Il weblog di Gokachu |
martedì, novembre 21, 2006
Necrologi particolarmente sentiti
America Oggi è uno dei 31 film che mi hanno salvato la vita. Grazie di tutto. domenica, novembre 19, 2006
Pino Insegno insegna
Mentre in molti ci preoccupiamo parecchio per il doppiaggio che Borat subirà, ci si consola pensando che anche in Cina succede qualcosa del genere. You watch the sky here It is some colors The appearance that perhaps the pig flies As you wake up Touch one's own scar on one's body That kind of feeling How do you describe venerdì, novembre 17, 2006
mercoledì, novembre 15, 2006
Concerti che vi siete persi
Interrompiamo il silenzio stampa sulla musica per segnalare che in giro per l'Italia c'è Carla Bozulich, che ha dato vita ieri ad uno dei concerti più intensi che abbia visto nel 2006. Anzi al più intenso. Attenzione, reportages di altre date non sono altrettanto entusiasti. Per ascoltare di che cosa si tratta, sul suo sito potete ascoltare per intiero l'ultimo album, Evangelista. Introduce un gruppo post-rock che reputavo abbastanza trascurabile ma che dal vivo risulta davvero divertente, gli Hrsta. Buon ascolto. martedì, novembre 14, 2006
sabato, novembre 11, 2006
Ich bin ein european
Dopo tanto buio nelle sale, in pochi giorni due film che non mi han fatto rimpiangere il costo del biglietto. Il secondo è questo Azur e Asmar, ultimo prodotto dell'animazione francese che negli ultimi anni ci sta dando diverse soddisfazioni (Kirikù e la strega Karabà, Appuntamento a Belleville). Diciamo subito che non si tratta di un film perfetto, di quelli che danno soddisfazione piena e fan gridare al capolavoro. Le cause sono principalmente tre: l'animazione computerizzata 3D a basso budget qui utilizzata è senz'altro meno elegante del semplice 2D di Kirikù o delle abbacinanti ombre cinesi di Principi e principesse; la sceneggiatura è così inattaccabilmente buona, corretta, votata ai principi di tolleranza tra religioni e popoli da farci desiderare uno sberleffo, una caduta di gusto, una scoreggia e un vaffanculo; infine i dieci minuti finali non sono all'altezza del film. Ma. Ma se i personaggi si muovono con il loro goffo 3D da 3 soldi, i fondali e gli abiti sono ancora più belli di quelli delle opere precedenti di Ocelot; di uno splendore meraviglioso, di una totale gioia visiva. Orgasmici. Ma se il finale tira im maniera eccessiva tutte le fila della trama e la mena un po' per le lunghe, la storia in sé, che è una classica fiaba/racconto di formazione, è bella e robusta. Appassionante. Ma se l'ecumenismo e la tolleranza sono eccessivi, o beh, non dimentichiamo che è un lavoro per bambini che da grandi saranno sottoposti alla lettura dei testi della ultima Fallaci e che tutti i giorni nelle scuole vivono il problema della convivenza in modi ben meno idilliaci. Perdonabile. giovedì, novembre 09, 2006
mercoledì, novembre 08, 2006
Esma vs Babel
Cos'è meglio, il cinema autoriale, femminile, intimista, premiato a Berlino della bosniaca Jasmila Zbanic o il cinema pretenzioso, distrutto da ogni critica avveduta del messicano venduto agli americani Alejandro González Iñárritu? Senza dubbio il secondo. Ho una insana passione per il cinema jugoslavo o ex tale, e quindi non posso che avere simpatia per la Zbanic e Il segreto di Esma – Grbavica; e non è un brutto film. Però se lo togliamo dal contesto di Sarajevo e lo immaginiamo, identico, girato da un'italiana, perde quasi tutto il suo fascino. Dialoghi persistenti e lunghi, personaggi secondari tagliati decisamente con l'accetta e stereotipati, un unico nodo drammatico che impiega tutto il film a svolgersi ed esplode solo alla fine, donandoci l'unica vera emozione del film. Cinema piccolo e davvero minore, quasi televisivo; e che lascia poco, se non l'indistinta percezione di un dramma femminile nei Balcani. Ho la sensazione che l'Orso d'Oro sia stato assegnato a questo film per motivi di simpatia extracinematografica: simpatia per la giovane nazione, simpatia per le registe donne, simpatia per il cinema dell'est, simpatia per Sarajevo. Tutte simpatie che ho anch'io, ma che non reputo sufficienti a sconfiggere in una competizione film di registi come Chabrol e Altman (che peraltro non ho visto, vado sulla fiducia). Babel invece, con la sua dimensione ampiamente epica, di emozione ne produce a fiotti. Iñárritu è accusato da critica e blogger di essere artificioso, di lavorare solo sul pano dello stile con grande insincerità, di essere un freddo manipolatore insomma. Più o meno le accuse che vengono fatte ad un regista completamente diverso, Lars Von Trier. A me piaccono, e molto, l'uno e l'altro. Sarà pur vero che l'appuntamento col destino fissato dall'esplosione di un colpo di fucile in Marocco non è che un artificio drammaturgico privo di vera profondità e meccanicamente concepito per unire quattro cortometraggi; ma come storcere il naso di fronte ad un autore che con due battute e un'inquadratura è in grado di farci conoscere i personaggi, di farci partecipare alle loro sorti, di farci emozionare a quel che a loro succede? Il merito è sia della grandissima abilità stilistica del nostro dietro alla macchina da presa - che gli viene rinfacciata quasi fosse un difetto, compiaciuta la definiscono - sia della meravigliosa direzione degli attori (o se vogliamo della bravura degli attori), che dona una profondità immediatamente riconoscibile ai personaggi. Ciò che la Zbanic impiega 90 minuti e molte linee di dialogo ad ottenere, Iñárritu e il suo cast lo ottengono in pochi istanti. Scaglio così il mio cuore oltre l'ostacolo e dichiaro: da molto, troppo tempo non uscivo da un cinema pensando che fosse valsa la pena entrarci. Con Babel mi è successo. Tenetevi il vostro cinema piccolo, intimista, dialogato, ricco di messaggi importanti per la pace nel mondo, e lasciatemi il cinema drogato, ambizioso, artificioso, pretenzioso, che non mi fa sbadigliare mentre sono in sala o rimpiangere di non star facendo altro, che parla a me e non ai grandi della terra. giovedì, novembre 02, 2006
Presto nelle migliori edicole
A partire da sabato prossimo comincia la nuova serie di fumetti in edicola con Repubblica. Si parte con Maus, che è assolutamente un capolavoro, anzi un'opera imprescindibile, una delle cose migliori che sia mai stata scritta sulla Shoah e che con Repubblica era già uscita - ma se ben ricordo c'era solo la prima parte -, per proseguire con una serie di ottimi lavori che saccheggiano il prezioso catalogo Coconino. Tra questi balza subito agli occhi Blankets di Thompson, per il quale io ho pagato VENTINOVE EURO e che voi vi potrete portare a casa per due spiccioli. Fortunelli. Ecco il piano dell'opera: 04/11/06 - Maus - Art Spiegelman 11/11/06 - Blankets - Thompson 18/11/06 - Città di vetro - Auster - Mazzucchelli _ Karasik 25/11/06 - 5 è Il numero perfetto - Igort 02/12/06 - Palestina - Joe Sacco 09/12/06 - Baci dalla provincia - Gipi 16/12/06 - Fuochi e altre storie - Mattotti 23/12/06 - L'autoroute du soleil - Baru 30/12/06 - Una Trilogia inglese - Floc'h - Rivière 06/01/07 - David Boring e altre storie - Clowes
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