Il weblog di Gokachu


sabato, ottobre 30, 2004
Visto ieri: Se mi lasci ti cancello
How happy is the blameless vestal's lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray'r accepted, and each wish resign'd.


Secondo film della giornata, secondo ottimo film, seconda delusione. Mi ero fatto nella mente un'immagine, leggendo in giro le recensioni: un film intelligente, arguto, labirintico quanto Adaptation (Il ladro di orchidee), ma nel contempo meno esercizio di stile, meno freddo e intellettuale. Mi ero immaginato un grandissimo film.
Invece l'evidenza è che è sì un film meno freddo e intellettuale di Adaptation, ma è anche un film molto meno intelligente, molto meno eccessivo, molto più normale, molto più qualsiasi. Una bella commedia romantica con l'ombra incombente di quel che Kaufmann può fare e qui non fa fino in fondo.
E nonostante l'indignazione di tutti per il titolo italiano (l'originale per chi non lo sapesse è Eternal sunshine of the spotless mind, l'eterno splendore della mente immacolata, tradotto secondo me molto male dagli adattatori anche all'interno del film con "l'infinita letizia della mente candida" - il timore è che sia la traduzione ufficiale della poesia di Pope da cui è tratto il titolo), Se mi lasci ti cancello è poi meno inadatto di quanto si potrebbe credere a questo film serio, riflessivo, malinconico ma anche molto scanzonato.




Visto ieri: Collateral
Non voglio spendere parole per decantare le qualità di questo film, che sono molte e innegabili: dalla fotografia notturna e splendida (che prenota da sola una mia seconda visione del film), alla funzionalità della maschera di Tom Cruise nel ruolo di cattivo, alla perfezione della sceneggiatura. Lo hanno già fatto in molti e non mi sembra il caso di aggiungermi. Vorrei invece parlare di alcuni miei dubbi.

Il primo è un dubbio sul film. La sceneggiatura è rotonda, troppo rotonda, troppo cechoviana, troppo perfetta. Al punto che noi sapremo che qualcuno punterà un fucile perché ci è stato mostrato, e se è stato mostrato sparerà. Così perfetta da diventare leggibile e (quasi) prevedibile. Alla fine poi concede al genere più del dovuto (non scendo in dettalgi perché non tutti hanno visto il film). Non sono difetti di poco conto. Come fa un film con questo difetto a meritarsi un 10 dall'altrimenti severissimo Bocchi?

Il secondo riguarda la figura di culto che Mann ha assunto negli anni, e che mi risulta del tutto incomprensibile. Io vedo un regista che gira degli ottimi film, che ci fa vedere cose viste e riviste ma fatte molto bene, un regista che fa dell'intrattenimento, e che non riesce a non scivolarmi addosso pur essendomi piaciuto molto durante la visione. Non mi ferisce, non penetra nel mio immaginario, non mi segna. La sequenza in discoteca, per esempio, è stupefacente, meravigliosa, girata con perizia sovrannaturale, persino molto emozionante, ma me la sono già dimenticata (e questo è un altro buon motivo per rivederlo). E' cinema di genere di grande livello, direte, ma il cinema di genere può accendere lampadine in me, portarmi davanti a delle inquietudini mie, insomma fare anche, dirò impropriamente, poesia. E' il caso di Sergio Leone, e nel suo piccolo persino di John Woo. Non è il caso di Mann e del suo culto non mi capacito.

Il terzo dubbio è: perché chi odia Von Trier quasi invariabilmente ama Mann?

Se riuscite a vedere che ho postato sotto le sei locandine di 2046 e se vi va, potete provare a rispondere.




venerdì, ottobre 29, 2004


Next days on TV
Berrai il nero sperma della mia vendetta!

Nelle prossime giornate ci aspetta, di notte per Fuoriorario, una invitante retrospettiva del cinema di Russ Meyer, recentemente scomparso. Si parte sabato con Up! e l'imprescindibile Faster Pussycat, Kill! Kill!, domenica si prosegue con Lorna, si riprende venerdì 5 con Beneath the valley of the Ultra-Vixens e si chiude (?) sabato 6 con Mondo topless, Vixen e il notevole Motorpsycho. E buona visione.




giovedì, ottobre 28, 2004
Uhm... Uhm...
Sarà giunto il momento di puntare qualche quattrino? Ma su chi?





