Il weblog di Gokachu


giovedì, dicembre 30, 2004
Visto ieri: Sognando Beckham (Bend it like Beckham)
Confesso di aver visto questo film per errore. Ero al videobank, curioso delle prove precedenti a Matrimoni e pregiudizi della Chada, ma non lo stavo per noleggiare. Il titolo italiano (tra "Volevo i pantaloni" e "Sposerò Simon Le Bon") e la locandina italiana (che minimizza il riferimento al gioco del calcio, praticato dalle due ragazze) lasciavano presagire una languida commedia romantica adolescenziale per un pubblico di tredicenni. Mi è scappato il dito. L'ho preso, e non me ne sono affatto pentito.
Certo di commedia si tratta, e non estremamente originale. C'è anche del romanticismo, e un finale eccessivamente lieto. Ma non è languida né per tredicenni, è davvero leggera, ben fatta, divertente, mette allegria.
Gli attori non sono al livello di quelli di Matrimoni e pregiudizi, ma anche la vicenda è meno risaputa. Non ci sono numeri musicali, è vero, ma la scrittura è elegante, spumeggiante, si ride e ci si appassiona sebbene non sia difficile prevedere le evoluzioni della sceneggiatura. L'esordiente protagonista è una bella sorpresa; da vedere assolutamente in versione originale (il doppiaggio rovina l'80% del divertimento e a questa causa attribuisco lo scarso riscontro da parte della critica italiana rispetto a quella anglosassone).




Non si può amare il cinema di un popolo senza amare quel popolo
Questo blog aderisce molto volentieri all'appello di wabisabi, che condivido e riproduco integralmente:

La tragedia che ha colpito l'Asia ci ha travolto, il nostro pensiero va a tutti coloro che ne sono vittime. Questo blog vi invita a collegarvi ai siti della Apple e Google in cui sono presenti i link alle organizzazioni internazionali a cui è possibile donare fondi, al sito italiano di Medici Senza Frontiere, al sito italiano dell'Unicef, al blog di Pino Scaccia, inviato nello Sri Lanka.



I film migliori del 2004 secondo lo scrivente
L'annuale appuntamento con i migliori film dell'annata appena trascorsa merita quest'anno un preambolo più lungo del solito. La qualità media della proposta cinematografica delle sale italiane s'è alzata assai; soprattutto negli ultimi mesi ho fatto fatica a stare dietro a tutte le proposte interessanti che s'accalcavano nelle poche sale a mia disposizione. Tuttavia rispetto agli anni scorsi ci sono molte meno punte, meno vette; se l'anno scorso si doveva decidere tra Elephant, Dogville, La 25ma ora e La città incantata quest'anno si decide tra film che sono, quasi tutti, inferiori a questi. Inoltre la mia scelta è inficiata dal fatto che il più bel film uscito nel 2004 è tutt'ora inedito in Italia. Secondo me il più bel film in assoluto, e di diverse spanne, di tutta la scorsa stagione è Samaria. Non potendo inserirlo in classifica, ho agito di conseguenza.
Ma bando alle ciance:

1) Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera
2) Gli incredibili
3) The Village

Menzioni d'onore: Terra di confine, La moglie dell'avvocato, Collateral, Le conseguenze dell'amore, Ferro 3
Film che mi hanno deluso: Big Fish, Il ritorno del Re, The Call, Hero, 2046
Film che non mi aspettavo granché e invece no: Dopo mezzanotte, Ong Bak, Le conseguenze dell'amore, Casshern
Film rari o disponibili solo in home video o inediti in Italia che consiglio spassionatamente (non necessariamente usciti nel 2004 ma visti nel 2004): Europa, Ghost in the Shell: Innocence, Gerry, Oldboy, Goodbye Dragon Inn, Save the Green Planet, Samaria, Infernal Affairs 2
Cosa più brutta vista al cinema quest'anno: The Park
Post di cui mi sono compiaciuto alla rilettura: The Passion of the Christ
Film che si meritava un post e invece no: Il tempo dei lupi




Non si può amare il cinema di un paese senza amare gli abitanti di quel paese
Questo blog aderisce molto volentieri all'appello di wabisabi, che condivido e riproduco integralmente:

La tragedia che ha colpito l'Asia ci ha travolto, il nostro pensiero va a tutti coloro che ne sono vittime. Questo blog vi invita a collegarvi ai siti della Apple e Google in cui sono presenti i link alle organizzazioni internazionali a cui è possibile donare fondi, al sito italiano di Medici Senza Frontiere, al sito italiano dell'Unicef, al blog di Pino Scaccia, inviato nello Sri Lanka.



sabato, dicembre 25, 2004


giovedì, dicembre 23, 2004
Avviso ai naviganti
A causa della mia assenza da Pisa e dell'aver dimenticato il kit per collegarmi va gprs, questo blog sarà aggiornato poco, male e di malavoglia fino a circa il 29. Ai commenti dovrei riuscire a badare, più o meno. Ah, ho visto Shrek 2. Carino.



martedì, dicembre 21, 2004
Tonight on TV
L'ultimo dei suoi bei film o il primo dei suoi brutti film?



Visto oggi: Dead friend
Volevo scrivere un lungo pamphlet di lamentazione riguardante la incapacità costituzionale dei coreani di girare un horror originale E efficace, con enfasi sull'E. Però cercando un link ho trovato quest'articolo, pubblicato su una interessante webzine che scopro solo ora, che dice esattamente quel che volevo dire io, lo dice meglio di quanto lo avrei probabilmente detto io e parla del film molto più di quel che avrei fatto io. Fa persino la stessa notazione sul finale a cui stavo pensando io. Mi risparmio quindi volentieri la fatica, linko un paio di belle locandine del film oltre a quella qui sotto ed ho fatto giornata.




lunedì, dicembre 20, 2004




Mah
Il mio blog satanico preferito è chiuso. Noto che son spariti anche gli archivi. Realtà o trita manovra pubblicitaria?



Cosa vedono le mie fosche pupille/Alla buon'ora
Ho appena visto in TV il trailer di Avalon. Fa piacere che esca in Italia ma senza i dialoghi in polacco passa la voglia di rivederlo (e poi non è che mi sia piaciuto da impazzire, anzi).



domenica, dicembre 19, 2004
Le avventure indiane di Giuseppe Gokachu: Bhoot
This film of mine is just an attempt
to scare you and it in no way reflects
my belief in the supernatural

I also caution pregnant women
and people with weak hearts
to view it at their own risk


Inauguro questa rubrichetta con l'intento di esplorare un po' di quel cinema indiano che da molto tempo mi attrae ma a cui non ho ancora dedicato sufficienti energie.

