Il weblog di Gokachu |
sabato, aprile 29, 2006
Inediti cinefili: Der siebente Kontinent
Sono un vecchio appassionato del cinema di Haneke, che amo visceralmente dalla visione di Funny Games. Questo nonostante Haneke sia per molti versi colmo di cose che in altri registi odio: la didascalicità, la freddezza (per quanto anti intellettuale), l'estrema teoricità. Il che, forse, è segno di vera grandezza. Il settimo continente è un capolavoro, per mettere subito le cose in chiaro. Un film praticamente perfetto, fin dalle primissime inquadrature; un'analisi spietata e ineluttabile della disgregazione necessaria di un mondo più attaccato alle cose che alle persone, esattamente come lo è lo sguardo della macchina da presa. Una famiglia normale, benestante; i soliti piccoli problemi; e l'abisso del nulla che si avvicina e alla fine prende l'inderogabile, tranquillo sopravvento. Uno Zabriskie Point senza vincitori, un nichilismo senza vie d'uscita, un distillato squisito di disperazione; e un inno alla morte come di rado se ne è visti. Di cinema come questo ce ne vorrebbe a fiumi per sciogliere la melassa in cui siamo immersi. Per procurarselo giovedì, aprile 27, 2006
Prendiamo posizione
I fatti di Milano conducono a due tipi di posizioni dominanti: 1) La sinistra è antisemita 2) 30 imbecilli non possono rovinare una manifestazione pacifica a cui hanno partecipato 150000 persone La mia posizione è questa: 30 imbecilli sono pochi tra 150000 persone; effettivamente è grave che nessuno degli altri 149970 abbia fermato i 30, ma può capitare; e fin qui sembro essere d'accordo con la posizione "di sinistra". Però ritengo che questa posizione non abbia detto con forza sufficiente una cosa molto importante: LA BRIGATA EBRAICA NON SI TOCCA. La bandiera di Israele bruciata in piazza è anche la bandiera sotto la quale la Brigata ha contribuito alla Resistenza. Nell’inverno del 1944, il governo inglese, dopo moltissime esitazioni, autorizzava la formazione di una brigata di 5000 ebrei volontari da inviare in Europa per combattere contro i nazi-fascisti. La brigata combatté con coraggio sotto la propria bandiera (bianca ed azzurra con la stella di David azzurra al centro); quella stessa bandiera che, il 14 maggio 1948, diventerà la bandiera dello Stato di Israele. La “Brigata Ebraica” era composta di soli volontari: circa il 20% provenienti dalla Palestina, il rimanente dal resto del mondo (soprattutto dalle grandi comunità ebraiche polacche e russe). La “Brigata Ebraica” contribuì a liberare gran parte dell’Emilia Romagna dai nazi-fascisti; in modo particolare fu impegnata in furiosi e sanguinosi combattimenti in terra di Romagna, lungo la zona d’operazione corrispondente allo sfondamento della “Linea Gotica” nella valle del Senio, nei pressi di Imola. In quella battaglia, la “Brigata Ebraica” portò a termine uno dei pochi assalti frontali, a baionetta sguainata, di tutto il fronte italiano. Molti storici sostengono che quella battaglia fu la più sanguinosa di tutta la campagna d’Italia; la “Brigata Ebraica”, composta da soli volontari, con formazione prevalentemente non militare, registrò numerose perdite. La “Brigata Ebraica” partecipò alla liberazione delle principali città romagnole: Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola, Alfonsine ed Imola. E a chi dice che una bandiera è solo un cencio disegnato, e che non val la pena di scandalizzarsi tanto per uno straccio bruciato, rispondo: non tutto si riconduce alla sua materialità, e i simboli hanno un loro peso, che è anche il peso della memoria. Chi celebra il 25 aprile ben lo dovrebbe sapere. Links: 1, 2, 3, 4, 5 mercoledì, aprile 26, 2006
Ascolti in casa Gokachu