-1
Non so se ve l'ho già detto, ma domani esce il nuovo film di questo regista cinese che un pochetto mi piace.




mercoledì, ottobre 27, 2004
Giochi di società a go-go
La temperie psicosocioconomica dell'Europa del terzo millennio, sezione Italia, è desumibile anche dalla quantità di giochetti che affollano queste pagine, ormai prive sia di ottimismo che di rabbia. Approfittando della estrosità dei distributori italiani, che trasformano titoli importanti come Intolerable cruelty e Eternal sunshine of the spotless mind in cosette leggerine e minimaliste come Prima ti sposo e poi ti rovino e Se mi lasci ti cancello, mi chiedevo cosa sarebbe successo se altri film fossero passati sotto questo trattamento. Per ora me ne è venuto in mente uno solo:

Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera = Prima pecco poi mi redimo



Aiuto!
Risolvetemi il livello 8 per favore, password "fenwick". (via The Ultimate Insult)





martedì, ottobre 26, 2004
Visto oggi: The spiritual boxer
Nel viaggio intrapreso alle radici del cinema hongkonghese moderno e nella produzione dei fratelli Shaw, non poteva assolutamente mancare Liu Chia-Liang. The spiritual boxer è il suo primo film e già trasuda novità e freschezza; facendosi antesignano di quella corrente di commedia d'arti marziali che troverà poi il suo trionfo nei lavori di Jackie Chan e di Jeffrey Lau mette in scena un racconto quasi clownesco, arioso, pieno di variazioni, condito con sequenze di combattimento di grandissima eleganza. Meraviglioso il protagonista Wong Yu che istrionicamente passa da uno stile di combattimento all'altro, tra cui quello del Dio Scimmia che con la sua goffaggine ricorda assai il futuro Drunken Master. La comicità non è tutta di grana fina ma c'è da divertirsi e anche parecchio.
Per procurarselo






lunedì, ottobre 25, 2004
I grandi bluff: il cinefilo (2)
Prendo spunto da alcune battute nei commenti di qualche tempo fa per ampliare la piccola guida alla posa cinefila con questa voce:

6) Stupite la platea con gusti ricercati

Il vostro pubblico non vi può sentire in continuazione cantare le lodi di Kim Ki-duk o di Johnny To, per cui vi toccherà prima o poi affrontare l'argomento di registi assai più noti. In questo caso, evitate le discussioni approfondite sulla poetica del regista, di cui conoscete assai poco, gettando fumo negli occhi e sconcerto con le vostre predilizioni. Dovrete dichiarare con forza che il "miglior film" del regista di cui si parla è un film che nessuno mai avrebbe proposto per tale ruolo. Evitate ogni relativismo e ogni "è questione di gusti"; non è il vostro film preferito, ma il migliore che il regista abbia mai prodotto.

La scelta del film richiede un po' di riflessione. Dovete scegliere un lavoro che per qualche motivo è laterale nella produzione del regista, un film che se possibile non ne esprime la normale poetica. Questo per evitarvi, naturalmente, di discuterla. Il film non può essere un film brutto, ma deve obbligatoriamente essere un film minore, imperfetto o di scarso successo. In questa ricerca ricordatevi assolutamente di scartare a priori, per quanto promettenti, i film più recenti del regista in questione; qualcuno potrebbe pensare che avete visto solo quelli. Si deve quindi trattare di un film un po' dimenticato. Nel caso di registi non più attivi da molti anni si può fare un'eccezione.

Fate molta attenzione a non ne buttarne troppi insieme di questi "film migliori", altrimenti il bluff salta e passerete per un originalone eccentrico con dei gusti assurdi, invece che per un cinefilo colto che vede più in là degli altri. Limitatevi ad un solo regista o al massimo due; cumularne di più rischia di rendervi ridicoli.