Cominciamo con un film piuttosto atipico, senza costumi sgargianti, senza volti sorridenti, senza canzoni e praticamente senza musica: Bhoot è un horror. Storia di fantasmi in cerca di vendetta, è diviso decisamente in due parti. La prima, "alla orientale", alla Ju-on/Dark Water per intenderci, in cui i fantasmi compaiono languidamente e svaniscono, purtroppo non all'altezza delle intenzioni. La cosa infatti procede troppo a lungo senza che ci sia vera azione, e inoltre il meccanismo è rovinato da un fronte audio fracassone che non può fare a meno di strombazzare la presenza di un fantasma sullo schermo, anche quando questo appare discretamente, come da tradizione. Le cose però si fanno incandescenti nella seconda parte, quando uno di personaggi viene posseduto da un fantasma e il film si trasforma in una variante de L'esorcista, con una "strega" indiana al posto del prete, e con alcune (non molte per la verità) scene di una certa violenza. In questa seconda parte hanno modo di spiccare le doti del regista (che nella prima invece sembra troppo interessato all'aspetto formale), nelle sue contrapposizioni di volti, e le doti attoriali di Urmila Matondkar, che oltre ad essere di una bellezza prorompente dà vita ad una invasata eccezionale, la quale dietro l'inevitabile maschera di urla, singhiozzi, risa e strabuzzamenti degli occhi riesce comunque a recitare in modo raffinato. Tutto sommato un film che pur con grossi limiti e ingenuità riesce ad essere un esperienza interessante.





Dissacriamo
Guarducchiando I tre dell'operazione Drago su Italia 1 mi chiedo come sia stato possibile che robetta del genere sia diventata famosa in Occidente (e sia tuttora cult) mentre ad Hong Kong fioriva uno dei suoi tanti rinascimenti, con decine di film mille volte migliori, che qui non si son mai visti. Mah.



sabato, dicembre 18, 2004


And the winners are
Il titolare, qui*, dopo aver trionfato l'anno scorso nella prestigiosa categoria indiepost che meglio riesce a chiarire quanto fondamentali siano stati i puffi per la sana crescita di un blogger, porta a casa un indieblog award anche quest'anno nella ancor più prestigiosa categoria indiepost che meglio ha chiarito come kill bill sia uno dei cardini della cultura degli anni ‘00.
Ciao mamma, grazie a tutti, siete un pubblico meraviglioso.


*stanco inner joke



venerdì, dicembre 17, 2004
Visto ieri: Bride and prejudice
Comincerò con una lamentazione. Non ho mai sopportato gli occidentali che si ergono a soloni della purezza di una tradizione locale che non gli appartiene e che a volte neanche conoscono, che odiano il meticciato, che scrollano le spalle e dichiarano "è occidentalizzato, questo non è vero ". Quelli per i quali il meticciato e la contaminazione sono prerogative occidentali, quelli che se un musicista europeo si rifà alla musica africana è un genio, ma se un musicista africano si rifà all musica europea è un venduto, un corrotto, uno che rovina la purezza della sua tradizione. Quelli che vorrebbero tenere "gli altri" nei loro recinti, belli come mamma li ha fatti, e andare, se vogliono, loro a visitarli. Il bello è che spesso sono persone di sinistra.

Ma parliamo del film. Siamo proprio nel caso sopra descritto: una regista inglese, di origini indiane (nata per di più in Kenya e per di più in procinto di girare il remake americano di My sassy girl), ha l'idea di affrontare un classico della lettura anglosassone rileggendolo attraverso le forme espressive di Bollywood. Non starò a dire cosa è meticciato e cosa no in questo film, visto che la cinematografia indiana, per quanto sia stato folgorato sulla via di Bombay da quel meraviglioso film che si chiama Lagaan, la conosco tuttora poco. Mi limiterò a dire che la struttura drammatica è piuttosto risaputa, ma gira a dovere, che gli attori indiani sono stupendi (specie i due genitori), che Aishwarya Rai è bellissima, bravissima ed è una delizia vederla sul grande schermo, e che fortunatamente di numeri di danza e di musica indiana ce ne sono parecchi. Da evitare se odiate i musical (non vi capisco ma vabbè, diciamo che vi tollero); ideale invece per una serata allegra, di intrattenimento leggero e colorato. Non è grande cinema ma ci si diverte.




Visto ieri: Ju-rei - The uncanny
Colgo l'occasione della prossima uscita nelle sale italiane del remake americano di Ju-on per ricordarvi che questa è probabilmente la mia serie horror orientale preferita. Per quanto evidentemente figliata da Ring e i suoi fratelli, la preferisco a questa sotto ogni aspetto. Shimizu ha inventato un suo stile, narrativo e cinematografico, che per quanto confuso e poco soddisfacente per chi si aspetta di capire tutto ciò che succede, riesce ad eseguire alla perfezione il compito primario di un film horror: fa paura. E tanta. Ed è paura di quella vera, non il sussulto per un palloncino che scoppia nel buio.
Forse non tutti sanno che Shimizu dirige anche il remake americano: un'occasione quindi da non perdere, sia (soprattutto)per chi conosce la serie sia per chi non la conosce. A questi ultimi ricordo che sono disponibili anche a noleggio i DVD dei due film "per le sale" giapponesi. Ci sono anche due film per la Tv, ottimi anche se a budget più basso, forse addirittura migliori degli altri due, che si possono reperire come extra nell'edizione speciale del primo Ju-on edita da Dolmen. E' una buona idea per un regalo di Natale a basso costo e molto ricco: la trovate per esempio qui, ma probabilmente pure in una videoteca ben fornita. Sono (quasi) tre film: per meno di 20 euro cosa possiate volere di più non so.

