazio O.F.F. (Opificio Fabrica Famae) di Trani
23, 24 aprile 2008 ai laboratori DMS – Università di Bologna - La Soffitta Nuova Scena - Arena del Sole di Bologna


(articolo pubblicato su Cinemavvenire)



venerdì, febbraio 08, 2008
Pubblicizziamo ciò che merita
Negli ultimi giorni sto ascoltando ripetutamente la serie di Robots Are Ok di Mp, che con lo pseudonimo di Cotard è uno dei due membri di uno straordinario duo di elettronica francese ancora a venire, Cotard&Capgras. Trovate i tre volumi qui; secondo l'autore il terzo volume è il migliore, ma pure secondo me. E' tutto gratis, fatevi sotto e godete il sottile piacere di un vocoder appassionato.




Legenda
Siccome pare non sia del tutto chiaro, preciso che le contrapposizione tra le immagini dei cinque post precedenti non è già presente nei musei ma è una mia libera associazione.



giovedì, febbraio 07, 2008
Cose che si scoprono andando a Parigi - 5
Aktion III - Rudolf Schwarzkogler (1965) (esposto al Centre Pompidou)
Aktion III - Rudolf Schwarzkogler (1965) (esposto al Centre Pompidou)
Fotogramma de La Jetée - Chris Marker (1962)








Cose che si scoprono andando a Parigi - 4
Fotogramma di Tetsuo - Shinya Tsukamoto (1989)
Selbstbemalung - Günter Brus (1965) (esposta al Centre Pompidou)




Cose che si scoprono andando a Parigi - 3
Testa di cavallo - Fidia (446-440 a.C.) (esposta al British Museum)
Testa di cavallo - Antica Cina (esposta al Musée Guimet)



Cose che si scoprono andando a Parigi - 2
Trovare nello spazio alieno/oltreumano della Défense una scultura di Igor Mitoraj mi ha fatto lo stesso effetto di passeggiare per le vie di Calcutta e incontrare per caso un amico di Pisa.






Cose che si scoprono andando a Parigi
Fotogramma di Ferro 3 - Kim Ki-duk (2004)
Le baiser - Wang Du - Resina di poliestere e vernice acrilica bianca (2005) (esposto al Centre Pompidou)




mercoledì, febbraio 06, 2008
Prime impressioni (seguira' post forse, chissa')
Dopo un triste e grigio 2007, che solo Cronenberg ha saputo sfruttare appieno, il 2008 comincia con non uno ma due botti: dopo l'umanesimo del film di Penn ci pensano i Coen con il loro nero, disperato NO COUNTRY FOR OLD MEN a riportarmi nel mio placido equilibrio il cui tema esistenziale principale e' "ma chi me lo fa fare, tanto non c'e' salvezza comunque". Il mondo e' un posto di merda governato dal Caso; solo i malvagi o gli sconfitti possono permettersi di avere dei principi. Dal mio punto di vista esistenziale un film rassicurante e deresponsabilizzante; dal vostro probabilmente no.

PS: so che queste non sono cose nuove per molti ma per me si' e l'esperienza diretta piace a noi piccoli allievi di San Tommaso: fa piacere sapere che c'e' un paese in Europa dove i film vanno nei multisala in versione originale sottotitolata; fa piacere sapere che c'e' un paese europeo dove i film vengon proiettati a fuoco; fa piacere sapere che c'e' un paese europeo dove in pochissimi si alzano prima della fine dei titoli di coda (e quei pochi li sospetto di essere stranieri). Vien voglia di trasferircisi anche solo per questo, oltre ai mille altri ottimi motivi (tipo che La Cinq e' fallita anni fa).




venerdì, febbraio 01, 2008
Spendiamo bene le ultime gocce di autorevolezza
Questo blog e' in stato semivegetativa da piu' di un anno pero' ha ancora, misteriosamente, dei lettori. Alcuni di questi lettori poi sono persone che hanno un blog che e' ormai molto piu' autorevole del mio.

Vorrei invitarvi ad andare a leggere, se ancora non l'avete fatto, il post di Unodipassaggio su Into the Wild; a parte il fatto che nei commenti si e' svolto un appassionante scambio di idee in cui ho parlato di questo film ben piu' diffusamente di quanto abbia fatto qui, il post e' la recensione migliore che abbia letto al proposito. Certo di un film tanto "bigger than life" e' impossibile dire tutto; pero' Unodipassaggio dice molto, e lo dice bene.

Andate, leggete, diffondete e se ancora non lo avete mettete quel blog nei preferiti.