Esempi ed esercizi

Per quanto sia allettante, Ladykillers non può essere il film migliore dei fratelli Coen; lo potrà essere fra dieci anni ma non ora. Ora il film migliore dei Coen è Mr. Hula Hoop.
Il film migliore di Tarantino è Jackie Brown.
Il film migliore di Lynch è Dune.
Il film migliore di Kubrick è Spartacus.
Il film migliore di Almodovar è Matador.
Il film migliore di Truffaut è Fahrenheit 451.
Il film migliore di Rossellini è Il generale Dalla Rovere.
Il film migliore di Hawks è El Dorado.
Il film migliore di Hitchcock è ...
Il film migliore di Kieslowski è ...
Il film migliore di Wong Kar-wai è ...
Il film migliore di Coppola è ...
Il film migliore di Spielberg è ...
Il film migliore di Godard è ...
Il film migliore di Scorsese è ...
Il film migliore di Nanni Moretti è ...
(eccetera eccetera, continuate, se volete, nei commenti)







domenica, ottobre 24, 2004


sabato, ottobre 23, 2004
Mai più senza
TV-B-Gone, il telecomando universale che spegne tutte le Tv (e le spegne e basta). Purtroppo a causa della grande richiesta al momento risulta esaurito. (via J-walk)






venerdì, ottobre 22, 2004
Tonight on TV
Esistono film coreani brutti? Scoprilo stasera su MTV.




giovedì, ottobre 21, 2004
Il pensiero nichilista del giorno (2)
E adesso che siamo sopravvissuti di vent'anni a Truffaut, a cosa ci è servito?



Il pensiero nichilista del giorno
Tutte le donne che abbiamo amato diventeranno, col tempo, spietate vecchine disposte a qualsiasi bassezza pur di saltare la coda nei supermercati.



Visto oggi: La mala educación
Dopo i trionfi di Todo sobre mi madre e Hable con ella tutti aspettavano Almodóvar con il fucile spianato e anche un film molto bello avrebbe probabilmente ricevuto critiche freddine. Però per quanto desideroso di smentire la moda critica, non posso parlare più bene di tanto di questo lavoro che, con la sua vertigine narrativa e i racconti a matrjoska, le sue accuse alla chiesa cattolica e le sue storie d'amore, è tutto sommato ciò che meno ci aspetteremmo dal regista spagnolo: un film innocuo, con qualche colpo d'ala ma senza vero mordente.




Visto oggi: Le regole dell'attrazione
Mi aspettavo molto dal secondo film di Roger Avary, e ho atteso di avere la versione integrale per guardarlo; mi trovo ora di fronte un film tecnicamente interessante, ben recitato, anche molto divertente, ma disamorato e freddo. Non metto in dubbio che disamore e freddezza siano anche nella scrittura originaria di Ellis (che non ho letto); il film però non incontra il mio gusto, e domani me lo sarò già scordato. Peccato.




mercoledì, ottobre 20, 2004
Visto oggi: Moro no brasil
Il regista Mika Kaurismäki, fratello del più famoso Aki, è distribuito poco e male in Italia; ricordo di aver visto qualcuno dei suoi primi film, e poi più nulla. Con questo lavoro meno personale, un documentario à la Buena Vista, finalmente rivede la luce.
Se lo confrontiamo con il modello, il film soffre assai, non solo dal punto di vista della fotografia; Mika commette l'errore di parlare di troppi artisti, dedicando poco tempo ad ognuno e non permettendo neanche ai più promettenti, vere facce da cinema, di diventare personaggi; inoltre a sé stesso non dedica che qualche notazione, e il film non è nemmeno il racconto di un viaggio. A lui interessa evidentemente la musica e non i musicisti.
Il film è così una cavalcata affrettata nelle tradizioni musicali brasiliane, con diverse persone di cui vorremmo sapere di più, che risulta comunque molto piacevole e interessante per quanto poco cinematografico; in particolare ho scoperto che, nonostante la mia scarsa vocazione brasileira (roba troppo allegra per un gentiluomo disperato come si conviene) e il mio disinteresse per il samba, i suoni influenzati dal candomblé che si ascoltano a Bahia non mi dispiacciono affatto.