Ma veniamo a questo Ju-rei - The uncanny. Si tratta di una scopiazzatura, di una volgare fotocopia del format di Ju-on, nemmeno la prima della sua serie. Ebbene, con tutti i limiti che questo comporta (scene già viste, stile poco originale, i fantasmi emettono lo stesso suono, eccetera), è un film molto, molto migliore di quanto ci si attenderebbe. Alcune sequenze avrebbero meritato spazio nella serie maggiore, ed è davvero apprezzabile il modo in cui il regista riesce a costruire scene davvero inquietanti con pochissimi strumenti. In particolare citerò una sequenza riuscitissima, che coinvolge solo una camera fissa, due attori e una lampada con luce intermittente: orrore puro.
Lo sconosciuto Koji Shiraishi è riuscito con un budget evidentemente misero e qualche buona idea a produrre un horror che funziona molto bene in quasi tutte le sue parti, migliore di tanto horror orientale molto più celebrato (per non parlare di quello che si trova in videoteca in Italia grazie(?) a Dynamic), che ha assorbito le atmosfere di Ju-on come una spugna e le riproduce impeccabilmente. La storia è ahimé molto più comprensibile e lineare che nel modello; il regista riesce però a mescolare le carte rovesciando l'ordine naturale degli episodi, in modo che noi riusciamo a cogliere la "coerenza" del totale solo alla fine, e siamo per quasi tutta la visione spaesati come si conviene. Se vi è piaciuto (piacerà) Ju-on, vale decisamente la pena.




mercoledì, dicembre 15, 2004
Visto ieri: Ferro 3 - La casa vuota - Binjip
Versione per i non iniziati (per chi cioè non è particolarmente familiare con i lavori di Kim Ki-duk ed è dubbioso se vedere questo):
Ferro 3 è il film di Natale. Se vedete solo un film all'anno, che sia questo. Non lasciatevi sfuggire la possibilità di vedere al lavoro uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo in un film tenero e violento come è suo solito, di soppraffina rarefazione, sui cui non vien voglia di spendere molte parole perché è un film fatto di silenzi, di silenzi che parlano.

Versione per gli iniziati:
All'interno dell'opera di kim Ki-duk ho sempre rilevato un aspetto di imperfezione, un qualcosa che non gira, in quasi ogni suo film. Ecco, Ferro 3 non è imperfetto, tutto gira a meraviglia, non ha questo "difetto". Però ogni cosa ha un prezzo, e quello qui pagato è alto: lo sbilanciamento del conflitto astrazione-concretezza che ha sempre contraddistinto il suo cinema (con esiti anche convulsi, specie in Coast Guard). Ben lungi dal segnare zero sulla bilancia, come nella bellissima immagine finale del film, l'astrazione qui vince alla grande; per quanto non manchi di immagini di cruda durezza, queste non bastano a riequilibrarlo. L'esito è un film aggraziato, pulito, poetico, ma meno intenso del suo standard; lasciando perdere ogni confronto su questo piano con Samaria, basti dire che ho trovato molto più emotivamente forte il nitido, soft, accusato addirittura di occidentalizzazione, di cartolinismo altro film uscito in Italia, lo splendido e imperfetto Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera. Ho versato più lacrime per la morte di un pesciolino là che per il ferimento di una ragazza qua.
Intendiamoci, è un film molto bello, con numerose sequenze memorabili (la ragazza che s'assopisce da sola sul divano, il bacio finale, i titoli di testa, eccetera) e che meritava di vincere tutto il possibile a Venezia; sento però e patisco l'impallidirsi dell'elemento di concretezza bruta che si trova con tanta più forza in tutte le sue altre opere. Insomma, un'opera minore, piccola, nella carriera del maestro, un ottimo film che non arriva però ad eguagliare i suoi migliori, quasi uno scherzo, un gioco leggero, in attesa di lavori più impegnativi.




Son tutto un fremito
Sconvolgente notizia: l'ultimo film della squallida ditta Parenti-Boldi-De Sica "è una commedia vera". "Addio alle farse e alle parolacce", "personaggi meno macchiettistici", "tre episodi intrecciati". Che sia nato un nuovo Lubitsch?



La speranza è l'ultima a morire
il nuovo film di Mike Nichols, Closer, era da me molto atteso dopo le buone recensioni della critica statunitense. Sbarcato in Italia, il film è stato variamente stroncato e avevo rinunciato a vederlo. Ora l'infido Magrelli sul numero corrente di FilmTv mi riaccende una finestra di speranza. Recensione positiva (che non ho letto, non mi fido del Magrelli) che si chiude con le testuali parole: "E' obbligatorio vedere il film in lingua originale". Aspettiamo dunque l'uscita in DVD.



martedì, dicembre 14, 2004
Due chiacchere tanto per dir qualcosa.
Analizzando il box office hongkonghese sul prezioso hkcm mi stupisco di due cose:
1) La penetrazione che il cinema coreano ha ad Hong Kong. Non l'avrei mai detto; questa settimana ben due film coreani tra i primi tre posti. Al botteghino coreano invece il cinema hongkonghese non batte chiodo.
2) L'avanzata del cinema thailandese, a me del tutto sconosciuto (fratelli Pang, lacrime di tigri nere e Ong Bak a parte). In particolare, sto Shutter, che caspio è? Urge indagine.



lunedì, dicembre 13, 2004


domenica, dicembre 12, 2004
I fumetti, i fumetti, i fumetti-ti in TV!
Ehm, i film in TV.




sabato, dicembre 11, 2004


venerdì, dicembre 10, 2004
E due
Seconda settimana dall'uscita, ancora nessuna traccia di Ferro 3 in città. Mi sa che urge gita a Firenze.



Visto oggi: The park
Andando a vedere questo film non m'aspettavo niente di buono, davo epr scontato che fosse brutto. In me, è vero, palpitava un po' di speranza dovuta al fatto che gli horror asiatici vengono stroncati in modo micidiale anche quando a me piacciono (The eye, Phone), ma non molta. Ebbene, mi ritrovo a dover dire che questo è in assoluto uno dei peggiori film di qualsiasi genere che mi sia mai capitato di vedere in una sala cinematografica, Una vacanza del cactus incluso. Niente trama, niente personaggi, dei patetici occhialini tridimensionali nemmeno ben sfruttati, effetti speciali a go-go ma senza nessuna emozione, scopiazzature evidentissime da vari horror orientali/occidentali, e per di più il finale più ridicolo che si sia mai visto. E sì che il regista, Andrew Lau è incredibilmente lo stesso che ha girato la trilogia-capolavoro Infernal affairs. Questo lavoro è immondizia pura, e non ha neanche il fascino trash del film brutto ma così brutto che alla fine è bello (non che a me il trash piaccia eh). Non vale non dico i vostri soldi, ma nemmeno dieci minuti del vostro tempo. Già a leggere questa recensione ne avete sprecato fin troppo.




giovedì, dicembre 09, 2004
Visto oggi - QUIZ (per solutori esperti)



Gioco di società per eruditi annoiati
Date le venti regole del romanzo giallo di Van Dine, chi si ricorda più film (ma per stavolta diamo cittadinanza anche ai romanzi e ai racconti) gialli che ne infrangano almeno una? Va da sé che se ne infrangono troppe non appartengono più al genere.



mercoledì, dicembre 08, 2004
Visto oggi: Eros
Per chi non lo sapesse, il film è diviso in tre parti, dirette rispettivamente da Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai.