Disco che cresce esponenziallmente con l'ascolto ripetuto. Doveroso dargli almeno mezzo punto in più che a La malavita. Ascolta qualche brano
Le trasmissioni saranno riprese il più presto possibile
Causa fatti privati la rubrica Inediti cinefili è rimandata a data da destinarsi (probabilmente domani). sabato, aprile 22, 2006
giovedì, aprile 20, 2006
[THE GAME - 1:3] Il Cinema Sporco: Zero Woman: Red Handcuffs
Quanto sono brutte le recensioni che parlano di un film orientale paragonandolo ad un genere occidentale con la formula genere in salsa nazionalità. Per intenderci, "western in salsa cinese", "poliziesco in salsa coreana", "esistenzialismo in salsa taiwanese". Purtuttavia in questo caso non posso non utilizzare l'odiato termine e dire che si tratta in un exploitation* in salsa giapponese. Questo perché più che una rielaborazione del genere si tratta di una pedissequa riproposizione, con la semplice accentuazione delle caratteristiche piu' "giapponesi", ovvero la violenza e l'erotismo "pink". Un'altra definizione aborrita e' quella che dice "questo film è una delle fonti di Kill Bill"; anche questa è difficile da evitare in un caso come questo, con una donna killer non molto propensa ai compromessi in scena praticamente sempre (per quanto fisicamente meno prestante della Sposa). Fatti i dovuti verbosi preamboli, omessa come al solito la descrizione della trama, arriviamo al giudizio di valore. Nonostante si possa essere eccitati e speranzosi di fronte all'opportunità di vedere un film giapponese pieno di sangue, di stupri, di omicidi e di crudeltà varie, e nonostante questi elementi ci siano e siano abbondantissimi, ZEROKA NO ONNA: AKAI WAPPA (La donna della sezione zero: manette rosse) tutto sommato cade molto al di sotto delle premesse. Colpa di una sceneggiatura confusa, appiattita sul modello americano e senza particolari originalità, e di personaggi piatti e senza respiro, oppure sottoutilizzati. Peccato. Non dubito però che tra i numerosi seguiti qualcosa di interessante ci possa essere. * "Un «film di exploitation» si può definire in modo sommario come una pellicola in cui la materia essenziale del soggetto, o il tema, ne permette un facile sfruttamento. Ciò implica la necessità di ricorrere a ingredienti estremamente semplici e di sicura presa sul pubblico: mostri, nudità, violenza e via di questo passo. La prevalenza di questo intento fa sì che per tutti i film di exploitation la pubblicità sia sempre molto colorita, superando in importanza il contenuto effettivo delle pellicole (...) Il cinema di exploitation, infine, può vantare anche parecchi registi unici e realmente strani, che hanno scelto di esprimere le loro visioni personali nei bassifondi del mondo del cinema" John Landis Qui le recensioni degli altri giocatori: Andrea, Infamous, Kekkoz, Ohdaesu, Private_I. Qui [The Game - 1:2]: Tras el cristal Qui [The Game - 1:1]: Rubber's lover. mercoledì, aprile 19, 2006
Inediti cinefili: Un'ora sola ti vorrei
Non nascondo che il motivo per cui ho scelto questo film come "inedito" della settimana è la sua brevità: 55 minuti, i quali in una settimana affollata i impegni sono stati più tollerabili di 135. Il secondo motivo è che un (ormai ex) collega blogger me ne ha parlato come del Tarnation italiano. Da questo confronto con Tarnation, inevitabile per me visto la mia aspettativa, parto. Non è il Tarnation italiano. Condivide con questo soltanto l'essere stato costruito a partire da materiali "domestici". Tanto quanto il film di Caouette è un film narcisista, urlato, di cattivo gusto, pornografico (tutti termini che intendo in senso positivo, intendiamoci), tanto questo è pacato, delicato, sottovoce, commosso, sottile. Mentre quello costruisce