lunedì, ottobre 18, 2004
Nichilismo a manetta
Nell'articolo di Lodoli di oggi un professore rimane agghiacciato dalla weltanschauung nichilista di una quindicenne:

Professore, ma non ha capito che oggi solo pochissimi possono permettersi di avere una personalità? I cantanti, i calciatori, le attrici, la gente che sta in televisione, loro esistono veramente e fanno quello che vogliono, ma tutti gli altri non sono niente e non saranno mai niente. Io l'ho capito fin da quando ero piccola così. La nostra sarà una vita inutile. Mi fanno ridere le mie amiche che discutono se nella loro comitiva è meglio quel ragazzo moro o quell'altro biondo. Non cambia niente, sono due nullità identiche. Noi possiamo solo comprarci delle mutande uguali a quelle di tutti gli altri, non abbiamo nessuna speranza di distinguerci. Noi siamo la massa informe.

Io ci vedo invece una nota di speranza: non tutte le vite sono inutili, quelle delle persone famose significano qualcosa, e noi inutilmente ci arrabattiamo ad imitarli. Purtroppo non è così: la vita delle persone famose deve essere sommamente vana.



Visto negli ultimi giorni: The new one-armed swordsman
Dopo il secondo ipervitaminico episodio Cheh ricerca la perduta semplicità e propone un dramma quasi da camera, con pochi personaggi importanti. La storia riparte da zero, con un nuovo protagonista per niente correlato con il precedente se non per la perdita del braccio destro. Il tema dell'amicizia virile viene molto intensificato, e si vedono i prodromi del futuro tema centrale della poetica di John Woo. Tuttavia la scommessa funziona solo in parte: la vicenda rimane compressa per quasi tutto il film e il furore liberatorio finale non è abbastanza ardente da soddisfarci del tutto. Nonostante l'eleganza delle scene di combattimento, non esce dalla categoria si può vedere. Nota: la versione italiana, La mano sinistra della vendetta, dovrebbe essere disponibile in vhs a poco prezzo.
Per procurarselo




domenica, ottobre 17, 2004






sabato, ottobre 16, 2004
Hero sfonda al botteghino
Nonostante le mie riserve sul film è un'ottima notizia; presto i blockbuster orientali saranno osservati attentamente dai nostri distributori. Ancora qualche colpetto ed è fatta.
Peraltro, so che è pia illusione, ma se Hero può uscire con due anni di ritardo e trionfare, chissà che qualche distributore non si accorga che esiste un wu-xia girato da un acclamato maestro cinese e fotografato da un certo Christopher Doyle, con immagini che rivaleggiano per bellezza con quelle di Hero, che aspetta da dieci anni un'edizione italiana. Si potrebbe lanciarlo approfittando della presenza di Maggie Cheung e Tony Leung, con riferimenti a Hero o a In the mood for love, a seconda del target, e distribuirlo in poche sale, o direttamente in home video, sarei contento quasi lo stesso.
Pensaci, distributore.




Recensioni in tre battute: Japón
Molti vedendo questo film hanno citato Tarkovskji. A me ha ricordato Sokurov. Non è un complimento.




venerdì, ottobre 15, 2004


Visto oggi - QUIZ
Tu, a uno come *** ******, a tradimento non puoi sparare! Tu, a uno come *** ******, non lo devi neanche sfiorare! Tu, a uno come *** ******, non lo devi neanche nominare! Tu, quando passa uno come *** ******, il cappello ti devi levare! Quando passa uno come *** ******, il cappello ti devi levare!