Il filo pericoloso delle cose è un brutto lavoro, mal recitato e soprattutto mal sceneggiato, con dialoghi risibili e una storia senza capo né coda. Tuttavia nel gusto delle inquadrature, nel soffermarsi della macchina su alcuni dettagli, nel suo preferire spesso gli sfondi ai personaggi, nella fotografia splendida e nella scelta delle location è possibile scorgere che le voci che lo danno per un film interamente di Enrica Antonioni sono mendaci. Il vecchio maestro ha ancora un po' della sua magia, e la si intravede.
Pare che di quest'episodio siano stati censurati tre minuti perché troppo "hard". Peccato, probabilmente erano la parte migliore del film.

Equilibrium è un divertissement ben costruito e diretto, che però alla fine si affloscia come una barzelletta ben raccontata ma con una punchline che non fa ridere. Bellissimo l'espressionismo della prima inquadratura in bianco e nero, con Robert Downey Jr. bruciato dalle strisce di sole dietro una veneziana, roba da Sin City.

La mano è senz'altro un Wong minore, con un inizio troppo verboso (a parte la breve, lancinante sequenza "della mano") e con uno sviluppo troppo lento nonostante la brevità dell'insieme, anche se il tutto è immerso in uno stile di grande eleganza e raffinatezza. Il film è però salvato da un finale che è grande cinema, in cui il regista mostra di saperci toccare il cuore anche solo con un carrello trasversale in un corridoio vuoto. Wong dovrebbe smettere di raccontare le disavventure amorose di uomini coi baffi e i capelli impomatati nella Hong Kong degli anni '50-'60, ma finché dimostra di sapermi emozionare con un movimento di macchina gli perdono tutto.

Gli intermezzi disegnati da Mattotti su musiche e voce di Caetano Veloso sono evocativi e sicuramente migliori di gran parte degli episodi.

Tutto sommato è difficile dire se è consigliabile vedere questo film: se per voi alcuni minuti di eccellenza valgono un biglietto e il vostro tempo, accomodatevi.





Visto negli ultimi giorni: A hero never dies
Di alcuni film pare proprio inutile parlare, e vien voglia di lasciar spazio al silenzio. Questo è uno di essi; come invito alla visione dirò che è un film epico, con eroi tragici e notevoli punti in comune con A better tomorrow nella parabola del criminale cool che cade in disgrazia quando i tempi cambiano. Questo film non possiede lo stesso fascino del lavoro di Woo e cade un po' nel grottesco sul finale; tuttavia le carismatiche interpretazioni dei due protagonisti e l'ottima esecuzione registica lo rendono un film da vedere senz'altro.
Per procurarselo




Visto ieri: The 36th chamber of Shaolin
Si tratta di uno dei quattro-cinque film più noti in tutta la produzione degli Shaw studios, un film leggendario, celeberrimo, apprezzatissimo, un classico. Mi aspettavo molto e le mie attese sono andate in gran parte disattese.
Il film si divide grosso modo in tre parti. Nella prima viene messa in luce la triste condizione di subalternità dei cinesi sotto il dominio dei tartari, malvagi dittatori, torturatori e assassini. Nella seconda si vede l'avanzamento nel dominio delle arti marziali da parte di Te, il protagonista, che una per una riesce a superare tutte le 35 stanze dello Shaolin, arrivando poi alla fine ad un grado di maestria elevatissimo. Nella terza il giovane torna nella Storia e usa ciò che ha imparato per la causa dei più deboli.

Delle tre parti la prima è la più lenta e meno convincente. Dovremmo essere emozionalmente investiti dalla sofferenza di queste genti, ma per come il film è costruito non ce ne importa molto.
La seconda non è affatto male, appoggiandosi soprattutto sulle notevoli doti del giovane Gordon Liu. Resta il fatto che è un monotono avanzamento tra "prove" sempre più ardue, con pochissimo svolgimento drammaturgico, che dura troppo a lungo. Le prove sono divertenti, ben pensate, argute, spiazzanti, ma 35 sono un po' troppo.
La terza è forse la parte migliore del film, con il protagonista che arruola dei giovani promettenti e poi muove attacco alle massime autorità tartare; ma è davvero troppo breve, svolgendosi tutta, dall'uscitra dal tempio alla sconfitta del superboss, in circa venti minuti.
Insomma un film squilibrato e probabilmente sopravvalutato, che vive delle idee dei coreografi e della bravura di Liu.
Per procurarselo




martedì, dicembre 07, 2004
News News News
Kitamura (Versus, Azumi) ha girato un Godzilla. (via il Grande Inverno)




lunedì, dicembre 06, 2004
Visto oggi: The black mask 2
C'è qualcosa che rende assolutamente unico il cinema hongkonghese nel panorama del cinema orientale. E' la dissoluta generosità, la prodigalità infinita, dei suoi autori. Tranne rare eccezioni, non sono custodi del loro talento, non lo riservano per le grandi occasioni, non lo centellinano, non lo amministrano con saggezza. Lo disperdono.

Prendiamo uno come Tsui Hark, una leggenda vivente, uno che potrebbe vivere di ricordi, uno che ha già fatto tutto quel che si può fare. Chi o cosa lo spinge ad affrontare un film come questo, francamente brutto, con tanto di supereroi in calzamaglia, fan service, e bambino imbranato che aiuta l'eroe?

Prendiamo uno come Andrew Lau, uno di quelli raffinati, un amico di Wong, uno che ha appena diretto una trilogia che resterà nella storia del cinema. Chi glielo fa fare di girare un horror impresentabile?

La sete di denaro? Il rincoglionimento avanzante? No, lasciatemi credere che sia la passione, la voglia di filmare, di girare, la voglia di sperimentare, la assoluta temerarietà di fronte al limite del buon gusto, la disperata necessità di osare, di puntare tutto, e perdere. Ma anche l'interpretare il proprio lavoro come un mestiere artigiano, dove può capitare di dover costruire un oggetto di classe oppure uno rozzo, se c'è la commissione. Il non sentirsi artisti, per niente, anche se lo si è, e di grande valore.

Il coraggio sventato di Icaro e/o l'umiltà solida di Dedalo.

Coreani e giapponesi sono molto più vicini agli autori europei. Hanno tematiche e stili molto diversi da questi, ma sono simili nei comportamenti, sono animali affini. Gli hongkonghesi sono una razza a parte. Si sputtanano con una leggerezza inaudita. Non li capisco, li amo. Come loro non c'è (quasi) nessuno.