la storia di una madre in cui però il figlio è sempre in scena, tanto questo invece racconta la storia di una madre lasciando la figlia praticamente sempre fuori scena. Ma la differenza fondamentale non è filosofica, bensì fisica: il materiale di partenza di Tarnation è girato malissimo, ed è il montaggio a sostenere l'impalcatura; il materiale di partenza di Un'ora sola ti vorrei (i film familiari girati fin dagli anni '20 da Ulrico Carlo Hoepli, nonno della regista) invece è sì materiale domestico e dilettantesco, ma pieno di gusto per l'inquadratura e per la luce, tanto che alcune immagini sono davvero bellissime. Sul film, girato e montato molto bene, pesa però un fardello che in parte lo affossa: il testo e la sua messa in scena. Il testo, tratto direttamente dai molti diari di Luisella Marazzi Hoepli (di cui si racconta la storia) non è quasi mai di qualità letteraria sufficiente, per quanto la scelta di attingere a quel materiale sia quasi obbligata. Ma soprattutto la voce off che ce lo legge, che è della stessa regista, è ineducata, strascicata, inespressiva. Il film avrebbe grandemente guadagnato dall'utilizzo di un'attrice professionista. Così com'è, non va oltre il "si può vedere". Per procurarselo
Son pigro e cito gli altri/II
Sul Manifesto di ieri un'acuta analisi del voto che trovo in qualche modo convincente e sottilmente consolatoria. Mi piacerebbe che fosse così per due motivi: 1) Non sono stato io. L'Italia non è un paese di merda; la colpa non è mia o della gente tra cui vivo, la colpa è dei dirigenti del centrosinistra. 2) Tanto peggio, tanto meglio. Se il governo Prodi non avesse la forza di mettere in atto in pieno la sua politica economica forse tutto questo gran male non sarebbe.
Son pigro e cito gli altri
Visto l’esiguo vantaggio del Barcellona, il Milan ha chiesto un'ulteriore verifica prima di prendere atto della sconfitta. (Darkripper) martedì, aprile 18, 2006
Girellando in edicola: dal fondo dell'acqua scura
Il miglior horror di Hideo Nakata, alla faccia di Ring. A 9.90 euro per Playpress. lunedì, aprile 17, 2006
Segnaliamo dei blog
Intanto MP è tornato, e questa volta me ne sono accorto subito, grazie ai feed rss. Lo trovate al solito posto. Sullo stesso server, ormai da un par di mesi dm si è trasformato in prolifico cineblogger. Lo segnalo molto volentieri, perché mi piace assai e ha uno sguardo obliquo sul cinema, come si conviene. Ultimamente, per esempio, ha recensito l'intera serie de Il giustiziere della notte e ha scritto il miglior post su V per vendetta che abbia letto su un blog, anche se non sono d'accordo con lui. Se piace anche a voi e siete giudici sulla connection fatemelo sapere: lo coopterei volentieri ma mi servono due ok, come da regole. giovedì, aprile 13, 2006
Hong Kong Film Awards 2006
Mentre noi qui ci si occupa e ci si preoccupa con cose marginali come le elezioni del parlamento italiano o il fatto che le immagini di questo blog hanno grossi problemi, ad Hong Kong sono stati assegnati gli HKFA. Mentre andate a controllarli in dettaglio sul link lassù, vi anticipo che: Il trionfatore della manifestazione è Johhny To con Election. Ottima affermazione anche per Peter Chan e il suo Perhaps Love (un musical! evvai). I premi agli effetti speciali vanno in massa ad Initial D. Il film asiatico (non hongkonghese) dell'anno è Mountain Patrol del cinese Lu Chuan , quello di Missing Gun (di cui s'è parlato qui). Il film ha trionfato inaspettatamente su robetta come Sympathy for Lady Vengeance e Il castello errante di Howl, ed è inaspettatamente disponibile in videoteca già da diverso tempo. Non mi sono ancora preoccupato di noleggiarlo per pura pigrizia. Stasera recupero, gli altri tre nel prossimo futuro. mercoledì, aprile 12, 2006