giovedì, ottobre 14, 2004
Visto oggi: Le conseguenze dell'amore
Sono abbastanza noti i miei pregiudizi verso i film italiani contemporanei. Tuttavia il pregiudizio si è sciolto come neve al sole di fronte a questo gioiellino; non un film importante né un film epocale e nemmeno un film perfetto, ma un piccolo, delizioso lavoro che trasuda classe pura da tutti i suoi scomparti: la scelta non convenzionale e in contrappunto delle musiche, la sceneggiatura calibrata, precisa e micidiale, la regia piena di stile ed espressiva, gli attori misuratissimi. Già l'idea di mettere al centro della vicenda Titta Di Girolamo, con i suoi 49 anni* portati male, i suoi silenzi, la sua scostanza, è encomiabile. Farò a questo film il miglior complimento che posso fare: non sembra per niente italiano.
Sorrentino, di cui non ho visto altro, mi appare insieme a Garrone il portatore di un'idea di cinema italiano diversa e possibile (mentre altri, pur ottimi, mi sembrano non poter produrre scuola: Winspeare per esempio). Bisogna lavorare perché attecchisca e faccia frutti, e nel nostro piccolo l'unico modo è dire andate a vederlo.
Sono in vena di voti: come film italiano merita un dieci pieno; come film tout-court, gli darei tranquillamente un otto.

*Toni Servillo, per la cronaca, ne ha ancora meno.




mercoledì, ottobre 13, 2004
House of the flying daggers
Nel post su Hero mi sono scordato di rilevare come da prammatica che il secondo wu-xia di Zhang Yimou è già uscito in Asia, di notare che dal punto di vista visivo sembra assolutamente al livello del primo, e di augurarmi che Zhang abbia fatto tesoro della prima esperienza e che ci sia più ciccia oltre l'immagine.






(ri)Visto oggi: Hero
La visione in sala, a lungo sospirata, non cambia la mia opinione precedente su questo film. Non l'ho mai espressa compiutamente qui, quindi mi perdonerete per il seguente ridondante, frankeisteineggiante collage di varie dichiarazioni.

Calligrafia e arte della spada si somigliano.
Nascono dall'armonia tra la forza del polso e il sentimento del cuore


Quando ho saputo del fatto che questo film era in produzione quasi non ci credevo. Grandi star a tutto spiano per un wu-xia pian diretto da Zhang Yimou e fotografato da Cristopher Doyle; non poteva che venire fuori un capolavoro, no?
No.
Certo, le scene d'azione, per quanto statiche, sono belle; la fotografia con i suoi colori cangianti è affascinante; le star ci sono e Maggie Cheung è più bella che mai. Ma anche a prescindere dalle considerazioni sulla morale politica dell'opera (diamo più potere a chi ce l'ha e staremo tutti meglio), il film è lento, didascalico, a tratti addirittura calligrafico, senza vero pathos. Turbinii di spade e capelli mossi dal vento possono interessare per una mezz'oretta, ma alla lunga stancano. I personaggi non acquistano mai vera vita, non ci emozioniamo quando muoiono, non li seguiamo sul profilo emotivo.

Zhang, per usare le sue stesse parole, mostra grande forza del polso ma scarso sentimento del cuore, perdendo l'occasione di dirigere la coppia Tony Leung e Maggie Cheung e di dirigere Jet Li anche solo al 50% dalle loro possibilità.
Tormentosa e alienante la colonna sonora, che martella fino allo sfinimento una nenia a base di archi evidentemente "ispirata" alla colonna sonora de La tigre e il dragone; sfolgorante la fotografia (Doyle non tradisce) anche se le immagini sono tanto curate da rasentare, specie nelle parti più costruite, la caduta nel kitsch.

Un bell'esercizio, che visto a pezzi può lasciare stupefatti (facilmente se ne può estrarre un trailer molto bello) ma che nell'insieme fa un po' addormentare e a parte le belle immagini e qualche bella sequenza non lascia traccia; vuoto, triste, sterile. Un gran spreco. Giustamente sconfitto da Infernal Affairs agli HKFA (i premi tecnici era difficile negarglieli, ma di quelli "artistici" non ne ha preso uno) nonostante sia il film di lingua cinese con il più grosso budget di sempre.
In sala una capatina si può fare comunque, anche solo per vedere Maggie Cheung recitare roteando il bulbo oculare o Doyle lavorare ai limiti delle sue capacità.