In memoria di M.G.
Whats The Use Of A Title?


They don't make it
the beautiful die in flame-
suicide pills, rat poison, rope what-
ever...
they rip their arms off,
throw themselves out of windows,
they pull their eyes out of the sockets,
reject love
reject hate
reject, reject.

they don't make it
the beautiful can't endure,
they are butterflies
they are doves
they are sparrows,
they don't make it.

one tall shot of flame
while the old men play checkers in the park
one flame, one good flame
while the old men play checkers in the park
in the sun.

the beautiful are found in the edge of a room
crumpled into spiders and needles and silence
and we can never understand why they
left, they were so
beautiful.

they don't make it,
the beautiful die young
and leave the ugly to their ugly lives.

lovely and brilliant: life and suicide and death
as the old men play checkers in the sun
in the park.

- Charles Bukowski



domenica, dicembre 05, 2004
Cosa vedono le mie fosche pupille
Sbaglio o in TV sta girando il trailer di Gojoe? Gojoe, capito? Gojoe. Cioè, assurdo.




Segnalazioni televisive per la settimana prossima
Il titolare, qui*, si è scosso momentaneamente dalla sua pigrizia e ha compilato la rubrica delle segnalazioni televisive della settimana prossima per Cinemavvenire, se vi va di leggerla.

P.S. La segnalazione di The Office Killer è dovuta a Francesca, di cui ho saccheggiato ampiamente il vocabolario.

* inner joke



Pensieri sparsi dopo la visione de I cancelli del cielo
Troppo corto. Mio Dio come era bella Isabelle Huppert 25 anni fa. I sottotitoli facevano schifo. You're not my class, Canton, and you never will be. You'd have to die first and be born again.



venerdì, dicembre 03, 2004
Arriviamo in ritardo ma...
Questo blog di informazioni sul cinema giapponese e coreano trova di diritto un posto nei miei bookmarks. Scoperto dopo 12 mesi dalla sua fondazione grazie ad un commento di losceiccobianco sul blog di Kekkoz.

UPDATE - nei commenti Ohdaesu rivela: "C'è anche la sua dolce metà sino-hongkonkese: hkcm.splinder.com". E io bookmarko pure quella.

UPDATE² - ancora dai commenti Hellbly rivela al'esistenza di un terzo utile sito dell'infaticabile Wabisabi, dedicato questa volta unicamente alle immagini: asianeye.splinder.com.



Aguzzate le antenne
Al momento non c'è ancora niente di ufficiale, ma corre voce, e televideo dalla durata parrebbe confermare, che la copia de I cancelli del cielo in onda oggi e domani su Raitre sia la rara versione integrale. Stay tuned.

UPDATE: è ufficiale: 143 minuti stanotte, 222 domani, totale 365. Per la cronaca, sul Mereghetti la versione integrale è accreditata di "soli" 325 minuti. I cancelli del cielo Director's cut? Eppure "Il film, che come noto determino' il fallimento della United Artists, usci' in tutto il mondo in una versione scorciata di oltre ottanta minuti rispetto a quella che presentiamo". Solo 80?




Il coraggio va premiato
Segnaliamo chi ha il coraggio di recensire film orientali che qui si guardano omertosamente. Per ora c'è una certa patina ironica, ma speriamo scompaia.



Visto oggi: Gli incredibili
Negli ultimi tempi si era assistito ad un allinearsi dei prodotti Pixar alla tradizione disneyiana: Monster's Inc e Finding Nemo sono ottimi prodotti per famiglie, attenti anche ai più piccoli, e hanno perso molta della carica anarchica, marxiana nel senso di Groucho Chico e Harpo, dei Toy Story e dei Bug's Life. Mi ero quasi rassegnato a questa metamorfosi (non che la linea Disney mi dispiaccia, sia chiaro), ma questo ultimo lavoro, il penultimo a uscire ancora per la Disney, mi fa ricredere con grande piacere.

Gli incredibili è un lavoro per adulti che può piacere anche ad un ragazzo, non il viceversa. Riesce a fondere le caratteristiche tipiche dei prodotti Pixar con il genere supereroistico creando un film che è sia rilettura divertente e ironica del mondo dei supereroi sia vera avventura di supereroi. Ed è grandioso sia in un senso che nell'altro; in particolare è uno dei migliori film di supereroi tout court che abbia mai visto, ampiamente superiore alla serie degli X-men: se la gioca con i primi due Batman. Dal punto di vista delle scene d'azione è davvero impressionante; la fuga nell'isola in particolare è così spettacolare da essere abbacinante; il cattivo è di una malvagità sopraffina, per niente rassicurante; la vita e la morte sono in gioco in continuazione, e davvero, non per scherzo o per burla. Nonostante si rida spesso e volentieri, si respira aria di vero epos.
Accanto a questo c'è una visione "realistica" del mondo dei supereroi che deve sicuramente molto a Watchmen e non lo eguaglia, ma che è in grado di infondere una vena malinconica e struggente, che sotto spessi stati di gag molto divertenti si fa comunque sentire.

I buoni sentimenti, il tema Disney, ci sono: i valori della famiglia vengono per l'ennesima volta esaltati. Ma il tema è stato introdotto con estremo garbo, senza melasse o didascalismi, e non appesantisce affatto il lavoro.

In quanto ai valori tecnici, al lavoro sulle animazioni, sulle luci, sui movimenti, è persino inutile parlarne: sono di una bellezza commovente.

Imperdibile. Forse il miglior Pixar in assoluto, il che vorrebbe dire il più bello in una serie di film assolutamente magnifici. Da rilevare in negativo il poco promettente trailer di Cars e l'assai insulso cortometraggio - il loro peggiore in assoluto - che aprono la proiezione.




giovedì, dicembre 02, 2004
Smentito! Smentito! Tre volte smentito!
Siccome mi si chiede da più parti un commento su Donnie Darko, vi rivelerò che l'ho visto e ne ho parlato brevemente un anno e mezzo fa, lanciandomi anche in una sbagliata previsione sul suo destino italiano. Speriamo che mi sia sbagliato anche riguardo Samaria.