Inediti cinefili: Trio (aka Saminjo aka The Threesome)
Torniamo al cinema coreano, ma questa volta per un film di nicchia, invisibile tra gli invisibili, irrecuperabile e raro. Dopo essersi cimentato nell'heroic bloodshed con l'opera prima The Moon is the Sun's Dream il giovane Park Chan-wook si dedica a qualcosa dal sapore meno hongkonghese e più coreano, cioè di meno melodrammatico e di più improntato alla commistione di generi diversi. Difficile dire che già si intraveda in nuce il futuro autore di Joint Security Area e di Sympathy for Mr. Vengeance; difficile anche dire che il lavoro sia all'altezza del miglior cinema coreano degli ultimi anni; tuttavia è anche difficile dire che si tratti di un brutto film. Commedia amara e nera, film on the road con tre personaggi scombinati riuniti in una folle avventura tra rapine e poppanti, ha il suo difetto principale nella non perfetta caratterizzazione di almeno due tra i protagonisti; hanno le qualità per essere dei buoni personaggi (il musicista ex-galeotto con la mania per il suicidio e la ex-suora neomadre) ma non vengono sviluppati fino in fondo con conseguente calo del nostro interesse per le loro sorti; convincente (e divertente) è invece quella dello "stupido" della banda. Per quanto invece riguarda la regia, siamo nella media (alta) che il cinema coreano ci ha abituato a pretendere, anche se certamente non in quella (altissima) del regista in questione; difficile resistere comunque ai primi accenni e ai primi timidi segni di quello stile che più tardi impareremo ad amare. Da recuperare, non ad ogni costo ma con due buone ragioni: il feticismo della completezza e l'innegabile piacere della visione. Per procurarselo (? VHS senza sottotitoli) mercoledì, aprile 05, 2006
Inediti cinefili: The President's Last Bang
Usciamo un po' dalla nicchia del cinema inedito e dirigiamoci per una volta nel cinema inedito trendy. Non tutti gli inediti infatti sono oscuri e sconosciuti, ma alcuni invece, almeno nel nosro piccolo mondo, ricevono un'esposizione notevole. Questo film è stato visto negli ultimi tempi da Jiro, Kekkoz, Ohdaesu, Stranestorie e probabilmente da molti altri. Il che mi libera dalla responsabilità di scrivere una recensione esaustiva. Nonostante la sua trendiness, è un film difficile da giudicare, perché è uno dei pochi film coreani che si rivolge in modo pressoché esclusivo al pubblico coreano. Tratto da fatti realmente accaduti (l'attentato riuscito alla vita del presidente Park durante la Quarta Repubblica, nel 1979) non si da molta pena nello spiegare l'ambiente politico, i personaggi e i presupposti a chi non li conosca, e inoltre dà per scontato, come in un'antica tragedia, che il pubblico conosca già lo svolgersi dei fatti narrati. Io purtroppo all'atto della visione non conoscevo né i fatti né i presupposti, e sono stato ingabbiato da una suspence piuttosto fuori luogo. Non mi resta da dire che è un piacere ritrovare l'eleganza sia di regia che di fotografia di molto cinema coreano (che ultimamente non frequento modo assiduo come un tempo), lo stile particolare della loro recitazione, e perfino il sapore della lingua. Le sequenze dell'omicidio e della convulsa lotta con le guardie del corpo sono in particolare di una bellezza rara. Un giudizio più compiuto e meno superficiale lo avrò alla seconda visione, se mai ci sarà. Se invece il film vi interessa, vi suggerisco preliminarmente di documentarvi un poco leggendo qui, qui e qui. Per procurarselo martedì, aprile 04, 2006
Me l'auguro anch'io
"Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi" - Silvio Berlusconi
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