martedì, ottobre 12, 2004
Visto oggi: Return of the one-armed swordsman
Secondo molti questo è il miglior film della trilogia, ma il mio avviso è diverso. Evidentemente sospinto dal successo del primo film, in questo secondo c'è più di tutto: più nemici carismatici, più armi non convenzionali, più combattimenti, più morti ammazzati (un'ecatombe, da fare invidia a Il mucchio selvaggio), più wirework, più persone coinvolte da ogni combattimento. Un vero e proprio colossal del genere, che in questa smania del tanto raggiunge spesso il troppo, e fatica ad essere preso sul serio in mezzo a quel tripudio di stravaganze. Il protagonista inoltre è diventato del tutto imbattibile, per cui ci si emoziona meno quando è lui ad essere in azione. Però il film mantiene la compostezza scenografica del primo, ha in mezzo al turbine degli scontri alcuni momenti di genuina emozione, ed è comunque un gran piacere.

Questo film è uscito in Italia con il titolo de La sfida degli invincibili campioni, per la supposta regia di un certo R. Waltos. Oltre alla locandina qui sotto (del film originale purtroppo si trovano solo in dimensione molto piccola), potrete rifarvi gli occhi anche con questa. Il film con questo titolo si trova in DVD a poco prezzo, e pare passi anche in TV ogni tanto; nutro però qualche dubbio sulla qualità dell'adattamento della versione italiana, visto che le due locandine e il titolo col film non c'entrano granché.
Per procurarselo




My name is Bond, James Bond
Qualcuno informi i giornalisti dell'Ansa che il regista Wong Kar-wai di cognome fa Wong: De Niro e Wai al Tribeca Festival



lunedì, ottobre 11, 2004


Visto ieri: One armed swordsman
La grande stagione della rinascita del wu-xia pian inizia alla fine degli anni '60, a partire da due diverse tendenze, entrambe sviluppatesi sotto l'ala amorevole dei fratelli Shaw: quella più raffinata, geometrica, astratta di King Hu e quella più concreta, violenta, melodrammatica di Chang Cheh. Sono le tendenze che potremmo esemplificare con La tigre e il dragone per la prima e con The blade per la seconda, per citare film piuttosto conosciuti e per quanto le due tendenze si siano ovviamente ibridizzate.
Il film che dà inizio in modo vistoso alla seconda tendenza, che non ha mancato di influenzare profondamente i maestri hongkonghesi del cinema d'azione, (Tsui Hark e sopratutto John Woo) è questo One armed swordsman, film di Chang del 1967.
Il suo interesse è senza dubbio primariamente filologico, un viaggio alle radici del cinema di Hong Kong, una visione di stilemi e strutture che diventeranno tipiche, alcune ancora in forma embrionale, altre già decisamente sviluppate; il soggetto stesso verrà ripreso più volte in altri film, tra cui il già citato The blade.
Ma il film ha anche delle qualità proprie, indipendenti dalla collocazione storica e dall'interesse del cinefilo. Per quanto la trama sia tutto sommato piuttosto ingenua, la realizzazione le dà respiro fino a trasformarla in un'epopea, tanto che alla fine delle sue due ore ci pare di aver assistito ad un ciclo, piuttosto che ad un solo film. E' infatti composto di diversi episodi che per quanto coinvolti in una unica narrazione e strettamente legati l'uno all'altro mantengono una propria identità forte, dovuta sopratutto all'atmosfera e al ritmo. I combattimenti, anche se ancora lontani dalla fluidità e dalla spettacolarità delle produzioni successive, sono molto realistici e direi quasi crudi, e funzionano, all'interno dell'opera, molto bene. Consigliato.
Per procurarselo




sabato, ottobre 09, 2004
Assalto alla base bianca
Gundam è stato cancellato dal palinsesto di Italia 1.
Update: riprogrammato per la domenica alle 10.40.