URL alternativo
Grazie a Giordano che ha rivelato come si fa a togliere il fastidioso pop up con bannerino del dominio .tk (se volete lo spiego anche a voi), mi sento di rivelarvi che da lunghissimo tempo questo sito è raggiungibile anche attraverso l'url www.gokachu.tk, che è più facile da digitare/ricordare. Adesso non abusatene sennò poi mi diverto di meno a esaminare la lista dei referrers.



mercoledì, dicembre 01, 2004
Visto oggi: Infernal affairs III
Il terzo e conclusivo capitolo della saga di Andrew Lau e Alan Mak è un sequel. Impossibile capirci qualcosa se non si è visto il primo, e qualche piccolo dettaglio sfuggirebbe a chi non si è visto il secondo, quindi guardatelo per ultimo.
Terzo film, terzo stile; diverso da entrambi i precedenti, con sbalzi temporali continui tra il prima e il dopo gli eventi del capostipite, qualche inserto allucinato e una trama ingegnosa che non sono riuscito a decifrare nemmeno in parte fino alla fine (e anche così lo dovrei rivedere), è un thriller cesellato con la volontà di incastrare tutto in modo perfetto - a volte e a lungo sembra di no, e si sobbalza, ma poi tutto si ricompone perfettamente - che rappresenta una degna conclusione della saga, con le psicologie delle due talpe indagate in profondità e una conclusione malinconica. Probabilmente il minore dei tre film, ma con ancora abbastanza classe da meritare standing ovations e applausi di gratitudine.
Pare che ad Hong Kong e dintorni sia in voga il vezzo elencare i tre film secondo il proprio ordine di preferenza; lo faccio anch'io. 2-1-3. Casualmente è anche l'ordine in cui consiglio di vederli.
Per procurarselo




Campagna per la depadanizzazione della lingua italiana
Meditate e fate meditare: se TV si legge tivù, DVD si legge divudì e non dividì.



martedì, novembre 30, 2004
Visto ieri: Running out of time
Johnny To è l'ultimo dei grandi, il rappresentante del cinema hongkonghese che resiste, che persiste. Ci sono ancora, ovviamente, altri grandissimi registi nella ex colonia britannica, ma sta prevalendo l'occidentalizzazione (che non demonizzo, in Andrew Lau e Wong Kar-wai è occidentalizzazione benedetta); To è quello più legato al periodo classico. In questo film si sviluppa il wooiano tema dello scontro-incontro, della partita a scacchi che diventa amicizia tra poliziotto e criminale: l'esito è interessante, un film molto piacevole, che però non riesce a decollare davvero a causa della disumana scaltrezza e direi superumanità del personaggio di Andy Lau, sporcata ma non abbastanza dal fatto che si tratta di un malato terminale.
Non riusciamo così a credere fino in fondo alle ingegnose avventure dei due; il risultato è un divertimento intelligente ma non troppo appassionante. Bravissimi attori e regista.
Per procurarselo




Brevi appunti per la sceneggiatura di un film
Il protagonista sogna, e sogna la nascita del Cristo. La seconda persona della Trinità sceglie di non nascere ricco, potente, bello e di famiglia nobile, bensì il più umile degli umili, il più reietto dei reietti. Nasce da una povera ragazza violentata, senza padre, partorito di nascosto in una latrina, cieco, sordo, senza arti, con la bocca che si dilata orrendamente ad includere le narici, una deformazione della colonna vertebrale che lo rende simile ad una palla, già infetto da un morbo fatale che gli fa suppurare un puzzolente liquido giallo da tutti gli orifizi e gli fa emettere un grido gelido, disumano e stridulo. La madre pietosa lo annega dopo pochi istanti.



lunedì, novembre 29, 2004
Visto ieri: Infernal affairs II
Non so perché mi sono gingillato con questo fim così a lungo prima di vederlo; probabilmente la sindrome da sequel mi ha colpito (il film è in realtà un prequel). Ebbene, è un film molto molto bello, forse addirittura superiore al precedente, e assai diverso da quello, più corale, senza superstar galattiche, con un gran lavoro di sceneggiatura. Il primo era uno scontro tra due uomini, una sfida all'Ok Corral, un mezzogiorno di fuoco tra talpe, questo è un Padrino in versione hongkonghese, lirico, epico, stratificato, complesso, struggente. Alla fine Sam, personaggio secondario del primo film, ne esce con una grandezza tragica tale da farci retroattivamente dispiacere del destino che là lo coglierà. Mi aspettavo meraviglie da Anthony Wong, invece è lui, Eric Tsang, a giganteggiare. Secondo me se lo si vede senza aver visto il primo film (e quindi senza sapere già chi sopravviverà e chi no) è anche meglio. E ora il terzo.
Per procurarselo




domenica, novembre 28, 2004
Casshern!!!!!!!!!!!!
Una recensione visionaria quasi quanto il film stesso.

(Noterete che molto spesso i (rari) blog che segnalo mi linkano. Vorrei smentire il sospetto che li segnalo con questa discriminante ancor prima che nasca; è che dopo più di due anni di blogging ormai navigo sempre negli stessi posti, e blog nuovi li scopro dalla lista dei referrer. E' l'autunno del blogger)



Segnalazioni televisive in largo anticipo
Chi ha voglia di vedere un film western di più di cinque ore diviso in due parti trasmesse di notte, che all'uscita nelle sale fece fallire la sua (storica!) casa produttrice incassando solo un sessantesimo di quanto era costato?



sabato, novembre 27, 2004
Brevi appunti per la sceneggiatura di un film
Il protagonista sogna che c'è il Giudizio Universale. Dio lo giudica esaminando il contenuto di tutti i sacchi di immondizia che ha buttato lungo il corso della sua vita.





venerdì, novembre 26, 2004


Set virtuali: Immortal (ad vitam) e Casshern.
Quattro sono i film che nel 2004 lanciano la nuova, sconvolgente tecnica cinematografica detta del set virtuale: Sky Captain and the world of tomorrow, Immortal (ad vitam), Casshern e l'ancora in postproduzione Sin City. In realtà ci sarebbe da discutere sul fatto che la tecnica sia effettivamente nuova, ma si sa che gli hongkonghesi non vengono molto considerati negli ambienti giornalistici.

Parliamone.

Di Sky Captain ho già parlato. Adesso che ne ho visti altri due, posso dire che con tutti i suoi limiti è il film in cui la nuova soluzione viene utilizzata nel modo più elegante, quasi classico, appoggiandosi su schemi visivi noti e senza nessuna volontà di essere ricoluzionaria. A ciò si accompagna una sceneggiatura addirittura obsoleta nei suoi temi, creando una confortevole sensazione di trovarsi a casa. Il film poi non è granché, ma questo è un altro discorso.