Qual è il tuo film di Wenders preferito: risultati
L'entusiasmante (?) testa a testa tra Il cielo sopra Berlino e Alice nelle città non ha avuto né vincitori né vinti: si aggiudicano entrambi la palma del primo, mentre buon terzo arriva Paris, Texas, piuttosto staccato. Mi chiedo quale sarebbe stato il risultato se la domanda fosse stata "Qual è il migliore film di Wenders?"; forse lo stesso, o forse no.






venerdì, ottobre 08, 2004
Kill Bill vol. 2: in lingua originale
Vale la pena di vedere questo secondo volume nella versione originale, anche se la mia precedente opinione resta grosso modo invariata: i doppiatori italiani sono all'altezza della situazione, ma il timbro delle voci di Carradine (Bill) e Madsen (Budd) aggiunge molto ai personaggi. E la Hannah (Elle Driver) splende ancora di più. En passant noto che il film composto dai due volumi in un'unica versione, con la prima parte non tagliata, il combattimento degli 88 folli a colori, un rimontaggio che mescola le due parti e sperabilmente diversi tagli ha fatto una sua apparizione all'ultimo festival di Cannes. Ecco il resoconto di uno che c'era, mentre attendiamo di vederlo. Nonostante tutte le riserve che ho esposto sui due volumi dico che, se fatta nel modo giusto, una ricomposizione potrebbe dar vita facilmente a un ottimo film.




giovedì, ottobre 07, 2004
Visto oggi - QUIZ (per solutori preparatissimi)



Visto ieri: Wild animals
La misconosciuta opera seconda di Kim Ki-duk è esattamente quello che uno si aspetterebbe: temi e motivi delle opere successive sono già molto visibili, ma in trasparenza, attraverso una patina di leggera goffaggine in fase di sceneggiatura e di regia. In questa storia di un coreano a Parigi immagini che ben starebbero in un suo lavoro maturo sono quasi trascurate, poco valorizzate; i temi della tenerezza violenta, dell'amore che si manifesta attraverso il dolore, ci sono già, anche se in un contesto in cui sono accessori e non in primo piano. Alcuni ottimi momenti vengono banalmente sprecati (è il caso del prefinale in qualche modo soffocato dal finale), e insomma, è chiaro che l'artista era ancora giovane, inesperto, ma già ricco di talento. Solo per aficionados (ma non lo siamo tutti?).




Disclaimer: mi vendo
Da questo momento in poi (e anche retroattivamente, se ne avrò voglia), alle recensioni di film asiatici inediti in Italia farò corrispondere un breve link attraverso il quale li si potrà acquistare. Ho attivato un'affiliazione con YesAsia (e forse prossimamente anche con Hkflix), per cui se qualcuno passando da queste pagine dovesse andare sul loro sito e fare delle compere, ne avrò dei vantaggi.

Mi aspetto ben poco da tutto ciò, ma sono curioso di vedere come va, se ci sono lettori disposti ad acquistare un film di cui hanno letto, e se riesco ad ottenere quanto meno degli sconti per gli acquisti miei.

Attenzione: non sempre ho visto il film nella stessa edizione di quella linkata, e quindi non posso garantire sulla qualità della visione; controllate sempre che ci siano i sottotitoli in una lingua a voi nota; controllate di essere in grado di vedere il DVD sia per la regione (un DVD region ALL o region 2 si può vedere con un qualsiasi lettore italiano, per un DVD region 3 o region 1 possono esserci problemi. Eventualmente, visto che sono grettamente affiliato, vi posso segnalare questo lettore in grado di leggere i DVD di tutte le regioni senza operazioni particolari) sia per il sistema di codifica del colore (quasi tutte le TV sono in grado di riprodurre anche l'NTSC ma verificate che lo possa fare anche la vostra).