Immortal (ad vitam) dei tre è il più ambizioso. Forte di un mondo già esistente e sfaccettatissimo, quello che Bilal ha descritto nel suo capolavoro a fumetti La trilogia di Nikopol, forte quindi di una sceneggiatura praticamente già scritta e di visioni già felicemente apprezzate dalla critica, si lancia nel doppio passo di accompagnare anche degli attori virtuali agli attori reali. La tecnologia in realtà non è ancora pronta e il risultato alle prime è fastidioso; ma dopo un po' ci si abitua e non si nota più la differenza. Va detto che il film in sé non funziona molto; invece di approfittare della derivazione fumettistica il lavoro ci affonda, perdendosi in mille rivoli che non vengono mai approfonditi, e dando la tipica impressione di troppa carne al fuoco e troppo poco tempo per svilupparla. Inoltre Bilal, sia detto con tutto l'affetto del mondo, non è particolarmente efficace né nei movimenti di macchina né nella direzione degli attori.

Il terzo, Casshern, è il più entusiasmante. Non è un bel film, sia ben chiaro; anche qui si ha l'impressione di un manga di seimila pagine costretto in un film di due ore (e venti). Le cadute di tono sono frequenti, spesso si oltrepassano i limiti del buon gusto visivo, i passaggi logici sfuggono. Però il regista mostra chiaramente di saper fare il suo mestiere in modo eccellente, specie all'inizio, quando la virtualità è ridotta, e di avere stile. Non è questa la causa del mio entusiasmo, ma il fatto che è in questo film che si mostrano appieno le potenzialità del mezzo, anche se non ancora ben sfruttate. Casshern non è altro che un anime live action; il set virtuale ne rende possibile la realizzazione senza che le architetture e le macchine fantastiche divengano ridicole. I giapponesi sono perfetti per utilizzarlo; guardando Casshern siamo in grado di intravedere cosa potrebbe dare il mezzo in mano a uno come Tsukamoto, o Oshii, o Otomo. Ci aspettano grandi cose, da oriente. Come sempre.




giovedì, novembre 25, 2004
Visto oggi: L'uomo senza sonno
Attenzione, contiene lievi spoiler
Il piccolo, promettente e già di culto film di Brad Anderson ha molte cose buone, dalla performance quasi da body artist dell'attore Christian Bale, alla sapiente costruzione di un'atmosfera claustrofobica e inquietante, alla fotografia livida, alla rappresentazione della fabbrica come luogo d'estremo orrore, a una delle migliori "case della strega" che io ricordi di aver mai visto, e altro ancora. Tuttavia la corda narrativa viene tirata troppo, allo spettatore vengono forniti troppi elementi e alla fine si abbandona la tensione rivolta al comprendere ciò che veramente è successo per abbandonarsi ad un rassicurante "è malato di mente, deve essere successo qualcosa di brutto un anno prima". Insomma, si diventa sicuri che il protagonista è pazzo, ma pazzo in modo grave, un po' troppo presto, e a quel punto di quel che vede e dice non ci si fida più, non veniamo più sviati, tutto torna all'ordine. Probabilmente se fosse stato più corto (il film però non è lungo) sarebbe riuscito ad arrivare in porto senza cali di vento. Funziona comunque benissimo fino almeno a metà, e da lì in poi comunque se la cava.
Menzione obbligata per Jennifer Jason Leigh, che più passano gli anni più trovo affascinante.






mercoledì, novembre 24, 2004
Visto ieri: Babbo bastardo
Da questo film mi aspettavo incontrollata trasgressione e gran divertimento. Invece mi sono divertito, ma non quanto mi aspettassi, e di trasgressione non ne ho vista molta, anzi, ha addirittura un finale in cui trionfano i buoni sentimenti. C'è un buon Billy Bob Thornton, lui che si scopa le ciccione nei camerini taglie forti è una bella idea, il bambino ha qualche uscita esilarante, insomma, si può vedere, è un filmetto carino, ma non aspettatevi un'epifania. Se volete vedere un Babbo Natale veramente, veramente cattivo, lo trovate - tanto per insistere sul solito tasto - qui.




Segnaliamo un blog
Quella che mi ha fatto più ridere (per ora) è questa.
P.S. Già che ci siamo, segnaliamo pure quest'altro blog.



martedì, novembre 23, 2004


Visto oggi: The chronicles of Riddick - Dark Fury
Purtroppo deludente questo breve film d'animazione che fa da ponte tra Pitch black e The chronicles of Riddick. Le voci sono quelle originali e il personaggio di Riddick ne esce a testa alta, insieme ad alcune esplosioni di violenza cruenta che farebbe piacere vedere anche nei film, ma la storia davvero poco interessante, dalle banali premesse e dallo svolgimento piano, e il mio personale poco apprezzamento per lo stile di disegno e di animazione di Peter Cheung (Aeon Flux, Alexander) la rendono un'esperienza evitabile.






Per i fortunelli che abitano a Pisa e dintorni
Il nuovo programma di Arsenale Cinema è ricco di proposte succulente: su tutte la proiezione delle copie restaurate delle opere di Tarkovskij e di Dreyer. Rinunciate a tutto ma non alla visione in sala, in pellicola e in versione originale sottotitolata dell'Andrej Rublev, una delle esperienze più toccanti e entusiasmanti di tutta la mia carriera di spettatore.



lunedì, novembre 22, 2004
Visto ieri: The chronicles of Riddick
Date le impressioni lette in giro, avevo accuratamente evitato di guardare questo film al cinema, pur essendomi piaciuto molto Pitch black. Ho fatto probabilmente bene, ma non perché il film sia brutto quanto perché la visione in DVD permette di ascoltare la voce originale di Vin Diesel, che aggiunge molto alla caratterizzazione del personaggio.
Il film con le atmosfere di Pitch black c'entra assai poco; l'unico legame alcuni personaggi catapultati da quella a questa avventura. Riddick come cattivo non è più molto credibile, diciamo che è un buono parecchio burbero; il soggetto è più ambizioso, esce dalla fantascienza di serie B e si propone quasi come epopea cimmeriana; la sceneggiatura è molto meno compatta e tende a sfilacciarsi, a introdurre personaggi inutili, a sviluppare poco; la tamarraggine visiva, data dall'uso smodato della CG e da un montaggio a tratti velocissimo, straborda ben oltre i livelli del film originale e diventa quasi fastidiosa. Tuttavia, con i suoi limiti, è un film divertente, con un Vin Diesel in gran forma, con alcune battute d'antologia ("You said it's all circling the drain. The whole universe. Right?" "It is right" "Had to end sometime"), con alcune scene d'azione interessanti e con un ruolo da Lady Macbeth - ahimé troppo piccolo - per la beneamata (da me) Thandie Newton. Insomma, si può vedere.




domenica, novembre 21, 2004


sabato, novembre 20, 2004


(ri)Visto oggi: Manhunter
Ho sempre odiato le recensioni saputelle che parlano di un film a partire dal libro da cui è tratto. Mi viene sempre da pensare: "Embé?". Ebbene, questa è proprio una di quelle recensioni, e per di più il libro me lo ricordo approssimativamente, quindi cercheremo di farla breve.

Secondo un tale che viene intervistato negli extra del DVD, il film è stato intitolato Manhunter e non Red dragon come il libro da cui è tratto perché si temeva fosse preso per un b-movie di arti marziali. Ebbene, la scelta del titolo è davvero azzeccata per descrivere in una sola parola il film; e ne descrive anche il limite principale, considerandolo dal punto di vista del libro.

Nel romanzo, a mio parere in assoluto il migliore di Thomas Harris, due grandissimi personaggi vengono contrapposti: Will Graham, l'investigatore che si immerge nella mente dell'assassino, il detective potenziale psicopatico, il cacciatore di pazzi, e Francis Dolarhyde, il Drago Rosso, il serial killer, il personaggio che dà il titolo al libro. Nel film il secondo è quasi assente: si perde del tutto la sua grandezza mitologica, si perde il flashback sul suo passato, si perde prima l'indicibile orrore e poi la dolorosa compassione che proviamo per lui, si perde il lancinante desiderio, alla fine, quando sembra aver trovato una stabilità grazie all'amica cieca, il lancinante desiderio del lettore che Dolarhyde NON venga catturato, che viva felice per sempre libero e senza commettere più crimini. La grandezza di Red dragon (romanzo) rispetto a Il silenzio degli innocenti (romanzo) è proprio in questa profondità dell'assassino e in questa capacità di farcelo sentire fratello, elementi assenti nel Buffalo Bill mediocre "eroe" del secondo (per quanto ampiamente compensati dallo sviluppo del personaggio di Lecter e dallo studio su Clarice Starling).

Nel film di Mann Dolarhyde non c'è. E' un film SOLO su Graham. Il titolo quindi non poteva che far riferimento a lui. Peccato.




venerdì, novembre 19, 2004
Adattamenti
Continua l'epica impresa degli adattatori di titoli italiani per ritrovare la razionalità dell'universo, riducendo l'ignoto al noto* e l'inquietante al rassicurante**.

*Il piccolo cult The machinist diventa L'uomo senza sonno, ennesimo "uomo senza" dopo L'uomo senza passato, L'uomo senza ombra, L'uomo senza paura, L'uomo senza volto, L'uomo senza speranza, L'uomo senza corpo.

**L'argentino Un mundo menos peor diventa Tutto il bene del mondo.



giovedì, novembre 18, 2004
Per i romani fortunelli
Sabato parte Asiatica Film Mediale, un'orgia di film asiatici rigorosamente gratis. Tra i film presentati, a parte i classici (un introvabile Mizoguchi, Oshima, Suzuki), dei pochi che ho visto mi sento di consigliare Doppelgänger di Kiyoshi Kurosawa, da vedere alla presenza dell'autore con introduzione di Nazzaro il 25 alle 21 presso la Casa del cinema.




Tonight on TV
Un mezzo bluff sopravvalutato dai cinefili e dai fans di Clint
- Il Mereghetti, dizionario dei film




Visto ieri: Sky captain and the world of tomorrow
Effetto Final fantasy per questo film. Ovvero, splendore visivo incredibile, tanto da dar vita a trailer del tutto irresistibili, che però, quando dopo qualche minuto l'occhio si è abituato, non è sorretto da una sceneggiatura all'altezza e dà vita a un esperienza filmica tutto sommato mediocre.
"Ritorna la grande avventura", diceva la locandina de I predatori dell'arca perduta nel lontano 1981; ma era una grande avventura mediata dall'ironia del postmoderno, con un eroe imperfetto e goffo; qui invece è il ritorno della grande avventura pari pari, senza grandi variazioni dai modelli originari, se non che la misoginia imperante viene stemperata un poco (ma solo un poco).
Non è niente male davvero l'idea di partenza, ovvero quella di recuperare le atmosfere dei comics americani d'avventura degli anni '30, accompagnate da una fotografia a metà tra l'estetica della propaganda sovietica e il cinema espressionista di quegli anni. Purtroppo l'aspetto narrativo non è al livello (altissimo) di quello estetico; mai davvero ci appassioniamo alle vicende raccontate e rimaniamo di fronte alle immagini contemplandole senza emozione. E' il difetto di molto cinema di questi giorni (Hero, 2046) quello di avere altissimi valori tecnici e poco più; ci sarà da ragionarci sopra prima o poi. In questo caso quantomeno siamo di fronte ad un'operazione che si pone esplicitamente come unico scopo l'intrattenimento, senza presunzioni o ambizioni artistiche. Brutto, ma interessante.




Uno sguardo pessimista sul mondo
Secondo Libero Berlusconi sta perdendo consensi. Qualcosa di falso ci sarà.



Visto negli ultimi giorni: The quiet family
Confusa sensazione di deja-vu. Io questa famiglia strana, che compra un albergo piantato in mezzo al nulla e aspetta inutilmente degli ospiti l'ho già vista. Questo film l'ho già visto. Però ste facce, mica le riconosco... e sta vecchia, non me la ricordavo, e invece è un bel personaggio. Ma sì! Deve essere un remake di The happiness of the Katakuris. Aspetta che controllo... no, è il film di Miike ad essere un remake di questo! Ma pensa un po'...

E' difficile giudicare serenamente The quiet family per chi ha visto il suo visionario e demenziale remake; quindi non lo faccio, lo giudico poco serenamente e molto parzialmente.
La struttura drammaturgica è tutta lì, è la stessa, ma il regista, per qualche motivo, si rifiuta di farla esplodere in modo catastrofico, come sarebbe davvero necessario, e invece la contiene e la comprime. Non chiedevo che diventasse un musical con gli zombie, ma quel che si vede qui è un film ben costruito, di elegante realizzazione, dal soggetto dirompente e dallo svolgimento scolastico, diligente, poco soddisfacente. Se non avessi visto il remake, la mia opinione sarebbe forse molto più favorevole; ma questo è un raro caso in cui il film derivato è estremamente superiore all'originale.




Fuga su Luna 2
Chi come me sta seguendo Gundam sappia che è stato spostato nuovamente nel palinsesto ballerino di Italia 1, stavolta il sabato alle 10.45.




mercoledì, novembre 17, 2004


martedì, novembre 16, 2004


lunedì, novembre 15, 2004