martedì, ottobre 05, 2004
Visto oggi: Real fiction
Non c'è molto da stupirsi della straordinaria velocità con cui Kim Ki-duk ha realizzato Binjip, se consideriamo che già nel 2000 aveva girato questo film sperimentale di un'ora e venti in soli 200 minuti, utilizzando otto macchine separate a inquadrare da vari punti le azioni. Pare che lo stesso Kim lo consideri il film a cui tiene maggiormente; visto da chi non ha partecipato alla straordinaria realizzazione dà l'impressione di una piece teatrale ripresa "in diretta". Anche la recitazione è più legnosa e manovrata del solito; il regista poi non manca di darci chiare indicazioni ponendo l'azione del "deus ex machina" che dà vita all'azione (fittizia?) del film sulle tavole di legno di un palcoscenico, a piedi nudi come si conviene. Quindi non di tentativo di maggior realismo si tratta, ma di messa in scena molto scoperta dell'artificio drammaturgico, con tanto di occhio mobile in piena scena (una delle macchine che riprende l'azione è azionata da un'attrice), e una messa a nudo senza pudori della propria poetica. Interessante, ma a mio parere una delle opere più teoriche e anche per questo forse più dimenticabili del giovane maestro.
Per procurarselo




lunedì, ottobre 04, 2004


Grandi registi in fumo
Frugando in quest'archivio si possono trovare pubblicità di sigarette per la British American Tobacco dirette da David Lynch, Wim Wenders, Robert Altman, Roman Polanski e i fratelli Coen. (via The Ultimate Insult)



domenica, ottobre 03, 2004
Avviso ai naviganti
Su Mangaitalia gira voce e sul sito di mediaset è confermato che da domani la messa in onda di Mobile Suit Gundam cambierà collocazione; sarà programmato il lunedì e il mercoledì anziché il martedì e il giovedì, sempre su Italia 1, sempre attorno alle 14 (14.10 per la precisione).




Qual è il tuo film di Wenders preferito?


Current Results

Free Web Polls




sabato, ottobre 02, 2004
Visto ieri: La terra dell'abbondanza
Gira voce che questo sia il miglior film di Wenders degli ultimi anni. Sarà anche vero, ma è non privo dei difetti del Wenders degli ultimi anni: dialoghi didascalici, antiche tematiche diventate ormai burletta (le immagini, la memoria), forzato ottimismo. Per di più essendo girato in digitale perde anche in gran parte (ma non del tutto, specie nel folgorante inizio) ciò per cui Wenders merita ancora di essere visto: il gusto dell'inquadratura, il suo essere comunque un grande fotografo. Ottima, come sempre, la colonna sonora.




venerdì, ottobre 01, 2004
Visto ieri: Birdcage inn
In attesa di Binjip sto andando all'indietro cercando di recuperare quanta più filmografia di Kim Ki-duk sia possibile. In questa ricerca mi sono imbattuto nel suo terzo film, una storia di amicizia e prostituzione che anticipa molti dei suoi temi futuri, pur essendo ancora un film immaturo (la compiutezza della sua poetica sarebbe venuta di lì a due anni con L'isola).
Se il soggetto è un po' troppo lineare per il suo cinema e se la sceneggiatura è priva di quelle punte di dolore parossistico a cui ci ha abituati, gli spazi allargati del racconto gli permettono però di infilare molti bei momenti drammatici e diverse inquadrature memorabili, in cui già si presente la grandezza futura.
Nonostante sia sicuramente inferiore ai film successivi è comunque un ottimo lavoro, con delle interpretazioni convincenti (strano che le due attrici dopo abbiano fatto molto poco) e una visione del rapporto uomo-donna, della prostituzione e degli affetti già sicuramente "scandalosa".
Per procurarselo




Visto oggi: Le chiavi di casa
Datemi pure dell'insensibile, ma ancora una volta tutto l'entusiasmo che si scatena atttorno ad un film italiano risulta al di là della mia comprensione. L'ultimo film d'Amelio è certo girato con rigore e pulizia, con una fotografia algida e una grande attenzione a non surriscaldare il tema affrontato, che si presterebbe; tuttavia si sforza così tanto di non avvicinarsi troppo, di mantenere quieti i toni, di essere delicato-e-pieno-di-pietas-ma-nello-stesso-tempo-non-condiscendente, che risulta terribilmente fiacco. Giuro, ho faticato a tenere gli occhi aperti, e sì che l'ho visto di pomeriggio.



Recensioni in due battute: Zebraman
Takashi Miike si è sicuramente divertito un mondo a girare questo film. Noi, a vederlo, un po' meno.